venerdì 7 marzo 2008

NEL REGNO DELLE DUE SICILIE SI FACEVA GIA' NEL 1832 LA RACCOLTA DIFFERENZIATA!

Tratto da"PANORAMA " del 7/2/2008
Napoli pulitissima (era il 1832)
RIFIUTI Un’ordinanza della prefettura di polizia in epoca borbonicaregolamentava nei dettagli «spazzamento e innaffiamento»delle strade. Compresa una raccolta differenziata del vetro.
di CHIARA PALMERINI
Il problema della spazzaturaa Napoli in età borbonica era stato risolto. Non solo,quasi 200 anni fa si parlavagià di raccolta differenziata.
Difficile da credere?
Ecco che cosa ordina ai napoletani,nel 1832, il prefetto di polizia Gennaro Piscopo: «Tutt’i possessori, o fittuarj di case,di botteghe, di giardini, di cortili, e di posti fissi, o volanti,avranno l’obbligo di fari spazzare la estensione di strada corrispondente al davanti della rispettiva abitazione,bottega, cortile, e per lo sporto non minore di palmi dieci di stanza dal muro, o dal posto rispettivo». Il prefetto aggiunge che«questo spazzamento dovrà essere eseguito in ciascuna mattina prima dello spuntar del sole, usando l’avvertenza di ammonticchiarsi le immondezze al lato delle rispettive abitazioni, e di separarne tutt’i frantumi di cristallo, o d ivetro che si troveranno, riponendoli in un cumulo a parte». Raccolta differenziata antelitteram? Lo sostiene il Consorzio per il recupero del vetro(Coreve), che ha rispolverato questo documento d’epoca con buon tempismo come curioso memento: le soluzioni,a volerlo, si trovano e anche un passato ormai dimenticato può dare lezioni di civismo.«I comuni della Campania,che entro 60 giorni devono presentare un piano per la raccolta differenziata, dovrebbero incaricare archivisti invece che ingegneri» ironizza Dante Benecchi, direttore del Coreve.Era già tutto stabilito. Neldettagliato documento del prefetto, in 12 articoli, si descrivonole modalità della raccolta e chi ne è responsabile;si stabilisce il divieto di gettare a qualsiasi ora dai balconi«alcun materiale di qualunquesiasi natura», comprese«le acque servite per i bagni», e di «lavare o di spandere panni lungo le strade abitate";si stabiliscono pene per le contavvenzioni,non escludendo la detenzione.
Insomma, nel Regno delle Due Sicilie si faceva già un’attenta riflessione sul problema dell’accumulo di immondizia, e si pensava anche a come evitare di far finire tutto in un unico calderone,ovvero discarica. Una bella differenza con la situazione di oggi.Secondo l’ultimo rapporto dell’Osservatorio nazionale sui rifiuti, nel 2005 sono state prodotti in Italia 31,6 milionidi tonnellate di rifiuti urbani, smaltiti per la maggiorparte ancora in discarica.Mentre però al Nord finisce lì, senza alcun recupero,il 36 per cento della spazzatura prodotta, al Sud la percentuale è doppia e in alcune province raggiungel’80-90 per cento.
È questo uno dei nodi da sciogliere non solo per risolverel’emergenza odierna, ma anche per evitare che situazioni del genere si ripetano. Il Coreve per esempio calcola che, se ben organizzata, la raccolta differenziata del vetro potrebbe facilmente arrivare in Campania a 180 mila tonnellate,contro le 31 mila raccolte nel 2007.
Da qualche parte funziona già. Per esempio nella zona di Polla, provincia di Salerno, e dintorni, si raccolgono già oggi 20,5 chili di vetro da riciclare per abitante, 5 volte il valore medio degli altri comuni della Campania.
***L'0rdinanza di cui parla Chiara Palmerini è un decreto del Regno delle Due Sicilie (3 maggio 1832)che analizza e regolamenta l’intera situazione igienica dei rifiuti napoletani.

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