sabato 22 novembre 2008

La matematica non è un'opinione:una lingua+una cultura+una storia= una nazione,la SICILIA!

Devo ringraziare Orazio tanto per la attenzione che ha avuto nel volermi coinvolgere in queste recenti discussioni sviluppatesi sul suo blog, tanto per la pazienza con cui ha atteso questo mio intervento che, prometto, innanzi a sì tanto profluvio di paroloni neoborbonici, sarà breve.Il mio intervento è quello di un giornalista indipendentista che, per merito o ventura, è anche vice segretario del Movimento per l'Indipendenza della Sicilia.
Che è, lo ribadisco, un movimento aperto e trasversale, e non un partito.Il MIS è aperto a singoli, gruppi, associazioni e partiti che ambiscano a raggiungere l'indipendenza della Sicilia. Non ha quindi l'ardire di essere l'interlocutore unico di tutti i siciliani (giacché esistono non pochi siciliani che non vogliono l'indipendenza o che addirittura non si sentono siciliani, ma italiani o, evidentemente, napoletani come Davide Cristaldi), ma di quei siciliani che, consapevoli della propria identità nazionale, desiderano tornare alla propria indipendenza.
Ora, come si può sostenere che il Regno, poi denominato "delle Due Sicilie", fosse lo stesso fondato da Ruggero II?
Quel Regno fu il Regno di Sicilia, quei sette secoli di statualità ed indipendenza furono siciliani, non napoletani o "duosiciliani". E se è vero che il Regno di Sicilia ebbe, per periodi anche lunghi, una estensione che andò al di là dello Stretto, preferirei si accusassero gli allora regnanti siciliani dell'essere "invasori" e "colonizzatori" che non dire che Sicilia e Napolitania siano la stessa cosa.
Si vedano Sardegna e Corsica: hanno molto in comune, finanche (almeno, in parte), la bandiera nazionale (anche se in Sardegna hanno finalmente riscoperto l'albero eradicato),per un periodo sono state un unico Stato, ma nessuno si sognerebbe di dire che sono la stessa nazione storica.Una parentesi statuale in comune non significa dover stare insieme per forza. Altrimenti, saremmo costretti a credere l'autorità dello Stato Italiano sulla Sicilia come perpetua ed intoccabile. E questo, è lampante, non è così, giacchè lo Stato Italiano è un fenomeno umano, e come tale destinato a sparire.
Altra cosa sono le nazioni, che vanno oltre le generazioni e gli accadimenti politici.
Noi Siciliani eravamo Siciliani già quando parlavamo quel dialetto sanscrito che era il Siculo e che ha lasciato importantissimi lasciti nella nostra lingua di oggi, il Siciliano, e finanche l'antico nome della nostra terra: "trinacie" ("trinakyia" in Sanscrito), il "giardino" poi diventato "trinakria". E se oggi diciamo "cuteddu" o "matri" con quella particolarissima pronuncia, lo dobbiamo a quei nostri progenitori.
Ebbene, io potrei, se volessi, scrivere in Siciliano questo mio intervento, ma gli amici napoletani impazzirebbero nel leggerlo e, almeno di certi tratti, non coglierebbero il significato.
Una lingua+una cultura+una storia= una nazione. Questa semplice somma è valida per la Sicilia, non per le fantomatiche "Due Sicilie".
Il Regno Duosiciliano fu il risultato dell'annessione giuridica del Regno di Sicilia a quello di Napoli.
Nel 1816, infatti, con il Regno di Sicilia cessò anche la "Apostolica Legatia".Quindi, le argomentazioni degli amici nostalgici dei regnanti borbonici sono mal poste, e del tutto analoghe a quanti sostengono l'italianità della Sicilia o di Napoli.Qui, oggi, si fa un discorso di vere Patrie, non di Stati postnapoleonici.
Qui si fa il futuro con le radici ben piantate nella storia e nella cultura, non un paradossale e grottesco "Risiko" fantapolitico.Ma a "Risiko" credo che vogliano giocare gli amici dei comitati duosiciliani, e del PdSud.
Onestamente, la figura di Raffaele Lombardo e dell'Mpa è sotto gli occhi di tutti.
Se vogliamo far rinascere le nostre terre e le nostre città alla luce della pulizia morale e dell'onestà, non si può parlare di «tornare con un ricco bottino».
Preferisco non avere una sede, incontrare i fratelli indipendentisti per strada, piuttosto che accettare la sede dell'Mpa. Preferisco rimanere extraparlamentare (anche perché, tranne che avere una maggioranza schiacciante, tra l'avere una "tribuna parlamentare" e il non averne cambia poco...tranne che per le tasche del tribuno di turno!) tutta la vita, che legarmi agli umori e alle volontà di un estraneo. Ma credo, e temo, che troppo spesso si mischino "opportunità" e "opportunismo".
L'Mpa è arrivato dov'è per semplice scissione dall'Udc ed una campagna mediatica pilotata (le famose elezioni di Catania in cui l'Mpa esordì furono tutt'altro che un successo di voti per Lombardo e soci, che pure sostennero Scapagnini e il collasso che quella giunta e quella coalizione causarono) ma la stampa irregimentata fece ciò che era previsto: sostenere la presunta novità, il "caso Mpa". E non dimentichiamoci del voto di scambio e dei "patronati", con buste della spesa, ricariche telefoniche, buoni benzina, banconote, bimbi degli orfanotrofi messi davanti alle scuole a dividere fac-simili...Ecco, da gente che fa questo, io, siciliano, indipendentista, e giornalista mai men che sincero e onesto (al costo della povertà), non accetterei nemmeno una caramella.
Figuriamoci fare accordi "politici"!
Sempre, ricordando che il MIS non è un partito, non ha nelle elezioni il proprio cardine, ma la sensibilizzazione, la formazione, l'informazione, la rivoluzione incruenta che riporterà alla vita lo Stato Siciliano Indipendente.
E qui mi viene una riflessione: appurato che qualsiasi associazione di diritto debba conformarsi alle leggi italiane, cosa che il MIS fa con grande attenzione (pur contestando a livello ideale molte leggi italiane, ma senza voler fare il gruppo di "fuori legge"), certe affermazioni sul PdSud mi fanno pensare.Il MIS ha un regolare tesseramento.
Perché è obbligatorio accettare al proprio interno la regola democratica: non si possono creare associazioni "chiuse" o segrete. Ogni associazione può respingere, ai sensi del proprio statuto, una richiesta di iscrizione, ma l'iscrizione deve essere possibile. Si deve poter distinguere tra l'iscritto, che ha una regolare tessera, e il non iscritto. Altro discorso è il dire che, data la propria struttura statutaria, il MIS è aperto alla adesione (al pari di un vero e proprio "network" quale è sempre stato) di interi gruppi o associazioni, e che è comunque possibile partecipare al MIS e alle sue attività senza averne la tessera o avendo quella "simpatizzante" o quella "onoraria". Ma un membro che non sia effettivo, non può ambire ad una carica tecnica o dirigenziale del Movimento.
Ora mi chiedo:se gli iscritti del PdSud sono «tutti i "meridionali"», questo Partito può definirsi veramente tale?
Uno di un partito o fa parte, o non fa parte.
E dato che, secondo la loro visione, io sarei un "meridionale", ma non voglio fare parte del PdSud, come faccio a disiscrivermi?
E se invece volessi diventarne il Segretario?
Convoco autonomamente e solitariamente un Congresso con 10 "meridionali" amici fidati e mi faccio eleggere? Spero che gli amici del PdSud, e soprattutto quanti si possono definire "dirigenti" o "coordinatori" dello stesso mi chiariscano questo dubbio, perché la memoria mi va a quel giorno in cui un iscritto della Lega Nord,Comino, osò a norma di statuto avanzare la propria candidatura a Segretario della Lega, e in tutta risposta venne pubblicamente picchiato.
Ma la Lega non venne sciolta d'autorità, come pure sarebbe dovuto accadere.
Eppure, c'è chi per ragioni di "opportunità"(o, temo, di "opportunismo"), cerca di andare con quel fantoccio leghista che è "Allenza Federalista", vecchio pallino di Bossi &co. che di tanto in tanto viene riesumato.
Ma certe deliranti affermazioni di Chiappori sono facilmente reperibili su internet, e si commentano da sole.
Il fatto è che, mentre ci siamo sempre più volenterosi che ci impegnamo in campagne contro la mafia, contro la distruzione del nostro territorio e del nostro ambiente, per la tutela della nostra lingua e cultura, riuscendo talora a far eleggere dei nostri consiglieri comunali pronti e agguerriti nel dimostrare che un futuro diverso è possibile e necessario, altri soggetti, forti di una limitatissima militanza (o di una militanza "virtuale", cioè virtualmente allargata a interi popoli e entità sovranazionali),non fanno altro che organizzare convegni e convegnucci per "pianificare strategie elettorali" e immaginare allucinanti "macroregioni".
Noi, che magari saremmo "storti e stolti" ma sempre di più, invece preferiamo andare per strada ad attaccare adesivi e diffondere viso a viso, cuore a cuore il nostro messaggio ogni giorno, ogni momento, indebitandoci per stampare materiale informativo e propagandistico, e per far rivivere la gloriosa bandiera di lotta dell'EVIS.
E onestamente non capiamo.
Non capiamo questo "do un des", questi "vernissage" in sale d'albergo,questi isterismi quando,come Orazio fa magnificamente da una vita, osiamo protestare la nostra unica vera identità: quella di Siciliani, figli di una unica millenaria nazione.
E non importa se certa stampa preferisce, perché gli fa comodo, dare spazio a certe operazioni tra il "folk" e l'affaristico: potranno ignorarci («Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci» Gandhi), ma la nostra forza di volontà e spirito di sacrificio sono più forti di qualsiasi "silenzio stampa":quando le sedi del MIS vennero chiuse e i dirigenti deportati dall'Italia del CLN sulla base di leggi solidamente fasciste, ci inventammo il "giornale parlato", che dura tutt'oggi.E, da giornalista, non riesco ad accettare che si rimproveri ad Orazio, che di lotta e giornalismo mi è maestro (al di là del fatto che, per la reticenza di entrambi a "iscriverci" nei registri italiani dei giornalisti, alla fine abbia "ceduto" prima io, che pure sono più giovane) si rimproveri la mancata aderenza alle basilari norme deontologiche e comportamentali del corretto informare.
"A Rarika" è nato come spazio aperto (al pari, ad esempio, del forum del MIS su www.siciliaindipendente.org ), e questa sulla presunta "meriodionalità" o "napoletanità" dei siciliani (e sulla opportinutà di certi gruppi di andare a braccetto con Lombardo o Bossi) è una chiacchierata, magari a toni serrati, ma del tutto orizzontale.
Orazio, da libero cittadino e fervente indipendentista siciliano, ha detto la sua opinione.
E se è vero che un giornalista è sempre, e tutta la vita. è anche vero che se lo stesso Orazio avesse voluto "diffondere notizie" da un trono o da un podio, non lo avrebbe fatto con un blog.
Avrebbe fatto il solito giornaletto on-line (o anche cartaceo) del tutto inutile quanto autoreferenziale.
Ma Orazio non è e non è mai stato così.
Concludo, scusandomi se non sono stato breve come promesso, e se ho infastidito qualcuno.
Prima di querelarmi o insultarmi, provate a dialogare:io ho i miei dubbi e le mie certezze, e le estrinseco tutte.
Con onestà: invece di scusarmi per la lunghezza e la mancata promessa, potrei andare in cima a questo testo e modificarlo...Meno onesto deve essere chi, qualche ora fa, ha cercato (invano) di fare illecitamente accesso alla casella email del Movimento per l'Indipendenza della Sicilia.
Torno a fare ciò che noi del MIS stiamo facendo già da tempo (e che ha causato il ritardo con cui sto accogliendo l'invito di Orazio): lavorare insieme agli altri popoli oppressi per far sentire una sola voce in Europa e nel mondo.
E, soprattutto, parlare alla gente dando la notizia: la liberazione della Sicilia è possibile e sarà, dipende da noi come e quando.
Rimbocchiamoci le maniche.
Roman H.Clarke

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