Sole, mare bigburgher e mandolino. Sarà questo il menù dei turisti che fra qualche anno mangeranno nei ristoranti di Margellina?
Quando una principessa polacca, qualche secolo fa, volle mangiare anche a Napoli il suo dolce preferito, i napoletani fecero di questo tradizionale dolce polacco il simbolo della pasticceria partenopea, napoletanizzando il suo nome e la sua forma fino a quello che oggi conosciamo tutti come babbà.
Questo è stato uno degli esempi di adozione di una tradizione culinaria nelle conservatrici cucine napoletane.
Infatti c'è differenza fra l'accogliere una cultura e subire una invasione culturale.
Negli ultimi tempi, la politica europea sta dedicando grande interesse allo sviluppo dell'economia ed al rilancio della cultura mediterranea, organizzando incontri nella (sottovoce celebrata) capitale del mediterraneo, Napoli.
L'iniziativa dovrebbe portare un flusso di finanziamenti per le aree disagiate dell'Europa (il mezzogiorno d'italia), per la realizzazione di infrastrutture finalizzate all'apertura dei canali commerciali internamente all'area mediterranea.
La prima opportunità spetta a Napoli, al quale è stata affidata l'organizzazione del Forum Mondiale delle Culture per l'anno 2013.
Ma chi deve gestire questi fondi, è preparato per la salvaguardia delle proprie culture?
La cattiva gestione di una improvvisa ricchezza è la vera minaccia delle culture locali, basta vedere per esempio Cancun in Messico, Male alle Maldive, Dubai negli Emirati Arabi, e molti altri paesi con panorami identici alle grandi metropoli americane, e cultura locale praticamente estinta.
Già oggi a Napoli, la struttura urbanistica è seriamente minacciata dagli interessi speculativi di imprenditori edili che modificando lo skyline della città, impiantano mostri i ferro e vetro scopiazzati da qualche altra città del mondo.
Modificare radicalmente la struttura urbanistica di una città, rendendola anonima, crea uno scompiglio nel tessuto sociale dei cittadini, i quali vengono privati di una strada, un quartiere o di un panorama, e loro sono comunque ignari di vivere nelle aree prestabilite a tavolino piene zeppe di insipidi ristoranti o fast food, che invadono lo stile culinario degli abitanti, i quali per le loro nuove abitudini dimenticheranno inevitabilmente l'arte di tramandare e cucinare le pietanze tipiche locali.
Bisogna che le istituzioni presenti nelle città impartiscano, per quanto spetta ad ognuno di loro, la base per la conservazione delle tradizioni e della cultura della propria terra, evitando programmi politici e didattici non attinenti alla città in cui vivono.
Ma purtroppo viviamo in italia, dove si cerca di diffondere una scialba cultura basata su una inesistente tradizione ed una oscura storia, dunque è compito nostro, sopravvissuti allo sterminio dell'invasione del 1861, quella di difendere le tradizioni e la cultura delle nostre terre, minacciata dalla incompetenza degli amministratori, sostituirci al ministero della cultura, creando un istituto per la vigilanza e la salvaguardia delle culture locali.
domenica 28 settembre 2008
Forum Mondiale delle Culture
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