martedì 11 marzo 2008

BASCHI:SOLO TERRORISTI?

Giovanni Lagonegro "Storia politica di Euskadi Ta Askatasuna e dei Paesi Baschi"-Introduzione di Luca Cavalli-Sforza-Premessa di Eva Forest1a- ed. in "l’Altra Storia 1"- pp. 608 -"Storia di ETA e dei Paesi Baschi", una scia di sangue lunga 40 anni. Solo terroristi?
Vivono per lo più isolati, viaggiano pochissimo, di loro si ignora quasi tutto. La stampa internazionale in genere si occupa di loro esclusivamente quando deve parlare di un’azione armata dell’organizzazione ETA, facendo passare l’intero popolo per terrorista. La realtà, invece, è molto più complessa e ce la svela un affascinante e corposo saggio, "Storia politica di Euskadi Ta Askatasuna e dei Paesi Baschi", di Giovanni Lagonegro. Popolo misterioso, quello dei baschi, presente in Europa ancor prima del Neolitico, come testimoniano le pitture parietali delle grotte di Altamira e di Lascaux, eppure totalmente estraneo all’Europa. Uniti da una lingua che non assomiglia a nessun altra, di certo non indoeuropea, che è inspiegabilmente sopravvissuta al passare dei secoli, alle contaminazioni, ai divieti, alle persecuzioni. Una lingua che è tutto, che incarna e segna l’identità di quelle, sette province (le tre province del Paese Basco propriamente detto Biscaglia, Gipuzkoa e Alava; la Navarra, che è una comunità autonoma spagnola dotata di un proprio governo; e in Francia il Labourd, la Bassa Navarra e la Soule, che fanno parte del dipartimento dei Pirenei Atlantici), che il popolo basco rivendica come propria patria autonoma. L’affinità dell’uomo basco con la sua lingua salta alla vista e all'udito, perché già il nome che l’uomo basco dà a se stesso significa possessore dell’euskara (persona capace di parlare l’euskara) e la parola Euskadi (il nome del popolo basco) significa la riunione politica degli stati di lingua basca. La storia della loro autonomia si basa sui "fueros", leggi generali di origine consuetudinaria e che erano fondate sulla concezione della vita e la cultura del Paese, in una sorta di reciproco rispetto con la corona di Castiglia. Autonomia, ma non sovranità, ed è la storia della lotta per la conquista di questa sovranità e indipendenza, quella attraverso la quale ci conduce l’Autore per oltre seicento pagine. Storia recente che trova il maggior momento di simpatia internazionale durante la guerra civile, dopo il bombardamento di Gernika, quando i baschi tentarono una disperata resistenza al franchismo e non pochi di loro furono impegnati nella guerra contro Hitler, a fianco degli alleati. Salvo poi essere abbandonati a se stessi dopo la vittoria e l’inizio della guerra fredda.Con la dittatura di Franco per il popolo basco iniziò un periodo di persecuzioni, che andavano dal divieto di parlare la propria lingua, alla chiusura delle scuole basche, al ritiro di ogni forma di autonomia, agli arresti arbitrari, alle torture, agli omicidi. Una persecuzione che fece parlare il clero basco (che a differenza di quello spagnolo non aveva mai appoggiato Franco) di genocidio e contro la quale il tradizionale partito nazionalista (Pnv) era impotente. Da qui la nascita nel 1959 dell' ETA, acronimo di "Euskadi Ta Askatasuna", il Paese Basco e la libertà, che mirava alla libertà d’Euskadi, da ottenere con tutti i mezzi, compreso quello delle armi. Fu questo che ben presto caratterizzò quest’organizzazione e la rese famosa, anche se nei primi anni la violenza fu moderata e rispettosa delle vite umane, generando un movimento abbastanza generalizzato di simpatia e d’appoggio. I metodi dell' ETA non erano certo approvati da tutti, ma la loro causa e i loro fini sì. La sua lotta era lotta per l’indipendenza del Paese, ma era anche e soprattutto lotta contro la dittatura fascista di Franco. Il processo di Burgos, celebrato contro gli attivisti dell' ETA giudicati da un tribunale militare, si trasformò in una vera e propria denuncia contro i crimini del regime, dove gli imputati, i cui difensori venivano sistematicamente messi a tacere, chiamati alla sbarra, si trasformavano da accusati in accusatori, elencando torture e violenze. Una storia puntigliosa e una profonda ricerca quella condotta dall’Autore che va dalle origini del movimento e ne ripercorre le tappe salienti: l’attentato a Carrero Blanco, la morte di Franco, la nascita dell’attuale sistema parlamentare, l’autonomia, i colloqui di Algeri, le persecuzioni riavviate con il governo Aznar con la chiusura dei giornali e le brutalità della polizia. Ma ETA fu anche, e soprattutto nella sua seconda fase, un movimento rivoluzionario di difesa delle classi operaie, con un preciso programma socio economico. Ed è questo l’aspetto a cui Lagonegro dedica più spazio. Una battaglia "politica" che generò innumerevoli scissioni e divisioni, e che, se in un primo momento trovò un notevole consenso, progressivamente e con l’avvento della democrazia (e la recrudescenza degli attentati) ne provocò l’allontanamento popolare. Una storia che ha portato all’uccisione di oltre 800 persone in 40 anni per mano dell' ETA, ma anche a innumerevoli arresti, deportazioni, torture e che costituisce ancora una spina nel fianco della democrazia spagnola...

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