Il Veneto del miracolo economico portato alla povertà dall’Italia. Indipendenza per avere un futuro
Un duro articolo quello pubblicato ieri su Repubblica. Un articolo che tocca nel vivo molti di noi. Io mi sento toccato, non nel senso che sia povero, ma nel senso che quella povertà descritta con il solito eccesso di luoghi comuni anti-veneti è comunque distante potenzialmente poco tempo da me e da tutta la classe media veneta.Me ne rendo conto – e credo che ognuno di noi lo via sulla propria pelle – quando magari invito amici a mangiare fuori la sera e sento le scuse più assurde che in realtà nascondono una difficoltà finanziaria, che per qualcuno è solo l’anticamera della povertà.Così è riuscita a ridurci l’Italia.Le nostre menti più brillanti lo sanno in cuor loro da diverse anni e lo dimostra l’esercito di neolaureati o di giovani professionisti che ogni anno abbandonano il Veneto alla ricerca di un futuro che qui è negato. I dati Istat del 2006 ne contavano 10.000 su 30.000 di tutto lo stato italico.I veneti con memoria storica sanno bene che non è la prima volta che l’Italia ci fa questo scherzetto.Dieci anni dopo quella maledetta annessione, nel 1876 è iniziata una vera e propria diaspora che è durante praticamente ininterrottamente fino al secondo dopoguerra. Un veneto su due è andato a fare l’albanese in giro per il mondo, allora. Oggi stanno ripartendo, i nostri ragazzi, nuovamente traditi dall’Italia ladrona.È in Veneto che assistiamo alla vera Caporetto economica di uno stato a elettroencefalogramma piatto. L’unica cosa che funziona bene di questa Italia è lo stomaco, visto tutto quello che riescono ancora a mangiarsi.In Veneto da troppo tempo risuona il ritornello che le cose vanno bene. Che siamo i migliori. Purtroppo è solo amarcord.L’andamento dell’economia veneta negli ultimi 10 anni è in realtà parallelo a quello fallimentare italiano, superato da tutti i paesi europei (manca solo la Grecia, per poco) e a breve anche dai Paesi dell’Europa ex comunista. Anzi, a ben guardare il trend negativo del pil-pro-capite veneto è anche più accentuato di quello italiano.In questo scenario ben si comprende il voto di due mesi fa: un voto di disperazione. Cosa verranno a dire ai veneti disperati i nostri politici quando emergerà che i sogni di gloria autonomisti e federalisti sono per l’appunto dei sogni di gloria irrealizzabili?E noi veneti di cuore e cervello, cosa dobbiamo fare ora?
Un duro articolo quello pubblicato ieri su Repubblica. Un articolo che tocca nel vivo molti di noi. Io mi sento toccato, non nel senso che sia povero, ma nel senso che quella povertà descritta con il solito eccesso di luoghi comuni anti-veneti è comunque distante potenzialmente poco tempo da me e da tutta la classe media veneta.Me ne rendo conto – e credo che ognuno di noi lo via sulla propria pelle – quando magari invito amici a mangiare fuori la sera e sento le scuse più assurde che in realtà nascondono una difficoltà finanziaria, che per qualcuno è solo l’anticamera della povertà.Così è riuscita a ridurci l’Italia.Le nostre menti più brillanti lo sanno in cuor loro da diverse anni e lo dimostra l’esercito di neolaureati o di giovani professionisti che ogni anno abbandonano il Veneto alla ricerca di un futuro che qui è negato. I dati Istat del 2006 ne contavano 10.000 su 30.000 di tutto lo stato italico.I veneti con memoria storica sanno bene che non è la prima volta che l’Italia ci fa questo scherzetto.Dieci anni dopo quella maledetta annessione, nel 1876 è iniziata una vera e propria diaspora che è durante praticamente ininterrottamente fino al secondo dopoguerra. Un veneto su due è andato a fare l’albanese in giro per il mondo, allora. Oggi stanno ripartendo, i nostri ragazzi, nuovamente traditi dall’Italia ladrona.È in Veneto che assistiamo alla vera Caporetto economica di uno stato a elettroencefalogramma piatto. L’unica cosa che funziona bene di questa Italia è lo stomaco, visto tutto quello che riescono ancora a mangiarsi.In Veneto da troppo tempo risuona il ritornello che le cose vanno bene. Che siamo i migliori. Purtroppo è solo amarcord.L’andamento dell’economia veneta negli ultimi 10 anni è in realtà parallelo a quello fallimentare italiano, superato da tutti i paesi europei (manca solo la Grecia, per poco) e a breve anche dai Paesi dell’Europa ex comunista. Anzi, a ben guardare il trend negativo del pil-pro-capite veneto è anche più accentuato di quello italiano.In questo scenario ben si comprende il voto di due mesi fa: un voto di disperazione. Cosa verranno a dire ai veneti disperati i nostri politici quando emergerà che i sogni di gloria autonomisti e federalisti sono per l’appunto dei sogni di gloria irrealizzabili?E noi veneti di cuore e cervello, cosa dobbiamo fare ora?
Il mio è un appello.
Veneti, non c’è più tempo per aspettare. Dobbiamo al più presto creare una rete politica nuova, che ci permetta di ottenere l’indipendenza politica. La rete è già in costruzione, si chiama Partito Nazionale Veneto e ha per obiettivo l’unico possibile, l’unico che ci spetta: l’indipendenza.L’indipendenza è legale, l’indipendenza è conveniente, l’indipendenza è più facile da ottenere grazie ad un percorso politico concreto e che è stato fatto da molti Paesi nel mondo negli ultimi anni. E che molti altri Paesi stanno percorrendo. Manchiamo solo noi veneti.Dobbiamo farlo per non essere più derubati del frutto del nostro lavoro, per non essere privati della nostra dignità. Dobbiamo farlo per far entrare il Veneto nella nuova società dell’informazione, il nuovo petrolio da cui oggi siamo drammaticamente tagliati fuori. Purtroppo oggi il Veneto è tra le ultime aree d’Europa per investimento in nuove tecnologie, i dati sono disponibili per tutti, sul sito di Eurostat: l’indipendenza ci serve per approntare nuove strategie di sviluppo, basate per esempio sullo sfruttamento intelligente del turismo eco-sostenibile, o per garantirci un primato, sempre per fare un altro esempio, nelle nanotecnologie.Per percorrere questa strada è necessario però prima rafforzare lo strumento politico che chieda ed ottenga il mandato per indire il referendum per l’indipendenza. Lo strumento si chiama Partito Nazionale Veneto. Un partito-nonpartito nuovo, leggero, orizzontale, creato sul modello di internet.
Iscrivitevi al PNV, potete farlo da internet in trenta secondi. Fate passaparola. Ci serve una RIVOLUZIONE VIRALE per far crescere l’ultima possibilità politica che resta al Veneto, prima del nuovo deserto sociale che seguirà inevitabilmente il nostro impoverimento e la distruzione della classe media.Iscrivetevi oggi stesso e fate iscrivere i vostri amici da:
http://www.pnveneto.org/index.php/entra-nel-pnv/
Gianluca Busato
Iscrivitevi al PNV, potete farlo da internet in trenta secondi. Fate passaparola. Ci serve una RIVOLUZIONE VIRALE per far crescere l’ultima possibilità politica che resta al Veneto, prima del nuovo deserto sociale che seguirà inevitabilmente il nostro impoverimento e la distruzione della classe media.Iscrivetevi oggi stesso e fate iscrivere i vostri amici da:
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Gianluca Busato
Segretario nasional PNV
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