sabato 12 gennaio 2008

"Teologia della Liberazione":l'unica strada per il cristianesimo in America Latina


Nonostante i vari interventi del Vaticano per delegittimarla e oscurarla, la "Teologia della Liberazione" è viva in America Latina, anzi sta vivendo un momento di forte rilancio, come testimonia anche l'articolo qui pubblicato.
Teologia della liberazione il rinascere dell'utopia (di Francisco G. Navarro*)
"Ora abbiamo una speranza che prima sembrava un'utopia", considera il sacerdote cattolico argentino Luis Angel Farinello, al definire l'attuale congiuntura di rinascita della teologia della liberazione in America Latina. "La teologia della liberazione è viva perché mentre esistono dei poveri è l'unica strada possibile per il cristianesimo", ha risaltato il padre, che si occupa giornalmente dell'alimentazione di circa tre mila bambini provenienti da settori esclusi dal modello capitalista. Farinello, che officia il suo ministero in quartieri di estrema povertà alla periferia di Buenos Aires, ha conversato con Prensa Latina nel corso della Giornata di Riflessione celebrata a Caracas, in occasione del 90° anniversario della nascita del monsignore salvadoregno Oscar Arnulfo Romero. L'incontro ha riunito cristiani, cattolici e protestanti della Spagna, Argentina, Perù, Repubblica Dominicana, Colombia, Portorico e Venezuela, nonostante le pressioni esterne della gerarchia della Chiesa Cattolica venezuelana per tentare di ostacolare la convocazione. Il teologo spagnolo Juan José Tamayo, direttore della cattedra di Teologia e Scienze della religione nell'Università Carlos III, di Madrid, è d'accordo con Farinello nell’osservare la rinascita della corrente cattolica di profonda radice popolare. "La teologia della liberazione è più attiva che mai, perché si muove nell'orizzonte della ragione pratica e si ricostruisce nei processi storici", argomentò. Lontano da ricorrere alle affermazioni dogmatiche, il movimento (sorto in America Latina alla fine degli anni 60 del secolo scorso) rielabora i suoi presupposti nel seno dei processi di emancipazione, sostiene Tamayo. "Coltivare strade comuni coi movimenti sociali, le organizzazioni femministe ed i collettivi dei diritti umani è compito quotidiano della teologia della liberazione contemporanea", ha osservato. Tamayo patrocina perché il movimento teologo progressista lavori nell'impegno per ottenere una società antiegemonica, interreligiosa, interculturale, interetnica, interidentitaria ed intercontinentale. La contemporaneità, a suo giudizio, identifica già varie tendenze della teologia della liberazione: femminista, indigena, economica ed afrolatinoamericana. Per il sacerdote e comunicatore sociale venezuelano Vidal Atencio, uno degli organizzatori della Giornata di Riflessione, la chiamata chiesa dei poveri si pone ora anche come teologia della liberazione ecologica.
"Ormai non solo parliamo di comunità ecclesiali di base (forma organizzativa per eccellenza del movimento), ma di comunità ecologiche, un progetto più ampio includendo il povero e la terra, dominata e sottomessa dallo stesso uomo", indicò Atencio. Sulla relazione della teologia della liberazione col panorama politico mondiale, il teologo Tamayo precisò che la critica più severa del movimento ecclesiale non è verso il capitalismo in astratto, bensì al neoliberalismo in concreto. "Il fatto più triste dell'epoca attuale è che il neoliberalismo non solo si è impadronito delle ricchezze del pianeta -con due terzi della popolazione a livello di povertà -, ma ha anche rubato ai poveri la loro stessa speranza di trasformazione", commentò il professore universitario madrileno. Al rispetto identificò la competitività e l'interesse come altre due fatti che la teologia della liberazione deve contestare al neoliberalismo. "Sono principi neoliberali da combattere, di fronte ai quali la teologia della liberazione propone come alternativa il progetto del socialismo", ha detto il religioso ispano dopo osservare la convergenza irrinunciabile tra entrambe le vie di sviluppo umano. Il suo compatriota Benjamin Forcano, intervenendo nel plenum dell'incontro in omaggio a monsignore Romero, indicò che arrivò il momento di definirsi ed ognuno lo farà in corrispondenza con le sue idee ed interessi. "Se Gesù Cristo non è stato un politico, nel senso stretto della parola, non si può neanche considerarlo un apolitico, perché la sua predica del regno di Dio aveva una forte implicazione politica", ha sottolineato. Il padre Atencio, conosciuto in Venezuela per il suo programma televisivo nel canale dello stato, considerò anche che questo paese sud-americano vive un momento importante per il rinascere della teologia della liberazione in America Latina. Ha fatto presente che il subcontinente conosce allo stesso tempo delle altre proposte rinnovatrici di carattere intellettuale, politico ed ideologico, oltre a quella cristiana e spirituale, nel caso della chiesa dei poveri. Atencio segnalò che il forum omaggio a monsignore Romero a Caracas contò sul protagonismo delle comunità di base, chiese cristiane non cattoliche, cooperative di sacerdoti ed università, rappresentanti di quella chiesa che molte volte non si vedono. Al contrario, è stata assente la gerarchia della chiesa cattolica venezuelana che a giudizio di vari delegati all'evento, tra loro Martin Zapata, rettore dell'Università Cattolica Santa Rosa, hanno fatto pressione per ostacolare la presenza dei sacerdoti all'appuntamento riflessivo. "Incontri come questo servono per crescere nella coscienza", ha osservato il padre Farinello, dopo commentare che arrivò all'omaggio per Oscar Arnulfo Romero col dolore di avere assistito nella sua comunità ecclesiale al funerale di una bambina di sette anni, morta a causa di una malattia evitabile.

*L’autore è corrispondente di Prensa Latina in Venezuela.

1 commento:

arial ha detto...

ciao ho inserito il tuo post qui
http://oknotizie.alice.it/go.php?us=509000619b4ec142
spero che non ti dispiaccia,,,