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Furono i 1200 kosovari del campo profughi allestito presso i salesiani di Tirana a richiedere con commovente insistenza la presenza dei figli di Don Bosco a Pristina: “Perché a Tirana sì e a Pristina no?”. Ciò che li aveva affascinati era stata l’accoglienza, il clima di libertà e fraternità e... la scuola. Sì, la scuola professionale che poteva ridare speranza a tanti giovani disperati e frenare il flusso migratorio verso l’estero. Ancora una volta l’aiuto del VIS, il volontariato internazionale salesiano, fu risolutivo. I salesiani accettarono di insediarsi a Pristina
perché il vuoto di lavoro, di educazione e di evangelizzazione dopo la devastante guerra del 1999 era... torricelliano.
I giovani avevano bisogno di tornare a credere in se stessi e nel proprio Paese. Le difficoltà degli inizi sono state varie e consistenti. Ci sono voluti diciotto mesi di trattative, e alla fine le autorità musulmane hanno concesso i permessi necessari, non senza essersi informate e aver visionato quello che i preti stranieri avevano realizzato a Tirana. Proprio il prestigio che essi godevano nella capitale albanese li ha convinti. Si dovette superare anche la diffidenza della Chiesa ortodossa, e del PDK, il partito kosovaro laico che non riusciva a immaginare che dei preti potessero impiantare e dirigere scuole e lavorare all’educazione civica dei giovani...
I salesiani hanno iniziato la loro attività sociale e apostolica l’8 ottobre 2003. Le autorità presenti sono rimasti ammirati dalla perfetta organizzazione e dai programmi della scuola che danno il primato all’educazione e alla formazione del giovane....Un Paese strano rispetto ad altri paesi musulmani: le ragazze non hanno burka o chador, vestono liberamente all’europea. “È un Islam illuminato – sottolinea don Izidor – Qui la Chiesa cattolica s’è conquistata grande rispetto proprio per il suo modo di agire che punta al bene della persona.
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A Natale e Pasqua partecipano alle funzioni cattoliche persone di ogni fede, musulmani compresi.
Strabiliante ma vero!
Del resto a Pristina i salesiani sono di casa da oltre 50 anni.
I primi sono arrivati subito dopo la II guerra mondiale a lavorare.
Ma solo in parrocchia, come esigeva il regime titino: ai preti l’anima al partito tutto il resto.
Ora la svolta è in atto. Speriamo che vada in porto”.
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Fonte: Bollettino salesiano
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Nella foto:la scuola professionale salesiana a Pristina
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