giovedì 4 settembre 2008

FORZA NUOVA,LA LBIA,IL COLONIALISMO ITALIANO E BERLUSCONI

Ricevo da info@forzanuovacatania.org e pubblico-anche se non condivido-questi due comunicati sul tanto discusso trattato italo-libico...
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L'on. ROBERTO FIORE sull’accordo Italia-Libia
Il premier Silvio Berlusconi ha firmato un accordo con il '' Re dei Re '' libico Gheddafi con cui l'Italia si insegna a stanziare, in 25 anni, una cifra superiore ai 5miliardi di dollari alla Libia come risarcimento per danni coloniali.L'Onorevole Roberto Fiore, Segretario di Forza Nuova, commenta:'' la Libia è uno stato che consente e favorisce l'arrivo in Italia di decine di migliaia di clandestini subsahariani e noi le finanziamo le infrastrutture in un momento di gravi difficoltà economiche per gli italiani '' prosegue: '' lo stato africano si è sempre comportato molto male nei nostri confronti, cacciando in passato decine di migliaia di nostri connazionali senza mai risarcirli. Per non parlaredel tanto deprecato colonialismo, che in realtà costruì grandi opere pubbliche ed edilizie che tutt'ora resistono al tempo ed all'incuria. Furono circa 80 mila i veneti che in quel periodo fecero acquisire alla Libia migliaia di terreno coltivabile bonificando il deserto '' conclude Fiore:'' Berlusconi dovrebbe vergognarsi. Dovremmo imporre sanzioni e regaliamo fondi, dovremmo chiedere noi risarcimenti e sottostiamo ancora a questo genere di arroganti richieste.''
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FN CATANIA SULL’ACCORDO ITALIA – LIBIA
La notizia dell'accordo siglato tra Italia e Libia costituisce l'ennesima espressione di debolezza del governo italiano.
L'accordo, secondo le dichiarazioni del Governo, sarebbe volto a chiudere un contenzioso decennale, ove i libici reclamavano non si sa quali presunti "danni per l'occupazione coloniale", in contropartita della concessione dello status di "privilegiato" alle aziende italiane che operano in Libia, oltre ad una maggiore collaborazione alla lotta all'immigrazione clandestina e poc'altro (concessioni, com'è evidente, che assomigliano più a dichiarazioni di principio che ad impegni concreti).In realtà, i fondamenti delle rivendicazioni libiche sono tutti da dimostrare, sia in diritto che in fatto, sol che si consideri che la conquista della nostra ex-colonia avvenne sotto il governo democratico di Giolitti, nell'ambito della guerra italo-turca del 1911 e che, dopo decenni di bonifiche agrarie e creazione dal nulla di moderne infrastrutture, che civilizzarono il deserto, ad opera dei nostri coloni, con il R.D.L. n.70 del 9.01.1939, il territorio dell'intera colonia entrò a far parte integrante del territorio italiano, costituendo così la 17° regione italiana, con relativa concessione della cittadinanza ai libici; a seguito della sconfitta nella II g.m., gli italiani residenti restarono in Libia, proseguendo, pur sotto l'occupazione inglese, mascherata dal regno fantoccio di Idris I, l'opera di bonifica e di modernizzazione della regione poichè, nel frattempo, i giacimenti di petrolio appena scoperti venivano sfruttati dalle multinazionali angloamericane, lasciando all'Eni una piccola fetta della torta.A seguito del colpo di stato di Gheddafi del 1969, costui nazionalizzò i giacimenti petroliferi e, l'anno seguente, cacciò via gli italiani, addirittura sgombrando con le ruspe il cimitero italiano di Tripoli, confiscando altresì tutti i loro beni immobili, per un valore che oggi ammonterebbe a circa 3 mld di euro; si andò avanti così, sino all'ennesima provocazione del lancio dei missili su Lampedusa, per tacere delle centinaia di sequestri di nostri motopescherecci.Ebbene il governo italiano (ed i Governi che lo hanno preceduto), anzichè agire a tutela dei nostri connazionali cacciati ed espropriati dei loro beni, frutto del lavoro di una vita, piuttosto che imporre sanzioni ed altri provvedimenti volti ad isolare tale regime autoritario, ha preferito, con il classico colpo di spugna, andare a siglare un accordo che prevede addirittura il pagamento di una somma ingentissima, dimenticando i tre miliardi di euro di beni italiani confiscati da Gheddafi, e tutto ciò in un momento di gravissime difficoltà economiche per l'Italia e gli italiani (e la città di Catania ne sa qualcosa).Invero, è facile intuire come tale accordo celi un vero e proprio ricatto al quale Berlusconi ha inteso sottostare, ossia soldi in cambio del blocco dell'immigrazione clandestina, strumento utilizzato da Gheddafi per mettere sotto pressione l'Italia, impreparata, come noto, sia logisticamente che socialmente all'arrivo di orde di immigrati.Avremmo dovuto imporre sanzioni e regaliamo fondi, avremmo dovuto chiedere noi risarcimenti e sottostiamo ancora a questo genere di arroganti richieste.Di questo passo chissà dove andremo a finire ??
SEGR. PROV. Forza Nuova - CT
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