martedì 22 gennaio 2008

I COMPLICI

Tutti gli uomini di Bernardo Provenzano
Da Corleone al Parlamento
Il libro racconta tutto quello che in tv non ci vogliono dire: cioè i rapporti politi trasversali (dall'Udc fino ai Ds) di un boss ora presentato solo come un vecchio assassino ultimo rappresentate di una mafia arcaica ed animale.
«Sì, perché è quella l’unica immagine del vecchio Padrino che è bene rimanga negli occhi degli italiani. L’immagine di una mafia antica, un po’ animale, che un tempo uccideva anche personaggi importanti evidentemente solo per il gusto di uccidere. Di tutto il resto, dei rapporti politici trasversali di Provenzano, del cassiere del suo clan, pupillo del presidente della Regione (UDC) e di un ministro UDEUR del governo Prodi, dei capi-mafia di Corleone da sempre amministratori dei beni di un importante deputato azzurro, del loro collega di Enna, abituato a baciare sulle guance e discutere di affari con un onorevole DS, mai cacciato e anzi promosso, è meglio non parlare. Le sentenze poi vanno lasciate assolutamente perdere. Condannano in primo grado Marcello Dell’Utri per tentata estorsione insieme al boss di Trapani, Vincenzo Virga, e Bruno Vespa si dedica al delitto di Cogne e al pigiama della signora Franzoni. L’attuale senatore UDC ed ex ministro Calogero Mannino si vede appioppare cinque anni e quattro mesi in appello (verdetto poi annullato con rinvio) e a "Porta a porta" discute di calcio scommesse con Maurizio Mosca e Aldo Biscardi. Non è un caso. Se uno sa certe cose poi magari si mette delle strane idee in testa. Magari comincia a riflettere: forse, pensa, sono tutti innocenti, forse non hanno commesso reati, forse non avevano capito chi avevano di fronte. Ma se non sanno nemmeno distinguere un mafioso da un attivista di partito, perché bisogna permettere loro di amministrare la cosa pubblica? Oggi le analisi della Confcommercio dicono che l’organizzazione capeggiata, fino all’11 aprile 2006, dal latitante corleonese raccoglie il pizzo dal 70 per cento delle attività commerciali in Sicilia (80 per cento a Palermo). L’Eurispes spiega che il fatturato complessivo delle tre mafie (Cosa Nostra, camorra e ’ndrangheta) nel 2006 ha toccato il 9,5 per cento del prodotto nazionale lordo. Il Censis, dopo aver consultato settecento imprese, aggiunge che senza «lo zavorramento mafioso annuo» le regioni del Mezzogiorno sarebbero sviluppate come quelle del Nord. Ma un dato narra meglio di ogni altra indagine quello che sta accadendo: nella più moderna clinica di tutta l’isola, la Santa Teresa di Bagheria, di proprietà di un presunto prestanome di Provenzano, la Regione Sicilia versava per ogni ciclo completo di terapia antitumorale alla prostata 136.000 euro. Ora, dopo il sequestro da parte della magistratura, lo stesso ciclo costa 8.093 euro. E allora diventa chiaro che Cosa Nostra non conviene, che gli amministratori pubblici, collusi o distratti, vanno emarginati non per moralismo, ma per un semplice calcolo economico. I soldi che gestiscono sono nostri. La mafia però non esiste. Ormai è solo ricotta e qualche vecchia lupara. Chi può pensare che un contadino come Provenzano stringa patti con uomini eleganti, dai buoni studi e dalle raffinate letture? Nessuno. E allora abbiamo deciso di raccontare questa storia, la storia della sua latitanza e della sua presa del potere, come un romanzo. Fate conto che non sia vero niente. Ogni riferimento a fatti e circostanze realmente avvenute è puramente casuale».
Lirio Abbate e Peter Gomez .
*Appena il libro è arrivato in libreria,il giornalista Abbate è stato stato "attenzionato" dalla mafia che lo vuole ammazzare. Sotto scorta- intanto,la sua famiglia è stata trasferita dalla Sicilia altrove e sottocopertura-Lirio ha rifiutato di lasciare l'Isola e continua a denunciare Cosa nostra.
Orazio Vasta

Nessun commento: