Il quotidiano "Milano Finanza Sicilia" in edicola ieri ha pubblicato un interessante articolo di Carlo Lo Re sulle prossime Comunali nell'Isola, approfondendo in particolare la corsa a Palazzo degli Elefanti di Catania.Ve lo proponiamo,ricordando che il PARTITO DEL SUD ha propri candidati nella lista "NELLO MUSUMECI PER CATANIA" ...
LA BATTAGLIA DEI SINDACI
Tra circa una settimana al voto poco meno di 150 Comuni della Sicilia
Tra le Amministrazioni da rinnovare anche quella di Catania, di Siracusa e di Messina. Nella corsa a Palazzo degli Elefanti l'incognita Musumeci tra Stancanelli e Burtone.
In Sicilia sono 145 i Comuni interessati al rinnovo della carica principale alle prossime elezioni amministrative del 15 e 16 giugno. Fra questi, i capoluoghi Catania, Messina e Siracusa, dove tradizionalmente il confronto politico è assai aspro.
Nella città dello Stretto, le cui ultime amministrazioni hanno avuto pesanti traversie giudiziarie, si confrontano due ex sindaci, il segretario regionale del Partito democratico, nonché primo cittadino uscente, Francantonio Genovese, e Giuseppe Buzzanca del Popolo della Libertà. Nonostante taluni sondaggi diano in vantaggio Buzzanca, lo scontro appare comunque molto interessante. Per quanto in profonda crisi già da prima delle elezioni regionali di aprile, il Pd è pur sempre una forza politica bene organizzata, che spende per l’ennesima volta a Messina il nome del suo leader regionale, per di più sindaco uscente. Un risultato a favore del Pdl, quindi, non è scontato.
Calma piatta, invece, a Siracusa, dove, almeno stando ai sondaggi della Demopolis, non ci sarebbe nessuna possibilità per il deputato regionale democratico Roberto De Benedictis, dato al 29-35% delle intenzioni di voto contro il 61-67% dell’avversario Roberto Visentin, ingegnere, assessore uscente candidato per il Pdl. I siracusani sembrano proprio voler continuare nel solco della tutto sommato positiva esperienza di Titti Bufardeci, che ha molto valorizzato Ortigia ed è riuscito a fare inserire Siracusa nell’elenco Unesco dei patrimoni dell’umanità.
Assai fluida, per non dire magmatica, è invece la situazione a Catania, la città più grande fra quelle in cui si elegge il sindaco, dove la corsa per la poltrona di primo cittadino è fra Raffaele Stancanelli (Pdl), Giovanni Burtone (Pd) e Nello Musumeci (sostenuto dall’omonima lista civica), protagonisti ieri di un confronto con i vertici della Confindustria etnea. In poche settimane lo scenario è mutato radicalmente, specie per la candidatura a Palazzo degli Elefanti dell’europarlamentare Musumeci, che sicuramente scompagina i calcoli in casa Pdl.
Certo, il movimento di Berlusconi ha a Catania un consenso assodato di oltre il 40%, che per alcuni analisti arriverebbe addirittura al 60%. Mantenendosi cauti, è comunque possibile affermare come il centro-destra catanese, includendo anche l’Mpa e l’Udc, potrebbe agevolmente raggiungere e superare il 60% dei voti. Ma la presenza di Musumeci scompagina tutti i calcoli. Perché, se è vero che i sondaggi Demopolis lo danno indietro, è altresì da tenere in debita considerazione un altro recente sondaggio - della Euromedia Research, affidabile società di proprietà di Berlusconi - che lo dà dal 31,3 al 37,1% delle intenzioni di voto, a poca distanza da Raffaele Stancanelli (31,7-37,7%) e ben oltre Giovanni Burtone (24-29,4%). Pur nella consapevolezza che sia meglio ragionare poco sui sondaggi, il nuovo studio demoscopico offre interessanti spunti di riflessione e non lo si può ignorare.
A questo punto una cosa pare abbastanza evidente: Raffaele Stancanelli è costretto a vincere al primo turno. Perché, se, in un eventuale ballottaggio contro Giovanni Burtone, il candidato del Pdl stravincerebbe, lo stesso non può essere affatto detto qualora al secondo turno Stancanelli si trovasse davanti Musumeci. Anzi, l’impressione è che, addirittura, ad un eventuale secondo turno Stancanelli potrebbe prendere meno voti che al primo, dato che non ci sarebbe più l’apporto vitale dei consensi di lista.
Molto ruota quindi attorno alla debolezza - anzi, al grado di debolezza - di Burtone. Perché a Nello Musumeci serve un Burtone debole (per superarlo), ma non eccessivamente (per impedire che Stancanelli vinca al primo turno). Del resto, Musumeci al ballottaggio incasserebbe sicuramente l’appoggio dichiarato di Enzo Bianco (parecchio buoni i loro rapporti) e probabilmente anche quello sotterraneo dei firrarelliani, che avendo a portata di mano la possibilità di far subire una dura sconfitta a taluni avversari interni al centro-destra difficilmente si farebbero sfuggire l’occasione.
Di fatto già vinta la corsa per Palazzo dei Minoriti, con Giuseppe Castiglione semplicemente in attesa di insediarsi, che il senatore Pino Firrarello decida di sostenere silenziosamente Musumeci in un eventuale ballottaggio contro Stancanelli non è una ipotesi da scartare a priori. Sarebbe clamoroso. Ma sarebbe soprattutto la riprova di come anche una forza potentissima dal punto di vista elettorale, come innegabilmente è il centro-destra catanese, se frammentata, se paralizzata dai veti incrociati e dagli odi personali, può andare in loop e fallire obiettivi sulla carta di estrema semplicità.
Carlo Lo Re
Pubblicato su "Milano Finanza Sicilia" del 7 giugno 2008
LA BATTAGLIA DEI SINDACI
Tra circa una settimana al voto poco meno di 150 Comuni della Sicilia
Tra le Amministrazioni da rinnovare anche quella di Catania, di Siracusa e di Messina. Nella corsa a Palazzo degli Elefanti l'incognita Musumeci tra Stancanelli e Burtone.
In Sicilia sono 145 i Comuni interessati al rinnovo della carica principale alle prossime elezioni amministrative del 15 e 16 giugno. Fra questi, i capoluoghi Catania, Messina e Siracusa, dove tradizionalmente il confronto politico è assai aspro.
Nella città dello Stretto, le cui ultime amministrazioni hanno avuto pesanti traversie giudiziarie, si confrontano due ex sindaci, il segretario regionale del Partito democratico, nonché primo cittadino uscente, Francantonio Genovese, e Giuseppe Buzzanca del Popolo della Libertà. Nonostante taluni sondaggi diano in vantaggio Buzzanca, lo scontro appare comunque molto interessante. Per quanto in profonda crisi già da prima delle elezioni regionali di aprile, il Pd è pur sempre una forza politica bene organizzata, che spende per l’ennesima volta a Messina il nome del suo leader regionale, per di più sindaco uscente. Un risultato a favore del Pdl, quindi, non è scontato.
Calma piatta, invece, a Siracusa, dove, almeno stando ai sondaggi della Demopolis, non ci sarebbe nessuna possibilità per il deputato regionale democratico Roberto De Benedictis, dato al 29-35% delle intenzioni di voto contro il 61-67% dell’avversario Roberto Visentin, ingegnere, assessore uscente candidato per il Pdl. I siracusani sembrano proprio voler continuare nel solco della tutto sommato positiva esperienza di Titti Bufardeci, che ha molto valorizzato Ortigia ed è riuscito a fare inserire Siracusa nell’elenco Unesco dei patrimoni dell’umanità.
Assai fluida, per non dire magmatica, è invece la situazione a Catania, la città più grande fra quelle in cui si elegge il sindaco, dove la corsa per la poltrona di primo cittadino è fra Raffaele Stancanelli (Pdl), Giovanni Burtone (Pd) e Nello Musumeci (sostenuto dall’omonima lista civica), protagonisti ieri di un confronto con i vertici della Confindustria etnea. In poche settimane lo scenario è mutato radicalmente, specie per la candidatura a Palazzo degli Elefanti dell’europarlamentare Musumeci, che sicuramente scompagina i calcoli in casa Pdl.
Certo, il movimento di Berlusconi ha a Catania un consenso assodato di oltre il 40%, che per alcuni analisti arriverebbe addirittura al 60%. Mantenendosi cauti, è comunque possibile affermare come il centro-destra catanese, includendo anche l’Mpa e l’Udc, potrebbe agevolmente raggiungere e superare il 60% dei voti. Ma la presenza di Musumeci scompagina tutti i calcoli. Perché, se è vero che i sondaggi Demopolis lo danno indietro, è altresì da tenere in debita considerazione un altro recente sondaggio - della Euromedia Research, affidabile società di proprietà di Berlusconi - che lo dà dal 31,3 al 37,1% delle intenzioni di voto, a poca distanza da Raffaele Stancanelli (31,7-37,7%) e ben oltre Giovanni Burtone (24-29,4%). Pur nella consapevolezza che sia meglio ragionare poco sui sondaggi, il nuovo studio demoscopico offre interessanti spunti di riflessione e non lo si può ignorare.
A questo punto una cosa pare abbastanza evidente: Raffaele Stancanelli è costretto a vincere al primo turno. Perché, se, in un eventuale ballottaggio contro Giovanni Burtone, il candidato del Pdl stravincerebbe, lo stesso non può essere affatto detto qualora al secondo turno Stancanelli si trovasse davanti Musumeci. Anzi, l’impressione è che, addirittura, ad un eventuale secondo turno Stancanelli potrebbe prendere meno voti che al primo, dato che non ci sarebbe più l’apporto vitale dei consensi di lista.
Molto ruota quindi attorno alla debolezza - anzi, al grado di debolezza - di Burtone. Perché a Nello Musumeci serve un Burtone debole (per superarlo), ma non eccessivamente (per impedire che Stancanelli vinca al primo turno). Del resto, Musumeci al ballottaggio incasserebbe sicuramente l’appoggio dichiarato di Enzo Bianco (parecchio buoni i loro rapporti) e probabilmente anche quello sotterraneo dei firrarelliani, che avendo a portata di mano la possibilità di far subire una dura sconfitta a taluni avversari interni al centro-destra difficilmente si farebbero sfuggire l’occasione.
Di fatto già vinta la corsa per Palazzo dei Minoriti, con Giuseppe Castiglione semplicemente in attesa di insediarsi, che il senatore Pino Firrarello decida di sostenere silenziosamente Musumeci in un eventuale ballottaggio contro Stancanelli non è una ipotesi da scartare a priori. Sarebbe clamoroso. Ma sarebbe soprattutto la riprova di come anche una forza potentissima dal punto di vista elettorale, come innegabilmente è il centro-destra catanese, se frammentata, se paralizzata dai veti incrociati e dagli odi personali, può andare in loop e fallire obiettivi sulla carta di estrema semplicità.
Carlo Lo Re
Pubblicato su "Milano Finanza Sicilia" del 7 giugno 2008
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