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Caro Orazio
Ti scrivo da San Francisco. Tornero' a Trecastagni domani sera.
Lungi da me' di essere protezionista, ma se vogliamo incentivare culture e tradizioni locali dovremmo fare almeno due cose facili.
La prima trasformare quelle feste anonime, squallide e di cattivo gusto che si svolgono ormai abitualmente il sabato e la domenica in piazza, dove nel nome del castagno si vendono giubbotti e lavatrici.
La prima trasformare quelle feste anonime, squallide e di cattivo gusto che si svolgono ormai abitualmente il sabato e la domenica in piazza, dove nel nome del castagno si vendono giubbotti e lavatrici.
L'altra cosa potrebbe essere spingere il comune a gestire in parte o completamente un esercizio da gestire direttamente o affidandolo a giovani del paese, magari organizzati in cooperativa per vendere tutti i prodotti tipici del paese e, se vuoi,anche della zona.
A presto Nino G.
A presto Nino G.
dell'associazione trecastagnese "Casa Pertini"
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L'invasione dei prodotti cinesi preoccupa non solo per i prezzi che vanno in concorrenza sleale ai nostri, a causa dei costi della manodopera irrisori, ma soprattutto perchè non sappiamo cosa mangiamo, e come vengono coltivati i prodotti che ci vengono propinati.
Le legislazioni dei vari paesi extra-comunitari, infatti, sono assai diverse dalle nostre, e la maggior parte delle volte i livelli dei residui di fitofarmaci sono ben più alti, e di conseguenza nocivi.
A volte, inoltre, in paesi extra-comunitari vengono utilizzati fitofarmaci addirittura cancerogeni, fitofarmaci da noi "banditi" da tempo.
Un consiglio?
Cercate di acquistare prodotti siciliani.
Li sappiamo coltivare molto bene, e sarete soddisfatti dai sapori ed anche dai colori che essi sprigionano!
Corrado Vigo
del blog Vigopensiero
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È impensabile, in una Terra di straordinarie tradizioni agricole improntate da secoli su salubrità, genuinità e qualità quale è la nostra Sicilia, che prodotti d'importazione come l'aglio cinese possano trovare posto sui banchi dell'ortofrutta.
Sebbene i soliti "bastian contrari" siano pronti a decantare le qualità organolettiche di tale prodotto asiatico, la verità è che la ricaduta sanitaria ed occupazionale in Sicilia di merci alimentari prodotte in Cina è quantomeno allarmante.
Infatti, ai ben noti allarmi su carni, uova e latticini provenienti dalla Repubblica Popolare Cinese, va affiancata la consapevolezza che prodotti come l'aglio subiscono trattamenti conservativi e anticrittogamici con prodotti e quantità nemmeno lontanamente ipotizzabili in Europa. E per una semplice questione di prezzo, ai nostri prodotti sani, sicuri e che non necessitano di alcun trattamento grazie alle caratteristiche loro intrinseche e della terra siciliana di cui sono frutto, vanno sostituendosi autentiche "bombe" biologiche e chimiche.
Questo, perché il regime colonialista italiano ha deciso da tempo immemore di trasformare la Sicilia da terra fervida e produttiva a serbatoio di consumo compulsivo della produzione allogena e di potenziali emigrati.
Questo, perché i siciliani sono sempre più poveri, grazie alla sistematica spoliazione italiana e alle dissennate politiche impositive dell'Unione Europea.
Questo, perché sempre meno siciliani, bersagliati da una campagna mediatica assimilazionista non solo nella cultura linguistica e storica, ma anche consumistica e di "lifestyle", accettano di lavorare la terra, in Sicilia.
È assolutamente necessario che si ponga un blocco totale alla importazione di prodotti d'importazione che già abbiano un corrispettivo preesistente "made in Sicily"; e in generale è doveroso evitare l'arrivo in Sicilia di qualsiasi merce, alimentare o non, che possa rappresentare un pericolo per i siciliani, e non solo per la loro salute.
Ma è nostro fondato timore che ciò potrà accadere solo quando, comunque presto, i siciliani avranno ripreso il pieno esercizio della propria sovranità nazionale proclamando l'indipendenza.
Il Movimento per l'Indipendenza della Sicilia, anche per protestare con forza contro la sistematica repressione dello stato cinese opposta a dissidenti politici, religiosi, dell'informazione, nonché verso le popolazioni oggetto di occupazione come quelle del Tibet, ha già da tempo intrapreso un solido e sistematico boicottaggio avverso alle merci ed agli esercizi commerciali cinesi.
Nessuna ostilità contro il glorioso popolo cinese e la sua cultura, ma non possiamo assolutamente accettare che un regime pseudosocialista possa rappresentare un pericolo tanto per il Tibet e la Sicilia, quanto per se stesso.
Roman Henry Clarke
Vice Segretario del Movimento per l'Indipendenza della Sicilia
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1 commento:
Ti segnalo il mio post sull'aglio cinese a Trecastagni:http://alservizioditrecastagni.blogspot.com/2008/11/laglio-cinese-trecastagni.html
Grazie
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