Lavorare per morire? Lavorare per risanare!
Sembra che i politici e i sindacalisti italiani in Sardegna vivano all'interno di un tunnel senza fine che gli impedisce di trovare soluzioni logiche e virtuose.
Da un lato della galleria c'è il fenolo della petrolchimica, dall'altro c'è la minaccia del nucleare.Se nel tunnel ci vivessero solo loro non sarebbe grave.
Il problema è che queste persone gestiscono il potere o hanno l'opportunità di influenzarne le decisioni.
Il problema è che i politici e i sindacalisti italiani costringono a vivere nel tunnel anche i lavoratori sardi e il loro territorio ingabbiandoli nel solito meccanismo infernale alimentato dalla paura per la perdita del posto di lavoro.
Uil, Pd, Pdl, sindaci e amministratori locali si sono incontrati ieri per opporsi, in nome del lavoro e della salute pubblica e territoriale, alla decisione dell'Eni di chiudere gli impianti di Porto Torres per la produzione di fenolo e cumene.
Ecco il tunnel.
Ecco il ricatto del lavoro.
Ecco l'ottusità.
Negli ultimi giorni abbiamo assistito a scene imbarazzanti e deprimenti. Abbiamo letto di una lettera inviata dalla Presidente della Provincia di Sassari al Presidente Renato Soru: "fermare la produzione di fenolo e cumene" porterà a "conseguenze devastanti sull'occupazione e sul territorio". Bisogna "creare un comitato permanente per la chimica che garantisca a tutti di vigilare sugli interessi del territorio".
Abbiamo visto il sindacalista UIL mettere tutti in guardia sul fatto che forse si vuol chiudere il petrolchimico per sostituirlo con il nucleare.
Abbiamo visto poi il lavoratore che, con in testa il cappellino CGIL, intervistato da un telegiornale sardo: "dobbiamo continuare a produrre fenolo, per il bene della Sardegna e dell'Italia, per il bene dello sviluppo industriale".
Parole raggelanti che sono esempio e frutto del tunnel politico-sindacale italiano.Quel tunnel ha una via d'uscita, ma per ora la vede solo iRS.
Una via d'uscita libera, sganciata dagli interessi politici e sindacali, lontana anni luce da chi sostiene senza vergogna che produrre fenolo possa essere, in qualche forma, un interesse del territorio e della società sarda. Lontana anni luce da quell'apparato politico italiano che pensa di poter costruire centrali nucleari in Sardegna, magari affacciate sul Parco dell'Asinara.È da almeno quattro anni che iRS ha lanciato il concetto "Lavorare per morire? Lavorare per risanare!": un programma d'azione, un'alternativa al cosiddetto sviluppo fatto di inquinamento e malattie. Una soluzione semplice, ispirata a casi come Marghera e Bagnoli, ispirata a quelle situazioni in cui è possibile creare un lavoro sicuro e pulito che non serva a continuare ad uccidere il territorio e i lavoratori bensì a tentare di risanare.
Ma forse ai politici e ai sindacalisti conviene non ricordare l'inferno portato alla luce da iRS con il blitz nella ribattezzata "collina dei veleni" di Minciaredda.
Preferiscono non ricordare le falde acquifere della Nurra ormai irreparabilmente inquinate, i pozzi sigillati e il disastro ambientale causato da un'industrializzazione cieca, al servizio esclusivo degli interessi dello Stato italiano, mortifera per il territorio nazionale sardo e per i lavoratori sardi.
Sostenere iRS è sostenere chi da sempre agisce nell'esclusivo interesse della nazione sarda, del suo popolo e del suo territorio.
L'unica seria alternativa alle scorie nucleari della politica italiana e al fenolo petrolchimico del sindacalismo è l'indipendentismo nonviolento di iRS.
Lavorare per morire?
Lavorare per risanare!
Franciscu Pala
Esecutivo Nazionale iRS
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