Da:
Giovani Veneti
e pubblico...
---------------------------Resistere ----------------------
"Il 29 aprile 1945 veniva liberata Bassano del Grappa. Tranne qualche truppa nazista in ritirata, il Veneto poteva considerarsi liberato dall'occupazione nazi-fascista.".
Che lo Stato italiano si ricordi del Veneto solo quando è ora di batter cassa, c'è da trovare un capro espiatorio o c'è necessità di rivendicare territori (inventando a partire dall'illegittima occupazione del Veneto l'aberrante concetto di Tre Venezie, per "giustificare" l'invasione del Sud Tirolo, di Gorizia, Trieste e dell'Istria), lo si sa bene. Tuttavia, a molti sfugge la sottile scelta dello Stato italiano di far celebrare la morte del suo figlio naturale (il fascismo) in un giorno sacro ai Veneti, credenti o meno che siano:
si è assunto come giorno di liberazione dell'Italia intera il 25 aprile 1945, data in cui gli Alleati entrarono in Milano.
"Il 29 aprile 1945 veniva liberata Bassano del Grappa. Tranne qualche truppa nazista in ritirata, il Veneto poteva considerarsi liberato dall'occupazione nazi-fascista.".
Che lo Stato italiano si ricordi del Veneto solo quando è ora di batter cassa, c'è da trovare un capro espiatorio o c'è necessità di rivendicare territori (inventando a partire dall'illegittima occupazione del Veneto l'aberrante concetto di Tre Venezie, per "giustificare" l'invasione del Sud Tirolo, di Gorizia, Trieste e dell'Istria), lo si sa bene. Tuttavia, a molti sfugge la sottile scelta dello Stato italiano di far celebrare la morte del suo figlio naturale (il fascismo) in un giorno sacro ai Veneti, credenti o meno che siano:
si è assunto come giorno di liberazione dell'Italia intera il 25 aprile 1945, data in cui gli Alleati entrarono in Milano.
Che dire degli altri territori?
Il Veneto si può dire liberato solo 4 giorni dopo.
La spinta di colonizzazione italiana arriva a controvertire i fondamenti stessi della logica: questa vorrebbe che la data di liberazione di uno Stato venisse fissata nel momento in cui l'ultimo suo fazzoletto di terra viene abbandonato dall'esercito di occupazione.
Perché quindi festeggiare la liberazione dal nazifascismo il 25 aprile, ignorando i caduti di altri 4 lunghissimi giorni di resistenza veneta, ignorando milioni di persone che per altri 4 giorni ebbero a che fare con un esercito tedesco in ritirata passando davanti alle loro case, sui loro campi, nelle loro piazze? Era un esercito in ritirata nervosa, (e chi non lo sarebbe stato?) irritato dal voltafaccia italiano.
Beh, il 25 aprile i Veneti festeggiano il loro Santo Patrono Marco Evangelista, il cui simbolo è il Leone Alato, emblema della Serenissima Repubblica Veneta ... di San Marco appunto. Può sembrare una improbabile congettura, ricalcata su una semplice coincidenza, ma sfidiamo a dare una spiegazione meno improbabile di questa, cioè della volontà di coprire i festeggiamenti del Patrono con quelli della Liberazione, un po' come in Italia le leggi da far passare in sordina si approvano preferibilmente dopo vittoriose partite di calcio...
I Veneti Patrioti non si sottomettono, né mai l'hanno fatto, ad uno Stato che li priva loro secolari tradizioni, che incrosta la festa del loro Santo Patrono Marco con un finto anniversario, un 25 aprile 1945 che per noi ha lo stesso significato di festeggiare la liberazione di Parigi: una festa, sì, ma non la nostra.
L'anniversario di Liberazione dei Veneti dal nazi-fascismo è oggi, 29 aprile 2008, giorno in cui ogni Veneto di buona volontà dovrebbe fermarsi, perlomeno, a riflettere.
Gli anni del fascismo sono parte di quel sottile filo rosso che unisce le guerre sabaude di aggressione coloniale ai Popoli della Penisola e delle Isole, chiamate dall'occupante "guerre di indipendenza"al veltrusconismo odierno, passando per l'imperialismo di Depretis (quel Ministro che nel 1866 aveva in mano le redini di una pessima Regia Marina italiana sbaragliata a Lissa dalla Marina Austro-Veneta, e che per prassi invalsa presso lo Stato italiano, visti gli enormi demeriti, è stato Primo Ministro per parecchi anni, onorato per le malefatte compiute, come del resto i suoi pari Cadorna e Badoglio) e per il neo-colonialismo di Giolitti, le due guerre mondiali, la strumentalizzazione della resistenza al nazifascismo (resistenza all'occupante che i Patrioti Veneti oppongono strenuamente da oltre 140 anni), la partitocrazia, tangentopoli, i mondiali di calcio, i prelievi forzosi notturni dai conti correnti di tutti i risparmiatori e così via. Questi sono tentativi più o meno espliciti di creare, su una base unicamente ideologica, un popolo inesistente: quello italiano. Come disse Massimo d'Azeglio «Abbiamo fatto l'Italia, si tratta adesso di fare gli italiani».
In ogni momento di questi ultimi quasi 150 anni c'è stato un indefesso e programmatico tentativo dello Stato di ricondurre i diversi veri Popoli sovrani di questa mera espressione geografica che è l'Italia, ad un unicum che è storicamente falso, mai desiderato e, visti gli esiti, nemmeno desiderabile: il popolo italiano. Questa ideologia, consolidatasi a causa del costante e sempre più pressante indottrinamento e della propaganda coloniale, è stata esplicitata in maniera chiara e forte dal fascismo. Tuttavia, anche se il metodo è cambiato, la lotta dello Stato contro la sopravvivenza identitaria continua. Se da un lato questo odierno modo di agire è meno invadente di un'occupazione armata, dall'altro è molto più subdolo ed efficace di qualsiasi violenza espressa. Esso non va a colpire direttamente i comportamenti, ma viene fatto radicare nell'individuo fin dalla tenera età, distruggendo fideisticamente la consapevolezza che inevitabilmente si crea di fronte all'inequivocabilità dei fatti, di fronte al fallimento di uno Stato inesistente, che il filosofo politico Locke non avrebbe esitato a definire illegittimo, vista l'incapacità evidente di garantire la sicurezza pubblica, l'inviolabilità della proprietà privata, l'uguaglianza dei cittadini.
I Veneti hanno il diritto di Resistere allo scempio della loro identità, del loro territorio della loro vita. I Patrioti Veneti, invece, di far questo hanno il dovere. Questo Stato italiano nato da infami conquiste militari (anche se il Veneto non fu mai invaso, mai piegato, mai sottomesso alle truppe sabaude, e i Veneti sconfissero l'Esercito e la Marina italiani a Custoza e a Lissa nel 1866) è indegno persino di possedere di fatto ciò che come un ladro ha rubato a chi l'aveva di diritto, cioè al Popolo Veneto, cui nel 1866 l'Impero Austriaco aveva restituito la sovranità e il territorio.
Come se non fossero bastati 20 anni di pulizia etnica in Sud Tirolo e oltre 70 anni di regime italiano in Veneto (che causò milioni di emigrati e arrivò a deportare i Veneti per bonificare le paludi laziali, tentando la follia fascista di creare eugeneticamente una stirpe a vocazione agricola), con la caduta del fascismo dell'8 settembre1943, le province di Bolzano, Trento e Belluno furono annesse al Terzo Reich formando l'Alpenvorland o Zona Prealpina, un territorio facente parte formalmente della Repubblica di Salò, ma a tutti gli effetti controllato e gestito dal Reich. Tutto questo per dire che chi ha consolidato l'idea di Italia nelle menti (cioè il fascismo con radio, stampa a cinema) è stato anche il primo a negarla, come un figlio che neghi di aver mai avuto un padre.
I Veneti si guardino allora da chiunque abbia l'ardire di esporre un tricolore italiano, vessillo di aggressione bellica continua (dall'Etiopia alle Due Sicilie, dalla Somalia al Veneto, dalla Libia all'Istria, dall'Eritrea all'Albania e alla Grecia), bandiera di morte, di devastazione materiale, culturale e spirituale, causa di emigrazione di milioni di uomini e donne di tutti i Popoli della Penisola e delle Isole.
La parola d'ordine è Resistere, perché come quella nazi-fascista, anche l'occupazione italiana è destinata ad essere sconfitta dal giusto operare di tutti i Veneti Patrioti.
Movimento Giovani Veneti
Sito: www.giovaniveneti.altervista.org
Forum: www.ventodelleone.netsons.org
Mail: giovaniveneti@altervista.org
Beh, il 25 aprile i Veneti festeggiano il loro Santo Patrono Marco Evangelista, il cui simbolo è il Leone Alato, emblema della Serenissima Repubblica Veneta ... di San Marco appunto. Può sembrare una improbabile congettura, ricalcata su una semplice coincidenza, ma sfidiamo a dare una spiegazione meno improbabile di questa, cioè della volontà di coprire i festeggiamenti del Patrono con quelli della Liberazione, un po' come in Italia le leggi da far passare in sordina si approvano preferibilmente dopo vittoriose partite di calcio...
I Veneti Patrioti non si sottomettono, né mai l'hanno fatto, ad uno Stato che li priva loro secolari tradizioni, che incrosta la festa del loro Santo Patrono Marco con un finto anniversario, un 25 aprile 1945 che per noi ha lo stesso significato di festeggiare la liberazione di Parigi: una festa, sì, ma non la nostra.
L'anniversario di Liberazione dei Veneti dal nazi-fascismo è oggi, 29 aprile 2008, giorno in cui ogni Veneto di buona volontà dovrebbe fermarsi, perlomeno, a riflettere.
Gli anni del fascismo sono parte di quel sottile filo rosso che unisce le guerre sabaude di aggressione coloniale ai Popoli della Penisola e delle Isole, chiamate dall'occupante "guerre di indipendenza"al veltrusconismo odierno, passando per l'imperialismo di Depretis (quel Ministro che nel 1866 aveva in mano le redini di una pessima Regia Marina italiana sbaragliata a Lissa dalla Marina Austro-Veneta, e che per prassi invalsa presso lo Stato italiano, visti gli enormi demeriti, è stato Primo Ministro per parecchi anni, onorato per le malefatte compiute, come del resto i suoi pari Cadorna e Badoglio) e per il neo-colonialismo di Giolitti, le due guerre mondiali, la strumentalizzazione della resistenza al nazifascismo (resistenza all'occupante che i Patrioti Veneti oppongono strenuamente da oltre 140 anni), la partitocrazia, tangentopoli, i mondiali di calcio, i prelievi forzosi notturni dai conti correnti di tutti i risparmiatori e così via. Questi sono tentativi più o meno espliciti di creare, su una base unicamente ideologica, un popolo inesistente: quello italiano. Come disse Massimo d'Azeglio «Abbiamo fatto l'Italia, si tratta adesso di fare gli italiani».
In ogni momento di questi ultimi quasi 150 anni c'è stato un indefesso e programmatico tentativo dello Stato di ricondurre i diversi veri Popoli sovrani di questa mera espressione geografica che è l'Italia, ad un unicum che è storicamente falso, mai desiderato e, visti gli esiti, nemmeno desiderabile: il popolo italiano. Questa ideologia, consolidatasi a causa del costante e sempre più pressante indottrinamento e della propaganda coloniale, è stata esplicitata in maniera chiara e forte dal fascismo. Tuttavia, anche se il metodo è cambiato, la lotta dello Stato contro la sopravvivenza identitaria continua. Se da un lato questo odierno modo di agire è meno invadente di un'occupazione armata, dall'altro è molto più subdolo ed efficace di qualsiasi violenza espressa. Esso non va a colpire direttamente i comportamenti, ma viene fatto radicare nell'individuo fin dalla tenera età, distruggendo fideisticamente la consapevolezza che inevitabilmente si crea di fronte all'inequivocabilità dei fatti, di fronte al fallimento di uno Stato inesistente, che il filosofo politico Locke non avrebbe esitato a definire illegittimo, vista l'incapacità evidente di garantire la sicurezza pubblica, l'inviolabilità della proprietà privata, l'uguaglianza dei cittadini.
I Veneti hanno il diritto di Resistere allo scempio della loro identità, del loro territorio della loro vita. I Patrioti Veneti, invece, di far questo hanno il dovere. Questo Stato italiano nato da infami conquiste militari (anche se il Veneto non fu mai invaso, mai piegato, mai sottomesso alle truppe sabaude, e i Veneti sconfissero l'Esercito e la Marina italiani a Custoza e a Lissa nel 1866) è indegno persino di possedere di fatto ciò che come un ladro ha rubato a chi l'aveva di diritto, cioè al Popolo Veneto, cui nel 1866 l'Impero Austriaco aveva restituito la sovranità e il territorio.
Come se non fossero bastati 20 anni di pulizia etnica in Sud Tirolo e oltre 70 anni di regime italiano in Veneto (che causò milioni di emigrati e arrivò a deportare i Veneti per bonificare le paludi laziali, tentando la follia fascista di creare eugeneticamente una stirpe a vocazione agricola), con la caduta del fascismo dell'8 settembre1943, le province di Bolzano, Trento e Belluno furono annesse al Terzo Reich formando l'Alpenvorland o Zona Prealpina, un territorio facente parte formalmente della Repubblica di Salò, ma a tutti gli effetti controllato e gestito dal Reich. Tutto questo per dire che chi ha consolidato l'idea di Italia nelle menti (cioè il fascismo con radio, stampa a cinema) è stato anche il primo a negarla, come un figlio che neghi di aver mai avuto un padre.
I Veneti si guardino allora da chiunque abbia l'ardire di esporre un tricolore italiano, vessillo di aggressione bellica continua (dall'Etiopia alle Due Sicilie, dalla Somalia al Veneto, dalla Libia all'Istria, dall'Eritrea all'Albania e alla Grecia), bandiera di morte, di devastazione materiale, culturale e spirituale, causa di emigrazione di milioni di uomini e donne di tutti i Popoli della Penisola e delle Isole.
La parola d'ordine è Resistere, perché come quella nazi-fascista, anche l'occupazione italiana è destinata ad essere sconfitta dal giusto operare di tutti i Veneti Patrioti.
Movimento Giovani Veneti
Sito: www.giovaniveneti.altervista.org
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Mail: giovaniveneti@altervista.org
Cell.: 348-4295568