"Uomo di tenace concetto".
Parlo di Pio La Torre, mutuando da Sciascia la geniale espressione che sa di coerenza e di profonda religiosa dedizione, di ardente impegno e di fede intramontabile.
Potrei dire che è uno di quelli che amano operare secondo "un vasto programma d'eternità", come è scritto in quei versi di De Andrè, un poeta che alberga nei nostri cuori.
Potrei dire che mi ricorda quegli uomini che agiscono con chiarezza e distinzione, con la nobiltà e l'umiltà della propria azione quotidiana.
È, forse, "solo" uno dei tanti esempi a cui dovremmo ispirare le nostre giornate, con cui dovremmo condividere dei progetti di lotta, a cui dovremmo rivolgere le nostre laiche ferventi religiose preghiere.
La memoria in questa terra succede che spesso muoia, il ricordo come vittima di una damnatio memoriae, come se ciò che è stato potesse essere un freno alle "magnifiche sorti e progressive" che ci aspettano (fino a rendersi conto della sorte progressivamente disastrosa del nostro presente). Mi è sempre piaciuto trovare le relazioni tra i problemi e posizionare delle freccette immaginarie ad individuare i rapporti tra le cose, insomma, fare eziologia dei fatti.
La memoria in questa terra succede che spesso muoia, il ricordo come vittima di una damnatio memoriae, come se ciò che è stato potesse essere un freno alle "magnifiche sorti e progressive" che ci aspettano (fino a rendersi conto della sorte progressivamente disastrosa del nostro presente). Mi è sempre piaciuto trovare le relazioni tra i problemi e posizionare delle freccette immaginarie ad individuare i rapporti tra le cose, insomma, fare eziologia dei fatti.
E la mancanza di memoria, la cultura dell'eterno presente in cui tutto nasce e muore, si usa e si getta, si consuma e si va, ha un denominatore comune: la fine di ogni senso critico, la morte di ogni "perché ", suprema sintesi di dignità umana, e ha una comune implicazione: la barbarie civile.E trovo che sia un gesto barbaro e incivile quello di strumentalizzare una figura come quella di Pio La Torre.
Pio La Torre è un siciliano e rappresenta la Sicilia onesta, patrimonio di noi tutti, è un simbolo di giustizia e coerenza, c'è in lui il carisma di un uomo Politico, nell'accezione più alta (nonché l'unica seria e stimabile) del termine, uomo della polis, uomo partecipe della vita della sua città, della sua terra, del suo paese.
Oggi in cui ci sentiamo tutti, per dirla come Gaber, "gabbiano senza più neanche l'intenzione del volo perché ormai il sogno si è rattrappito. Due miserie in un corpo solo", io credo che si dovrebbe far tesoro dell'impegno civile e sociale, fino al supremo sacrificio della vita, di un uomo come Pio La Torre e trovare il coraggio di indignarsi e dire no. Se proprio c'è che polemizza su figure come quella di Pio La Torre in nome di una presunta quanto inconcepibile cultura bipartisan, una cultura questo-a-me e questo-a-te, divisione equa e solidale di simboli e figure, io allora propongo di scegliere le veline, anziché secondo l'alternanza ormai classica e vetusta bionda-mora, secondo le loro inclinazioni politiche (espresse magari dalle prestigiose tribune di Buona Domenica o di Verissimo).
Sapete, io non sono d'accordo con Umberto Eco, del quale sempre meno frequentemente capisco le intenzioni recondite e sottese, che intitola una delle sue Bustine di Minerva "Via le Vie" e considera come il nostro sistema toponomastico produca l'effetto di gettare nel dimenticatoio le figure che vorrebbe celebrare.
La questione qui è recuperare il senso della memoria, perché il pericolo di revisionismi e stravolgimenti dei fatti, se non si vigila bene, potrebbe indurre qualcuno, com'è accaduto, a dire cose incivili e barbare come che un aeroporto intitolato a Falcone e Borsellino creerebbe danni al turismo siciliano (un anno fa il presidente dell'Ars Miccichè diceva: "Noi trasmettiamo sempre un messaggio negativo. Ad esempio, se qualcuno, in viaggio per Palermo in aereo, non ricorda che l'immagine della Sicilia è legata alla mafia, noi la evidenziamo subito già con il nome dell'aeroporto... ").
Pio La Torre difese i diritti dei braccianti della sua terra, propose una legge che introduceva il reato di associazione mafiosa (legge Rognoni-La Torre) e una norma per la confisca dei beni ai mafiosi. Dagli alti scranni del Parlamento non si scordò della sua terra e ci tornò già nel 1981. Si oppose alla costruzione della base missilistica di Comiso, denunciò la pesante speculazione edilizia.
La mattina del 30 aprile 1982 viaggiava insieme a Rosario di Salvo.
Si accostarono all'auto due motociclisti e la crivellarono di colpi, uccidendo entrambi.
Nel 1992, un mafioso pentito, Leonardo Messina, rivela che mandante dell'assassinio era stato Totò Riina, capo dei Corleonesi, che aveva ordinato la spedizione punitiva per la proposta di legge riguardante i patrimoni dei mafiosi.
Proposta di legge che, ricordiamo, adesso è legge a tutti gli effetti (109\96), grazie alla raccolta di oltre un milione di firme da parte dell'associazione Libera.
Io non posso credere che una giunta comunale possa pensare che non sia opportuno per la città di Comiso lasciare l'intitolazione di un aeroporto a Pio La Torre, preferendogli quella del generale fascista Magliocco, perché, beh sapete com'è...era intitolato a lui quando in Italia c'era al potere un ometto dall'aria campagnola, e dalla mandibola possente, che declamava, con incredibile verve drammatica, i suoi discorsi dagli altoparlanti d'Italia!
Questo ricordo è per lui e per tutti coloro che hanno consegnato "alla morte una goccia di splendore, di umanità, di verità".
Alfio Bonaccorso, volontario di Addiopizzo Catania
Alfio Bonaccorso, volontario di Addiopizzo Catania
Nessun commento:
Posta un commento