Una tale risposta evita di riconoscere che il presidente Mikhail Saakashvili di Georgia ha inferto una vero colpo agli Stati Uniti e alla Nato, così pure come alla stessa Georgia, che, per un periodo di tempo imprevedibile sarà una nazionae a sovranità limitata, e costituirà un enorme imbarazzo per i suoi alleati occidentali.
La Georgia avrà ora truppe russe stazionanti indefinitamente sul suo territorio per proteggere l'Ossetia del Sud e l'Abkhazia – da ora in avanti da considerarsi come entità autoproclamatesi indipendenti ma sotto protezione russa o, eventualmente annesse dalla Russia su loro stessa richiesta. I russi, a questo punto, preferiscono una autoproclamazione di indipendenza perchè – come a loro piace sottolineare – seguirebbe in al modo il precedente dell'autoproclamazione di indipendenza del Kosovo dalla Serbia, nel febbraio di quest'anno, patrocinato dagli Stati Uniti.
La crisi ha rappresentato un punto di svolta nelle relazioni internazionali perchè dimostra che gli Stati Uniti non difenderanno la Georgia nonostante l'impressione che Washington - dopo avere istruito le truppe georgiane e avere esplicitato che il governo di Saakashvili era sotto la sua protezione, - fosse in qualche modo implicata nell'attacco contro l'Ossetia del Sud e sui soldati russi che erano colà stanziati, legalmente, come “peacekeepers”.
Quesi soldati russi sono stati là per 16 anni in base a un accordo internazionale che aveva fatto seguito al primo tentativo georgiano di “ricuperare” le storicamente e linguisticamente distinte Ossetia del Sud e Abkhazia, e che erano state protettorati autonomi o regioni russe dal 1810.
Ora il vice-presidente Dick Cheney si appresta a visitare la Georgia la prossima settimana, dopo due visite in Azerbajgian e Ucraina – che indubbiamente hanno bisogno di qualche conforto dopo questo dispiegamento di furia russa e di “”moderazione diplomatica” americana (leggi assenza di alternative razionali). I vascelli navali americani sono ora nel Mar Nero e uno di essi, un cacciatorpediniere, ha portato un po' di forniture umanitarie nel porto meridionale georgiano di Poti.
I russi hanno oscuramente dichiarato il loro sospetto che le navi americane stessero trasportando armi in Georgia. E sebbene i russi abbiano estirpato tutto ciò che era rimasto dei nuovi equipaggiamenti militari americani e tutte le installazioni recentemente donate alla Georgia, è improbabile che Saakashvili voglia ricominciare di nuovo la guerra (almeno nell'immediato, a meno che Cheney si appresti a portare con sé la 82-esima divisione aviotrasportata e la Sesta Flotta. Cosa, che, evidentemente sembra che Saakashvili si aspettasse di ricevere la notte in cui la sua invasione si è trasformata in una disfatta.
“Dov'è l'America?” ha detto, “dov'è il Mondo Libero?”
Da allora egli ha ricevuto rassicurazioni dal candidato presidenziale John McCaine e dal compagno di corsa di Barack Obama, Joe Biden, entrambi ammiratori appassionati del malcapitato liberatore georgiano.
Tutto ciò è stato una inane e stupida faccenda, eccetto che per gli sfortunati che sono stati uccisi o feriti, che hanno perduto le loro case, o che sono stati etnicamente espulsi da una delle parti nel corso degli ultimi giorni e ora piangono il loro stato di rifugiati. Gli Stati Uniti hanno lasciato Saakashvili e i georgiani come sospesi in aria dopo avere raccontato loro che sarebbero divenuti parte della Nato e avrebbero contribuito a spargere la libertà nel Caucaso.
L'Ucraina e i paesi baltici hanno ricevuto la lezione che le grandi potenze non vanno in guerra contro altre potenze pesantemente armate per risolvere antiche dispute settarie o rivalità linguistiche in paesi clienti, anche se questi sono potenziali nuovi membri della Nato.
La Polonia e la Repubblica Ceca hanno ritenuto prudente soddisfare le ossessioni di Washington e dei suoi produttori di armi costruendo un sistema di difesa antimissile contro un Iran che commettesse un suicidio. Ora scoprono che Mosca è furiosa del fatto che essi si sono fidati sulla parola degli Stati Uniti, ma su un pasticcio che a quanto pare i politici di Washington hanno messo in piedi per titillare gli elettori e per fare soldi.
Israele ora si trova con la Siria che parla con i fornitori moscoviti di armi. La cooperazione russa con gli USA su varie materie, - Iran, Hamas, Hezbollah, il contro-terrorismo e le forniture di petrolio e di gas all'Europa – è possibile che stia per finire.
Perchè?
Tutto ciò è stato una inane e stupida faccenda, eccetto che per gli sfortunati che sono stati uccisi o feriti, che hanno perduto le loro case, o che sono stati etnicamente espulsi da una delle parti nel corso degli ultimi giorni e ora piangono il loro stato di rifugiati. Gli Stati Uniti hanno lasciato Saakashvili e i georgiani come sospesi in aria dopo avere raccontato loro che sarebbero divenuti parte della Nato e avrebbero contribuito a spargere la libertà nel Caucaso.
L'Ucraina e i paesi baltici hanno ricevuto la lezione che le grandi potenze non vanno in guerra contro altre potenze pesantemente armate per risolvere antiche dispute settarie o rivalità linguistiche in paesi clienti, anche se questi sono potenziali nuovi membri della Nato.
La Polonia e la Repubblica Ceca hanno ritenuto prudente soddisfare le ossessioni di Washington e dei suoi produttori di armi costruendo un sistema di difesa antimissile contro un Iran che commettesse un suicidio. Ora scoprono che Mosca è furiosa del fatto che essi si sono fidati sulla parola degli Stati Uniti, ma su un pasticcio che a quanto pare i politici di Washington hanno messo in piedi per titillare gli elettori e per fare soldi.
Israele ora si trova con la Siria che parla con i fornitori moscoviti di armi. La cooperazione russa con gli USA su varie materie, - Iran, Hamas, Hezbollah, il contro-terrorismo e le forniture di petrolio e di gas all'Europa – è possibile che stia per finire.
Perchè?
Perchè un certo numero di politici delle Amministrazioni Clinton e Bush II, e nel Pentagono, hanno deciso che avrebbe potuto essere una dimostrazione gratuita del potere americano di estendere la legge della Nato fino davanti alla porta d'ingresso della Russia.
di William Pfaff.
di William Pfaff.
(tradotto da "International Herald Tribune "del 29 agosto 2008)
Nessun commento:
Posta un commento