domenica 20 luglio 2008

Rita Borsellino:"Paolo sacrificato sull´altare del papello adesso basta prese in giro, voglio la verità"


Documenti - Altri documenti
Scritto da Gabriele Isman
Domenica 20 Luglio 2008

Rita Borsellino insiste sulla trattativa tra Stato e mafia: "Ora finalmente ne parla anche Massimo Ciancimino
«È troppo facile. Si ricorda un giorno e poi ci si ripensa tra un anno. Troppo facile». Rita Borsellino siede in prima fila in via D´Amelio con Antonio Ingroia e Piero Grasso. Guarda lo spettacolo scritto da Emma Dante -
«La strada senza uscita» è il titolo, con quaranta tra attrici e attori e i loro vestiti macchiati di rosso sangue - e si commuove. Poi sale sul palco parla di «dimenticanza», chiedendo «verità e giustizia», in un ampio discorso con tanti perché:
«Perché è così facile archiviare?
Perché nessuno si prende cura dei tanti luoghi dei morti, delle lapidi annerite, delle corone di fiori dimenticate con sopra gli escrementi di cane?».
Ancora domande - «vogliamo davvero che la mafia finisca?» - e persino le scuse a chi - perché è successo anche questo - dal palazzo di via D´Amelio, dove lei ancora vive, si è lamentato per i ragazzi dell´Agesci che hanno passato l´altra notte a cantare «aspettando - dice Rita Borsellino - l´alba di un giorno terribile». Di mattina da un balcone è persino volato un pomodoro verso i ragazzi.Signora Borsellino, cos´è la dimenticanza?
«È archiviare la memoria e metterla in un cassetto, in naftalina. tenerla conservata perché non disturbi. Forse ci serve, ma alla fine ce ne vergogniamo un po´».
La dimenticanza è un male palermitano o italiano?
O della politica?
«Questa città ha fatto miracoli: dopo quei giorni di 16 anni fa vi sono state manifestazioni straordinarie di solidarietà. No, la dimenticanza è un male italiano: quanti nel nostro Paese sanno cos´è il 19 luglio? E la politica ha la dimenticanza nel proprio statuto».
Sulla strage di via D´Amelio le indagini sono ancora aperte, a caccia dei mandanti occulti. Lei, guardando Monte Pellegrino ha detto "voglio sapere se da lassù, dove c´erano i Servizi segreti, è stato spinto quel telecomando".
Che idea s´è fatta?
«Ho un´idea un po´ bislacca che parte dalla trattativa del ‘92 tra Stato e mafia, dal papello e da Ciancimino. Paolo a Roma stava interrogando Gaspare Mutolo, quando fu chiamato al ministero dell´Interno. Di quell´incontro non vi è nessuna traccia, forse era nell´agenda rossa che poi è sparita. So che Paolo non avrebbe mai accettato nessuna trattativa, e Mutolo raccontò che al ritorno dal ministero, Paolo era così nervoso che l´interrogatorio non proseguì. Sappiamo dai processi che l´uccisione di mio fratello ebbe un´improvvisa accelerazione: ne parla finalmente anche Massimo Cianciamino. Forse la mia idea non è bislacca: quell´incontro fu di venerdì. La domenica Paolo fu ucciso. Io mi sento presa in giro ormai, come tanti altri parenti di vittime di mafia, con questa etichetta che ci hanno appiccicato addosso».Negli anni lei ha parlato spesso di perdono. È davvero riuscita a perdonare?«Il perdono pretende giustizia per prima cosa. Paolo mi ha insegnato il dialogo: diceva che serviva per capire e per amare. Ad amare non ci sono ancora arrivata. Non possiamo archiviare la memoria: più il tempo passa e più il dolore cresce. Si dimentica prima la voce, poi la sfumatura degli occhi. Il tempo lo conti, lo vivi addosso. Archiviare la memoria significa archiviare la storia, e questo non è possibile. Cosa stiamo dando ai nostri giovani? Misteri, da Portella della Ginestra in poi».
Berlusconi ha condiviso la definizione di "eroe" che Dell´Utri ha dato del suo ex stalliere mafioso Vittorio Mangano. Pochi giorni dopo sono apparsi a Palermo i manifesti di Falcone e Borsellino con la scritta "eroi per sempre". Cosa ha provato?
«È stata la più grande caduta di stile degli uomini di questo governo».La città, la mafia, l´Italia. Come sono cambiate in questi 16 anni?«Subito dopo le morti del ‘92, un ragazzo chiese all´allora procuratore Caselli quando sarebbe stata sconfitta la mafia. Lui disse "diciamo 10 anni". Ne sono passati 16. Vorrei poter dire che la mafia non esiste più, ma quante volte l´abbiamo detto? La mafia si è già ripresa, ha soltanto cambiato metodi. E lo Stato arranca: anche per Paolo mancava la volontà politica di sconfiggerla. A lui quest´Italia non sarebbe piaciuta».Che immagine conserva di suo fratello?«I miei figli dicono che Paolo cominciava a sorridere dai baffi. Era vero. Aveva un bel sorriso e la battuta pronta. Sapeva esorcizzare tutto con quel sorriso. Per questo non ho voluto vederlo nella bara, anche se mi hanno detto, stranamente, che sorrideva anche lì. Ho voluto tenermi quell´immagine».
La Repubblica-ed.Palermo, 20 luglio 2008

Nessun commento: