venerdì 9 maggio 2008

"IL DIRITTO DI UN POPOLO ALL'AUTODETERMINAZIONE E' UN DIRITTO ASSOLUTO"

Ricevo dagli amici del "Movimento Giovani Veneti" questo "comunicato",una attenta analisi storico-politica ,che pubblico con condivisione...
La resistenza è oggi
"Resistere" è il titolo del nostro precedente comunicato.
Quello di resistere all'occupante, al regime tirannico, all'usurpazione della sovranità, è diritto riconosciuto ad ogni Popolo; e ci piace ricordare che è così sin dai tempi Locke (tra i padri della filosofia politica giusnaturalista) che è il teorizzatore del "diritto di resistenza" dei popoli.
L'occupante, il tiranno, l'usurpatore, sono tali a prescindere dal colore che assumono, dall'ideologia che portano, o dallo "Stato" che rappresentano: il diritto alla autodeterminazione di un Popolo è un diritto assoluto (che cioè nessuno può permettersi di turbare), imprescrittibile (che cioè può essere fatto valere in ogni tempo) ed inalienabile (cioè non può essere ceduto a nessuno, perché spetta unicamente al Popolo). Chi turba questo naturale diritto verrà punito: è solo questione di "quando" ciò avverrà, e magari anche di "come".
La Resistenza in Italia (termine con cui intendiamo quell'"espressione geografica" di metternichiana memoria) fu lotta di Liberazione da un esercito di occupazione fascista e nazista.
Il fascismo è potuto ascendere al potere per la natura stessa dello Stato italiano e per incapacità (o forse complicità) dei regnanti Savoia, degni discendenti dei maldestri confezionatori di questo Stato finto, illegittimo, prima aggressore e poi vittima di sé stesso. L'alleanza con il nazismo fu l'immediata conseguenza di ciò che l'Italia (concetto ideale creato per giustificare l'espansionismo dei Savoia, poi assunto come valore unico, per creare un ideale cui la gente possa sacrificarsi e dedicarsi nonostante le palesi viltà ed oscenità compiute ogni giorno dallo Stato italiano) era al tempo del fascismo, cioè di poco dissimile da ciò che era prima, e per nulla dissimile da ciò che è adesso: covo di strilloni, di approfittatori, di dirigenti privi di onestà intellettuale, professionale o morale, di sciamani pronti a sacrificare ogni uomo del proprio o degli altrui popoli pur di salvare lo Stato, o di ampliarne il potere (come nel caso di Mussolini); casa del partitismo, della connivenza che alimenta le mafie, dell'assistenzialismo; patria mondiale del cretinismo elettorale (la partecipazione al voto è condizione necessaria e sufficiente per partecipare alla vita pubblica; cioè se non hai votato allora non hai fatto nulla per la comunità, e se hai votato hai fatto già abbastanza); emblema della c.d. "solidarietà", che preferisce fare bella mostra del pesce che dona piuttosto che insegnare a pescare; culla dell'inefficienza elevata con orgoglio a sistema di vita e di governo.
Ecco, qualsiasi saltimbanco che riesca ad impersonare la maggior parte di queste caratteristiche, ha ottime possibilità di sedersi a dirigere questo Stato, ed il suo agire non può che essere conseguenza di questi stessi elementi distintivi.
Ma a quale prezzo?
Il costo di questo Stato, anche escludendo quello economico, è enorme: continue guerre di aggressione espansionistica (d'altronde è con esse che questo Stato ha avuto vita), emigrazione di MILIONI di uomini e donne, miseria, fame, ignoranza, assenza di prospettive future, precarietà assoluta: letto di morte della democrazia, della libertà, e della giustizia.
La Resistenza dall'8 settembre '43 al 1945 è stata compiuta da valorosi uomini e coraggiose donne, che lottavano per liberare la loro Terra e le loro case; per salvare le loro famiglie da un'occupazione militare pesantissima, che scaricava su di loro le meschine scelte di uno Stato vigliacco fino in fondo. Vigliacco perché (senza considerare come lo Stato italiano aveva già abbandonato la gente nei precedenti 70 anni di "unità", costretta ad emigrare per fame quando l'Italia si lanciava in ridicole imprese coloniali) li ha trascinati in una alleanza folle; da ciò si è volontariamente tuffato in una vile guerra di aggressione; poi ha sciolto l'alleanza senza dar modo alla gente (in vero, nemmeno ai soldati regolari) di sapere come comportarsi: li ha abbandonati.
E' ovvio e più che comprensibile che i partigiani, abbandonati a loro stessi, si siano organizzati secondo le loro forze e le loro propensioni (anche politiche) per spingere l'esercito di occupazione nazista a ripiegare, e per distruggere la repubblichina fascista: quella era l'incombenza primaria, i mezzi erano pochi, i rischi enormi.
Vigliacco perché ha sùbito strumentalizzato la Resistenza, riducendola a pomo della discordia tra (finte) fazioni del romano partitismo, in una tragicommedia che si ripete pedissequamente il 25 aprile di ogni anno:
- la sinistra l'ha fatta diventare "festa di partito", come se i partigiani fossero tutti togliattini;
- la destra (in buona parte ancora fascista) se ne serve come ponte per rivolgere alla sinistra accuse (più o meno fondate) di golpismo comunista, di titismo, di rappresaglia anti-fascista.
Ciò che è storico, è che come ci furono le rappresaglie fasciste, ci furono anche quelle anti-fasciste, che sono egualmente atti disumani, segno sia di ideologie in sé aberranti ed alienanti, sia sono frutto di un momento storico di scompiglio totale, di cui l'unico, vero e originario responsabile è lo Stato italiano.
Storica è anche la collaborazione tra le brigate partigiane friulane e giuliane con i partigiani di Tito, e chi tenta di instillare la presunzione che i partigiani abbiano chiesto la collaborazione dei titini non per disperazione, ma per calcolo politico, nulla può fare se non vergognarsi di contribuire a quella tendenza tipica del modo italico di idealizzare la Storia, di propinare un romanocentrismo assoluto.
Inoltre, se dopo quella fascista si fosse instaurata una dittatura comunista, di certo anche a quella si sarebbe opposta una strenua resistenza, per l'innaturalità e la disumanità del concetto stesso di dittatura e di totalitarismo.
Ma su una sola cosa tutti i partiti sono d'accordo (e in ciò si vede cosa significa che i partiti sono creati ad arte per "dividere ed imperare", come dicevano i romani): secondo loro i partigiani sostanzialmente lottavano col tricolore in mano, cantando l'inno di Mameli, e morivano contenti gridando "Viva l'Italia".
Idem per gli Alpini, mandati a morire con la leva obbligatoria e le macellazioni nelle "avanzate" in trincea sulle Alpi trentine, venete, friulane e giuliane durante la Prima guerra mondiale e poi mandati serenamente nell'inverno Russo durante la Seconda guerra mondiale con le scarpe di cartone, così, per spirito patrio.
E sempre e rigorosamente a causa di guerre di aggressione.
Coloro che espongono il tricolore italiano in occasione dell'adunata degli Alpini (che quest'anno si tiene a Bassano) pensano di rendere onore alle centinaia di migliaia di morti per queste guerre inutili?
Per queste vergogne immani di cui lo Stato italiano si costituisce e si vanta pure?
L'Italia era la vera ed unica causa di ciò contro cui i partigiani e gli Alpini erano costretti a combattere. Le prove di questa lotta sono i morti del rastrellamento del Grappa sono i nostri nonni che ricordano con grandissima tristezza e con lacrime gli anni della guerra; è il terrore di avere un esercito tedesco in ritirata che si fermava a rifocillarsi intimando alle famiglie di consegnare ciò che avevano; sono sugli alberi dove vennero impiccati i partigiani e nelle montagne dove si rifugiavano. Perciò chiunque rinneghi la resistenza veneta, verrà giudicato dalla Storia di sicuro, e dai Veneti quando sarà ricostituita la Serenissima Repubblica Veneta di San Marco, nostro Patrono.
La Resistenza Veneta, però non era cominciata nel 1943, ma nel 1797, e non è ancora finita.
Oggi è il 9 maggio 2008. Esattamente 11 anni fa ci fu la gloriosa azione di Liberazione del Campanile di San Marco, da parte di Veneti intrepidi Patrioti, cui i Veneti tutti debbono la loro riconoscenza, per aver posto un'altra fondamentale pietra miliare per la consapevolezza dei Veneti, per la liberazione della Patria e per la Libertà dei Popoli.
Movimento Giovani Veneti
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