giovedì 26 febbraio 2009

OBAMA,UN UOMO CON LE PALLE!!!

Il Presidente USA Barak Obama ha fatto un importante discorso sull'energia.
Penso, che sia un discorso che meriti molta attenzione, perché le parole che usa non sono da Presidente americano:
"In un momento di così grandi sfide per l'America, nessun settore è così fondamentale per il nostro futuro come l'energia. La dipendenza dal petrolio è una delle peggiori minacce che la nostra Nazione abbia mai affrontato. (...)
E questo imminente pericolo alla nostra sicurezza nazionale ed economica è accompagnato dalla minaccia del cambiamento climatico che, se lasciato a se stesso, potrebbe riultare in violenti conflitti, terribili tempeste, restringimento delle coste e altre irreversibili catastrofi.
Questi sono i fatti, e sono ben conosciuti dalla popolazione. Dopo tutto, non c'è niente di nuovo in questi avvertimenti. I Presidenti hanno suonato l'allarme sulla dipendenza energetica per decenni. (...)
Ma anno dopo anno, decennio dopo decennio, abbiamo deciso di procrastinare le decisioni definitive.
Rigide ideologie hanno dominato sulla scienza. Interessi particolari hanno messo in ombra il buon senso. La retorica non ci ha portato al duro lavoro necessario per ottenere i risultati, ma i nostri leaders hanno alzato la voce solo quando la benzina aumentava di prezzo per poi tacere di nuovo non appena il prezzo scendeva.
Adesso l'America è arrivata a un bivio.
Nascoste nel suolo americano, nel vento e nel sole, abbiamo le risorse per cambiare.
I nostri scienziati, imprenditori e lavoratori hanno la capacità di farci andare avanti. Ricade su di noi la scelta se rischiare i pericoli della via vecchia, o perseguire l'indipendenza energetica. E per il bene della nostra sicurezza, dell'economia e del pianeta dobbiamo avere il coraggio e l'impegno di cambiare. (...)
Non abbiamo illusioni sui compiti che ci attendono. Non posso promettere soluzioni rapide. Nessuna tecnologia speciale o serie di leggi potrà venire a salvarci. Ma noi ci dedicheremo seriamente al costante, focalizzato e pragmatico perseguire un'America libera dalla dipendenza energetica e alimentata da una nuova economia energetica che darà lavoro a milioni di cittadini".

mercoledì 25 febbraio 2009

L'UNIONE EUROPEA CONTRO RAFFAELE LOMBARDO....

Ricevo e pubblico
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martedì 24 febbraio 2009
L'Unione Europea contro Raffaele Lombardo
Dopo 173 anni si ripropone una nuova "Quistione degli zolfi siciliani", ma questa volta l'oggetto del contendere è il gas.Qualche settimana fa una notizia, come non se ne erano mai sentite, riempiva le colonne dei quotidiani e le strisce sui telegiornali: degli operai inglesi protestavano contro l'assunzione presso un petrolchimico britannico, di un centinaio di operai siciliani dipendenti di una ditta siracusana, che aveva vinto un appalto presso un impianto.
"BRITISH WORK FOR BRITISH WORKERS" fu lo slogan utilizzato dai lavoratori britannici, che temendo di perdere il lavoro, protestarono duramente, tant'è che la polizia dovette intervenire affinchè si evitassero degliincidenti che potevano minare l'incolumità dei siciliani.
"E' LA GLOBALIZZAZIONE RAGAZZI", avrebbero dovuto rispondere i nostri: l'Inghilterra rappresenta oggi la patria dell'economismo liberale, il covo della finanza speculatrice globale.
Nella City di Londra si acquistano esi vendono azioni ed obbligazioni di aziende dei quattro continenti come se fossero caramelle; allo stesso modo colossi inglesi come la Shell, la British Petroleum si aggiudicano appalti miliardari all'estero, sbarazzando la concorrenza internazionale e locale.Ci è sembrato strano che Londra si facesse cogliere in fallo, in maniera così plateale e per di più in casa propria, lasciando passare quelle immagini da rivoluzione bolscevica.
Lo stesso presidente Gordon Brown si espresso molto timidamente contro quei suoi concittadini che si erano comportati in maniera molto poco "liberale" e "democratica".
Perchè?
Per poter dare una risposta dobbiamo tornare indietro di un paio di anni, quando il Movimento per l'Autonomia iniziò una dura battaglia contro il rigassificatore di Priolo della Yonio Gas, società detentrice dei diritti di costruzione dell'impianto siracusano ed appartenente alla azienda energetica anglo-olandese SHELL.
Grazie a quelle proteste, il TAR si pronunciò favorevolmente all'ipotesi di indire un referendum consultativo che desse ai cittadini priolesi la facoltà di decidere se costruire o meno l'infrastruttura:
"Il TAR di Catania con una sentenza destinata a lasciare il segno negli annali della giurisprudenza, ha dato ragione ai comitati cittadini che vogliono un referendum consultivo sulla costruzione di un rigassificatore nella zona industriale di Priolo, in provincia di Siracusa. Una battaglia che il Movimento per l'Autonomia di Siracusa e quello siciliano sostiene da tempo, perché allocare nell'area del petrolchimico un rigassificatore è un'ipotesi avventata, ai limiti della follia"fu il comunicato[1] che apparve sul sito del MPA in quei giorni.Nello stesso periodo circolò sull'etere e su internet un video[2], prodotto sempre dal partito di Raffaele Lombardo, in cui si evidenziano i gravissimi rischi che corrono gli abitanti dei paesi che sorgono nei pressi dei rigassificatori.
Ma il 16 gennaio del 2008 avviene un'evento che avrebbe cambiato le carte in tavola: la società energetica russa Gazprom, concludendo un accordo con le autorità nigeriane per la coltivazione e la liquefazione del metano estratto dai giacimenti sul Delta del Niger, si lancia prepotentemente nella mischia del mercato del GNL.
A quel punto anche il Movimento per l'Autonomia, cambia strategia e per mano dell'Assessore regionale MPA Rossana Interlandi, da il benestare della Regione Siciliana nella valutazione di impatto ambientale[3] per la realizzazione di un altro rigassificatore, quello di Porto Empedocle, società appaltante l'ENEL.
Due pesi e due misure?
Diremmo proprio di si visto che sulla costruzione del rigassificatore di Porto Empedocle premono i russi, perchè nel porto agrigentino sarà rigassificato il metano estratto in Nigeria[4], mentre quello di Priolo è in orbita inglese.
Appare chiaro come per la "Questione del gas" in Sicilia, come in Puglia (per il gasdotto Southstream) è attualmente in corso una guerra tra il blocco russo e quello anglo-americano, per accaparrarsi il controllostrategico delle reti di rifornimento energetico e di smistamento di quel gas, che tanto fece sospirare l'Eurocrazia (per il freddo) quest'inverno....
Da questa scelta e da altre, che in altri editoriali non abbiamo mai mancato di evidenziare, a Palermo, appare chiaro che la maggioranza guidata dal MPA stia appoggiando la parte russa, ostacolando invece gli interessi inglesi: da qui la "ritorsione" dei britannici, nell'amplificazione mediatica scatenata(?) dagli operai londinesi.
Queste proteste in Inghilterra ci sono sempre state, sia chiaro, ma difficilmente valicavano i confini inglesi, soprattutto se davano un'idea "protezionistica".
Ma Lombardo avrà capito che quella protesta poteva essere una ritorsione contro i bastoni che tutt'oggi il governo siciliano mette tra le ruote della Yonio Gas?
Una dichiarazione del presidente della Regione Siciliana, avvenuta nei giorni dello "strike" e riportata dalle agenzie, potrebbe aiutarci a rispondere alla domanda:
“Se fossero confermate le notizie in merito a odioxenofobo contro i siciliani, non avremmo esitazioni a interrompere le trattative con il gruppo Erg-Shell che, dall’Inghilterra, propone di realizzare un rigassificatore proprio nella provincia di Siracusa, a Priolo”[5].
Poteva dunque l'Unione Europea degli Anglo-Americani lasciare impunite le Due Sicilie ree di essersi macchiate di una simile onta?
Poteva un "piccolo" siciliano far saltare i piani delle oligarchie finanziarie anglo-americane?
Chiaro che no, e così gli Dei di Strasburgo hanno lanciato la loro maledizione a Palazzo dei Normanni: il rigassificatore di Porto Empedocle non s'ha da fare[6], negando i miliardi che avrebbero dovuto finanziare l'impianto siciliano, dirottandoli su un progetto di rigassificatore in Polonia.
Il motivo? - “Il piano di rilancio dell'Ue - ha spiegato il presidente dell'esecutivo, José Manuel Barroso - è tutto incentrato sugli investimenti intelligenti”.
Tutti i progetti - fanno notare ancora dalla Commissione - seguono il criterio della rapidità e dell’immediato impatto sull’economia. Dall’esecutivo Ue assicurano pure che - la ripartizione dei fondi e la scelta dei progetti è stata fatta in modo “oculato ed equilibrato” -. Insomma il rigassificatore di Porto Empedocle non sarebbe ne un investimento economico ne un progetto intelligente..
Stranamente però il niet di Bruxelles non è valido anche per impianto di Priolo, che sappiamo bene risulterebbe in una delle zone più sismiche d'Italia, per giunta asfissiata da km e km di raffinerie petrolchimiche; senza dimenticare che ospita già una base navale Nato ed uno dei più importanti depositi di munizioni dell'Alleanza Atlantica....
Un investimento davvero intelligente!
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"PER NAPOLI,ROBERTO SAVIANO SINDACO!"

LETTERA APERTA A ROBERTO SAVIANO
Mittente della sollecitazione il Movimento Insorgenza Civile che attraverso le pagine della testata Il Brigante ed i manifesti affissi a Napoli chiede allo scrittore di candidarsi quale sindaco della città partenopea.
Rivolgerti un appello, caro Roberto, per noi napoletani è, prima di tutto, un’imperiosa necessità, perché disperate sono le condizioni della nostra città. Non è, invece, un atto politico, perché noi napoletani non abbiamo neppure il ricordo di che cosa sia la buona politica.
E’, ad ogni modo, un dichiarato tentativo di estrema e spregiudicata strumentalizzazione della tua figura e di quello che "Gomorra" rappresenta innanzi all’opinione pubblica mondiale.
E confidiamo che tu non intenda sottrarti alla bisogna.
Invochiamo la “tua diretta discesa in campo" perché vogliamo sventolare "Gomorra" come un vessillo per farne la bandiera di chi, in maniera corale e convinta, denunzia come inaccettabile lo sfacelo civile di questa nostra magnifica terra e di chi a questo infausto destino non intende ineluttabilmente soggiacere.
Caro Saviano, ti siamo grati per l'opera che hai compiuto, ma la nostra gratitudine e la tua mirabile iniziativa editoriale, da soli, non basteranno a salvarci.
Hai certamente già compreso quale è la preghiera che intendiano rivolgerti."Gomorra", se restasse esclusivamente fine a se stesso, acquisterebbe il significato della consacrazione di una incondizionata e corale resa civile consumata a mezzo della più superlativa operazione editoriale di tutti i tempi, ed il dramma di Napoli ne sarebbe soltanto uno squallido strumento.
Occorre assolutamente sventare, invece, che questo accada perché la tua implacabile denunzia degli spietati sistemi di potere criminale che imperano in Campania rappresenta un’opportunità che non può andare vanamente dispersa.
Da Gomorra può partire un impetuoso moto di Resurrezione civile e popolare. E se tu vorrai disporti a mettere al servizio di un popolo svilito il tuo esempio di dignità, per Napoli può ancora esserci un destino diverso dalla vile rassegnazione. Perchè è di questo che ti stiamo parlando, non sorprenderti.
Roberto, noi non vogliamo arrenderci!
E Napoli, la Campania, il Sud non devono genuflettersi e chinare il capo segnando la resa incondizionata innanzi all’orrore di "Gomorra".
Noi, Roberto, non vogliamo alzare le mani e gettare la spugna a miglior gloria delle caste e delle cosche che tu ha contribuito a disvelare nella loro agghiacciante miseria.
Napoli non è soltanto Gomorra, è anche Sodomia perché il potere politico e di comitati di affari locali hanno eretto la sodomia ad arte del governo della cosa pubblica.
Ripartire è, forse, ancora possibile: ci vuole uno scatto di reni collettivo, un corale atto di coraggio ed un miracolo politico, forse si può ancora realizzare un miracolo napoletano, stavolta.
L’obiettivo c’è, si chiama Resurrezione Civile.
E se tu sarai alla testa ed insieme alla Napoli che non ci sta e che vuole risorgere, forse questo miracolo napoletano si può fare.Gomorra, ormai, non è soltanto un’opera editoriale e cinematografica di grande successo. O almeno non è più soltanto questo.
Gomorra non Ti ha reso soltanto successo, celebrità e denaro.
Gomorra, caro Roberto, ti ha trasformato in un simbolo di coraggio, di onestà, di sprezzante rifiuto per ogni assurda logica di sfruttamento e di malaffare.
Forse non era questo l’obiettivo cui miravi nel descrivere il gorgo infernale in cui Napoli sprofonda. Ma, Caro Roberto, non puoi non riconoscere la speranza che in questo momento rappresenti e sfuggire alla scelta - dagli effetti storici esiziali - cui non ti è dato più sottrarti: Cosa intendi incarnare?
Disfatta o riscatto?
Speranza o rassegnazione?
Resa alla barbarie o anelito di civiltà?
Morte sociale o resurrezione civile?
Troppi napoletani, anche fra quelli che soffrono dei mali più profondi, si sono piegati alla rassegnazione, mentre la borghesia cittadina, la cosiddetta “società civile”, da troppo tempo è iscritta al libro paga della malavita e dalla malapolitica.
La Jervolino non si dimette. Non può dimettersi. Non deve dimettersi! Perché nessuno lo ha mai fatto tanto nel Pd quanto nel Pdl. E nessuno si dimetterà. Il bipolarismo d’accatto sta scrivendo già le sue fondamentali regole comuni. Il primo comandamento assoluto è: "Non dimettersi, Mai!"
Nel frattempo Napoli emigra,
Napoli viene offesa,
violentata e vilipesa.
Si lavora alacremente e con risultati civili sconfortanti per insinuare la rassegnazione tra la gente, e per fare credere che l’orrore di Gomorra sia normale, inevitabile, ineluttabile quotidianità.
Si ripete che il mostro Gomorra c’è sempre stato, che Gomorra è sempre esistita, non è mai cambiata.
E che, pertanto, mai cambierà.
Caro Saviano tu sai bene quanto tutto questo sia falso.
E conosci perfettamente il gioco e l’obiettivo perseguito dalla grande menzogna.
Se ci convincono che nulla può cambiare, nulla cambierà.
Noi te rivolgiamo, invece, questo disperato appello perché non ci hanno ancora convinto di nulla, e non ci convinceranno mai.
Per questo aspettiamo anche, Caro Saviano, ed abbiamo fiducia che tu non disdegni di scendere in campo con Napoli, alla testa di un’onda che può montare evocando un sogno, una parola d’ordine ed una speranza. La speranza, almeno quella, può tornare a vivere a Gomorra se anche tu effettivamente lo vorrai.
Scusa la nostra impudenza, il nostro ardimento o, se vuoi, la nostra pazzia. Ma è soltanto il nostro modo di dirti che il nostro intendimento è quello di resistere e che, siamo convinti, tu adesso, più di ogni altro, puoi aiutare Napoli perché una tua candidatura rappresenterebbe uno schiaffo definitivo alla rassegnazione ed il primo segnale di cedimento del Sistema.
Gomorra? No grazie: ROBERTO SAVIANO SINDACO di NAPOLI
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Informazioni di contatto:
E-mail:
Sito Web:
http://www.insorgenza.it
Movimento INSORGENZA CIVILE


"CASINO' ETNA" (di Pippo Barbagallo)

COMUNICATO STAMPA
BARBAGALLO(Mpa):"NECESSARIO UN CASINO' NELLA PROVINCIA DI CATANIA"
In questi giorni,la Federturismo Sicilia ha diffuso dati allarmanti sullo stato di salute del turismo nell'Isola:flessione del 10°/° e paralisi per gli alberghi. E,nell'attuale crisi economica mondiale,il crollo del turismo,rappresenta per la Sicilia una vera e propria catastrofe!Credo, che in tale scenario,oggi più di ieri,riprende quota la necessità dell'apertura nel territorio della provincia di Catania del "CASINO' ETNA",un vero e proprio consorzio fra i privati e i Comuni della provincia,compreso il Comune di Catania e la stessa Provincia Regionale di Catania. Nell'ambito della ritrovata e rinnovata spinta autonomista,è il momento di attuare quest'uniziativa,una grande iniziativa dalla Sicilia e per la Sicilia, in nome del grande turismo, il quale porterebbe in tutta l'Isola un reale boom economico, uno sviluppo totale della dell'economia siciliana. La Sicilia verrebbe proiettata verso un turismo sicuramente diverso dal passato e dal presente.

Una grande iniziativa,che potrebbe ridare vitalità a strutture come l'ex Siace di Fiumefreddo,fare dell'Etna un "parco" naturalista attrezzato, con i servizi attivi 365 giorni su 365,fare della nostra Plaja un polo turistico d'attrazione internazionale,ridare luce al nostro grande patrimonio monumentale e culturale...
Davanti a questa proposta,tanti dicono che lo Stato italiano non darà mai l'autorizzazione per aprire il Casinò in Sicilia. Se le cose stanno così,allora dovremmo avere il coraggio di chiedere,in tutte le sedi istituzionali,di CHIUDERE IN ITALIA TUTTI I CASINO'! Penso,invece,che fino adesso è mancata la giusta volontà politica per poter avanzare questa iniziativa. La nuova stagione autonomistica, da qualche mese apertasi in Sicilia con il Presidente Raffaele Lombardo, fa ben sperare che la battaglia per il CASINO' ETNA non è un miraggio.
Pregasi pubblicazione,cordiali saluti.
PIPPO BARBAGALLO (Mpa-Trecastagni)
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Pippo Barbagallo
Tel.3463143885
barbagallopippo@libero.it

CATANIA:PEPERONI ROSSI DALLA SPAGNA!(di Corrado Vigo)

Continua la carrellata di ortofrutta di origine spagnola introdotta nei nostri supermercati, qui a Catania.
A parte il prezzo, che è ben lontano da quello che viene dato ai produttori, anello sempre più debole della filiera, i peperoni incriminati provengono dalla Spagna.
Ne mancavano a Vittoria?
Se il prezzo fosse stato di 0,50 €/Kg., avrei compreso, ma con questi prezzi?
Nessun deputato, Zaia compreso, guarda, osserva?
E la CIA, Coldiretti, Confagricoltura?
Un appello a Gerardo Diana, che finora si è dimostrato molto attivo: prendiamo in considerazione questo fenomeno e cerchiamo di fare qualcosa contro questi "scippi"?
Corrado Vigo

Il Mercoledì delle ceneri...............

L'origine del Mercoledì delle ceneri è da ricercare nell'antica prassi penitenziale. Originariamente il sacramento della penitenza non era celebrato secondo le modalità attuali. Il liturgista Pelagio Visentin sottolinea che l'evoluzione della disciplina penitenziale è triplice: "da una celebrazione pubblica ad una celebrazione privata; da una riconciliazione con la Chiesa, concessa una sola volta, ad una celebrazione frequente del sacramento, intesa come aiuto-rimedio nella vita del penitente; da una espiazione, previa all'assoluzione, prolungata e rigorosa, ad una soddisfazione, successiva all'assoluzione".La celebrazione delle ceneri nasce a motivo della celebrazione pubblica della penitenza, costituiva infatti il rito che dava inizio al cammino di penitenza dei fedeli che sarebbero stati assolti dai loro peccati la mattina del giovedì santo. Nel tempo il gesto dell'imposizione delle ceneri si estende a tutti i fedeli e la riforma liturgica ha ritenuto opportuno conservare l'importanza di questo segno.La teologia biblica rivela un duplice significato dell'uso delle ceneri.1 - Anzitutto sono segno della debole e fragile condizione dell'uomo. Abramo rivolgendosi a Dio dice: "Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere..." (Gen 18,27). Giobbe riconoscendo il limite profondo della propria esistenza, con senso di estrema prostrazione, afferma: "Mi ha gettato nel fango: son diventato polvere e cenere" (Gb 30,19). In tanti altri passi biblici può essere riscontrata questa dimensione precaria dell'uomo simboleggiata dalla cenere (Sap 2,3; Sir 10,9; Sir 17,27).2 - Ma la cenere è anche il segno esterno di colui che si pente del proprio agire malvagio e decide di compiere un rinnovato cammino verso il Signore. Particolarmente noto è il testo biblico della conversione degli abitanti di Ninive a motivo della predicazione di Giona: "I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo. Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere" (Gio 3,5-9). Anche Giuditta invita invita tutto il popolo a fare penitenza affinché Dio intervenga a liberarlo: "Ogni uomo o donna israelita e i fanciulli che abitavano in Gerusalemme si prostrarono davanti al tempio e cosparsero il capo di cenere e, vestiti di sacco, alzarono le mani davanti al Signore" (Gdt 4,11).La semplice ma coinvolgente liturgia del mercoledì delle ceneri conserva questo duplice significato che è esplicitato nelle formule di imposizione: "Ricordati che sei polvere, e in polvere ritornerai" e "Convertitevi, e credete al Vangelo". Adrien Nocent sottolinea che l'antica formula (Ricordati che sei polvere...) è strettamente legata al gesto di versare le ceneri, mentre la nuova formula (Convertitevi...) esprime meglio l'aspetto positivo della quaresima che con questa celebrazione ha il suo inizio. Lo stesso liturgista propone una soluzione rituale molto significativa: "Se la cosa non risultasse troppo lunga, si potrebbe unire insieme l'antica e la nuova formula che, congiuntamente, esprimerebbero certo al meglio il significato della celebrazione: "Ricordati che sei polvere e in polvere tornerai; dunque convertiti e credi al Vangelo".Il rito dell'imposizione delle ceneri, pur celebrato dopo l'omelia, sostituisce l'atto penitenziale della messa; inoltre può essere compiuto anche senza la messa attraverso questo schema celebrativo: canto di ingresso, colletta, letture proprie, omelia, imposizione delle ceneri, preghiera dei fedeli, benedizione solenne del tempo di quaresima, congedo.Le ceneri possono essere imposte in tutte le celebrazioni eucaristiche del mercoledì ma sarà opportuno indicare una celebrazione comunitaria "privilegiata" nella quale sia posta ancor più in evidenza la dimensione ecclesiale del cammino di conversione che si sta iniziando.
Enrico Beraudo

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SULLE FOIBE (di Mario Di Mauro)

www.terraeliberazione.org
archivio-2003
Foibe. Assassinati due volte.
Le genti dell´Adriatico avevano convissuto in pace per secoli...Venezia e le città dalmate, Trieste e Fiume...Adriatico!.
Il nome viene dalla città di Adria: fondata da Siracusa, dai Sikelioti, dai Siciliani.
Ma chi le sa queste cose?.
Che ne sa Gasparri? Cosa può dire Veltroni, lui che la Jugoslavia l´ha bombardata non sessantanni fa, ma l´altro ieri!.
Il bue dice cornuto all´asino. Dopo sessantanni di silenzi e censure indecenti, eccoci alla riesumazione della tragedia delle foibe. La retorica italiana trasforma la tragedia in una messinscena ripugnante.
Gli eredi pentiti di quel fascismo che invase e torturò per anni la Jugoslavia, gli eredi di quel Regime fanfarone che trascinò l´Italia in una guerra orrenda, che causò -o no?- anche la perdita dell´Istria, gli eredi di chi organizzò le pulizie etniche nei Balcani...mettono in scena la retorica patriottarda usando i caduti nelle foibe come se fossero i loro morti e non le loro vittime italiane.
Come se a invadere la Jugoslavia, a deportare e annichilire 600.000 sloveni italiani, ai quali si tagliò la lingua e si cambiarono d´ufficio perfino i cognomi, ad appendere i giovani partigiani jugoslavi agli uncini delle macellerie di Zagabria con la scritta "carne fresca"...non fossero stati gli italiani fascisti brava gente e i loro alleati ustascia croati di quel nazista di Ante Pavelic.
Li leggano i libri di Roberto Bassi ("Scaramucce sul lago Ladoga", Sellerio), di Raoul Pupo ("Il lungo esodo", Rizzoli), di Claudio Magris e Predrag Matvejevic...Si leggano Angelo Del Boca, Antonio Ciano, Nicola Zitara...L´Italia è uno staterello fondato sulle bugie.
Hanno violentato la Verità tacendo per sessantanni sulla tragedia delle foibe (temendo la risposta di Belgrado), e continuano a violentarla oggi, non dicendo tutta la Verità.
Non c´è Pietà, non c´è rigore storiografico, ma solo commedia, retorica, ipocrisia. Le genti dell´Adriatico avevano convissuto in pace per secoli...Venezia e le città dalmate, Trieste e Fiume...Adriatico!. Il nome viene dalla città di Adria: fondata da Siracusa, dai Sikelioti, dai Siciliani. Ma chi le sa queste cose?.
Che ne sa Gasparri?
Cosa può dire Veltroni, lui che la Jugoslavia l´ha bombardata non sessantanni fa, ma l´altro ieri!.
L´Italia savoiarda, fascista, repubblicana, piduista...è nata col massacro dei contadini e dei "briganti" siciliani e terroni.
Ancora stiamo aspettando la fine della censura di regime sui crimini commessi in Etiopia e Libia!. Millenovecentoundici.
L´imperialismo straccione italiano -come venne definito all´epoca- aggredì e invase la Libia, subito proclamata la "quarta sponda".
Cosa ci sia di eroico in una aggressione coloniale è difficile, se non logicamente impossibile, da dimostrare. Ma la logica non abita il Palazzo.Cosa fecero gli "italiani brava gente" in Libia prima di impossessarsi della patria di un altro popolo?.
Deportazioni di massa, bombardamenti con bombe di iprite, campi di concentramento, rappresaglie indiscriminate, stragi di civili, confisca di beni e terreni.
Le pagine nere dei crimini commessi dalle truppe italiane in Libia sono ben note a milioni di persone, ma non in Italia, dove i film, i documentari, i libri che se ne occupano onestamente sono censurati. Non si vuole aprire un dibattito serio sull´argomento.
Qualcuno preferisce ancora insultare Gheddafi la cui unica vera "colpa" è quella di aver conquistato e difeso l´Indipendenza del suo Popolo, il petrolio del suo Paese.
Un Paese meraviglioso e immenso abitato da un popolo civile (e pure ricco) che si autogoverna col metodo della democrazia diretta. Questo è la Jamahiria libica. Un Paese giovane, è nato nel 1969, che ha avuto tanti problemi, ma ha avuto anche il coraggio di affrontarli. (...)Ve ne dico una sola sugli "italiani brava gente": l´Italia fascista aveva firmato a Ginevra, il 17 giugno 1925, con altri venticinque paesi, un trattato internazionale che proibiva l´utilizzazione delle armi chimiche e batteriologiche, ma, tre anni dopo, "violava il solenne impegno usando fosgene ed iprite contro le popolazioni libiche".
Poi, vista l´indomabile Resistenza del Popolo libico, vennero anche i campi di sterminio. "Graziani predisponeva il trasferimento di 100mila civili dalla Marmarica e dal Gebel el-Ackdar ai campi di concentramento che aveva fatto costruire nella Sirtica, una delle regioni più inospitali dall´Africa del Nord. Quando i lager vennero definitiva- mente sciolti nel 1933, i sopravvissuti erano appena 60mila. Gli altri 40mila erano morti durante le marce di trasferimento, per le pessime condizioni sanitarie dei campi (per i 33mila reclusi nei lager di Soluch e di Sidi Ahmed el-Magrun c´era un solo medico), per il vitto insufficiente e spesso avariato, per le inevitabili epidemie di tifo petecchiale, dissenteria bacillare, elmintiasi, per le violenze compiute dai guardiani e per le esecuzioni sommarie per chi tentava la fuga". Lo scrive il prof. Del Boca. Ma all´Università di Tripoli mi hanno consegnato una serie di dossier raccapriccianti. Si dovrebbero studiare nelle scuole italiane. E forse le guerre e guerrette dell´italietta avrebbero meno consenso. Nel febbraio del 1930, alla fine delle operazioni per la riconquista del Fezzan, Graziani spinse un migliaio di mugiahidin, con le loro famiglie, verso il confine con l´Algeria e per due giorni consecutivi lanciò tutti gli aerei a sua disposizione sulle mehalla in fuga. Fu una carneficina, come testimonia lo stesso inviato de Il Regime Fascista, Sandro Sandri, il quale assistette ai bombardamenti e mitragliamenti del «gregge umano composto, oltreché degli armati, da una moltitudine di donne e bambini».
Lo stesso Gheddafi ha un braccio maciullato da una mina italiana (che uccise due suoi cuginetti)...Le foibe peggiori sono quelle che occultano la Verità. Peggio degli eredi pentiti del fascismo ci sono solo gli eredi pentiti del comunismo. La chiamano "riconciliazione". Nel canovaccio della commedia italiana questa parola si traduce in scaramuccia mediatica con assoluzione reciproca finale.
Italiani brava gente? Sporcaccioni!.
Grazie a Dio sono Siciliano!.
2003. Mario Di Mauro
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Lettera. A integrazione del tuo prezioso articolo ti voglio far sapere che nel 1930 i capi della RIVOLTA libica furono da Graziani internati dentro il Manicomio di Palermo, nella zona cosiddetta della Vignicella. Di questi uomini si persero completamente le tracce nel giro di qualche mese. E poi dicono che la psichiatria dei dissidenti è stata inventata dallo stalinismo!.
Totò Morana - Bagheria (Pa)

martedì 24 febbraio 2009

E' CARNEVALE!

L'invenzione di Pulcinella (di Gianni Rodari)
Signore e signori, fatevi avantipiù gente entra, più siete in tanti!

Correte a vedere la grande attrazione,la formidabile invenzione.

Non sono venuto su questo mercatoper vendere il fumo affumicato.

Non sono venuto a questa fieraper vendere i buchi del gruviera.

Il mio nome è Pulcinella

ed ho inventato la moz - za - rel - la!

Da questa parte, signori e signoreson
Pulcinella il grande inventore!

Per consolare i poverettiho inventato gli spaghetti.

Per rallegrare a tutti la vita

creai la pizza Margherita!

Olio, farina, pomodoro

nulla vale questo tesoro.

Ad ascoltarlo corre la gente,si diverte... e non compra niente.

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Pulcinella è una delle maschere più note della tradizione meridionale. La sua origine risale al Seicento, essendo la sua presenza documentata da diverse raffigurazioni dell'epoca. Alcuni tuttavia rintracciano le sue origini nei personaggi delle "fabulae atellanae" come Macco e Dosseno, di cui conserva alcuni caratteri esteriori e interiori, come la gobba e il ventre sporgente, unite ad una certa malizia. L'abito di scena richiama quello dello Zanni, con l'ampio camicione bianco serrato dalla cintura nera tenuta bassa sopra i calzoni cadenti. La sua maschera è nera, glabra, con gli occhi piccoli e il naso adunco, che dava alla voce degli attori una caratteristica tonalità stridula e chioccia. Alcuni attori e burattinai utilizzavano un particolare strumento detto "sgherlo" o "pivetta", per accentuare questa caratteristica della voce. Alla voce e al naso a becco sembra essere legato anche il nome pulcinella, da "pulcino". Il carattere del personaggio richiama quello dello Zanni, pur essendo più complesso e articolato. Servo sciocco e insensato, non manca spesso di arguzia e buon senso popolare. In lui si mescolano un'intensa vitalità ed un'indole inquieta, triste e sempre pronta a stupirsi delle cose del mondo. Secondo la tradizione primo interprete e principale inventore del personaggio di Pulcinella fu l'attore Silvio Fiorillo, vissuto nella seconda metà del Cinquecento, che lo condusse alla notorietà insieme alla Compagnia degli Accesi. In seguito il più grande e noto Pulcinella fu l'attore Antonio Petito (1822-76), che lo slegò da un ruolo particolare, conferendogli maggiore spessore psicologico.

lunedì 23 febbraio 2009

SONIA ALFANO AL PARLAMENTO EUROPEO!

"Sento prima di tutto la necessità di ringraziare tutte quelle persone che con la loro presenza ed il loro costante affetto mi sono state vicino. un grazie con il cuore infiammato dal mio "amore" per loro va a Salvatore Borsellino, a Benny Calasanzio, a nicolò conti e a tutta la mia famiglia. ho cercato in questi giorni di tirare le somme della mia attività e ho parlato con tantissime persone per capire quale fosse la decisione migliore in merito alla candidatura alle europee.
Sono giunta alla conclusione che forse è opportuno tirare in ballo in questa decisione quante più persone possibile.
Ciò che ci ha sempre distinto dai politicanti è stato il nostro contatto diretto con la gente ed i loro problemi, cosa mai riuscita difficile perchè siamo persone normali e quelli sono i nostri problemi presentati dalla quotidianità.
Credo quindi che per continuare in questa direzione sia opportuno coinvolgere molta gente. non voglio imporre la mia presenza a nessuno, anzi le candidature dovrebbero essere espressione del popolo ed è così che vedo la soluzione alle mie perplessità.
Su Facebook c'è un gruppo fondato da Benny Calasanzio "per convincermi a candidarmi"..utilizzate quello e ogni altra forma di interpello che reputate più idonea, ma raggiungiamo la gente e facciamo decidere loro. credo sia il modo più giusto e democratico...io ragiono in termini di raccolte firme e referendum e forse anche per questo sento la necessità di non racchiudere questa decisione. spero possiate aiutarmi nel raggiungimento dell'obiettivo, perchè per me è fondamentale capire se la gente vuole la mia candidatura.
Grazie infinite a tutti, soprattutto a chi la penserà in maniera differente da me.
La differenza rende forte la democrazia e gli ideali!
Sonia Alfano"

venerdì 20 febbraio 2009

PRESIDENTE RAFFAELE LOMBARDO...SVEGLIA!

19 Febraio 2009
Lettera dei Sindaci dei Comuni al Presidente del Consiglio e al Presidente della Regione Siciliana
CAPO D’ORLANDO
CAPRI LEONE
CASTEL DI LUCIO
CASTELL’UMBERTO

FICARRA

FLORESTA

FRAZZANO’

GALATI

MAMERTINO

LONGI

MILAZZO

MOTTA D’AFFERMO

SAN MARCO D’ALUNZIO

SAN PIERO PATTI

SAN SALVATORE DI FITALIA

SANT’AGATA MILITELLO

TORRENOVA

TORTORICI
TUSA

Esimio Presidente del Consiglio dei Ministri On.le Silvio Berlusconi Piazza Colonna, 370 - 00187 ROMA

Ill.mo Sig. Presidente della Regione On.le Raffaele Lombardo Palazzo d’Orleans -PALERMO

con la presente nota, protestano nei confronti del Governo Nazionale e Regionale per la mancanza di attenzione e risposte agli enti locali siciliani.
La barbarie politica manifestata nei confronti del Mezzogiorno, acutizzata nell’isola a statuto speciale, è conclamata nel ragionamento che va traducendosi con l’adozione delle norme sul c.d. “federalismo fiscale”.
Il riscatto meridionale, che nella nostra regione sembrava confortato dallo sbandierato principio autonomistico, nel progetto intestato dall’on. Lombardo, sta rivelandosi fallimentare.
Le nostre comunità sono sempre più povere di risorse e di servizi.
I Fondi FAS (fondo per le aree sottosviluppate) destinati al Sud, saranno utilizzati per altro, anzitutto l'EXPO Milano, raggiungendo l'incredibile obiettivo di sostenere il legittimo sviluppo di Milano con le risorse del Sud!
Tutto questo, fatto altrettanto grave, nel silenzio più assoluto dei parlamentari eletti nella nostra Regione e che non possiamo più definire "nostri rappresentanti".
Il silenzio dinnanzi alle pressanti domande su logistica, infrastrutture, protezione civile, sicurezza, sanità è divenuto intollerabile.
Tutto ciò mentre l'ottanta per cento delle somme destinate ai cosiddetti ammortizzatori sociali viene consumato nel centro nord, i soldi pubblici destinati al sistema bancario non alimentano il credito alle imprese del mezzogiorno, pressoché pari a zero; ed il Sud continua ad essere visto e considerato "parassitario ed assistito"!
Ed al sacco economico che la Sicilia subisce, si aggiunge l'insopportabile immobilismo della Regione fin'oggi incapace di rendere utilizzabili i fondi POR 2007/2013.Continuiamo così ad assistere a scelte verticistiche che in Sicilia hanno reso servizi prima resi dai Comuni, come la raccolta rifiuti, ingestibili, inefficienti e costosi per famiglie e imprese senza che gli ATO possano offrire, in assenza di interventi infrastrutturali, adeguate soluzioni.
Non esiste alcuna programmazione, si naviga a vista, ma il territorio da noi rappresentato necessita una attenzione, una sensibilità, un sostegno sinora negati.
Ma le richieste di confronto, coinvolgimento e partecipazione sono state costantemente disattese, ma solo il dialogo interistituzionale può consentire l’individuazione di modelli e percorsi praticabili.
E noi riteniamo di essere ancora in tempo ad invertire la rotta e voltare pagina.
E nella trincea istituzionale nella quale ogni giorno affrontiamo emergenze, condividiamo i disagi ed ascoltiamo i bisogni della nostra gente, attendiamo fatti, non parole; chiediamo azioni, non passerelle; pretendiamo rispetto per la dignità dei Siciliani.

F.to i Sindaci:
Capo D’Orlando – Roberto Vincenzo Sindoni

Capri Leone – Bernardette Grasso

Castel di Lucio – Giuseppe Franco

Castell’Umberto – Alessandro Pruiti

CiarelloFicarra – Basilio Ridolfo

Floresta – Sebastiano Marzullo

Frazzanò – Antonino Carcione

Galati Mamertino – Bruno Natale

Longi – Alessandro Lazzara

Milazzo – Lorenzo Italiano

Motta D’affermo – Sebastiano Adamo

San Marco – Amedeo Arcodia

San Piero Patti – Ornella Trovato

San Salvatore di Fitalia – Giuseppe Pizzolante

Sant’Agata Militello – Bruno Mancuso

Torrenova – Benedetto Russo

Tortorici – Maurilio Foti

Tusa – Angelo Tudisca

mercoledì 18 febbraio 2009

"Alle 14.14 mi chiama l'Assessore all'Agricoltura prof. Giovanni La Via..."

Alle 14.14 mi chiama l'Assessore all'Agricoltura prof. Giovanni La Via.
"pronto" dico io.
"habemus papam" dice lui.
Ed io "nooooo".
E lui "siiiiii"!
Di che stiamo parlando?
Il Ministro Luca Zaia ha firmato la delimitazione dei danni delle gelate nella Sicilia Orientale di appena un anno fa!
Un anno di battaglie, un anno di pressioni, un anno ... stancante, ma alla fine...ce l'abbiamo fatta.
Certo, ce n'è voluto, fotografie, fax, email, ed alla fine il pressing mediatico ... ha vinto su tutto, anche sulla "lagnosìa" Ministeriale, anche sulla Burosauropazzia!
Sono contento, anche se in ritardo, ma sono contento.
Ma sono stanco di lottare così per tutto ciò che ci è dovuto!
E siamo stanchi tutti, stanchi di essere trattati di "serie D", stanchi di essere malvisti, stanchi, stanchi ... stanchi.
Corrado Vigo
http://www.corvigo.blogspot.com/

(nella foto,l'agronomo trecastagnese Corrado Vigo)


martedì 17 febbraio 2009

KOSOVA,ad un anno dall'indipendenza responsabile...




Oggi il popolo della Kosova, fra mille problemi e mille contraddizioni,ricorda e festeggia il Primo anniversario della proclamazione della propria indipendenza nazionale. In questa giornata,voglio ricordare gli amici di RADIO KOSOVA E LIRE (Radio Kosova e Libertà)- www.radiokosovaelire.com - voce libera della Kosova ,che ha operato anche durante la guerra e la pulizia etnika imposta dalla Serbia.
****************
2008-02-17 -ore 15:51 - Il testo della proclamazione d'indipendenza
PRISTINA - La Kosova indipendente sarà "consacrato alla pace e alla stabilità": è quanto si afferma nel documento di indipendenza proclamata questo pomeriggio a Pristina dal parlamento della provincia meridionale serba a maggioranza di popolazione albanese.
La nazione kosovara "sarà creata sulla base del piano Ahtisaari", aggiunge il documento in 12 punti varato dal parlamento. Il piano, elaborato dall'inviato speciale dell'Onu per la Kosova , il finlandese Martti, prevede per la provincia serba una indipendenza "sotto supervisione internazionale", garantita da una missione dell'Unione europea. Approvato dagli occidentali, tale piano è stato bloccato al consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite dalla Russia, ostile all'indipendenza del "Kosovo".
"La Kosova è una società democratica, laica e multietnica", che accoglierà "la presenza internazionale civile e militare", prosegue la dichiarazione di indipendenza. La presenza civile è quella della Ue, destinata a prendere il posto di quella dell'Onu, mentre la presenza militare è quella della Kfor, la Forza a guida Nato in Kosovo, dispiegata sin dal 1999 nella provincia secessionista e che resterà anche dopo la proclamazione di indipendenza.
"Con l'indipendenza, la Kosova si assume le responsabilità internazionali, assicura la sicurezza delle frontiere con i paesi vicini, e vieta l'uso della violenza per risolvere le differenze", si legge ancora nel documento di indipendenza nel quale si sottolinea al tempo stesso "la volontà del Kosovo di avere buone relazioni con i suoi vicini".
"Una Kosova indipendente garantisce la (protezione) dell'eredità culturale e religiosa", riferimento questo alle decine di siti religiosi della chiesa ortodossa serba che si trovano in Kosova.
Fonte:A rarika

sabato 14 febbraio 2009

DEDICO QUESTA GIORNATA A TUTTI GLI AMORI INFRANTI DALLA BESTIA MAFIOSA!

Oggi è San Valentino,la Festa degli innamorati...lasciamo stare l'aspetto puramente commerciale...rimaniamo attaccati alla Festa degli innamorati...
La foto che ho scelto in occasione di questa giornata "d'amore" è quella che ritraee Giovanni Falcone e la moglie Francesca Morvillo...
Dedico questa Festa a loro e a tutti i magistrati,poliziotti,carabinieri,sindacalisti,politici,imprenditor e giornalisti che sono stati uccisi dai mafiosi.
Dedico questa giornata al loro AMORE INFRANTO.
Dedico questa giornata alle donne e agli uomini che hanno perso la PERSONA AMATA,l'altra meta del loro cuore, in uno dei tanti attentati compiuti dalla Bestia mafiosa.
Dedico questa giornata alle parole d'amore che non saranno mai dette da questi uomini e da queste donne.
Dedico questa giornata alle persone che non riceveranno mai quelle parole d'amore.
Dedico a questi innamorati la Festa di San Valentino....
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San Valentino.....un amore,una poesia................
Farò della mia anima uno scrignoper la tua anima,del mio cuore una dimoraper la tua bellezza,del mio petto un sepolcroper le tue pene. Ti amerò come le praterie amano la primavera,e vivrò in te la vita di un fioresotto i raggi del sole.Canterò il tuo nome come la vallecanta l'eco delle campane;ascolterò il linguaggio della tua animacome la spiaggia ascoltala storia delle onde.
~ Kahlil Gibran ~

E sto abbracciato a te senza chiederti nulla, per timore che non sia vero che tu vivi e mi ami. E sto abbracciato a te senza guardare e senza toccarti. Non debba mai scoprire con domande, con carezze, quella solitudine immensa d'amarti solo io.
~ Pedro Salinas ~

Ho scelto te
Nel silenzio della notte, io ho scelto te.Nello splendore del firmamento, io ho scelto te.Nell'incanto dell'aurora,io ho scelto te.Nelle bufere più tormentose, io ho scelto te.Nell'arsura più arida,io ho scelto te.Nella buona e nella cattiva sorte, io ho scelto te.Nella gioia e nel dolore, io ho scelto te.Nel cuore del mio cuore, io ho scelto te.
~ S. Lawrence ~

Perche' ti amo
Perche' ti amo, di notte son venuto da tecosi' impetuoso e titubantee tu non me potrai piu' dimenticarel' anima tua son venuto a rubare.
Ora lei e' mia - del tutto mi appartienenel male e nel bene,dal mio impetuoso e ardito amarenessun angelo ti potra' salvare.
~ Herman Hesse ~

Il vero amore non lascia tracce
Come la bruma non lascia sfregi

Sul verde cupo della collinaCosì il mio corpo non lascia sfregiSu di te e non lo farà mai
Oltre le finestre nel buioI bambini vengono, i bambini vanno

Come frecce senza bersaglio
Come manette fatte di neve
Il vero amore non lascia tracce

Se tu e io siamo una cosa sola
Si perde nei nostri abbracci
Come stelle contro il sole
Come una foglia cadente può restare
Un momento nell'aria
Così come la tua testa sul mio petto
Così la mia mano sui tuoi capelli
E molte notti resistono

Senza una luna, senza una stella
Così resisteremo noi
Quando uno dei due sarà via, lontano
~ Leonard Cohen ~

Sonetto XVII
Non t'amo come se fossi rosa di sale, topazio o freccia di garofani che propagano il fuoco:t'amo come si amano certe cose oscure,segretamente, tra l'ombra e l'anima.
T'amo come la pianta che non fiorisce e recadentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori;grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpoil concentrato aroma che ascese dalla terra.
T'amo senza sapere come, né quando, né da dove,t'amo direttamente senza problemi né orgoglio:così ti amo perché non so amare altrimenti
che così, in questo modo in cui non sono e non sei,così vicino che la tua mano sul mio petto è mia,così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno.
~ Pablo Neruda ~
Tratto da cento sonetti d'amore.

Sabbie Mobili
Demoni e meraviglie Venti e maree Lontano di gia' si e' ritirato il mare E tu Come alga dolcemente accarezzata dal vento Nella sabbia del tuo letto ti agiti sognandoDemoni e meraviglie Venti e maree Lontano di gia' si e' ritirato il mare Ma nei tuoi occhi socchiusi Due piccole onde son rimasteDemoni e meraviglie Venti e maree Due piccole onde per annegarmi.
~ Jacques Prevert ~

Quando ti chiedi cos'è l'amore, immagina due mani ardenti che si incontrano, due sguardi perduti l'uno nell'altro, due cuori che tremano di fronte all'immensità di un sentimento, e poche parole per rendere eterno un istante.
~ Alan Douar ~

Desiderio
Solo il tuo cuore ardentee niente più.Il mio paradiso un camposenza usignolo né lire,con un fiume discretoe una fontanella.Senza lo sprone del ventosopra le frondené la stella che vuoleessere foglia.Una grandissima luceche fosse luccioladi un'altra,in un campo disguardi viziosi.Un riposo chiaroe lì i nostri baci,nèi sonori dell'eco,si aprirebbero molto lontano.Il tuo cuore ardente,niente più.
~ Garcia Lorca ~

Sonetto XXIV
Il mio occhio s'è fatto pittore ed ha tracciatoL'immagine tua bella sul quadro del mio cuore;il mio corpo è cornice in cui è racchiusa,Prospettica, eccellente arte pittorica,Ché attraverso il pittore devi vederne l'artePer trovar dove sia la tua autentica immagine dipinta,Custodita nella bottega del mio seno,Che ha gli occhi tuoi per vetri alle finestre.Vedi ora come gli occhi si aiutino a vicenda:I miei hanno tracciato la tua figura e i tuoiSon finestre al mio seno, per cui il SoleGode affacciarsi ad ammirare te.Però all'arte dell'occhio manca la miglior grazia:Ritrae quello che vede, ma non conosce il cuore
~ William Shakespeare ~

Senza di te
Non posso esistere senza di te. Mi dimentico di tutto tranne che di rivederti: la mia vita sembra che si arresti lì, non vedo più avanti. Mi hai assorbito. In questo momento ho la sensazione come di dissolvermi:sarei estremamente triste senza la speranza di rivederti presto. Avrei paura a staccarmi da te. Mi hai rapito via l'anima con un potere cui non posso resistere;eppure potei resistere finché non ti vidi; e anche dopo averti veduta mi sforzai spesso di ragionare contro le ragioni del mio amore. Ora non ne sono più capace. Sarebbe una pena troppo grande.Il mio amore è egoista. Non posso respirare senza di te.
~ John Keats ~

Core analfabbeta
Stu core analfabbetatu ll'he purtato a scola,e s'è mparato a scrivere,e s'è mparato a lleggeresultanto na parola:"Ammore" e niente cchiù.
~ Totò ~
L’evidenza di un amore
L’evidenza di un amoreNon si può nascondere,quando nasce un sentimentoesalano da dentroeccitazioni che stabilisconocalde relazioni anche se non lo vuoi.L’evidenza di un amoreNon si può comprenderePer le vie della ragioneCon inutili argomenti.Più reale del realeLa tua immagine in me,non mi stanco di pensarti,mi sento vivere.Ho bisogno di te!Hai bisogno di me!Non posso fingere.L’esigenza di amareNon si può estinguere.Cosa mai sarebbe il mondoSenza il cielo dentro il mare.Una calma naturaleSi impadronisce di me,quando siedi al mio fianco ritorno a vivere.L’evidenza di un amore Non si può nascondere,quando nasce un sentimentoesalano da dentroeccitazioni che stabilisconocalde relazionianche se non lo vuoi.
~ Juri Camisasca ~

mercoledì 11 febbraio 2009

NON VEDERE E' NON VOLERE VEDERE....

“Il cammino della democrazia non è un cammino facile. Per questo bisogna essere continuamente vigilanti, non rassegnarsi al peggio, ma neppure abbandonarsi ad una tranquilla fiducia nelle sorti fatalmente progressive dell’umanità… La differenza tra la mia generazione e quella dei nostri padri è che loro erano democratici ottimisti.Noi siamo, dobbiamo essere, democratici sempre in allarme”.
Norberto Bobbio

Primi firmatari: Gustavo Zagrebelsky, Gae Aulenti, Umberto Eco, Claudio Magris, Guido Rossi, Sandra Bonsanti, Giunio Luzzatto, Simona Peverelli, Elisabetta Rubini, Salvatore Veca.

Rompiamo il silenzio.
Mai come ora è giustificato l’allarme. Assistiamo a segni inequivocabili di disfacimento sociale: perdita di senso civico, corruzione pubblica e privata, disprezzo della legalità e dell’uguaglianza, impunità per i forti e costrizione per i deboli, libertà come privilegi e non come diritti. Quando i legami sociali sono messi a rischio, non stupiscono le idee secessioniste, le pulsioni razziste e xenofobe, la volgarità, l’arroganza e la violenza nei rapporti tra gli individui e i gruppi. Preoccupa soprattutto l’accettazione passiva che penetra nella cultura. Una nuova incipiente legittimità è all’opera per avvilire quella costituzionale.
Non sono difetti o deviazioni occasionali, ma segni premonitori su cui si cerca di stendere un velo di silenzio, un velo che forse un giorno sarà sollevato e mostrerà che cosa nasconde, ma sarà troppo tardi.
Non vedere è non voler vedere.
Non conosciamo gli esiti, ma avvertiamo che la democrazia è in bilico.
Pochi Paesi al mondo affrontano l’attuale crisi economica e sociale in un decadimento etico e istituzionale così esteso e avanzato, con regole deboli e contestate, punti di riferimento comuni cancellati e gruppi dirigenti inadeguati.
La democrazia non si è mai giovata di crisi come quella attuale.
Questa può sì essere occasione di riflessione e rinnovamento, ma può anche essere facilmente il terreno di coltura della demagogia, ciò da cui il nostro Paese, particolarmente, non è immune.
La demagogia è il rovesciamento del rapporto democratico tra governanti e governati. La sua massima è: il potere scende dall’alto e il consenso si fa salire dal basso.
ll primo suo segnale è la caduta di rappresentatività del Parlamento. Regole elettorali artificiose, pensate più nell’interesse dei partiti che dei cittadini, l’assenza di strumenti di scelta delle candidature (elezioni primarie) e dei candidati (preferenze) capovolgono la rappresentanza. L’investitura da parte di monarchie o oligarchie di partito si mette al posto dell’elezione.
La selezione della classe politica diventa una cooptazione chiusa. L’esautoramento del Parlamento da parte del governo, dove siedono monarchi e oligarchi di partito, è una conseguenza, di cui i decreti-legge e le questioni di fiducia a ripetizione sono a loro volta conseguenza.
La separazione dei poteri è fondamento di ogni regime che teme il dispotismo, ma la demagogia le è nemica, perché per essa il potere deve scorrere senza limiti dall’alto al basso.
Così, l’autonomia della funzione giudiziaria è minacciata; così il presidenzialismo all’italiana, cioè senza contrappesi e controlli, è oggetto di desiderio.Ci sono però altre separazioni, anche più importanti, che sono travolte: tra politica, economia, cultura, e informazione; tra pubblico e privato; tra Stato e Chiesa.
L’intreccio tra questi fattori della vita collettiva, da cui nascono collusioni e concentrazioni di potere, spesso invisibili e sempre inconfessabili, è la vera, grande anomalia del nostro Paese.
Economia, politica, informazione, cultura, religione si alimentano reciprocamente: crescono, si compromettono e si corrompono l’una con l’altra. I grandi temi delle incompatibilità, dei conflitti d’interesse, dell’etica pubblica, della laicità riguardano queste separazioni di potere e sono tanto meno presenti nell’agenda politica quanto più se ne parla a vanvera.Soprattutto, il risultato che ci sta dinnanzi spaventoso è un regime chiuso di oligarchie rapaci, che succhia dall’alto, impone disuguaglianza, vuole avere a che fare con clienti-consumatori ignari o imboniti, respinge chi, per difendere la propria dignità, non vuole asservirsi, mortifica le energie fresche e allontana i migliori.
È materia di giustizia, ma anche di declino del nostro Paese, tutto intero. Guardiamo la realtà, per quanto preoccupante sia.
Rivendichiamo i nostri diritti di cittadini.
Consideriamo ogni giorno un punto d’inizio, invece che un punto d’arrivo. Cioè: sconfiggiamo la rassegnazione e cerchiamo di dare esiti allo sdegno.
Che cosa possiamo fare dunque noi, soci e amici di Libertà e Giustizia? Possiamo far crescere le nostre forze per unirle alle intelligenze, alle culture e alle energie di coloro che rendono vivo il nostro Paese e, per amor di sé e dei propri figli, non si rassegnano al suo declino.
Con questi obiettivi primari.
Innanzitutto, contrastare le proposte di stravolgimento della Costituzione, come il presidenzialismo e l’attrazione della giurisdizione nella sfera d’influenza dell’esecutivo. Nelle condizioni politiche attuali del nostro Paese, esse sarebbero non strumenti di efficienza della democrazia ma espressione e consolidamento di oligarchie demagogiche.
Difendere la legalità contro il lassismo e la corruzione, chiedendo ai partiti che aspirano a rappresentarci di non tollerare al proprio interno faccendieri e corrotti, ancorché portatori di voti.
Non usare le candidature nelle elezioni come risorse improprie per risolvere problemi interni, per ripescare personaggi, per pagare conti, per cedere a ricatti.
Promuovere, anche così, l’obbligatorio ricambio della classe dirigente.
Non lasciar morire il tema delle incompatibilità e dei conflitti d’interesse, un tema cruciale, che non si può ridurre ad argomento della polemica politica contingente, un tema che destra e sinistra hanno lasciato cadere. Riaffermare la linea di confine, cioè la laicità senza aggettivi, nel rapporto tra lo Stato e la Chiesa cattolica, indipendenti e sovrani “ciascuno nel proprio ordine”, non appartenendo la legislazione civile, se non negli stati teocratici, all’ordine della Chiesa.
Promuovere la cultura politica, il pensiero critico, una rete di relazioni tra persone ugualmente interessate alla convivenza civile e all’attività politica, nel segno dei valori costituzionali.
Sono obiettivi ambiziosi ma non irrealistici se la voce collettiva di Libertà e Giustizia potrà pesare e farsi ascoltare.
Per questo chiediamo la tua adesione.
Informazioni di contatto : http://www.libertaegiustizia.it


lunedì 9 febbraio 2009

MARIO FRANCESE,il giornalista del Giornale di Sicilia ucciso 30 anni fa dalla mafia....

Il premio Francese tra giornalismo e teatro
Il 26 gennaio 1979 il cronista di giudiziaria pagava con la vita le sue inchiestecontro la mafia.
Nel trentesimo anniversario dell'omicidio si è tenuto a Palermo il primo appuntamento con l'edizione 2009 del riconoscimento a lui intitolato.Nicastro: "Abbiamo colto l'occasione per rinnovarne la formula e per affidarealla forza evocativa del linguaggio teatrale il compito di raccontare una storia umana e professionale che ormai è diventata un patrimonio morale collettivo". Tra le iniziative anche una cerimonia sul luogo del delitto organizzata dall'Uncie un volume che ripropone la sua ultima grande inchiesta pubblicata postuma.Siracusa, restaurata la lapide.
Il 6 febbraio serata organizzata dall'Assostampa
"Trent’anni fa il giornalismo siciliano ha perso un cronista di razza. Trent’anni dopo siamo qui a ricordare con Mario Francese il profilo di un giornalista scomodo e coraggioso: un professionista dell’informazione libera che non si fermava mai alla superficie della notizia e vi scavava dentro per ricostruirne il senso, i nessi e i contesti".

E' l'incipit dell'intervento del presidente dell'Ordine dei giornalisti di Sicilia, Franco Nicastro, alla serata "Una vita per la cronaca-Mario Francese, trent'anni dopo", iniziativa promossa dallo stesso Ordine in collaborazione con la società Zerotre e primo appuntamento con il premio intitolato a Francese, che verrà consegnato nella seconda metà dell'anno.
All'incontro al teatro Politeama, che ha proposto un mix di giornalismo e teatro, sono intervenuti, tra gli altri, Francesco La Licata, inviato della Stampa (ex giornalista de L’Ora e primo vincitore del premio Francese negli anni 90), e Gian Antonio Stella, firma di punta del Corriere della Sera, coautore del best seller La Casta, che ha ricevuto nel 2003 il riconoscimento dedicato al cronista siracusano ucciso dalla mafia trent'anni fa."Questa serata è il primo appuntamento con l’edizione 2009 del premio - ha aggiunto Nicastro -. È un’occasione che vogliamo cogliere per rinnovarne la formula e per affidare alla forza evocativa del linguaggio teatrale il compito di raccontare una storia umana e professionale che ormai è diventata un patrimonio morale collettivo. L'incontro, condotto dai giornalisti Costanza Calabrese e Salvo Toscano, ha vissuto infatti tre momenti di teatro, con i monologhi degli artisti palermitani Davide Enia ("L'uccello grifone"), Ernesto Maria Ponte ("Sono mafioso", scritto con Filippo D'Arpa) e Salvo Piparo (testo inedito e ispirato alla figura di Francese, scritto per l'occasione da Felice Cavallaro e Filippo D'Arpa).Intanto, sabato scorso è sbarcato nelle edicole palermitane, in allegato gratuito al mensile "S" diretto da Francesco Foresta, un volume che ripresenta l'ultima grande inchiesta del cronista trucidato da Cosa nostra, pubblicata postuma a puntate nel 1979 sul Giornale di Sicilia (un lavoro che fa riferimento a personaggi e vicende ancora attuali nelle indagini di mafia), assieme a due contributi firmati da Franco Nicastro e Felice Cavallaro, che inquadrano la figura di Francese nel contesto storico di quegli anni. Si tratta del primo speciale della collana "I quaderni di S", curata della redazione della rivista edita da Novantacento. Il volume porta lo stesso titolo della serata che si è svolta il 26 gennaio al Politeama.Per ricordare Francese a trent'anni di distanza dalla sua morte e' stata anche organizzata una manifestazione sul luogo del delitto. All'incontro promosso dall'Unci erano presenti i vertici dell'ordine dei giornalisti siciliani e del sindacato. Alle 10.30 e' stata celebrata una messa nella cappella delle suore Paoline in corso Vittorio Emanuele, di fronte alla cattedrale. Subito dopo, in una saletta della libreria delle Paoline, si è svolto il confronto sui temi etici del giornalismo e sui nuovi media tra il direttore di Famiglia Cristiana, don Antonio Sciortino, il presidente dell'Ordine dei giornalisti di Sicilia, Franco Nicastro, e il direttore della pastorale per le comunicazioni sociali dell'arcidiocesi di Palermo, Pino Grasso.Per l'anniversario della morte di Mario Francese una delegazione di studenti e docenti del liceo scientifico ''Einaudi'' di Siracusa ha partecipato alla cerimonia pubblica di sistemazione della lapide, appena restaurata, che ricorda il giornalista. Venerdi' 6 febbraio nell'aula magna del liceo siracusano, si svolgera' una serata in memoria di Mario Francese organizzata con l'Assostampa di Siracusa. La serata e' intitolata ''Divergevano due strade in un bosco'' riprendendo il verso di una poesia di Robert Lee Frost.
Mario Francese, siracusano, comincia la sua attività di giornalista all’Ansa nei primi anni 50, poi passa a La Sicilia di Catania, dove si occupa di cronaca giudiziaria e nera. La collaborazione con il quotidiano catanese si protrae fino alla fine degli anni 50 quando Girolamo Ardizzone lo chiama al Giornale di Sicilia, dove si occuperà sempre di giudiziaria, diventanto uno dei più esperti conoscitori delle vicende mafiose.

Il suo è un ormai raro esempio di giornalismo investigativo: fu il primo a intuire la scalata al potere mafioso dello schieramento dei corleonesi di Totò Riina e Luciano Liggio e a scoprire i legami tra mafia e appalti. Venne ucciso da Cosa Nostra la sera del 26 gennaio 1979 davanti alla sua abitazione.
(26 gennaio 2009)

Fonte:Odine dei giornalisti di Sicilia