domenica 26 ottobre 2008

Integrazione versus Segregazione...

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Integrazione versus Segregazione
E' il titolo del documento del Fnism contro la mozione della Lega Nord che vorrebbe istituire "classi differenziali" definite " classi d'inserimento" per bambini e ragazzi con scarso livello di conoscenza della lingua italiana.
La questione è molto più complessa di quanto potrebbe sembrare a prima vista: uno strumento, in apparenza pensato per favorire l'integrazione, si tradurrà in pratica in uno strumento di discriminazione razziale e sociale. Sembra di ritornare a prima della Legge 517/77 che, abolendo le classi differenziali e le scuole speciali, ha reso legittima e possibile l'integrazione della diversità nella scuola comune.E' innegabile che classi con la presenza di bambini con difficoltà o con bisogni speciali, necessitino di risposte adeguate e speciali; è anche vero, però, che il confronto con il "diverso da me" favorisce la crescita, la maturità e l'assunzione di responsabilità di tutti gli altri alunni " cosiddetti normali". Non a caso, per anni, sono state sperimentate ed adottate con successo, strategie organizzative e soluzioni metodologico-didattiche volte a rafforzare comportamenti solidali, cooperativi, di supporto e sostegno, di tutoring. In altre parole: " la diversità come valore" e non come " castigo divino".
Dalla " segregazione" alla Rupe Tarpea, o alle persecuzioni, il passo potrebbe essere davvero breve!
Si riporta di seguito il documento del Fnism
Integrazione versus Segregazione
L'emendamento della Lega, approvato dalla maggioranza, che prevede l’istituzione di classi d'inserimento per bambini e ragazzi con uno scarso livello di conoscenza della lingua italiana, è solo apparentemente uno strumento utile all'integrazione scolastica degli studenti stranieri.
A parte il fatto che sarà difficile tradurlo in pratica, poiché in un contesto generale preoccupato solo di ridurre, per ragioni economiche, le classi e gli organici, difficilmente si potrebbe contare sulla flessibilità organizzativa e sulla disponibilità di personale competente e preparato sulla didattica del recupero. Inoltre, con quali criteri sarebbero istituite le classi? tenendo conto dei livelli di competenza linguistica, dell'età degli studenti, delle classi di riferimento?
Ciascuno di questi criteri apre a implicazioni didattiche e psicologiche che non possono essere sottovalutate se si punta a percorsi di apprendimento e non a parcheggi per non disturbare gli altri, i normali.
Tanto più difficile è se si tiene conto che in Italia sono presenti bambini e ragazzi di oltre 160 diverse appartenenze etniche e linguistiche e, per la loro distribuzione territoriale, in alcune scuole sono gli studenti italiani a costituire la minoranza: sarebbero per loro le classi differenziali? Di fronte a provvedimenti come questo, ancora una volta, si ha la sensazione che un perverso buon senso minimalista si limiti ad identificare i problemi per appiattirsi su soluzioni solo apparentemente semplici e che in realtà costituiscono a loro volto un problema.
Certo, nelle scuole italiane si deve conoscere e praticare la lingua italiana.
Certo, tutti gli studenti devono possedere solide competenze linguistiche e le carenze devono essere colmate e questo vale anche per gli italiani.
Ma nulla autorizza a creare separazioni e a ripercorrere strade che la nostra scuola ha da tempo abbandonato, come quella delle classi differenziali.
Distinguere, separare, segregare può avvenire per tante ragioni: di lingua, d'etnia, d'intelligenza, di classe sociale, per il fatto di essere maschi o femmine. La scuola italiana ha da tempo intrapreso la strada, indicata dalla Costituzione, dell'integrazione e del rispetto delle differenze, una strada difficile che considera tutti uguali senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali e si impegna a dare a ciascuno ciò di cui ha bisogno e a rimuovere gli ostacoli - tutti gli ostacoli - che limitano la libertà e l'eguaglianza dei cittadini e ne impediscono il pieno sviluppo. L’assunto di base è uno solo: non può esserci qualcuno più uguale degli altri.
E’ un principio che in anni ormai lontani ha portato a superare, con la L. 517/1977, le classi differenziali e che oggi fa riferimento all'autonomia scolastica.
Corsi di rafforzamento delle abilità linguistiche, percorsi modulari, gruppi di approfondimento: sono questi gli strumenti attraverso cui rendere reale questo diritto attraverso iniziative che procedano parallele e non separate rispetto all’attività didattica ordinaria, poiché è nelle classi di appartenenza che si realizza la socializzazione e l'integrazione dei bambini che è poi il motore più efficace per favorire anche l'integrazione comunicativa.
(Ottobre 2008)

Fnism
Federazione Nazionale Insegnanti
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