sabato 13 settembre 2008

DAL DIRETTORE DI ANTIMAFIADUEMILA (IN RIF. ELOGIO A BERLUSCONI - SINDACO DI BARI)

Ricevo dal direttore di "ANTIMAFIADUEMILA" e pubblico....
''Caro Emiliano, non ho capito...'' di Giorgio Bongiovanni - 13 settembre 2008
Caro Emiliano, a seguito delle tue recenti dichiarazioni di affetto nei confronti di Silvio Berlusconi riportate dall'Ansa in data odierna (“E se i baresi le vogliono così bene, presidente, come potrei non volergliene anche io..."), non posso fare a meno di esprimerti il mio totale disappunto.
Ricordo perfettamente la conferenza antimafia svoltasi il 29 settembre 2001 presso il liceo scientifico “Salvemini” di Bari nella quale mi sono trovato accanto a te come relatore davanti a centinaia di studenti.Ricordo con quanta passione trasmettevi ai ragazzi l'importanza della lotta alla mafia, così come con quanta profondità stimolavi gli studenti a mantenere viva la memoria nei confronti di tutti i giudici uccisi barbaramente da Cosa Nostra.Oggi mi domando come puoi da magistrato “prestato” alla politica manifestare sentimenti affettuosi nei confronti di un premier che, dopo aver mantenuto in casa sua per tanto tempo come “stalliere” un assassino mafioso come Vittorio Mangano, lo ha definito un eroe. E soprattutto come puoi esternare un simile sentimento nei confronti di un presidente del Consiglio sul quale non sono mai state dipanate le ombre di collusione con quella stessa Cosa Nostra che ha assassinato tanti tuoi colleghi.Per non parlare del suo braccio destro, Marcello Dell'Utri, condannato recentemente in I° grado a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, ideatore ed ispiratore del partito del Cavaliere.Non si tratta di caccia alle streghe o di una qualsivoglia teoria del sospetto.Qui siamo di fronte documenti giudiziari che, se pur conclusisi con l'archiviazione, hanno sancito i rapporti del premier Berlusconi “con soggetti criminali cui è riferibile il programma stragista realizzato”.Nel decreto di archiviazione nei confronti di Marcello dell'Utri e Silvio Berlusconi (3 maggio 2002) il Gip di Caltanissetta Giovanbattista Tona archivia le posizioni di Dell'Utri e Berlusconi in merito al procedimento aperto nei loro confronti quali possibili mandanti delle stragi del 1992 di Capaci e via D'Amelio.Nel documento lo stesso Gip riporta lo stralcio della precedente archiviazione nei confronti di Dell'Utri e Berlusconi firmata dall'Ufficio Gip di Firenze in data 14/11/1998.
“Le indagini svolte – si legge nel decreto – hanno consentito l'acquisizione di risultati significativi solo in ordine all’avere Cosa Nostra agito a seguito di input esterni, a conferma di quanto già valutato sul piano strettamente logico; all’avere i soggetti (cioè gli odierni indagati Dell'Utri e Berlusconi, n.d.r.) di cui si tratta intrattenuto rapporti non meramente episodici con i soggetti criminali cui è riferibile il programma stragista realizzato, all’essere tali rapporti compatibili con il fine perseguito dal progetto”.Semplicemente agghiacciante.In un altro paese “civile” l'elezione di un simile Presidente del Consiglio sarebbe stata impossibile.E non sto qui ad elencare tutto lo scempio che lo stesso Berlusconi sta perpetuando sistematicamente per minare la Costituzione e per distruggere quel poco che resta di indipendenza della magistratura colpendo alle fondamenta il sistema della giustizia.Quindi caro Michele spero tanto, ma proprio tanto, che tu sia stato male interpretato dalla stampa o che la stampa abbia travisato le tue espressioni, ma se invece ciò che è stato scritto corrisponde al vero allora è proprio valido il detto che “non c'è più religione”!
Nella speranza che ti ricordi anche di noi piccoli cittadini che lottano contro i tiranni.
Giorgio Bongiovanni
Direttore Antimafia Duemila
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Caro Giorgio,
la differenza tra una “testata” ed un pugno in una carezza non è distinguibile senza leggere tutto il testo del mio intervento.
Te lo allego perché tu possa valutarne il contenuto.
Ti ringrazio sempre per la vigilanza che eserciti su di me.
Ne avrò sempre bisogno.
Un fortissimo abbraccio
Michele Emiliano
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Caro Sindaco,grazie della tua tempestiva risposta che mi dà animo, mi corre l'obbligo ovviamente di pubblicare integralmente il testo del tuo intervento così come ho pubblicato la mia lettera.
Con la stima di sempre.
Giorgio Bongiovanni

L'intervento integrale del Sindaco di Bari Michele Emiliano
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BERLUSCONI A BARI: SINDACO, CITTA' LE VUOLE BENE E ANCHE IO 13 settembre 2008
Bari "é una città che vuol bene a Berlusconi, che lo ha sempre votato massicciamente, anche il giorno in cui mi elesse sindaco. E se i baresi le vogliono così bene, presidente, come potrei non volergliene anche io...". Lo ha detto il sindaco di Bari, Michele Emiliano, che dopo i fischi suscitati con le critiche rivolte al governo nell'apertura del suo discorso ha sorpreso la platea con una serie di apprezzamenti per Berlusconi. "Lo so - ha aggiunto - è una parola impegnativa voler bene, diciamo allora che spero che lei riesca a voler bene a questo Paese sopra ogni altro suo interesse". "Sa, presidente - ha aggiunto - è impossibile per me non tifare per l'Italia chiunque la rappresenti. Pensi che riesco persino a tifare Milan quando gioca in Coppa".
Emiliano ha quindi assicurato che "indipendentemente dagli schieramenti politici il sindaco di Bari non può non lavorare in staff con il suo presidente del Consiglio", so che non posso "chiederle di fare il tifo per l'Inter ma ciò nonostante sono sicuro che lei ama l'Italia e saprà in cuor suo giudicare".
ANSA

1 commento:

L'Ingegnere Volante ha detto...

Sconcertante. Ma allo stesso tempo nulla di nuovo sotto il sole!

Prima della stagione delle stragi, essendo la mafia lo Stato e non l'anti-Stato, nessuno si sarebbe meravigliato di "lisciatine di pelo" come quella fatta dal sindaco di Bari. Gli anni Sessanta e Settanta furono infatti gli anni d'oro di Cosa Nostra. Anni in cui tutte le istituzioni dello stato, magistratura compresa, facevano un tutt'uno con Cosa Nostra. Lo stato ogni tanto arrestava i criminali mafiosi facendo credere di giocare a "guardie e ladri", dando così un un contentino al popolo beone. Ma allo stesso tempo Cosa Nostra regnava sovrana dentro e fuori le carceri. Tanto è vero che il carcere palermitano dell'Ucciardone era a quei tempi chiamato il "Grand Hotel Ucciardone"! Addirittura dalla parte della mafia c'erano anche molti medici (storia vecchia che si protrae fino ai nostri giorni) che firmavano certificati medici falsi per consentire ai mafiosi di godere degli arresti domiciliari. Nella politica, tutto l'arco costituzionale - MSI compreso - partecipava a un unico banchetto di spartizione degli appalti pubblici a cui sedevano imprenditori, politici e mafiosi. Insomma, la mafia era lo Stato. E la magistratura ne era parte integrante.

Oggi, dopo l'epoca delle stragi, l'attacco frontale di Cosa Nostra allo Stato, il colpo duro infertogli dalle forze dell'ordine, la fine - di fatto - della mafia militare, rimane la mafia "politica", i c.d. colletti bianchi. A seguito di quegli anni bui a cavallo tra prima e seconda Repubblica, forse il popolo si scandalizza di più che negli anni Sessanta e Settanta di fronte a cotante manifestazioni di riverenza da parte di un magistrato verso il potere politico. Ma, ahimè, non c'è nulla di nuovo sotto il sole. L'unica differenza è che Cosa Nostra è ormai quasi tutta in carcere. Ma la mafia politica, ancora più pericolosa di quella militare, è forte come prima e forse anche più di prima. Il banchetto composto da massoni, imprenditori, politici, magistrati, professionisti, in una parola mafiosi, è ancora lì a spartirsi la torta chiamata Italia. E' di fatto il direttorio criminale che tiene in pugno la Sicilia, il Meridione e anche il Settentrione d'Italia. E' l'erede storico del regime massone-savoiardo. Che da esso ha ereditato la corruzione morale, la cospirazione, l'agire in segretezza tipico della "fratellanza" massonica.