"Buongiorno Presidente,con la presente sono a GRIDARE il mio sdegno in merito al silenzio che attornia le malattie professionali che portano alla morte degli operai che non riescono neanche ad arrivare all'età pensionabile; uno di questi era MIO PADRE...S. S., 50 anni, morto il 15/02/2008 dopo 1 anno e mezzo di lotta contro il carcinoma al polmone indicato come EFFETTO COLLATERALE di una professione potenzialmente pericolosa: il saldatore!
Ho visto mio padre trasformarsi da metalmeccanico infaticabile alto 1,80m e del peso di 90kg a pensionato coatto indigente di 60kg; solo gli occhi sorridenti potevano ricordare l'uomo forte, testardo, sensibile, carismatico, innamorato della moglie, delle figlie e della vita che era prima che fosse travolto dallo tsunami CANCRO e dal ciclone INDIFFERENZA ISTITUZIONALE.
Egli non aveva scelto una professione né pericolosa né remunerativa ma era soddisfatto ed orgoglioso di essere un OPERAIO; certo, lo stipendio immutato per anni, non gli ha certo risparmiato ansie famigliari e lotte sindacali ma tutto sommato "a casa non mancava niente" e lui era riuscito a far prendere il diploma a me e a far continuare gli studi a mia sorella N. che "sarà la prima S. con una laurea".
Mi manca da morire mio padre, sono incazzata con il mondo per la sua morte; poteva dare ancora così tanto sia alla sua famiglia che alla società nonostante quest'ultima si sia dimenticata che senza gli operai saremmo solo un paese di affaristi.
Presidente Napolitano, ho deciso di scriverle perché ho ancora la forte ILLUSIONE (ahimè eredità di mio padre) che da "vecchio" sindacalista sia interessato alla storia della mia famiglia che si sente sempre più abbandonata a sé stessa. Pensi, che non siamo ancora riusciti, nonostante l'ausilio del Patronato ad ottenere la rendita ai superstiti NECESSARIA AD UNA VITA DECENTE nella quale si riesca a pagare l'affitto e le spese di casa con le giuste scadenze. Mio padre ha sempre ottemperato alle scadenze con i modi e i tempi dovuti ed é INTOLLERABILE che le istituzioni INAIL E INPS non riescano a fare altrettanto...Lui é morto per provvedere alla sua famiglia in modo onesto e NON CI SONO GIUSTIFICAZIONI per le quali QUESTO STATO non debba riconoscere pubblicamente quanto fatto nella sua breve vita...e per riconoscimento intendo sia quello economico necessario a mia madre per sopravvivere sia quello MORALE necessario a far vivere me e mia sorella senza ODIO VERSO QUESTA ITALIA che invia i suoi rappresentanti di governo solo AI FUNERALI DEGLI OPERAI ma che fa finta di non conoscere la mancanza di strutture di controllo sicurezza nei cantieri e nelle aziende in generale e soprattutto SI ATTORNA DI OMERTA' DI FRONTE A CHI E' AMMALATO DI CANCRO SOLO PER AVER FATTO IL PROPRIO DOVERE.
Consapevole di averle scritto una e-mail piena di rabbia, spero comunque che lei mi risponda e che veda, come me, il lato positivo di tutta questa storia: le scrive una figlia che continua a seguire le orme del padre, che porterà gli insegnamenti ricevuti ai figli che verranno.
La ringrazio per l'attenzione e buona giornata”.
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