Quattro mila villaggi distrutti, migliaia di persone scomparse, incarcerate o uccise, 4 milioni di persone trasferite con la forza in Turchia: questi i numeri della tragedia dei cittadini kurdi, sconosciuta ai molti, ma che viene raccontata con rigore scientifico nella 'Terra del silenzio', (ed. Infinito) il libro che testimonia l'oblio calato su questo popolo. Il lettore conoscerà prima la storia di una tragedia di pulizia etnica e deportazione forzata accaduta nel silenzio dell'Europa, poi capirà perché l'omertà mediatica è così diffusa e in ultimo si domanderà se la Turchia può entrare in Europa.
Il volume è innanzitutto un'indagine sociologica, svolta con rigore scientifico, imparzialità e dedizione supportata dall'utilizzo di tabelle grafiche che mostrano una visione statistica dei dati a testimonianza di un dramma dimenticato: quindici anni di repressione da parte del governo turco che ha tentato la cancellazione dell'identità culturale kurda e la negazione dei loro diritti umani. Il lavoro dello scrittore e sociologo Mehmet Barut, esperto di fenomeni migratori, è la prima ricerca esistente sui profughi del gruppo etnico medio-orientale di ceppo iranico, portata all'attenzione dell'opinione pubblica e della classe politica, nel periodo del dibattito sull'eventuale ingresso della Turchia in Europa. "E' una situazione che crea problemi a livello internazionale e che distrugge la dignità umana", racconta lo studioso.Tradotto con cura dal kurdo grazie all'Ics di Alessandria e commissionato dall'associazione sui profughi ad Istanbul Goec Der, il libro è un viaggio incredibile attraverso le dolorose e tragiche vicende di un popolo costretto a vivere da estraneo in Turchia con il desiderio di tornare indietro. La ricerca è sul periodo compreso tra i primi anni 80 e fine anni '90 su un campione di 17.845 persone.
Dopo questo lavoro lo scrittore è stato processato in base all'articolo 312 del codice penale turco e anche se assolto, in seguito ad un altro provvedimento disciplinare dell'Università nei suoi confronti, è stato escluso dall'insegnamento universitario. Continuamente si registrano infatti in Turchia casi di giornalisti scrittori imputati per reati di opinione e dove non arriva la mano della giustizia, arriva quella dell'assassino.
Hrant Dink, direttore ed editore del settimanale bilingue armeno-turco Agos, noto alle cronache per due processi per offesa all'identità turca, è stato ucciso poche settimane fa nel centro di Istanbul in pieno giorno mentre usciva dalla sede del suo giornale da un giovane ultranazionalista.
Uno dei più importanti scrittori turchi, il premio nobel per la letteratura Oran Pamuk perseguitato per le sue prese di posizione sui massacri di armeni e curdi (alcune sue dichiarazioni gli costarono, nel 2005, un'incriminazione e un processo, poi sospeso e annullato), ha lasciato definitivamente la Turchia, per trasferirsi in America.
Mehmet Barut, è nato a Salibli nel 1963.Parla inglese ed è specializzato in sociologia generale e metodologia. Ha insegnato sociologia all’università di Mersin; è sposato e ha una figlia.Ha svolto una ricerca sugli sfollati interni in Turchia ed è stato relatore di una ricerca sulle necessità impellenti degli sfollati per l’associazione Göc-Der. A causa di questo lavoro è stato avviato un processo a suo carico in base all’articolo 312 del codice penale turco.Anche se assolto il caso non è stato chiuso: infatti, poco dopo è iniziato un procedimento disciplinare dell’università nei suoi confronti, che si è concluso con l’esclusione dall’insegnamento universitario. Pertanto a tutt’oggi il Mehmet Barut insegna nel liceo di Mardin.L’opinione pubblica del Kurdistan turco lo considera un grande intellettuale.
***per informazioni e contatti: http://www.kurdish-info.net/
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