giovedì 16 ottobre 2008

"Da Nord a Sud è un continuo proliferare di piccoli partiti e formazioni che sono contro il centralismo e puntano all’autodeterminazione dei popoli"

Da "il Giornale" di Martedì 14 ottobre 2008 pag.19
Da Nord a Sud è un continuo proliferare di piccoli partiti e formazioni che sono contro il centralismo e puntano all’autodeterminazione dei popoli
I fratelli d’Italia... che tifano per l’indipendenza
Agguerriti e documentati, si aggrappano alla storia
per rivendicare l’autonomia geografica e linguistica
Marco Zucchetti
da Milano
«Siam pronti alla morte,
l’Italia chiamò».Sì,ma Mameli
ha trovato occupato. Almeno stando
al proliferare di movimenti
che in questo Paese di
bello ci trovano poco e che di
questo Paese cercano di disfarsi
come di un peso.
Indipendentisti, regionalisti,
autonomisti e secessionisti
per cui la Lega è solo una Dc
truccata. Nostalgici di regni e
Comuni,quando al di là del fiume già abitava
lo straniero.Decine di
formazioni politico-culturali
che combattono il centralismo
in nome dell’autodeterminazione
o di maggiore libertà.
Partiti radicati come la
Südtiroler Volkspartei, il Partito
Sardo d’Azione
o la Liga
Veneta Repubblica
. Ma anche
soggetti giovani, dal Nord
Autonomo alle Valli Unite.
In principio furono le Regioni
a Statuto speciale. La Valle
d’Aosta
dove si bruciavano tricolori
durante la festa degli alpini,
dove si parla patois e si
vota per Union Valdôtaine,
Federation Autonomiste,Vallee
d’Aoste Vive
e Renoveau
Valdotain
. L’Alto Adige dove
si va dagli Amisc dla Ladinia
Unida
alla Unionfur Südtirol,
da Die Freiheitlichen al Süd-
Tiroler Freiheit
di Eva
Klotz. Quella che faceva affiggere
cartelli con scritto
«Südtirol ist nicht italien».
Più Vienna che Roma. Così
come più Lubiana che Trieste
è il movimento Slovenska
Skupnost
della comunità
slovena in Friuli. Un partito
che se la vede con Fuarce
Friul
e l’anima bifronte della
regione: il Fronte Giuliano e
il Fronte Friulano, con tanto
di crociato nel simbolo.
Nelle isole, poi, le istanze
anti-italiane sono ataviche.

In Trinacria si va dal Fronte
Nazionale Siciliano
(fondato
nel 1964) alla Nuova Sicilia,
fino al Movimento per
l’Indipendenza della Sicilia

di Musumeci.
Ma è la Sardegna
la zona a maggior intensità
secessionista. Motivi geografici
e soprattutto linguistici,
come ricorda Erricu Madau,
portavoce di A Manca
pro s’Indipendentzia
(simbolo
falce, pugnale nuragico
e benda dei mori): «La storia
di liberazione sarda è stata
negata, come nei Paesi Baschi».
Il movimento di sinistra
indipendentista propone
un’isola libera e socialista
e guarda alla Corsica e alla
Palestina, tanto da finire nel
mirino del «sistema repressivo
italiano», che sta processando
alcuni affiliati per associazione
sovversiva con finalità
di terrorismo. Nella loro
ottica è lotta di liberazione,
diffusione della coscienza
anti-centralista. La stessa
per cui combattono Indipendèntzia
Repùbrica de Sardigna
,
il Movimento Sardista
e Sardigna Natzione Indipendentzia.
Ma l’autonomismo non
sempre è estremo. Che dire
per esempio del Movimento
Autonomista Valsesiano
,
guidato dall’elettricista Marco
Giabardo, che ha come
idolo Frà Dolcino (un eretico
novarese del Trecento)? «La
Valsesia era libera fino al
1848 e combattè con gli austriaci,
non è Piemonte.E poi
il termine "Italia" è come la
svastica: un simbolo in origine
positivo ma che ormai è
portatore di negatività».
Il principio è uno: solidarietà
ai popolimasi combatte la
propria battaglia da soli. Anche
in regioni centrali: si va
dal Movimento Autonomista
Toscano
a Legittima Difesa:
movimento di liberazione
umbro, fino al Masl,
gli autonomisti del Sud Lazio.
Certo, poi gli obiettivi sono
diversi. Per esempio le
macroregioni storiche non
hanno mai smesso di affascinare:
il Parti de la Nation Occitana
vorrebbe unire le genti
da Andorra a Torino, Alpazur
e l’Uniùn de li tradisiun
brigasche
quelle dalle
Alpi Marittime a San Remo e
alla Provenza. Mentre Domà
Nunch
propugna l’econazionalismo
della «Madre Terra
Insubria» contro «gli anacronistici
confini statali».
Ironici, documentati e agguerriti
sono infine gli esponenti
del Movimento Indipendentista
Ligure
, guidato
dal professor Franco Bampi.
Quelli che hanno chiesto ai
Savoia 70 miliardi di risarcimento:
«La Liguria era indipendente
al momento del
Congresso di Vienna e nessuno
ha firmato l’annessione
plebiscitaria al Regno di Vittorio
Emanuele II. Per cui siamo
militarmente occupati
dagli italiani fin dall’Ottocento».
Cosa chiedono? «Il riconoscimento
dell’indipendenza,
così da creare poi una Repubblica
Mediterranea da
Nizza a Piacenza, con capitale
Genova, lingua ufficiale il
dialetto e autonomia fiscale
sui porti. Abbiamo pure già
due inni nuovi. Perché "Ma
se ghe pensu" è bella, ma è
troppo triste». E se sullo scoglio
di Malu Entu un 65enne
può autofondare una repubblica
e a Seborga (Imperia)
c’è il Principe, mica vorremo
metterci a piangere?
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