A mille anni dalla stesura del Racconto di Genji (Genji monogatari) per opera di una dama di corte ricordata con l’appellativo di Murasaki – lo stesso nome della protagonista della storia – Shikibu, della quale si sa poco, cui si devono però anche una raccolta di poesie e un diario, l’autore introduce il lettore al più importante romanzo della letteratura giapponese classica, quasi totalmente controllata dalle donne che scrivevano in “volgare”, cioè in giapponese – mentre gli uomini dovevano per la massima parte scrivere in cinese.
Nel saggio iniziale, in una scrittura limpida, l’autore disegna il quadro storico, dipana efficacemente l’intreccio del romanzo (54 capitoli, più di mille pagine), descrive con argomentazioni originali la cultura che vi è sottesa “frutto di una perfetta fusione tra l’approccio più speculativo sino-indiano del buddhismo, con la struttura politico-sociale, d’origine cinese, del confucianesimo, ma soprattutto la religiosità shintoista, quindi autoctona e primigenia, della natura”. Questa si rivela in alcune, poetiche pagine del racconto (presenti all’interno del volume nella traduzione einaudiana più classica) di una realtà sublimata che ruota intorno alle lotte per il potere, agli amori, ai successi politici, mondani, letterari, architettonici, pittorici ma anche intorno alle sofferenze, incomprensioni, gelosie, invidie, tradimenti: il che rende forse Genji il primo romanzo psicologico della letteratura universale.
Nello spirito della collana dei pesci rossi che conta ormai diversi saggi brevi di storia dell’arte, il volume è poi fondamentalmente dedicato alla più antica illustrazione rimasta del racconto, i rotoli dipinti di circa un secolo posteriori e a loro volta capolavoro sommo della pittura giapponese di ogni tempo. L’immaginario derivato dal Genji all’arte figurativa è infatti incalcolabile e perdura per otto-nove secoli fino al paesista Hiroshige nell’Ottocento e ai manga di oggi. Dopo aver affrontato criticamente nel testo iniziale tutti i nodi formali del genere, dello stile e della tecnica pittorica del tempo, nell’album sono pubblicate in Italia per la prima volta, con un commento dettagliato alle singole tavole, tutte le diciannove illustrazioni rimaste, più alcune, squisite, calligrafie.
Nelle tavole e nei particolari di un’ arcaica, struggente bellezza scopriamo l’assonanza sentimentale tra l’uomo e la natura, tra il dentro e il fuori. In padiglioni arredati, giardini e camminamenti di legno sospesi sulle acque, sulle foglie, fra le colline, trascorrono le stagioni mutevoli come la realtà dei protagonisti, uomini e donne dai volti identici come non ancora segnati dall’esistenza, che si distinguono piuttosto dalle acconciature e dai sontuosi abiti. Vivono “al di sopra delle nuvole” i membri della corte e malgrado i pittori dell’epoca fossero sicuramente in grado di riprodurre le diverse fisionomie, si preferì forse creare delle maschere perché ciascuno vi si potesse riconoscere.
Non bisogna dimenticare tuttavia che allora si viveva soprattutto di notte e la gente, specialmente le donne, non si vedeva molto in viso. Persino Genji scopre la bellezza della prima moglie sul letto di morte di lei e consente al figlio di vedere Murasaki solo una volta spirata.
Ciò nulla toglie alla potenza espressiva delle immagini, sapientemente costruite per un’architettura dell’anima.
Sono le parole non dette, le pose introspettive, le sacre conversazioni, i singoli gesti a trattenere o a tradire le emozioni.
Ufficio stampa libri Electa
02 21563456/441
***************
************
Fonte: www.electaweb.it
Nessun commento:
Posta un commento