lunedì 17 novembre 2008

La " questione Savoia" ...

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Ricevo da Antonio Ciano e pubblico...
Abbiamo assistito in questi ultimi anni alle reiterate richieste del signor Vittorio Savoia e a quelle di suo figlio Emanuele Filiberto di poter ritornare in Italia.
Radio, televisioni, quotidiani, settimanali, mensili, quasi tutti a cantar messe di mezzanotte, quasi tutti a favore di quei "poverini" in esilio e quasi tutti col dire:"Chiudiamo i conti col passato, che c'entrano i figli e i nipoti col l'infamia dei loro nonni e bisnonni?".
Il caso è finito persino al Parlamento europeo e sia la destra che la sinistra sembrano aver scordato la storia.
Noi no.
Loro, gli eredi dei Savoia, si sono sentiti danneggiati dal dorato esilio e hanno chiesto a noi tutti 260 milioni di euro come danno ricevuto da questa repubblica; loro, eredi delle ricchezze accumulate da quella dinastia sanguinaria, bisnipoti di colui il quale ha venduto alla Francia la contea di Nizza e la terra nascitura, la Savoia, e che hanno procurato milioni di morti al mondo intero, nipoti del re infingardo che lasciò l'Italia nelle mani dei nazisti, fuggendo come un codardo dall'Italia, nipoti del re vittorio Emanule III che ha perso l'Istria e la Dalmazia, hanno chiesto alla Repubblica Italiana i danni di cui sopra.
Gaeta, massacrata e rasa al suolo da 160 mila bombe, senza alcuna dichiarazione di guerra, non può chiedere i danni. La stampa massonica si è stretta attorno a questi poveretti. Ha cominciato il servitor servente Giordano Bruno Guerri sulle pagine di un giornale di un ex piduista e come si dice a Gaeta, la "zeza" sta continuando, anche loro devono guadagnarsi la giornata, su Striscia la notizia.
La rivendicazione degli ebrei all'ottenimento del rispetto universale parte dai terrificanti numeri dei deportati e dei morti dell'olocausto. Terrificanti e raccapriccianti per l'entità. Qui si parla di milioni; non di bruscolini ma di esseri umani. E tutto l'occidente, riconoscendo la bontà delle rivendicazioni ebraiche, si schiera dalla loro parte e cerca di tributare, nei limiti del consentito, i risarcimenti possibili ( oltre alla caccia agli ultimi carnefici sopravvissuti).
Per quanto riguarda la "questione Savoia" il ragionamento dovrebbe essere analogo, a condizione che si potessero conoscere i numeri riguardanti:
1) I morti procurati al Sud con l'invasione barbarica del 1860, quella piemontese appunto; i deportati, i torturati, i fucilati o fatti morire di fame, di freddo e di stenti nei dieci anni e passa di repressione sanguinaria fatta chiamare dai sabaudi " repressione del brigantaggio".
2) I beni depredati al Sud e trasportati nel Piemonte: ricchezze finanziarie, culturali, sociali, sottratte con la forza dai vincitori. Il solo Vittorio Emanuele II, secondo Silvio Bertoldi nel suo libro Il re che fece l'Italia, racconta delle ricchezze personali accumulate dal sovrano e tenute in cassaforte, qualcosa come 250 mila miliardi attuali. ( Liberazione, giornale comunista, intervista a Lorenzo del Boca, anno 2002, martedì 24 dicembre, pag 21).
3) Gli emigranti diasporati in tutto il mondo per sfuggire alla fame, alla miseria e all'oppressione delle orde piemontesi; ossia milioni di persone disperse in tutte le latitudini.
4) miliardi incalcolabili di dollari, sterline, pesos, bolivar, escudos, marchi, franchi, procurati ai boiardi liberali, capitalisti e massoni del Nord, nell'arco di un secolo ed oltre. Le rimesse degli emigranti, sicuramente più voluminose del Vesuvio, dell'Etna e dello Stromboli messe assieme, sono finite tutte nelle tasche dei predoni padani, totali detentori dei mezzi di produzione. Il Sud, privilegiato bacino di mercato dei magnaccia del Nord liberale, liberista, libertario e piduista, condannato alla miseria dopo quella barbara invasione, ma, soprattutto alla disacculturazione più feroce, sta leccandosi ancora le ferite inferte dalla bestialità savoiarda.
5) I morti delle guerre coloniali; i morti di operai e contadini nelle varie repressioni a favore del capitalismo ( cattolici, socialisti, comunisti uccisi dai vari Bava Beccaris), quelli provocati dalle cannonate sulla Sicilia del 1866, quelli procurati dalla bestiale legge Pica e quelli della tassa sul macinato, quelli della prima e seconda guerra mondiale. Se proprio certuni vogliono dare i numeri, dovrebbero riuscire a dare quelli su richiamati. E se ci riuscissero ( impresa sempre fallita da chi ha tentato di farlo, poiché si splafona nelle miriadi) farebbero un buon servizio al popolo Meridionale e scoprirebbero che le cifre vanno oltre quelle, maledette, dell'olocausto.
Nessuna persona di media intelligenza sarebbe disposta, in età moderna, a condividere la tesi secondo la quale le colpe dei padri debbano ricadere sui figli; ma tutti sarebbero d'accordo nel sostenere che i figli devono pagare i debiti o i risarcimenti dovuti per le colpe dei padri, dal momento che ne accettano l'eredità. Accettazione di eredità significa accettazione di onori ed oneri dei genitori.
O no? Figlio di gatto prende topo.

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