Abbanoa? AbbaLìbera! Sardi uniti nell'autoriduzione.
“Non una goccia d’acqua al mare se prima non abbia fecondato la terra”, era lo slogan degli anni '50, quando in Sardegna si dava avvio alla razionalizzazione dell'assetto idrico. Nessuno si accorgeva di come si andavano a modificare pian piano i rapporti tra le istituzioni e i cittadini.Ciò che di visibile oggi resta, sono le bollette di Abbanoa, sono 57 dighe di cui 4 in costruzione, 2 non invasabili, 32 collaudate di cui 7 a invaso ridotto o nullo, 19 in corso di collaudo. Di visibile resta un paesaggio malamente alterato nella morfologìa e nella mentalità, soprattutto quella di gruppi di potere e clientele che della sacralità dell'acqua hanno perso coscienza per farne libero arbitrio sulle nostre spalle. In questi anni iRS indipendèntzia Repùbrica de Sardigna, ha più volte denunciato le gravi connessioni tra politica e affari in tema di risorse idriche in Sardegna.iRS si è attivamente pronunciata con l'occupazione del Teatro Lirico di Cagliari nel 2006 mentre si festeggiavano i 60 anni dell'E.A.F., Ente Autonomo del Flumendosa (ente strumentale della Regione) il quale, per uscire dai limiti territoriali definiti per statuto dentro il Campidano di Cagliari, si trasformava in E.R.I.S. per estendere le competenze territoriali in tutta l’isola e due mesi dopo in EN.A.S. per ingiustificate ambizioni di prestigio ancora, con la classe politica sarda votante all'unanimità: tutti collusi! Oggi la Regione mantiene le concessioni dell'acqua, che viene gestita dall’En.a.s. per venderla alla fallimentare Abbanoa spa che compra e mantiene la bocca chiusa visto che nelle finanziarie trova agevolazioni per 20milioni di euro nel 2007 e nel 2008 si vedrà, e intanto l'Autorità d'Ambito controlla. Ma i conti non quadrano: l'Autorità d'Ambito con il suo consorzio di Comuni e Provincie, incorpora tutta la Sardegna e doveva nascere secondo l'italiana Legge Galli ('94) attraverso lo studio dei territori da parte delle Provincie. La Regione Sardegna però, col fatto che bisognava fare in fretta per non perdere i finanziamenti europei, come si evince da un'interrogazione del consigliere Gavino Sale in Provincia a Sassari, ha estromesso le Provincie stesse.Il piano era preordinato. In questa storia l'Europa non c'entra, è stato stabilito solo che ogni paese nelle questioni acqua deve vigilare perchè non sia inquinata, stabilendo che chi inquina, paga. Per il resto ci sono nazioni europee dove l'acqua resta pubblica e le famiglie non conoscono il caro bolletta come da noi. Ma i conti non quadrano: l'Autorità d'Ambito si mantiene con le quote dei Comuni e con le tariffe e impone il gestore unico Abbanoa di cui paradossalmente il Presidente è anche Direttore dell'Assessorato ai Lavori Pubblici. Per legge l’Assessorato dovrebbe intervenire ripristinando la legalità in caso di inadempienze dell'Autorità d'Ambito verso il gestore Abbanoa. In pratica dovrebbe monitorare se stesso. E' un pò come la deriva dei Continenti: fino alla collisione! E’ recente l’intervento dell’Authority dei lavori pubblici che ha aperto un’indagine su 64 Autorità d’Ambito in tutta Italia: nel mirino c’è anche l’Ato della Sardegna e Abbanoa, perché ci sarebbe una sovrapposizione tra controllore e controllato. La gestione dell'acqua nella nostra terra è un fatto di illegalità, tuttavia i responsabili mantengono un basso profilo, ad alcuni bollette insostenibili ad altri normali, così pensano che a lungo andare ci abitueremo a queste trappole istituzionali e a questi soprusi. E poi da noi i decreti legislativi modificano continuamente il quadro normativo di riferimento, ecco quindi comparire la facoltà per i paesi delle comunità montane sino a 1000 abitanti di mantenersi la gestione dell'acqua: in 137 potrebbero autogestirsi (legge152), "previo consenso dell'Autorità D'Ambito"!!!!. Una valanga d'ipocrisìe. Intanto è sotto gli occhi di tutti lo squilibrio a nostro carico: il 90% del costo del servizio idrico ricade sul popolo sardo, il 10% sui proprietari delle seconde case non residenti che però utilizzano il 50% del servizio, questo è impostato per quattro milioni di abitanti considerate le presenze estive, ma le strutture devono essere mantenute efficienti tutto l'anno.Sono circa 1800 i lavoratori che a diverso titolo operano nel settore idrico, chiedono assorbimento e un salario dignitoso, ma questo di mantenere il lamento delle classi deboli è un arte dei padroni del sistema per continuare nel gioco perverso che più si “scassa” più c’è da speculare!. Intanto come sentinelle le bollette da pagare stanno lì a ricordarci che i conti non tornano. Ora i cittadini si difendono come possono con l'autoriduzione per sopraggiunte difficoltà economiche, iRS è con loro fino alla disobbedienza civile, perchè l'acqua è monopolio naturale, un bene comune, un consumo obbligatorio insostituibile, la fonte di vita, un diritto umano universale e proprietà di nessuno perchè non è una merce.Sono presenti in questa conferenza stampa come primo coordinamento, il Presidente del Comitato popolare di Sedini Bustianu Mureu, con 250 ricevute di autoriduzione su 400 utenze, la Presidente del Comitato Popolare di Ulassai Linda Puddu, l’ex sindaco del Comune commissariato di Fluminimaggiore Mauro Carta, il Presidente di Acqua Gravità Pier Luigi Floris, Tore Ventroni del Sindacadu de sa Nazione Sarda responsabile di Abba Libera, la docente Dolores Lai e il suo caso di autoriduzione a Cagliari, Gavino Sale e Bettina Pitzurra.iRS qui propone le misure da adottare per il ripristino della trasparenza nella gestione dell'acqua in Sardegna:
1) abolizione dell’ Agenzia regionale per l’acqua, dell’En.a.s., dell'Autorità d'Ambito e di Abbanoa e creazione di un Ministero dell'acqua a sè stante, con reggenza superpartes fuori dai partiti, in carica per dieci anni con elezione popolare e verifica popolare ogni due anni
2) il Ministero dell'acqua dovrebbe dare indirizzi e non gestire il bene vitale
3) la gestione verrebbe restituita ai Comuni con assemblee a gestione volontaria diretta dell'acqua perchè hanno le fonti, consorziati con altri Comuni fin dove l'intelligenza del risparmio sta nella caduta a forza gravitazionale
4) il Ministero dovrebbe controllare gli sprechi d'acqua perenni esercitati dalle derivazioni idroelettriche: il Gennargentu perde in mare 100 milioni di mc l'anno e a Tortolì solo da oggi? hanno l’acqua potabile nei rubinetti
5) l'acqua misurata senza tariffe per uso domestico, un tributo equo per le strutture di distribuzione e la loro manutenzione a carico della fiscalità generale controllata
6) ripresa dell'acquedotto metropolitano di Donori, baricentro di distribuzione per Cagliari e hinterland dove risiede metà della popolazione sarda
7) riapertura delle fonti pubbliche
8) introduzione del biologo come responsabile della gestione sull'uso delle acque
9) gestione comunale dell'acqua per i grandi impianti turistici
10) Tributo vitale alto per piscine, industrie civili e militari, campi da golf e villaggi vacanze
11) stabilizzazione dei lavoratori dell'acqua per il coinvolgimento totale nella manutenzione.
E’ ora che i Sardi prendano una posizione coraggiosa per il ripristino soprattutto della dignità e il recupero di una lunga storia di rispetto verso ciò che è senza fine, Fonte della Vita originaria: l’ACQUA.
Cagliari, lunedì 26 maggio 2008
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