Bisogna saper perdere
Scritto da Corrado Armenia
martedì 23 dicembre 2008
Domenica pomeriggio ho avuto la fortuna di assistere a una meravigliosa partita di calcio tra il Catania e la Roma, un evento sportivo che mi ha ancor di piu' avvicinato al fascino di questo sport che riesce a emozionare chi, come me, ne apprezza l'imprevedibilita', la fantasia e l'alternanza di momenti esaltanti con momenti di grande difficoltà, ma oggi, a 48 ore di distanza, sono molto piu' che amareggiato per il seguito mediatico che ha avuto questo evento.
In quasi tutte le trasmissioni sportive si è deciso di stigmatizzare con un certo piglio gli atteggiamenti di mr.Zenga subito dopo il triplice fischio, la pseudo-zuffa del sottopassaggio nella quale, da quanto apprendo dai vari articoli letti e dai servizi televisivi, è accaduto presumibilmente di tutto e di più.
In pochi, insomma, si sono voluti interessare di ciò che di sportivo accadeva in campo anche se gli spunti da cui partire erano tantissimi.
La partita aveva invece offerto un grande spettacolo: La piccola provinciale stava mettendo sotto i vice-campioni d'Italia che dimostrandosi tali, avevano tentato la rimonta dallo 0-3 terminandola con un 2-3 finale pieno di quell'ovvio nervosismo che si registra in una qualsiasi partita di calcio nella quale si riscontra una rimonta di queste fattezze. Sono volati quindi i soliti vaffa di turno, che, se mi permettete un commento, non sono affatto un eccezione, ma la regola in questo sport, qualche giocatore ha perso le staffe marcatamente e si è quindi spostata radicalmente l'attenzione ( quello che io amo definire"il gusto del sangue" ) su questi miseri eventi di pura istintualità bestiale che nessuno vuole giustificare ma che il moralismo più basso di certa informazione tende sempre a mettere in risalto così da permetterne anche il loro ripetersi.
Non è comunque finita qui.
Il rimpallo mediatico è arrivato addirittura a parlare di coltelli e di punizioni esemplari da trovare per fermare l'argine della violenza e nessuno ha stigmatizzato gli episodi ( di entrambe le squadre si intenda ) che invece hanno nel loro svolgersi una natura evidentemente violenta ( o diseducatrice come in genere si preferisce definire questi eventi ) e che meritavano un approfondimento disciplinare dagli organi preposti nonchè dagli organi di stampa ( mi riferisco alla furia di Mexes nel fine partita e tutto ciò che è accaduto nel sottopassaggio ).
Si è invece montata una polemica che mette contro l'una e l'altra società, l'una e l'altra tifoseria e l'una e l'altra città che si rimpallano vicendevolmente le responsabilità di quanto accaduto: La Roma lamentandosi di un presunto clima intimidatorio nello stadio Massimino e il Catania sostenendo che il gioco scorretto dei giocatori giallorossi non fosse stato sanzionato dovutamente dall'arbitro Rosetti. Un misero esempio della volontà di trovare la giusta spiegazione di quanto accaduto, la volontà di acuire ( se già non ce ne fosse il bisogno) una rivalità tra due ambienti che non può far bene a nessuno dei due. Perchè la spasmodica ricerca del colpevole aumenta solo la cultura del dubbio e dell'odio e il gioco del calcio diventa così solo una vetrina per il gossip o le notizie di cronaca. Tutti noi sappiamo che il calcio è invece ben altro, il problema è che si mescola ad una cultura retrograda che non lo aiuta a crescere i suoi valori sportivi e ad avere , quindi, quel ruolo di educatore che tutti, a parole, dicono che dovrebbe avere.
La mia verità, non perchè sono catanese, o perchè sono sospinto da una simpatia sportiva per il Catania calcio, è che domenica pomeriggio una squadra importante, che non ci stava a perdere, ha perso il controllo di qualche suo giocatore creando delle reazioni a catena violente che hanno diversi responsabili ma, che, in fondo, ci hanno semplicemente dimostrato, senza ricorrere a storie di rivalità che risalgono al 7-0 dell'olimpico di 2 anni fa o alla partita finale del campionato scorso e all'atteggiamento intimidatorio dello stadio catanese, che nel calcio, come nella vita, può accadere che si perda, anche quando non si merita ( e non è il caso di domenica), anche quando si gioca contro una squadra che sulla carta ti è inferiore, perchè questo è lo sport ed è questo che, semplicemente, bisogna imparare dallo sport.
Purtroppo qualcuno lo ha voluto dimenticare, ma bisogna saper perdere.
Buon Natale e buon anno a tutti.
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Fonte: www.cataniaoggi.com
martedì 23 dicembre 2008
Caro Spalletti..."bisogna saper perdere"!
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