lunedì 31 dicembre 2007

Messaggio di fine anno del Movimento per l'indipendenza della Sicilia

Ricevo dall'Ufficio stampa del Mis questo comunicato, che pubblico integralmente. Una sola nota: Io, il Presidente della Repubblica Italiana, lo ascolterò. E lo commenterò. Non posso fare finta che non esista il Capo dello Stato, quello italiano, con cui, nel bene(?) o nel male(!), noi siciliani dobbiamo confrontarci .
Orazio Vasta.



Gentile oraziovasta@libero.it

MOVIMENTO PER L'INDIPENDENZA DELLA SICILIA fondato nel 1943- CUMUNICATU STAMPA -

MESSAGGIO DI FINE ANNO DAL MOVIMENTO PER L'INDIPENDENZA DELLA SICILIA
Solitamente il 31 dicembre è, tra preparativi e ultime spese, il momento del messaggio del Presidente della Repubblica Italiana. Tutta la stampa coloniale italiana si concentra, unitamente agli uffici di propaganda dei più noti leaders "politici", sulle solite frasi trite e ritrite. Noi indipendentisti, come moltissimi siciliani, non lo ascolteremo, non lo commenteremo, per noi sarà come se lo stesso Capo dello Stato Italiano non esistesse. Per questo, preferiamo diffondere queste poche righe riepilogative, e d'augurio, a tutti i nostri fratelli, così come ai media, che come da consuetudine (per "superiore ordine") le ignoreranno. O meglio, le eviscereranno sì, ma tacendo alla gente. Che pure non ha più voglia di farsi ingannare, e sempre più spesso si rivolge a quei pochi ma fortunati esempi di stampa libera che si ostina ad esistere e non tace.E proprio dalla stampa, ma ovviamente non quella italiana, giungono i segnali più significativi di conferma di ciò che, in questi ultimi anni, abbiamo affermato e dimostrato con sempre più forza e convinzione. Cioè, che l'Italia è al capolinea. "Times" e "Ney York Times", come già nel 2005 l'"Economist", non hanno faticato a descrivere l'Italia come un Paese al declino, sulla via del tramonto. Non hanno fatto altro che osservare una realtà che è sotto gli occhi di tutti, e che solo il rigido regime dei partiti italiani e il loro apparato di propaganda si ostina a negare, nascondere, dissimulare, cercando di distrarre i cittadini con finte beghe e numeri da teatro, quali ad esempio le scaramucce sulla legge elettorale, che alla fine sarà sempre e comunque conservativa e autoreferenziale rispetto ai partiti esistenti e, soprattutto, a chi già occupa le istituzioni: emblematico è l'esempio del "registro dei partiti".Ma, nel frattempo, in Sicilia si sono nascoste le alluvioni e i baraccati anche da decenni e decenni, si è taciuto dei processi ai principali esponenti politici ascari, sono aumentati tasse e balzelli, è diminuita l'occupazione stabile, è aumentata l'emigrazione, si è attentato al territorio, all'ecosistema siciliano, ai beni comuni, sono aumentati (e aumenteranno, come annunciato, nel 2008) i prezzi non solo dei consumi di ciò che non ci fanno più produrre, ma anche dell'energia, dei prodotti petroliferi, dell'elettricità, che produciamo in misura maggiore di quanto non consumiamo. Al caro prezzo di centinaia, migliaia di bambini nati morti o deformi. Un tempo, lo stesso regime italiano i nostri bambini li ammazzava nella miniere di zolfo, dove rimanevano seppelliti spesso senza nome, come i loro fratellini non nati del XXI secolo.Ma la preoccupazione dell'Italia è quella del nuovo Trattato Europeo, un nuovo manto burocratico distante anni luce dalle necessità e dalle culture locali, utile solo a fossilizzare l'attuale colonizzazione, grazie anche al sistema di ratifica parlamentare. Ma proprio dall'Europa arrivano le più grandi novità: al Montenegro indipendente presto si affiancheranno il Kosovo, la Scozia, e le Fiandre, proprio nel cuore dei potentati politici "europei". Si fa sempre più difficile negare l'inalienabile diritto di autodeterminazione dei popoli. È un'aria, quella della libertà della nazioni senza stato, che soffia su tutto il globo: dal Quebec alle Hawai'a, passando per la Catalunya, Euskadi, arrivando nel Libano dei giovani indipendentisti, nel Pakistan della martire Bhutto, fino in Tamil Eelam, in Nepal e fra i Maori di Aotearoa ("Nuova Zelanda") che nonostante la repressione poliziesca e le "cartoline" televisive negazioniste, proseguono nel loro cammino per riavere la terra sottratta con la truffa, l'inganno, la violenza.La stessa truffa, inganno, violenza che sottrasse la Sicilia ai Siciliani. Ed è proprio in Sicilia che le summenzionate autorevoli testate anglosassoni, nell'intonare il Requiem per l'Italia, rinvengono invece una vitalità. Un sentimento, quello contro la mafia, che è innegabilmente contro ciò che guida, indirizza, promuove la mafia stessa: lo Stato Italiano. Che sta per graziare Contrada: prima che l'ex dirigente del Sisde parli, spieghi come la mafia non sia altro che una struttura prevista, calcolata, necessaria per opprimere e criminalizzare la Sicilia. Che deve rimanere "brutta e cattiva", e far passare l'Italia per l'incarnazione della giustizia. No, ma la stampa internazionale non ci sta. Napolitano grazierà Contrada, ma è il Napolitano che, in barba alle proprie origini e alla propria stessa storia politica, ad ogni piè sospinto preme sul pedale del risorgimentalismo, dell'italianismo, dell'unitarismo. E, soprattutto, non ci sta la gente. Non ci stanno i siciliani, a passare per "curnuti e vastuniati". La televisione potrà ancora mandare ridicole fiction apologetiche dei presunti "boss" mafiosi, potrà sottolineare come qualche stupido, soprattutto ragazzini senza una vera famiglia (e questo dovrebbe essere il cruccio dei media e delle istituzioni!), si sarà lasciato affascinare da questi romanzetti, ma il Popolo, quello Siciliano, è stufo.Per questo il 2007 da un lato è stato tremendo, pieno di attacchi ed attentati alla Sicilia, alla sua cultura, ai suoi diritti. Si pensi alle "celebrazioni garibaldine", si pensi ai "bamboccioni" di Padoa Schioppa, impaziente di eradicare quanto rimane della trasmissione culturale e linguistica nelle famiglie siciliane, quelle di nonni e nipoti sotto lo stesso tetto. Ma il ministro italiano preferisce la omologazione, appiattimento, emigrazione (come molti suoi colleghi) per i giovani, e l'abbandono in ospizio per gli anziani. Anche per se stesso, non più in verde età? E si pensi ad Amato e al suo parallelismo con il Pakistan. Ebbene, se i pakistani sono queli valorosi uomini e donne che impavidamente scelgono la piazza e rischiano la vita per chiedere democrazia e libertà dalle ingerenze esterne, allora ci sentiamo fieramente pakistani.Ma proprio per queste ragioni, il 2007 è stato l'anno dell'inizio della rinascita per la Nazione Siciliana. Detenuta da uno Stato che esiste ormai solo sulla carta, come lo stesso cardinale Bertone ha in parte dovuto ammettere, costretto a dismettere finanche la propria compagnìa aerea di bandiera per appianare parte degli effetti della gestione criminale e personalistica degli "affari pubblici", la Sicilia ha ripreso il risveglio interrotto negli anni '40.Questo risveglio passa anche per la lotta alla mafia, mafia che è effetto strategico dell'oppressione coloniale. Questo risveglio passa per un modello virtuoso di rivendicazione e gestione, che passa dalla piccole comunità e trova nei giovani i suoi migliori sostenitori, la nostra forte, vigorosa, disinteressata classe dirigente del futuro. Questo risveglio porterà all'indipendenza nazionale della Sicilia.Presto i nostri giovani potranno evitare di lasciare casa e non tornarvi più, emigrati o morti. Presto i Siciliani potranno evitare di utilizzare quella lingua artificiosa ed imposta che ci troviamo costretti ad usare anche per redigere questo testo. Presto chiunque, in un procedimento elettorale tornato pienamente democratico, libero, e partecipativo, potrà partecipare liberamente alla formazione delle leggi (altro che le 19 "leggine regionali" dell'ARS 2007!) e alla gestione della terra. Si, la terra, perché la nostra rivendicazione finale è la restituzione della terra che fu dei nostri avi, che fu per secoli stato indipendente e sovrano, luogo di progresso e benessere, centro e traino dell'Europa e del Mediterraneo.Questo perché adesso, dopo anni di difficoltà per i veri indipendentisti, e di inganni "autonomisti" e ridicole polverizzate imitazioni, il 2007 è stato l'anno in cui è realmente tornato un movimento indipendentista popolare, partecipato, serio, antimafioso, antimassonico, trasversale che cresce con il crescere di adesioni, entusiasmo, partecipazione popolare. Nel 2007 il Movimento per l'Indipendenza della Sicilia è definitivamente ripartito, e l'obiettivo è vicino. Il 2008 sarà un anno decisivo, fra vecchie e nuove lotte, scoop e conquiste, e il ritorno nella piazza. Perché se è vero che parteciperemo alle consultazioni elettorali con nostri candidati e simboli per scardinare l'autorità precostituitasi dall'interno dei nostri palazzi occupati dai partiti abusivi e dai traditori e dimostrare la validità del "modello indipendentista", è sulla partecipazione popolare che si poggia il certo futuro di decolonizzazione, autodeterminazione ed indipendenza della Sicilia. È questo il nostro sincero augurio per il 2008.



Catania, 31 Dicemmiru 2007



A cura dell'Ufficio Stampa, Comunicazione e Propaganda del M.I.S.
Movimento per l'Indipendenza della Sicilia


Sede S.Venerina Via Giovanni Mangano, 17 - S.Venerina (CT)Tel. (+39) 095 953464

www.siciliaindipendente.orgemail: mis1943@gmail.comSkype id: nicheja

1 commento:

Movimento per l'Indipendenza della Sicilia ha detto...

Giustissima riflessione nell'occhiello. Infatti, non saremmo indipendentisti se non avessimo coscienza della detenzione italiana della Sicilia (citata nel comunicato). Semplicemente, ci siamo voluti "passare il piacere" di non farci prendere dalla "consuetudine" di ascoltare le blaterazioni del Capo di Stato colonizzatore (ed egli stesso colonizzato). Grazie sempre al collega Orazio Vasta per l'attenzione e per la fraterna vicinanza.

Roman Clarke