giovedì 11 dicembre 2008

"Brigantaggio e comunismo" (di Antonio Ciano)

Ma perché questi bandi feroci e draconiani?
Perché tanta repressione?
Perché tanto terrore?
Perché tanto sangue?
La risposta ce la dà il procuratore del re savoiardo a Rossano, in Calabria, M. Ravot Carboni che, in una lettera inviata al generale Gaetano Sacchi, ci fa sapere che:
"...il brigantaggio è un reato sui generis da non potersi confondere coll'associazione di malfattori. Di tali associazioni ve ne hanno dappertutto, ma non minano la base della società: il brigantaggio invece è una vera setta costituita per rovesciare l'ordine, per conseguire in fatto il comunismo dei beni che non si osa di proclamare apertamente, strappando per vie segrete con potenti intimidazioni, con esecuzioni di danni minacciati, ciò che l'alta classe non vuol concedere all'infima. Il brigantaggio è una potenza che spiega influenza in tutti gli ordini sociali e là ha i suoi sudditi, i suoi impiegati in ogni uomo che mancante di mezzi o di animo pravo ha bisogno di esser sostenuto, o vuole arricchirsi, o vendicarsi a danno dei suoi simili...in questi mesi, dopo votata la legge d'imposta sul macinato ebbesi una recrudescenza del brigantaggio. Vedranno i nostri rappresentanti quando sarà troppo tardi, ed allora voteranno le leggi eccezionali...col colonnello Milon ...siamo d'accordo per abbattere il colosso, procederemo sempre d'accordo e spero che riuscirà nell'intento...l'azione deve essere un poco lenta in principio fino a potersi orizzontare bene, poi celere, energica, forte.

Ed è questo il sistema adottato per non compromettere l'operazione...".
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