venerdì 15 agosto 2008

CRIMINI FASCISTI E ITALIANI NEI BALCANI...

(Fonte:AlbaniaNews )
“ Quelli andavano uccisi senza pietà!” dicevano gli ufficiali italiani sessant'anni orsono.
Siamo nella seconda guerra mondiale, i fascisti sono nei Balcani e quelli da uccidere sono serbi, greci, albanesi, montenegrini, macedoni o comunque lo si voglia chiamare, quelli erano civili.
E' solo una delle tante “sorprese” che è venuta fuori da un indagine giornalistica del bravissimo Franco Giustolisi, e che ha già preso il nome dell'Armadio della Vergogna 2.
Ma questa volta si parla dei meno famosi crimini dei fascisti, come emerge chiaramente dalla richiesta ufficiale presentata pochi giorni fa al Consiglio della Magistratura Militare, con la quale il procuratore militare di Padova Sergio Dini, cerca di fare chiarezza e che citiamo. «Il sottoscritto consigliere Sergio Dini, premesso che autorevoli fonti storiografiche nonché recenti inchieste giornalistiche hanno riconfermato che nel corso del secondo conflitto mondiale truppe italiane si sarebbero rese responsabili di veri e propri crimini di guerra (in particolare uccisione di ostaggi, eccidi di civili estranei alle operazioni, saccheggi ed incendi di interi villaggi) soprattutto sul teatro di guerra Greco Albanese e su quello Jugoslavo (tanto in Slovenia che in Montenegro), richiede a codesto onorevole Cmm di accertare quanto segue:
a. se nel corso del dopoguerra siano stati celebrati processi o comunque intraprese indagini sulle vicende in discorso;
b. nel caso che ciò non risulti (come in effetti consta allo scrivente), per quali ragioni ciò non sia mai avvenuto nonostante la inequivoca esistenza di vere e proprie notizie di reato al riguardo risalenti già alla seconda metà degli anni quaranta; c. per quali ragioni non abbiano avuto esiti processuali le risultanze della commissione di inchiesta nominata con D.M. 6 maggio 1946 (cosiddetta Commissione Gasparotto) che pure aveva individuato una serie di elementi e di nominativi sui quali si sarebbe ben potuta instaurare proficua attività processuale.
Ciò anche al fine di individuare possibili profili di responsabilità in capo ad appartenenti all’ordine giudiziario militare, o di chiarire l’esistenza di eventuali ragioni (estranee alla responsabilità della Magistratura Militare) in ordine a questo macroscopico caso di denegata giustizia».
Ma la parola timbrata sopra questi documenti è niente di meno che «segreto», «riservato». Adesso tocca al Ministero della Difesa decidere come procedere.
Tutto inizia, come già detto, da un inchiesta del 1996 di Franco Giustolisi. Il dubbio è che sia stato il potere politico ad imporre ai magistrati il silenzio prolungato per tanto tempo. Crimini dei quali nei Balcani tutti sapevano, e solo recentemente c'è stato qualche timido tentativo di parlarne, ma fino ad adesso non è mai riuscito a sfoggiare in un discorso serio. La speranza è che la magistratura militare e il Ministro della Difesa gettino finalmente luce su una delle pagine più nere del fascismo.

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