Perché io, ebreo israeliano, sono su quelle barche
di Jeff Halper *
su Il Manifesto del 22/08/2008
Questa mattina salperò con una delle due barche del Free Gaza Movement da Cipro verso Gaza.L'obiettivo è spezzare l'assedio israeliano - un assedio assolutamente illegale che ha costretto un milione e mezzo di palestinesi in condizioni sciagurate: prigionieri nelle loro stesse case, esposti ad ogni violenza militare, privati delle necessità basilari per vivere, spogliati di ogni fondamentale diritto umano e della dignità.
La nostra iniziativa vuole smascherare la falsità delle dichiarazioni israeliane, che sostengono che non c'è alcuna occupazione in atto, o che l'occupazione si è conclusa con il «disimpegno delle forze armate» o che l'assedio non ha nulla a che vedere con la questione «sicurezza».
Così come l'occupazione della Cisgiordania e di Gerusalemme est, dove Israele ha posto sotto assedio città, villaggi ed intere regioni, l'assedio di Gaza è politico. Ha l'intento di isolare il governo palestinese democraticamente eletto e spezzare la sua capacità di resistere ai tentativi israeliani di imporre un regime di apartheid nell'intero paese.
La nostra missione non parte solo dall'obiettivo di portare aiuti umanitari, sebbene siano previsti aiuti ai bambini.
Rifiutiamo il concetto che la popolazione di Gaza sia sofferente a causa «di una crisi umanitaria».In realtà le loro sofferenze derivano da una precisa e deliberata politica di repressione a loro imposta dal mio governo, il governo di Israele.Questa è il perché io, ebreo israeliano, mi sono sentito obbligato ad unirmi a questa importante tentativo.
Come persona che cerca una giusta pace anche con coloro che mi sono sempre stati rappresentati come nemici, data la mia preoccupazione per i diritti all'auto-determinazione dei palestinesi e per il fatto che l'occupazione sta distruggendo il tessuto morale del mio paese, non posso permettermi di stare passivamente da parte.Un atteggiamento del genere significherebbe essere complici di comportamenti israeliani che si pongono all'opposto della vera essenza della religione, della cultura e della morale ebraica.Israele ha, ovviamente, delle legittime preoccupazioni circa la propria sicurezza, e gli attacchi palestinesi contro civili in Sderot ed altre comunità poste al confine con Gaza non possono essere ammessi.Secondo la quarta Convenzione di Ginevra, Israele come «Forza occupante» ha il diritto di monitorare i movimenti di formazioni armate a Gaza, come questione «urgente necessità militare».Come persona che cerca di far terminare questo infinito conflitto attraverso mezzi non violenti, non ho obiezioni che la Marina israeliana abbordi le nostre imbarcazioni in cerca di armi - anche se so che questa non è il parere di tutti i partecipanti a Free Gaza.
Ma questo è il limite invalicabile.Il diritto internazionale non dà ad Israele alcun diritto di imporre un assedio più ampio, in cui la popolazione civile viene colpita.Non ha alcun diritto di ostacolarci, di impedire a persone, che navigano in acque internazionali e palestinesi, di raggiungere Gaza- soprattutto dal momento che Israele ha dichiarato che non c'è più occupazione a Gaza.
Una volta che la Marina israeliana si sia convinta che noi non rappresentiamo un pericolo per la sicurezza, noi ci aspettiamo ragionevolmente di poter continuare il nostro pacifico e legale viaggio verso il porto di Gaza.Gente comune ha giocato ruoli chiave nella storia.Noi, e non solo i politici, abbiamo una responsabilità politica e morale verso il nostro prossimo.
Se, come ebreo israeliano, posso essere accolto dai palestinesi di Gaza come persona di pace, se essi mi hanno garantito il diritto morale e politico di parlare, è necessario, allora, cambiare la politica che ostruisce la pace, la giustizia e i diritti umani.
Voglio anche richiedere, a gran voce, il rilascio di tutti i prigionieri politici detenuti da Israele, inclusi i ministri del governo di Hamas e i parlamentari, e il ritorno a casa del soldato israeliano Gilad Shalit.Questa missione potrebbe drammaticamente trasformare il panorama politico, aprendo le porte a veri negoziati che non possono avviarsi senza una manifestazione di buona volontà che può essere rappresentata proprio dal rilascio dei rispettivi prigionieri.
Il mio viaggio a Gaza è una dichiarazione di solidarietà con il popolo palestinese e le loro sofferenze, e una accettazione di responsabilità in nome del mio popolo, Israele.Solo noi, essendo la parte più forte nel conflitto e rappresentando la forza di occupazione, possiamo porre fine ad esso.La mia presenza a Gaza è anche una riaffermazione che ogni risoluzione del conflitto deve includere tutti i popoli della regione, palestinesi come israeliani.Più di ogni altra cosa, la mia presenza nell'azione di Free Gaza afferma una mentalità pacifica che israeliani e palestinesi hanno dimenticato in anni di cruenti conflitti.
Noi ci rifiutiamo di essere nemici.
Mi unisco ai miei compagni, provenienti da diciassette paesi, all'appello alle genti e ai governi di tutto il mondo perché ci aiutino a porre fine all'assedio di Gaza, anzi all'occupazione.
Aiutateci a costruire un pace giusta e duratura in questa torturata terra santa.
Aiutateci a rimuovere una delle principali fonti di instabilità politica e conflitto.
* Jeff Halper è il responsabile del Comitato israeliano contro la demolizione delle case. E' stato nominato per il Premio Nobel per la Pace 2006.
sabato 23 agosto 2008
EBREI E PALESTINESI NON SIAMO NEMICI...
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