domenica 9 novembre 2008

"Quando era stato deportato in quel luogo inspiegabile"...

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Brancolatore ha lasciato commento al post "RAZZA SAVOIA!".Ringrazio caramente "Brancalatore" per questo bellissimo e profondo scritto...e mi piacerebbe tanto conscere il sito del tuo blog.Ti ringrazio anche a nome degli amici da "A Rarika" perchè hai considerato questo blog "un buon posto"dove inviare il tuo scritto.Cordialità e fraternità,Orazio Vasta.
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Questa piccola cosa l'ho scritta in memoria di un nonno che non ho mai conosciuto e questo mi sembra un buon posto dove poggiarla:
ARBEIT MACHT FREI
- Ninu, a chi stà pinzannu?
- A nenti, non staju pinzannu a nenti.
Ovviamente non era vero, seduto sulla brandina,
cigolante come le quattro ossa che si ostinavano a non staccarsi dalla sua pelle rinsecchita, le gambe appese ai tubolari arrugginiti,
Nino stava pensando,
Nino pensava sempre a qualcosa;
Nino non aveva mai pensato così tanto in vita sua come da quando era stato deportato in quel luogo inspiegabile.
Anche se pensare, in quell'inferno gelido, voleva dire solo ricordare, purtroppo.
Ed il ricordo, l'essere costretto a coltivare il ricordo per poter coltivare se stesso, era quello che più gli faceva male, era quell'incessante stillicidio di immagini che si accavallano consumandosi a vicenda, quelle immagini a cui rimaneva aggrappato per ore ed ore e da cui ogni volta un piccolo pezzo si strappava per volare via, per sempre.
Sara non era bella e questo lo sapeva anche lui, ma sapeva (sentiva) anche che nessuna donna al mondo poteva avere gli occhi di Sara, occhi azzurri e severi, occhi avari di dolcezza per ogni altro uomo ma non per lui.
Nino non avrebbe mai saputo che gli occhi di Sara sarebbero stati i testimoni di un futuro a lui negato,
rubato,
impedito;
non avrebbe potuto neanche immaginare che gli occhi di Sara non avrebbero più versato nessuna lacrima, da quel giorno in cui anche la speranza fu assassinata,
perchè tutte le lacrime furono consumate per erigergli un monumento dentro al cuore, un monumento di lacrime che non evaporarono mai.
Gli occhi di Sara che ha vissuto l’intera sua vita senza mai alzare la voce, senza mai chiedere nessun privilegio, nessun favoritismo, senza mai anteporre il suo strazio all’attenzione verso il prossimo.
Una vita passata a ricordare un futuro che non c’è mai stato.
Nino se ne andò in un silenzio perfetto, il silenzio della dignità, e i suoi occhi, da neri che erano, ora morti sembravano azzurri.
- Ninu, a chi stavi pinzannu?
Fine
(Brancolatore)

1 commento:

Brancolatore ha detto...

Grazie a voi.
Non ho un blog attivo (e poi non saprei come tenerlo in esercizio).
Sara ci ha lasciati da pochi giorni, ad una età in cui si parla per mezzo del silenzio e dello sguardo. Gli insensibili sono tagliati fuori da ogni colloquio.
Saluti affettuosi.

Brancolatore