su quanto sta accadendo in Euskadi ( Paesi Baschi)
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Chi ci conosce e ci segue sa bene quale sia, e non da ora, il nostro “punto di vista” riguardo la situazione nei Paesi Baschi (Euskadi).
Noi sosteniamo le ragioni del Popolo e della Nazione Basca ma rifiutiamo come logica e prassi qualsiasi deriva violenta e/o armata.
Seguiamo quindi con viva apprensione quanto accade in Euskadi e la spirale di violenza che minaccia di travolgere tutto e tutti.
La illegalizzazione di organizzazioni come Herri Batasuna prima, o l' ANV(Alleanza nazionalista basca) contenitore del suo “principio attivo” e suo erede politico legale poi o ancora dell’ EHAK – Pctv (Partito comunista delle Terre Basche) e ora, secondo un perverso copione di causa-effetto, i recenti attentati, i feriti e i morti pongono non solo all’attenzione di Josè Luiz Rodriguez Zapatero, della forma Stato Spagnola ma anche dell’intera Unione Europea il tema della Nazione senza Stato di EUSKADI. Si può non essere d’accordo con i principi ideologici, politici di Herri Batasuna , si può addirittura essere contrari all’autodeterminazione di Euskadi ciò che però non si può e deve fare, in Spagna come altrove, è, a nostro avviso, lasciare ampi settori dell’opinione pubblica, nello specifico, riconducibili alla sinistra basca ( quantificati in circa 180.000 uomini e donne ) senza alcuna possibile rappresentanza politica.
E’ un errore strategico che minaccia di avere conseguenze nefaste e sanguinolente.
Siamo convinti che il processo avviato con l’uso del discioglimento dei partiti baschi come misura politica anti-E.T.A. e reso possibile da una legge ( che socialisti e popolari hanno voluto insieme), finirà verosimilmente per sprofondare le società basca e spagnola in un baratro e inevitabilmente contribuirà a mutare il clima politico nell’intera Unione Europea pur attraversata anch’essa da diverse irrisolte QUESTIONI NAZIONALI ( Minoranze Allogene, Nazioni senza Stato).
CHE FARE ?
Noi crediamo che sia il momento di farci tutti, ognuno per come sa e può COLOMBE e di cercare una soluzione EQUA per entrambe le parti prima che accadano fatti più gravi di quelli già gravi verificatisi in queste settimane.Sottrarre rappresentanza a qualunque parte della Società Basca, anche se questa fosse vicina ( o contigua) all’ETA significa mettere migliaia di militanti politici e molti più elettori nella condizione di divenire ostaggi e prigionieri di tesi sempre più Estreme ed Estremizzate.
Occorre impedire ciò, occorre che l’Unione Europea, i Governi Europei, i Gruppi Parlamentari Europei tutti si adoperino, subito, per disinnescare la POLVERIERA BASCA.
Occorre dire al Governo di Zapatero che la negazione, di fatto, per una parte di popolazione, del diritto base di una democrazia rappresentativa a scegliere liberamente la propria rappresentanza politica, può innescare meccanismi incontrollabili.
Occorre, quindi, d’un canto, restituire spazio politico A Herri Batasuna e all’insieme della sinistra basca, mentre dall’altro occorre che la sinistra basca si faccia latrice attiva verso E.T.A. di un perentorio Ultimatum di smobilitazione dalla lotta armata ( sul modello nordirlandese).
Questo è l’auspicio di Noi Indipendentisti Democratici de “la questionesiciliana” ed in questa logica troviamo utile riproporre a Voi amici che seguite il blog “laquestionesiciliana” un articolo letto sulla rivista on line dei Francescani “PERFETTA LETIZIA” che anziché enfatizzare le violenze indica una possibile “USCITA DI SICUREZZA” e che pubblichiamo integralmente nel successivo post.
TRINAKRIUS
TRINAKRIUS
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Dura lettera di due detenuti politici baschi, pubblicata dal quotidiano "Gara".
- È una lettera aperta dal carcere di Cordova. Ma, soprattutto, è stata pubblicata da quotidiano basco Gara, punto di riferimento per la sinistra indipendentista basca.
- È una lettera aperta dal carcere di Cordova. Ma, soprattutto, è stata pubblicata da quotidiano basco Gara, punto di riferimento per la sinistra indipendentista basca.
E per questo, le parole che si leggono in quella lettera, il dibattito sul futuro della lotta armata e sul futuro della politica, potrebbero essere l'inizio di una riflessione pubblica e l'epilogo di un lungo periodo di discussione interna al movimento di liberazione nazionale basco.
Carmen Gisasola e Joseba Urrusolo si sono allontanati dal Collettivo dei prigionieri, che riunisce, nonostante la dispersione, gli oltre settecento detenuti per causa politica, fra Spagna e Francia. La dispersione, inventata dai socialisti negli anni 80 e continuata fino a oggi, ha reso più difficile il lavoro è politico del gruppo, ma il suo peso politico è, o dovrebbe essere, importante.
Anche perché in un qualsiasi processo di pace futuribile, il tema dei presos, dei prigionieri, sarà sempre e comunque sul tavolo. Lo spessore dello scritto risalta scorrendo le righe, quando la critica alla lotta armata e i dubbi sul futuro della politica della sinistra basca vengono espresse in maniera chiara, senza arzigogoli, in un linguaggio spartano e diretto.“Da molto tempo affermiamo che un accordo politico è importante, e della stessa importanza è il futuro della sinistra basca” - è scritto nella lettera, che prosegue - “E siamo convinti che una volta che si arrivi a un accordo politico, non saranno né il mito dell'organizzazione armata, né il mondo dei prigionieri politici, che potranno essere motivo di coesione. Daranno le idee e la forma di agire. E se non avremo successo in questa operazione, se non riusciremo a funzionare come un soggetto aperto, partecipativo, riunendo la maggior base sociale di cui è capace la sinistra basca, allora perderemo il potenziale umano che è il motore del futuro del nostro popolo”.La critica più diretta è a Batasuna, il movimento, più che a Eta. “Non si può pensare – scrivono i due – che la strategia adeguata sia una virata verso discorsi e pratiche da gruppettari, o un ritorno a una politica che dinamita ponti e che cerca il nemico più odioso negli alleati possibili. In Irlanda il Sinn fein è uscito rafforzato dalla decisione che prese a suo tempo, mentre l'Ira Verity and Continuity è quella che è rimasta marginale”. Di qui il richiamo più forte della lettera che viene dal cercere: “Martin McGuiness lo diceva in una intervista al quotidiano Berria: 'dicemmo chiaramente lla nostra gente che non potevamo andare avanti con una stagnate lotta armata per altri venti anni'. ”I due prigionieri hanno preso carta e penna, lo ricordano nelle prime righe della loro missiva, per fare chiarezza su alcune notizie diramate dall'istituzione penitenziaria, senza possibilità di verifica, e diffuse con risalto sui media spagnoli: una specie di raccolta firme molto numerosa fra i prigionieri politici in un documento critico contro la lotta armata. Una versione che non trova conferme. Anche se la posizione che viene espressa, e pubblicata, oggi va in quella direzione. Scegliendo però il destinatario politico, più che l'organizzazione, rivolgendosi più ai militanti, che ai vertici del Movimento di liberazione nazionale bascoIl dibattito è lanciato. Da diversi anni è un tema di discussione interno, ma il fatto che sia il quotidiano Gara a pubblicare il testo della lettera potrebbe significare che le posizioni sono mature, come l'accenno alla frattura dell'Ira è un suggestivo spunto di riflessione su quello che potrebbe riservare il futuro.
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http://perfettaletizia.blogspot.com (Blog giornalistico d'informazione della rivista cattolica francescana La Perfetta Letizia - O.F.S.)
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La foto inserita nel post è a cura del blog A Rarika
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