domenica 6 gennaio 2008

Piera Maggio: "MIA FIGLIA E' VIVA"...



"Domanda e Risposta di Piera Maggio"
Vi sono dichiarazioni di soggetti che asseriscono che Denise Pipitone sia stata uccisa. Noi comprendiamo il suo "amore di mamma", ma non trova che ostinarsi a credere che sia viva sia solo una speranza più che una certezza?
Innanzi tutto tengo a precisare che qui di certezze non ve ne sono ancora: il giorno in cui ci saranno sarà quello in cui si potrà capire con esattezza che cosa è avvenuto e dove si trova mia figlia. Io come madre voglio la verità, e sono consapevole che mia figlia possa essere o viva o morta. Questo è il punto: fino a quando non si produce una prova che Denise è morta, allora per logica si deve supporre che è viva. Il mondo è abbastanza grande perché, di una persona si perdano le tracce, ci mancherebbe se si tratta di una bambina e per giunta rapita. La verità è che dire che Denise non c'è più senza fornire delle prove concrete è solamente un fatto di comodo che magari può coprire altre verità che intendo scoprire.
La reazione della gente, degli italiani, ascoltando i fatti di cronaca degli ultimi giorni è la tendenza a considerare chiusa la vicenda, pur con dei dubbi. Lei che cosa pensa di questo atteggiamento?
Chiunque di noi, per un fatto legato alla psicologia tipica dell'individuo, tende ad allontanare da sé;; ciò che non gli aggrada, quelle che si potrebbero definire le "verità scomode". In sostanza si tende ad accettare la soluzione che tolga il peso del problema piuttosto che quella che tolga il problema in se stesso. Mi spiego: è difficile accettare il peso della scomparsa di una persona, per tutti i mesi, i giorni, i minuti e i secondi in cui manca da casa. Tutti tenderebbero a pensare "per comodo" che questa persona non sia più viva, in modo che il problema possa attenuarsi e la preoccupazione trovi pace. Ma purtroppo chi sa guardare in faccia la realtà si accorge che tutto ciò è solo una illusione che nasconde la verità scomoda di una persona che va cercata. Se una persona sparisce, da qualche parte sul pianeta deve pur essere. Quindi non dovrebbe essere così difficile ottenere la prova certa della morte di una persona da parte di chi ha commesso il fatto, ammesso che questi sappia di che cosa si parla e non siano solo invenzioni fuorvianti.
Lei quindi pensa che le dichiarazioni non comprovate siano invenzioni?
Esatto. Una delle cose più singolari è che si tende a credere che in una bugia esista sempre un fondo di verità. A me questo non risulta assolutamente. Una storia inventata è pura fantasia e basta. Se qualcuno vuole dimostrare qualcosa lo deve fare non con le parole, ma con i fatti. Tutto il resto non è credibile e anzi, potrebbe essere usato per depistare le indagini e l'opinione pubblica.
Lei ha parlato di opinione pubblica: ritiene che sia importante ciò che pensano gli italiani sui fatti avvenuti?
Sarei una ingenua se non sapessi che l'opinione pubblica ha un peso fortissimo per le scelte politiche. E le scelte politiche hanno una ripercussione sulla normativa e quindi sulla capacità di indagine da parte degli inquirenti. Fino ad oggi è proprio grazie agli italiani e non solo, che si sono interessati al caso che è stato possibile lavorare e chiedere ogni sforzo per le ricerche di Denise. Non è solamente un fatto legato alle segnalazioni, ma proprio una caratteristica tipica del nostro paese. La notorietà e la risonanza di un determinato fatto sono fondamentali per l'evoluzione del fatto in se stesso. Se non ci fosse un pubblico interessamento a mia figlia, molte persone avrebbero comunque collaborato, altre no. Quindi per me non devono esistere dubbi nell'opinione pubblica: gli italiani e altre nazioni, sappiano che mia figlia è viva. Invito chiunque sappia qualcosa a fornirmi una prova del contrario. Altrettanto invito l'Italia e oltre a non credere alle fantasie di nessuno: credano solo a fatti comprovati e alle certezze, che sono le uniche che conducono alla verità sul caso di mia figlia.
Quale è il rapporto tra la normativa e la capacità di indagine da parte degli inquirenti?
Il rapporto è strettissimo: in Italia esiste una legge sul sequestro dei minori che non è aggiornata e in più presenta forti lacune sotto il profilo della punibilità dell'atto criminoso: se il sequestro non è commesso a scopo di estorsione il reato risulta depenalizzato fortemente.
Quale è dunque il potere degli organi inquirenti nell'ottenere informazioni dagli indagati?
Nessuno, perché, se la pena è quasi nulla, nessuno avrà interesse, parlando, ad aggravare la propria posizione. Invece se la pena per questa forma di reato viene incrementata ai massimi livelli, a questo punto chi sa avrà tutto l'interesse a parlare per non vedersi condannare e dover scontare anni e anni di carcere. Può sembrare una contrattazione, ma i fatti sono questi. E' il motivo per cui mi sono incatenata davanti al Quirinale, per sensibilizzare l'opinione pubblica e le Camere (Parlamento e Senato) sulla proposta di riforma di questa legge che è stata elaborata dal mio studio legale e che si trova al seguente link:
http://www.cerchiamodenise.it/denise/prospettivediriforma.htm
Sui giornali si leggono fiumi di parole su di Lei, sulla sua vita privata e sui suoi figli. Trova giusto questo interessamento?
Assolutamente no. Lo troverei "giustificabile" solo se fosse determinante per le ricerche di mia figlia. Invece non lo è affatto: anzi, al contrario, sotto alcuni aspetti è anche dannoso perché;; si perde tempo in ricostruzioni il più delle volte prive di ogni attendibilità, che portano conseguenze dannose ai minori coinvolti e grande sofferenza nelle vite private delle persone. Tutto ciò è contro la Carta di Treviso, codice di regolamentazione della stampa quando si parla di minori. Sono norme che i giornalisti non possono non conoscere e che devono applicare quando scrivono i testi, ed invece, alcuni le ignorano completamente. Per fortuna la maggior parte dei giornalisti italiani ha molto rispetto per il caso ed evita di produrre ulteriori danni. Si può fare buona informazione anche senza danneggiare le persone: per questo motivo l'Associazione Cerchiamo Denise Onlus che presiedo è firmataria di una documento etico internazionale di giornalismo, che è nato come forma di autoregolamentazione per i media quando trattano casi di minori scomparsi e abusati, di cui potete trovare al link: http://www.childrenandmedia.it
Lei ha ormai raggiunto una certa notorietà e alcune persone si chiedono come si concilia questo aspetto con le ricerche di sua figlia?
Ecco un altro punto dolente della logica umana: non rendersi conto della realtà degli altri, secondo quanto è nelle esigenze proprie degli altri e non nelle nostre. Sia chiaro che a me non interessa alcuna forma di spettacolo o di pubblicizzazione: se io potessi riabbracciare mia figlia domani mattina darei la mia stessa vita, figuriamoci se mi interessa qualcosa del circo mediatico. A me come madre di una bambina rapita non produce interesse: ma se si guarda il mondo televisivo con gli occhi di chi non ha problemi allora si capisce come mai nascono certe osservazioni: in pratica si guarda il lato "spettacolare" ma non si capisce il dolore profondo che vi sta dietro. Ma poi d'altra parte a che cosa servono i media? A diffondere, a comunicare. E io li sto semplicemente utilizzando secondo la loro natura, per diffondere l'immagine di mia figlia per le ricerche ed anche per informare le altre persone sulle proposte di rinnovamento della legge sul sequestro dei minori. Che cosa si pretendeva da una madre? Che si mettesse in un letto disperata attendendo gli eventi? Questo ne avrebbe fatto una madre "giusta" e sofferente? Io soffro terribilmente ma nello stesso tempo sono forte per mia figlia, perché,è per lei che faccio tutto questo e sono certa che molte madri in Italia avrebbero fatto altrettanto, per cui chiedo solo di essere compresa nella mia battaglia senza ricevere sempre pesantissimi giudizi che sinceramente sono del tutto privi di credibilità.
(Sez. 23) 12/12/2007 Piera Maggio

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