venerdì 29 febbraio 2008

ANALISI STORICA DELLA KOSOVA/4 parte

6-IL '68 A PRISTINA
Il 27 novembre 1968 gli studenti dell'Università di Pristina organizzano una manifestazione che si trasforma in una vera e propria rivolta, all'insegna degli slogan "No alla colonizzazione della Kosova" e "Vogliamo essere una repubblica". Belgrado invia nella regione alcune unità dell'esercito e i carri armati prendono il controllo di Pristina, ma nel giro di qualche settimana scoppiano manifestazioni simili anche nelle zone a maggioranza albanese della Macedonia, che costringono per la prima volta le autorità di Skopje a riconoscere alcuni diritti nazionali agli albanesi della repubblica. Nel 1969 il Parlamento serbo adotta una nuova costituzione per il "Kosovo", che prevede la creazione di un sistema giudiziario della provincia, maggiori poteri di autonomia nell'amministrazione, la parità tra le lingue albanese, serboùcroata e turca e la creazione dell'Università albanese di Pristina, che sarà negli anni seguenti un punto di riferimento anche per gli albanesi della Macedonia e del Montenegro.
Nel 1974 il progetto di decentralizzazione a livello federale culmina con l'approvazione di una nuova Costituzione che fa delle province autonome della Kosova e della Vojvodina soggetti federali con diritto di veto all'interno della loro repubblica, un fatto che provoca un forte risentimento nelle autorità serbe, le quali recriminano inoltre che nulla di simile sia stato proposto per la minoranza serba in Croazia. Contemporaneamente alla ristrutturazione della federazione, la Costituzione prevede un'intensificazione del sistema dell'autogestione che aprirà nuovi spazi all'espressione politica degli albanesi della Kosova, anche se largamente frustrata dalla sostanziale mancanza di democrazia in Jugoslavia e dalla natura burocratica e verticistica delle misure adottate. Permangono quindi l'insoddisfazione e le tensioni, come testimoniano il processo svoltosi nel 1974 contro vari studenti di Pristina che avevano fondato un "Movimento per la liberazione nazionale del Kosovo" che chiedeva l'unione delle regioni a maggioranza albanese della Macedonia e del Montenegro con la Kosova e quello del 1976 contro lo scrittore Adem Demaci e altri 18 albanesi, accusati di avere criticato i dirigenti della SKJ e il sistema dell'autogestione e condannati alla pena pesantissima di 15 anni di prigione, pur non avendo né predicato né messo in atto azioni violente.
Nonostante questo, vi sono degli indubbi progressi: aprono numerose testate giornalistiche in albanese, si intensificano gli scambi con l'Albania e la storia nazionale non è più un tabù assoluto, mentre l'Università albanese di Pristina può adottare programmi propri. Questo processo di emancipazione, pur carente di democrazia, viene reso ancora più dinamico dalla struttura demografica della popolazione della Kosova, nella quale, in conseguenza dell'alto tasso di natalità, si fa sempre più ampio l'elemento giovanile. A livello economico permangono invece le distorsioni del passato e il "Kosovo" rimane sempre un produttore di materie prime per le altre repubbliche e un beneficiario massiccio di sovvenzioni statali. Per avere un'idea delle disparità all'interno della federazione basta citare il dato del 1979 secondo cui il reddito pro capite nella Kosova era di $795, mentre la media jugoslava era di $2.635 e la repubblica più ricca, la Slovenia, aveva un reddito pro capite di $5.315...CHE "STRANA" ANALOGIA CON LA SICILIA!...
A livello politico si ha in questi anni la rapida formazione di una classe politica albanese, che viene ben presto cooptata anche nelle più alte strutture della repubblica e della federazione, ma sull'agire di questa classe politica peserà sempre il fatto di essere per l'appunto espressione non della volontà degli albanesi, quanto piuttosto dei vertici federali e serbi. Inoltre, con il consolidarsi delle proprie posizioni, tale classe politica diventa il principale fruitore e amministratore dei fondi di assistenza alla provincia e diviene sempre più interessata a favorire gli interessi di Belgrado piuttosto che quelli della popolazione della Kosova. Basti pensare, a tale proposito, che il 25% degli occupati nella Kosova era rappresentato in quel periodo da funzionari statali ben retribuiti, i cui privilegi provocavano tra l'altro il risentimento dei moltissimi lavoratori sottopagati o disoccupati.

(continua)
***nella foto,i festeggiamenti a Pristina per l'Indipendenza(17 febbraio 2008)

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