venerdì 21 marzo 2008

"LA CRISI DEI RIFIUTI IN CAMPANIA PER I MASS-MEDIA"

- La drammatica crisi della gestione dei rifiuti in Campania è stata scoperta con grande ritardo dalla stampa nazionale, che ha taciuto a lungo, per compiacenza politica, sulle responsabilità in un disastro già evidente. Quando è diventato impossibile minimizzare, la copertura mediatica della crisi è finalmente cominciata, ma spesso con intollerabili deformazioni.
Anche organi di informazione solitamente non conformisti come il quotidiano Libero si sono distinti per un´opera di disinformazione. Il vicedirettore del giornale, Gianluigi Paragone, nato nel Sannio, ha realizzato una serie di servizi che costituiscono un´offesa all´intelligenza oltre che alla verità dei fatti. Per Paragone e per Libero , infatti, i veri responsabili della tragedia dei rifiuti sarebbero i campani piuttosto che politici ed amministratori dei quali si possono fare nomi e cognomi con assoluta precisione.
Anche per Giorgio Bocca e L´Espresso la colpa di quanto è accaduto è da ricondurre ai napoletani. L´analisi di Bocca ripropone luoghi comuni e gravi inesattezze (frutto di una mancata conoscenza diretta dei fatti), ed autentiche sciocchezze già apparse in alcuni suoi libri precedenti, presentati come inchieste giornalistiche, come "Napoli siamo noi". All´inchiesta sul campo si sostituisce, da parte di Bocca, la lettura dei ritagli di giornale e l´uso di informazioni assunte di seconda mano con il velo permanente del pregiudizio anti-meridionale.
"Sono tutti complici" è intitolato significativamente uno dei commenti di Bocca (L´Espresso, 24.1.2008). "Il mistero dei rifiuti di Napoli un mistero non è (...) regna una complicità generale", scrive il giornalista piemontese, per lui le responsabilità del presidente della giunta regionale della Campania Antonio Bassolino, al potere a Napoli ed in Regione ininterrottamente dal 1993, commissario straordinario di governo per l´emergenza rifiuti e per le bonifiche per quasi quattro anni, ed esponente nazionale dei Ds, cioè di un partito di governo nazionale per quasi otto anni nello stesso periodo, e partito di governo alla Regione, al Comune ed alla Provincia di Napoli per 14 anni, sono sullo stesso piano di quelle dei cittadini. Bocca fa un calderone indistinto, dove tutti sono accomunati dal dato biologico e culturale di essere meridionali. Replicare ad affermazioni come questa diventa perfino difficile: "Il principio napoletano secondo cui il peggio rientra nella normalità (sic), anzi previene un peggio ancora peggiore, produce di continuo i suoi teoremi perversi", scrive Bocca (L´ Espresso, 24.1.2008). E ancora:. "Per ottenere un´ opportuna vigilanza dei rifiuti occorrerebbe una pubblica vigilanza bene addestrata (sic) . Ma i vigili urbani di Napoli hanno sempre rappresentato un problema irresolubile...".
Giorgio Bocca per anni, come tanti altri opinionisti della stampa del Nord ha esaltato Bassolino ed il suo preteso "Rinascimento" chiudendo gli occhi su quanto accadeva. In precedenza Bocca non si è accorto di Tangentopoli, un fenomeno di corruzione che ha avuto l´epicentro a Milano, dove vive; non si è accorto della drammatica crisi della Fiat, e non si è accorto degli scandali del calcio al centro dei quali c´era la Juventus di Torino.
A lui, come a Gianluigi Paragone, ed al direttore di Libero Vittorio Feltri - che ha firmato in questi mesi editoriali di contenuto apertamente razzista ed antimeridionale - vanno ricordati alcuni dati di fatto: Bassolino ha sempre goduto dell´appoggio non solo della grande stampa nazionale ma dei politici del Nord. Il leghista Roberto Maroni, ministro degli Interni nel 1994 addirittura lo abbracciò. L´altra leghista Irene Pivetti, da presidente della Camera, rifiutò sempre di polemizzare con lui e lo stesso hanno fatto per anni e anni Berlusconi e Fini.
Addirittura, Maroni lo ha difeso, invitandolo a non lasciare il proprio posto (cfr. Il Giornale, 7.1.2008), anche dopo che l´inchiesta della Procura di Napoli che si è conclusa con il rinvio a giudizio per gravi reati. Quanto alla gestione dei rifiuti in Campania, come si fa ad ignorare che essa è avvenuta con il concorso di grandi imprese del nord come Impregilo (sede a Sesto San Giovanni), della famiglia Romiti, manager di scuola Fiat, o Fisia Italimpianti (Genova). E che tra i 28 imputati, rinviati a giudizio il 29 febbraio scorso dal gip del Tribunale di Napoli per falso, truffa aggravata, frode in pubbliche forniture, falso ideologico, violazione della normativa ambientale ed altri reati, vi sono i manager e gli amministratori delegati di queste aziende, nessuno dei quali è meridionale, e c´è il milanese Giulio Facchi, ex assessore per i Verdi al Comune di Milano e sub-commissario di Bassolino?
Per il disastro ambientale creato in questi anni in Campania più di un´inchiesta della magistratura ha dimostrato le responsabilità di imprese del Nord nel trasferimento di rifiuti tossici in Campania in combutta con la camorra.
A titolo di esempio citiamo quanto si afferma nella relazione conclusiva della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare, trasmessa il 20.2.2008 alle Camere. "Il clan dei casalesi (attivo nel casertano, ndr) - scrive la Commissione - era "particolarmente attivo nel trasporto e smaltimento di rifiuti tossici ed erano emersi legami persino tra la massoneria deviata ed il sodalizio, finalizzati a far giungere tonnellate di rifiuti tossici e speciali dal nord al sud" (p.82).
C´è dunque una cosa peggiore per i napoletani della drammatica crisi dei rifiuti: la beffa di esserne additati come i responsabili.

(Tratto da "LETTERA NAPOLETANA" n° 8/2008).

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