lunedì 5 maggio 2008

ABROGHIAMO LA PRECARIETA'!

Da Dazebao - informazione on line
Basta precarietà contro la Legge 30.
Intervista a Vincenzo Siniscalchi
di Giovanni Mazzamati
"L'unico strumento che può sconfiggere la precarietà è il referendum abrogativo".
Vincenzo Siniscalchi, membro del comitato promotore per i referendum contro la precarietà e per la democrazia sindacale, è sicuro che il lavoro a tempo determinato, piaga del nostro tempo che colpisce un numero sempre maggiore di lavoratrici e lavoratori, possa essere superato solo con un'azione radicale come l'abrogazione dell'intero impianto legislativo che lo mantiene in piedi.
Il primo passo mosso dal comitato ha visto la nascita del sito bastaprecarieta.org , all'interno del quale era possibile sottoscrivere un appello per l'indizione di alcuni quesiti referendari con l'obiettivo di abrogare la legge 30.
"Eravamo sicuri che un'azione su un tema sentito come quello della precarietà avrebbe riscontrato interesse, ma i quasi 1500 firmatari dell'appello hanno ribadito come questa strada vada perseguita con convinzione". Il numero dei sottoscrittori assume un valore ancora più importante se si tiene conto che il sito non è stato pubblicizzato e che le adesioni sono frutto di un semplice passaparola.
"Abbiamo inviato l'appello alle segreterie delle formazioni politiche che si sono sempre dichiarate contro la precarietà, ma ne abbiamo ottenuto solo adesioni di singoli deputati o senatori".
L'internità al Governo Prodi e la condivisione delle 280 pagine del programma de L'Unione che parlavano di superamento della legge 30, possono aver frenato l'adesione dei partiti della sinistra alla piattaforma. "Abbiamo notato che una dinamica di tipo prettamente istituzionale non è sufficiente a risolvere alla radice la precarietà, perché l'attuale sistema impone alleanze con forze politiche vicino agli interessi degli imprenditori che, di conseguenza, bloccano le iniziative tese ad abrogare la legge 30".
Anche le speranze riposte dal comitato nell'azione del Governo non sono state ripagate. "Secondo noi l'accordo siglato a luglio tra sindacati e Governo non contiene le risposte adatte a sconfiggere la precarietà, ma anzi genera una situazione di ulteriore confusione", - continua Siniscalchi, - che espone perplessità anche rispetto al successivo referendum organizzato dai sindacati. SdL, Rete "28 aprile", parte della Fiom, hanno appoggiato l'iniziativa del comitato che richiede anche nuove misure in merito alla democrazia sindacale per percorsi partecipativi più ampi tra i lavoratori.
"Il nostro obiettivo è costruire reti sui territori aperte alle realtà politiche e sociali che vogliono contrastare la precarietà, con l'obiettivo di rendere la nostra iniziativa il più visibile possibile". Considerando la diffusione del fenomeno, non è da escludere che, qualora il referendum dovesse tenersi, sarebbe possibile raggiungere il quorum necessario a renderlo valido, contraddicendo coloro che sostengono che lo strumento referendario è sempre perdente. Il successo delle iniziative tenute sabato 26 gennaio in contemporanea a Roma e Milano non ha fatto altro che dare fiducia al comitato, pronto a replicare incontri pubblici in altre città d'Italia e a far partire la raccolta firme. L'instabilità politica in cui è piombato il Paese, però, impone un periodo di attesa; appena la situazione istituzionale sarà tornata alla normalità, sarà possibile veicolare l'attenzione dell'opinione pubblica sulla richiesta di referendum, avendo tre mesi di tempo per raccogliere 600 - 700 mila firme dal momento dell'apposizione della prima.
"L'arco delle forze politiche e sociali", conclude Siniscalchi, "deve prendere coraggio ed abbracciare lo strumento referendario, l'unico in grado di sradicare la precarietà anche a livello giuridico, abrogando la legge 30 e tutte le norme che hanno contribuito a ridurre marginale il contratto a tempo indeterminato". Il popolo del 20 ottobre scese in piazza per chiedere al Governo e alle parti sociali di impegnarsi concretamente nel superamento della precarietà; il comitato, aperto ad accettare modifiche dei quesiti referendari che arriveranno, offre un ulteriore strumento di lotta.

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