giovedì 20 novembre 2008

INDIPENDENZA SICULA, CAMPANA, SARDA, PUGLIESE, CALABRESE…







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Ricevo questo interessante intervento dal Veneto,che posto con la massima condivisione,con due note:
1)Da questo blog abbiamo sempre sostenuto che LA SICILIA NON E' SUD,che la Sicilia è una identità nazionale occupata e "cancellata" dall'imperialismo dei Savoia.Non ci riconosciamo nella "questione meridionale",rivendichiamo la "QUESTIONE SICILIANA",come questione nazionale del popolo siciliano.Di conseguenza,NON SIAMO,e come Siciliani non potremmo esserlo,MERIDIONALI o "DUOSICILIANI",ne tanto meno "orfani" del Regno delle Due Sicilie...i Borboni hanno oppresso il SACRO SUOLO SICILIANO,hanno represso con ferocia la gente di Sicilia,hanno escluso l'Isola dallo sviluppo industriale e hanno "ceduto"a Garibaldi la Sicilia...con i loro generali venduti ai Savoia...La rinascita della Sicilia passa esclusivamente dalla capacità che avremo noi siciliani nazionalitari,con metodi non violenti-di dare vita alla nostra INDIPENDENZA NAZIONALE E SOCIALE. I siciliani nazionalitari non sederanno MAI e non riconosceranno MAI alcun "PARLAMENTO DEL SUD",che da molte parti si sta auspicando con il sostegno della Lega Nord(SIC!).
2)Nessuno può negare che lo sfruttamento economico colonialistico dei Territori di quello che era il "Regno delle Due Sicilie",annessi dagli imperialisti con il tricolore, è stato incassato dai poteri forti capitalistici e massoni che non avevano certamente residenza a Palermo o a Napoli. Due esempi "siculi":lo stato "unitario" ha preteso dalla Sicilia di fornire capitale attraverso le rimesse degli emigrati e il debito "nazionale" e di fornire forza lavoro a basso reddito attraverso l'emigrazione in Lombardia e Piemonte. E' ovvio,che lo sviluppo economico di quelle aree è stato garantito attraverso lo sfruttamento colonialistico e capitalistico della Sicilia e di tutte le altre Terre "del Sud". I finanziamenti "a pioggia" e le Casse del Mezzogiorno non hanno sostenuto la nostra economia,ma bensì l'economia "del voto di scambio",delle cupole mafiose,delle segreterie romane dei partiti "nazionali",degli askari...In Sicilia,praticamente,sono rimaste solo le grandi industrie INQUINANTI,il resto è cimitero! La più grande "industria" è tutt'oggi la M A F I A,che,con la sua presenza impedisce il fiorire in Sicilia di un movimento sociale veramente alternativo.
L'errore che s'incorre da "queste parti" ,quando si parla di sfruttamento "nordista".è quello di non dimenticare o non capire che il "NORD",come il "SUD", è una identità astratta,che non esiste,espressione prettamente geografica di un'operazione imperialistica che si chiama SISTEMA ITALIA.
Orazio Vasta
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L'intervento dell'amico del PNV:
Mi è capitato più di una volta di leggere opinioni che danno la colpa al Nord per il mancato sviluppo del Sud.
Le prime volte ho ignorato tali commenti come semplici provocazioni causate dal perpetuo urlo leghista che incrimina il Sud di arrecare danno al Nord.
Come veneto, e non conoscendo la realtà calabrese o pugliese, di primo impatto tali affermazioni sembrano solo ridicole.
Come poter ignorare decenni di travaso fiscale?
Sentendoci personalmente accusati ci identifichiamo con il gruppo incolpato.
Ci lasciamo convogliare da queste etichette cardinali (Nord, Sud, settentrionale, meridionale) che catalogano siciliani, campani, sardi, veneti, liguri, ecc… sempre rispetto a un unico e indiscusso contenitore: l’Italia.
Questi schieramenti geografici ci convincono che lo svantaggio di una popolazione equivalga al guadagno di un’altra, come se fosse un gioco a somma zero.
Ci ostiniamo a voler correre con la caviglia legata al compare da una fascia tricolore (credendo forse di raddoppiare la velocità?).
Ci incolpiamo a vicenda di avere una palla al piede, ma guai slacciare il sacrosanto tricolore.
Non siamo più nell’Ottocento, epoca di nazionalismi e imperi. Siamo nell’Unione Europea e viviamo un periodo di integrazione economica dove il mercato globale offre un’opportunità per tutti, a prescindere dai confini politici.
Ciò che conta per crescere e competere nel mondo è uno stato snello, vicino alle esigenze dei propri cittadini, e capace di adattarsi per sfruttare il vantaggio comparato del proprio territorio.
Riporto nel grafico qui sotto dei dati di Eurostat sul Pil pro capite della Grecia e dell’Italia meridionale, rispetto alla media europea.
Due regioni mediterranee, entrambe in periferia dell’Europa:La Grecia, con solo 11 milioni di abitanti, ha saputo rispondere alle opportunità economiche del momento.Perché? Atene è stata in grado di applicare una politica consona alle esigenze dei suoi cittadini.
Nessuno dubita delle capacità siciliane, calabresi o napoletane.
Non è la cultura mediterranea o la posizione periferica il problema. La colpa è la distanza delle esigenze territoriali dal potere decisionale, dove invece prevale la cultura di prelevare ai poveri nelle regioni ricche per dare ai ricchi nelle regioni povere.
Un esempio parallelo? La Germania dell’Est era la più sviluppata del blocco comunista. La Slovacchia invece era la regione più sfortunata della Cecoslovacchia socialista:
La Germania dell’Est scelse la strada dell’unificazione, e andò a far parte di un colosso di 80 milioni di abitanti (in un sistema federale, mi raccomando).
Fu ricoperta di fondi strutturali per lo sviluppo.
Berlino, come capitale della Germania unita raggiunse presto livelli di Pil pro capite degna di una metropoli occidentale.
Il resto della Germania dell’Est non fu da meno, ricevendo più finanziamenti pubblici europei di qualsiasi altra regione (Mezzogiorno, Grecia, …).
Il risultato di questa politica assistenzialista?
La Germania dell’Est ora arranca (assieme al resto della Germania), mentre tutti gli altri staterelli dell’Est avanzano con notevoli tassi di crescita.
La Slovacchia scelse la strada opposta.
Nel 1993 preferì l’indipendenza dalla Repubblica Ceca, e per quanto riceva anche lei fondi europei, Bratislava ha saputo abbinarli ad una politica adatta per lo sviluppo di questo paese di solo 5 milioni di abitanti.
Nel 2008 gli slovacchi hanno sorpassato in Pil pro capite medio campani, siculi e calabresi, il che è una tristezza data la potenzialità soffocata. Pugliesi, napoletani, calabresi, siciliani e sardi hanno bisogno ognuno di uno stato che li rappresenti: una capitale più vicina alle loro esigenze, e anni luce da questo indegno stato di sudditanza.
Lodovico Pizzati-Partito Nazionale Veneto
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IL DIBATTITO E' APERTO!... a rarika





2 commenti:

Abate Vella ha detto...

Finalmente qualcuno a nord che capisce che assistenzialismo = sottosviluppo! Che non é a nostro vantaggio che si sono create la Cassa del Mezzogiorno e tutte le altre elargizioni.

Non é neanche a vantaggio del "nord", in questo bisgona essere precisi. E' a vantaggio di pochi e ristretti gruppi di potere, cha magari hanno la testa al nord, questo si.

(senza dimenticare il supporto locale dei cosidetti "ascari")

Una cosa vorrei aggiungere sui Borboni. Non dobbiamo dimenticare che i Borboni erano legalmente la famiglia regnante in Sicilia. In questo sense meritano il ripetto che dobbiamo ad ogni re della nostra nazione siciliana.

Detto questo, é vero che le riforme da loro tentate (ma mai pienamente venute ad effetto) non possono trovarci d'accordo. Ed infatti i Siciliani si ribellarono.

Dico questo perché secondo me é venuto il momento di affrontare l'argomento "Borbone" senza alzare barricate ma anzi tendendo una mano a chi a Napoli (ma non solo) vede (giustamente, dal quel punto di vista) nel periodo borbonico un punto di riferimento.
A patto ovviamente che anche i "napoletani" abbassino le barricate nei confronti del Regno di Sicilia al di qua del faro, verso il quale continuano a praticare la congiura del silenzio.

Orazio Vasta ha detto...

Grazie "Abate Vella"!
Siamo d'accordo: i "Borboni" hanno regnato in Sicilia,ma il Regno delle Due Sicilie è un'altra cosa.I "duosiciliani" non hanno capito che la SICILIA non è un prolungamento d'oltre mare di "Napoli".
LA SICILIA AI SICILIANI!
Con affetto,Orazio