lunedì 25 agosto 2008

GRECIA:SCOPPIA LA QUESTIONE DELLE "MINORANZE" DI CEMERIA E TASSAGLIA

Macedonia e Grecia ai ferri corti
Scritto da Sergio Bagnoli
L’esasperazione dei conflitti nazionalistici dei Balcani ha infettato anche la Grecia. La Macedonia chiede alle Nazioni Unite ed all’Unione Europea di tutelare il futuro della propria minoranza etnica in Grecia, ma Atene fa orecchie da mercante. Sia il presidente dell’Unione Europea Barroso, sia il Ministro degli Esteri francese Kouchner si sono schierati al fianco di Atene, ma il dossier e' stato consegnato al Commissario per il multilinguismo Orban
Non accenna a diminuire lo stato di tensione tra la Macedonia e la Grecia che, ormai fin dalla dissoluzione dello stato ex- jugoslavo e dalla nascita della nuova nazione che ha come capitale Skopjie, si ostina a non riconoscere il nome della nuova entità statale nata alle sue frontiere settentrionali in quanto asserisce che l’unica Macedonia riconoscibile sia quella compresa entro i confini ellenici. Conseguentemente Atene continua a non voler prendere in considerazione il fatto che entro i suoi limiti territoriali sopravvive una minoranza, a dir la verità abbastanza esigua, di popolazioni macedoni di ceppo slavo.

Il presidente della Repubblica ex- jugoslava Nikola Gruevski, incassata la pace con l’opposizione social- democratica in patria, si è infatti recentemente rivolto alle Nazioni Unite ed all’Unione europea al fine di ottenere da questi due consessi una condanna del governo di Atene che, a suo dire, continua pervicacemente a rifiutare ai propri connazionali abitanti in Grecia il diritto a parlare la propria lingua natia e a tornare in proprietà dei beni loro sequestrati dagli ellenici dopo la guerra civile tra liberali e comunisti, che ha insanguinato lo stato balcanico all’indomani della seconda guerra mondiale.
Il premier greco Costas Karamanlis, attorno al quale si è unito tutto il popolo, colpevolizza i macedoni di essersi apertamente schierati con le truppe comuniste durante questo evento bellico fratricida al solo scopo di rovesciare la monarchia, che allora regnava ad Atene, e proclamare in Grecia una Repubblica popolare che non offrisse soluzione di continuità con la Jugoslavia, di cui allora la Macedonia faceva parte, e l’Albania. Per questo motivo, si sostiene ad Atene, i macedoni che allora abitavano la regione furono tutti espulsi dal paese al termine della guerra civile per cui oggi, non essendoci più uno slavo in tutta la Grecia, non ha senso parlare di restituzione di proprietà o riconoscimento di una minoranza etnica. L’Unione Europea dal canto suo ha deciso di non decidere e di non rispondere alle richieste del premier macedone Gruevski, rimandando tutto ad eventuali accordi bilaterali tra i due paesi. Questo il senso di una missiva che il Presidente Barroso ha inviato al premier di Skopjie. Barroso però, non bisogna scordarselo, appartiene alla stessa area politica di Karamanlis che ha promesso di sostenerlo nella campagna elettorale, che si terrà l’anno prossimo, per l’ottenimento del secondo mandato consecutivo sullo scranno più alto dell’Unione contro il candidato delle sinistre, il socialista Shultz. Comunque il dossier relativo alla questione è stato affidato nelle mani del commissario al multilinguismo Leonard Orban. Parimenti il ministro degli Esteri francese, la Francia ha la presidenza di turno dell’Unione, Bernard Kouchner si è dichiarato solidale con le ragioni greche. Rinasce dunque improvvisamente la questione egea, dopo che i popoli di due delle nazioni più povere d’Europa come Albania e Macedonia, paesi candidati a far ingresso nella Nato e nell’Unione europea organizzazioni in cui già è presente la Grecia che potrebbe avanzare il proprio diritto di veto, richiedono a gran voce il rispetto dei diritti delle proprie minoranze di Cemeria e Tessaglia e contemporaneamente accusano l’occidente di non fare la voce grossa contro Atene solamente perché si tratta di rivendicazioni giungenti dai poveri del continente. Un ulteriore focolaio di tensione da spegnere al più presto considerato che i Balcani non hanno certo bisogno di nuove contrapposizioni.
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Fonte: http://www.albanianews.it


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