Visualizzazione post con etichetta sos razzismo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta sos razzismo. Mostra tutti i post

lunedì 11 maggio 2009

DEDICATO AL PRESIDENTE BERLUSCONI E AL MINISTRO MARONI....

"Non amano l'acqua, molti di loro puzzano perché tengono lo stesso vestito per molte settimane.
Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri.
Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti.
Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina.
Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci.
Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti.
Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l'elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti.
Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro.
Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti.
Le nostre donne li evitano non solo perché poco attraenti e selvatici ma perché si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro.
I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali.....
Propongo che si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti ma disposti più di altri a lavorare. Si adattano ad abitazioniche gli americani rifiutano pur che le famiglie rimangano unite e non contestano il salario.
Gli altri, quelli ai quali è riferita gran parte di questa prima relazione, provengono dal sud dell'Italia.
Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più.La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione".
Il testo è tratto da una relazione dell'Ispettorato per l'Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti, Ottobre 1912

venerdì 10 aprile 2009

"Ma perché stupisce meraviglia l’idea di persone scomparse, senza che nessuna ne abbia fatto la denuncia?"


a Orazio Vasta:
Sono da anni vicina al mondo dell'immigrazione e con gli immigrati lavoro in iniziative, manifestazioni, e in un giornale.
Ho anch'io pensato subito agli "invisibili" del terremoto, sapendo quanti sono venuti in Italia e non sono ancora regolari, chissà, mi sono detta, quanti sono quelli che non risultano "dispersi".
Il loro destino mi ha fatto soffrire.
Volevo però aggiungere che purtroppo ho aspettato invano un messaggio di solidarietà da parte delle numerose associazioni di migranti, albanesi, romeni, marocchini, senegalesi ecc. che risiedono e lavorano (in un modo o nell'altro..) in Italia.
Noi li consideriamo nostri concittadini, ma loro?
Non siamo riusciti a farci amare abbastanza?
RAFFAELLA BOTTO
*****************
Questi” Invisibili” perché mai esistiti...
Quando una reazione è aggressiva,di solito ,è perché è andata troppo vicina alla verità..
Ma perché stupisce meraviglia l’idea di persone scomparse, senza che nessuna ne abbia fatto la denuncia?
Perché ci meravigliamo?..
Basterebbe girare per i quartieri delle nostre città, per vedere come e in quanti vivono gli extracomunitari e non, gli “Invisibili” appunto.
Ma ricordiamoci di Milano e dei cinesi che dormivano nell’albergo sotterraneo…
Gli operai messi in regola? Per usare una frase di Saviano: “quando muoiono gli operai, muoiono sempre il primo giorno di lavoro”. Perché…..?
Gli affitti dichiarati?
Sarebbe come auto- denunciarsi, allora ecco che è meglio nascondere.. Queste persone, trattate come mai esistiti come “ invisibili”, scappavano già da terre martoriate……
“L'Italia non è un Paese sotto-sviluppato dell'Africa. L'Italia non è un Paese dei Balcani. L'Italia è un Paese civile ed europeo,democratico e dalle radici cristiane.” Dichiara il Dott. Giovanni Genovese..
Come può dichiarare l’Italia un Paese Europeo, Democratico , dalle radici cristiane e poi offendere così l’Africa ed i Balcani e le sue genti?
Se civile significa vedere morire quasi 300 persone per non aver rispettato le minime norme antisismiche...
Se per civile significa annientare la vita di interi paesi ..
Se civile e cristiano significa pensare esclusivamente al proprio interesse personale…
Se per cristiano si intende far vivere negli scantinati gli immigrati, clandestini e non...
Allora, Io non voglio essere ne Civile ne Cristiana..
Io voglio essere un “Imbecille”.
PATRIZIA FOLLARI
*****************
Gli immigrati invisibili....
Credo che di immigrati invisibili ce ne siano in tutt'Italia e siano moltissimi. Girando per le citta' del nord, ne trovo in ogni angolo....soprattutto guando vuoi e puoi fermarti a chiaccherare con loro.
Quello che mi fa piu' rabbia e' quando vieni a conoscenza del loro stato , cosi precario,perche' lavorano molto e tutto in nero.
Noi cerchiamo di parlare con la gente (italiana)per farli mettere" in regola" e dar loro la dignita' che gli aspetta di diritto, rispondono che non conviene metterli "a posto".
A loro sta bene cosi....
Ne hanno bisogno per farli lavorare pero' non li rispettano.
Ecco allora spiegato" gli invisibili" dell'Aquila....
Sarebbe come autodenunciarsi...
Anzi mi viene il dubbio che il premier Berlusconi non abbia voluto gli aiuti di volontariato straniero propio per questo motivo....
Esagero ???? Mha! penso di no.
Un caloroso pensiero a tutti gli "invisibili" morti per il terremoto all'Aquila ,con "Ciao a voi , arrivederci un giorno".
ALFONSINA MARTINET
*****************
Fonte: http://www.albanianews.it/ ,commenti all'articolo "Terremoto in Abruzzo e gli immigrati 'invisibili' "di Orazio Vasta

^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
Ciao Orazio,Rispondo a Raffaella Botto.
Parlo da albanese che sono.
Cara Raffaella!
In questi momenti coinvolgenti per tutti noi (senza distinzione italiani o stranieri, perchè viviamo in Italia e questo dolore ha toccato tutti, sono delle ferite per tutti noi), sarebbe meglio con buon senso e soprattutto nel rispetto del dolore e del momento che un intero paese vive, di non guardare le formalità superficialmente.
Io vivo tra italiani e albanesi, e porto la mia testimonianza che la tragedia è stata vissuta profondamente dalla comunità albanese (come del resto penso anche dalle altre comunità). La reazione e la riflessione è stata vissuta e sentita pienamente, nè più nè meno dell'animo di un italiano, ed è questo che conta prima di tutto e non le formalità (c'è chi li fa, ma c'è chi li sente veramente).
iornali per gli albanesi in Italia (per non parlare quelli in Albania per giorni interi media e masmedia), hanno scritto e partecipato animamente sulla tragedia.
Abbiamo dato in nostro piccolo contributo (quello che può ogn'uno di noi) perchè amiamo e soffriamo insieme con gli italiani da anni qui e viviamo con testa e anima in questo paese malgrado i problemi.
Mi dispiace che lei mette in dubbio il nostro amore per gli italiani (bisogna venire in Albania a questo punto per capire quanto gli italiani sono amati dagli albanesi; se facessi la "cattiva" le direi, mi viene spontaneo: non so quanto gli italiani amano gli albanesi..).
Ma non è il momento di polemiche, non vorrei mai questo, lungi da me; ho solo risposto perchè fare caso fino qui a certe formalità lo vedo esagerato.
Nel suo piccolo ogni individuo (straniero o non)pensa, partecipa, rifflette, agisce, ama, soffre e vive nella società in cui appartiene, e sotto questo aspetto gli albanesi si sentono pienamente parte integrante del corpo (e anche di indole direi) del popolo italiano.
Kaltra Viola
****************



Abruzzo:sono diventati "invisibili" i cittadini stranieri regolari ed irregolari che vivevano nella città di L'Aquila...

C'è un dato oggettivo e impressionante:in seguito alla scossa di terremoto micidiale che ha colpito l'Abruzzo,sono diventati "invisibili" i cittadini stranieri regolari ed irregolari che vivevano nella città di L'Aquila,capoluogo di regione.Da notizie raccolte attraverso canali "non ufficiali",sembra,che il 90% degli scantinati e dei seminterrati del centro storico di L'Aquila erano stati affittati a loro. La stragrande maggioranza in nero. Clandestini, immigrati comunitari, extra comunitari regolari, tutti ammassati.
Dopo il terremoto,dove sono finiti?
Si tratta di centinaia di persone che non risultano all'anagrafe, che non compaiono nelle liste dei morti,de dispersi, dei feriti.
Insomma,non esistono!A loro volta,i proprietari delle case che si sono messi in salvo non ne denunciano la presenza e,di conseguenza, neanche la scomparsa.
Ma dove sono finiti?
"Sono gli 'invisibili'- commenta una nota dell'agenzia Adnkronos-quelli il cui nome da vivi era conosciuto solo da pochi e forse un nome non l'avranno neanche da morti. E' una tragedia nella tragedia quella degli stranieri regolari e irregolari di cui non si hanno più notizie dalla tremenda scossa delle 3,32 di lunedì, quando il terremoto ha colpito al cuore l'Aquila e l'Abruzzo".
Ma chi sono questi "invisibili
"?

Ma la maggioranza degli stranieri a L'Aquila provenivano dall'Albania,dalla Kosova,dalla Macedonia e dalla Romania,e svolgevano quasi tutti il lavoro di muratore.

Ed è la comunità' albanese che,dai dati fin qui raccolti, ha a pagato il prezzo più alto della tragedia con vittime e dispersi
.
Io ho pubblicato nel tardo pomeriggio in Facebook l'allarme su questo dramma.
Molti lettggendo,sono rimasti scioccati.

Altri mi hanno chiesto verifiche.

Altri,ancora, mi hanno INSULTATO: "L'Italia non è un Paese sotto-sviluppato dell'Africa.
L'Italia non è un Paese dei Balcani. L'Italia è un Paese civile ed europeo,democratico e dalle radici cristiane. Le Foibe,signor Vasta, l'hanno utilizzate i suoi amici slavi. E in Abruzzo nessuno ha attivato le foibe per fare scomparire i suoi amici kossovari. Lei è un altro IMBECILLE,e andrebbe denunciato alla Procura della Repubblica per PROCURATO ALLARME! Dott.Giovanni Genovese".
Intanto,la notizia è in rete,ripresa ...gli "invisibili" sono esseri umani e hanno il diritto ad essere trattati come tali,qualunque sia la loro condizione giuridica nei confronti dello Stato italiano. Onorandomi di essere un "IMBECILLE" per il Dott.Genovese,ripeto: DOVE SONO FINITI i miei amici e fratelli kosovari, macedoni,rumeni,a
lbanesi?
Orazio Vasta

giovedì 2 aprile 2009

PETIZIONE contro il trattamento incivile subito da una donna ivoriana di 25 anni,che ha dato alla luce il suo bambino al Fatebenefratelli di Napoli.

Al Governo italiano
AL CENTRO PER LA GIUSTIZIA MINORILE DI NAPOLI
Con la presente vogliamo denunciare il trattamento incivile subito da una donna ivoriana di 25 anni che lo scorso 5 marzo 2009 ha dato alla luce il suo bambino al Fatebenefratelli di Napoli.

La donna è stata vittima di una vera e ingiustificata persecuzione che le ha reso un giorno lieto l'inizio di un incubo.

Nel mentre la donna dava alla luce il suo bambino in una stanza accanto un medico inviava un fax per denunciarne la clandestinità: abusando di una legge non ancora varata.

La donna si chiama Kante e da due anni in Italia , cioè da quando un commando di uomini delle «milizie governative» della Costa d'Avorio hanno ucciso suo marito.

Al suo arrivo ha chiesto lo status di rifugiata politica: il nostro Stato tuttavia non ha ancora dato esito positivo alla sua richiesta lasciandola alla stregua di un qualsiasi criminale clandestino.

Quando è avvenuto il parto in ospedale hanno richiesto alla donna i documenti ma non è bastata la fotocopia del passaporto e la richiesta di soggiorno scaduta ha fatto sentire il medico in diritto di denunciarla e strapparle dalle braccia il bambino.

Il piccolo Abou non è stato quindi allattato dalla madre ed è stato dimesso con lei solo quando all'undicesimo giorno la questura di Napoli ha confermato l'identità della donna che vive nel quartiere napoletano di Pianura.

Crediamo sia stata fatta una grave ingiustizia e vorremmo far si che ciò non possa piu accadere.

Chiediamo sia immediatamente riconosciuto alla donna lo status di rifugiata politica e quindi il permesso di soggiorno e le dovute scuse pubbliche.

Teniamo a precisare che noi cittadini siamo in disaccordo con questa legge che vedrebbe i medici possibilitati a denunciare i clandestini in cerca di cure.

Questo tenendo presente delle continue scorribande che quotidianamente accadono nelle e sulle nostre strade: clandestini che se feriti mortalmente sarebbero costretti a non cercare aiuto negli ospedali Questa legge permetterebbe il riaccendersi della clandestinità medica e obbligherebbe persone malate e magari contagiose a non cercare nei nosocomi cure: mettendo a rischio di contagio gli stessi cittadini.

Grazie dell'attenzione
***********
Primi firmatari:
Roberta Lemma
Patrizia Follari
Orazio Vasta
==========

mercoledì 1 aprile 2009

Migrante partorisce in ospedale,la polizia la ferma!

Al Fatebenefratelli di Napoli il caso di una ivoriana in attesa dello status di rifugiato
Non ha potuto allattare il neonato.
Il legale: applicano una legge che non c'è
Migrante partorisce in ospedalee gli agenti la fermano
di CONCHITA SANNINO
NAPOLI - Voleva solo partorire il suo bambino. Si è ritrovata invece, dopo poche ore, con le forze dell'ordine richiamate in corsia da qualcuno dell'ospedale, forse un assistente sociale. Ha visto gli agenti che bussavano alla sua stanza di degente per la notifica di un ordine urgente: "Presentarsi in questura per l'identificazione". Ed è finita che quella madre ivoriana, ufficialmente "in attesa di status di rifugiato politico", non ha potuto allattare il suo neonato, Abou, per una decina di giorni, fino a quando non è arrivata dagli uffici dell'Immigrazione la conferma che il suo fascicolo esisteva davvero, e che quella donna non aveva raccontato frottole, né fornito falsa identità. Tutto incredibile, eppure vero. Proprio come se la controversa norma inserita dalla Lega nell'ambito del pacchetto sicurezza, quella che invita i medici a denunciare i pazienti senza permesso di soggiorno, fosse già entrata in vigore. Assaggio di una deriva annunciata. L'allarme lanciato da centinaia di specialisti in tutta Italia persino con petizioni inviate al capo dello Stato, il nodo dei "medici-spia" che ha infiammato il Parlamento spaccando perfino il Pdl, è già cronaca. Un caso unico. Che crea scandalo.
A Napoli.
Una vicenda rimasta sotto silenzio per alcune settimane. Avviene nel quartiere Posillipo, la città d'elite.
Nell'ospedale retto da un ordine religioso, il Fatebenefratelli.
Il 5 marzo scorso.
Storia di Kante, giovane madre della Costa d'Avorio, 25 anni, vedova di un marito assassinato sull'uscio di casa nel 2005 nella loro città d'origine, Abidjan, in attesa da anni del riconoscimento dell'asilo politico.
Kante vive ora alla periferia nord, un buco nell'alveare di Pianura, il quartiere della guerriglia sui rifiuti. Di aspetto fragile, sguardo spento dietro le numerose battaglie affrontate, Kante racconta: "In ospedale ci hanno chiesto i documenti, non gli è bastata la fotocopia del mio passaporto, mentre l'originale era trattenuto dalla polizia per la mia richiesta in corso. Non gli è piaciuta neanche la richiesta di soggiorno ormai scaduta. E per oltre 10 giorni mi hanno tenuta separata dal bambino".
Undici giorni è rimasto il piccolo Abou in ospedale: "Non lo hanno dimesso, non me lo hanno dato, fino a quando la questura ha confermato la mia identità. Ho temuto che me lo portassero via, che non me lo facessero stringere più tra le braccia".
Neppure il padre del bambino, Traore Seydou, un falegname della Costa d'Avorio che qui si arrangia a fare il manovale in nero, ha ottenuto che venisse dimesso: "Non ero presente al momento del parto - dice - E quindi il piccino è stato registrato con il nome della madre".
"'Non possiamo consegnarlo a te', mi hanno detto in ospedale.
D'altra parte anche io sono senza permesso di soggiorno, in attesa che venga accolta la mia richiesta di asilo politico".
Ma a ricostruire e denunciare la vicenda anche al Parlamento europeo è l'avvocato Liana Nesta, già avvocato di parte civile in alcuni importanti processi antimafia, al fianco delle famiglie di vittime innocenti.
"Siamo di fronte a un caso illegittimo, di assoluta gravità", spiega.
"Delle due l'una - aggiunge l'avvocato - o nell'ospedale napoletano Fatebenefratelli c'è un medico o un assistente sociale più realista del re che ha messo in pratica una legge non ancora approvata da questa Repubblica; oppure qualcuno ha firmato un abuso inspiegabile ai danni di una madre e di una cittadina. Conservo copia del fax partito dalla direzione amministrativa dell'ospedale, proprio nel giorno in cui partoriva la signora Kante, e indirizzata al fax del commissariato di polizia del quartiere".
(1 aprile 2009)
Fonte:la repubblica

giovedì 26 marzo 2009

Il fascista francese Le Pen: "Camere a gas? Dettaglio storia"!

STRASBURGO - Le camere a gas? "Un dettaglio nella storia della Seconda Guerra Mondiale". L'affermazione shock di Jean Marie Le Pen, espressa durante la sessione plenaria dell'Europarlamento a Strasburgo, ha suscitato dure polemiche e messo seriamente in forse la possibilità che a presiedere la seduta inaugurale del Parlamento dopo il voto di giugno sia proprio il leader del partito di estrema destra francese Front National. Particolarmente acceso il botta e risposta con il capogruppo dei socialisti europei Martin Schulz, che ha definto Le Pen un negazionista dell'Olocausto e un "vecchio fascista". Il leader del Front National ha a sua volta attaccato, dicendo di essere stato vittima di accuse diffamatorie: "Mi ha accusato di essere blasfemo ma io mi sono limitato a dire che le camere a gas sono state un dettaglio della storia della seconda guerra mondiale", ha affermato Le Pen. "Chiedo al presidente del gruppo socialista di scusarsi per accuse menzognere", ha aggiunto. Schulz ha preso la parola per una breve replica. "Chi non vuole che quest'uomo presieda la prima seduta dovrebbe approvare il mio emendamento", ha detto, riferendosi alla sua proposta di modificare il regolamento parlamentare nella parte che prevede che sia il deputato più anziano a presiedere la seduta inaugurale dell'Europarlamento. Regola in base alla quale toccherebbe al decano Le Pen, che compirà 81 anni il prossimo 20 giugno e che si candida come capolista nel sud-est della Francia, presiedere la prima seduta dell'Europarlamento. "Sono preoccupato che possa farlo un negazionista dell'Olocausto", ha affermato Schulz definendo la possibilità "inaccettabile e inammissibile". In base alla modifica proposta da Shulz, che dovrebbe venire votata entro aprile, non sarebbe più il parlamentare più anziano, ma quello con più anzianità di servizio, a presiedere la seduta inaugurale del Parlamento Europeo.
L'Europarlamento è deciso a far sì che il compito non tocchi a Le Pen: la proposta di Schulz è stata sottoscritta oltre che dai Verdi, dalle principali forze politiche dell'Europarlamento. Il capo-gruppo conservatore, il francese Joseph Daul, ha annunciato che verranno ''prese tutte le misure necessarie'' per impedire a Le Pen di presiedere la sessione inaugurale che avrà luogo all'indomani delle elezioni europee del 7 giugno.
(25 marzo 2009)

fonte:la repubblica

sabato 31 gennaio 2009

E ora....noi siciliani rubiamo lavoro!


....dalla prima pagina del "Giornale di Sicilia" di oggi in edicola...

martedì 27 gennaio 2009

OGGI E' LA GIORNATA DELLA MEMORIA...

L'Italia fascista partecipò attivamente alla SHOAH...con le sue odiose leggi razziali,con due campi di sterminio in territorio "italiano",con tutto il suo apparato politico-propagandistico,con le sanguinarie Brigate nere della Rsi di Mussolini...

martedì 2 dicembre 2008

"Ogni offesa a n'autru omu pu fattu ca appatteni a nautru populu, di nautra lingua, religioni o classi sociali a cunsiduru na barbaria"(di Zamenhof)

=============================
Esperanto
ĉian ofendadon de homo pro tio, ke li apartenas al alia gento, lingvo, religio aŭ socia klaso, mi rigardas kiel barbarecon
English
I consider as barbaric any offence to a human being because he belongs to a different people, language, religion or social class
Italiano
ogni offesa a un uomo per il fatto che appartiene a un altro popolo, di diversa lingua, religione o classe sociale la considero una barbarie
Spanish
considero que toda ofensa que se le hace a un ser humano por el hecho de pertenecer a otro pueblo, idioma, religión o clase social es una barbarie
French
je trouve que chaque offense faite aux hommes à cause du fait qu’ils parlent d’autres langues ou qu’ils appartiennent à d’autres peuples, religions ou classes sociales, c’est une barbarie
German
ich halte jede Beleidigung eines Menschen aufgrund seiner Rasse, seiner Sprache, seiner Religion oder seines sozialen Standes für Barbarei
Russian
я считаю нецивилизованностью всякое оскорбление другого человека в связи с тем, что он принадлежит к другой нации, религии, социальному классу или говорит на другом языке
Arabic
إن أيّ إساءة إلى إنسان لأنتمائه لعرق مختلف،أو لغة، دين أو طبقة اجتماعيّة مختلفة هو عمل متوحش
Chinese
我认为对一个不同种族、不同语言、不同宗教信仰或不同阶层的人进行攻击是一种野蛮的行为
Afrikaans
ek beskou elke vergryp teenoor 'n mens op grond van die feit dat so 'n persoon aan 'n bepaalde volksgroep, taalgroep of sosiale klas behoort, as barbaars
Albanian
e konsideroj barbari çdo fyerje bërë një njeriu për faktin se i përket një popullit tjetër, me gjuhë, fe ose klasë sociale të ndryshme
Aragones
considero que toda afronta que li se fa a una presona por o feito de pertocar á autro lugar, luenga, relichión u clase sozial ye una barbarería
Asturian
considero que cualaquier ofensa que se-y fae a un ser humano pola mor de pertenecer a otru pueblu,idioma, relixón ou clas social ye una barbaridá
Basque
nire aburuz, edozein gizakiri beste herri, hizkuntza, erlijio edo gizarte-klase batekoa izateagatik egiten zaion irain oro basakeria da
Bolognese
tótti cäli ufaiSi fâti a una parsåNna såul parché l’é d un èter pòpol, con längua, religiån o clâs sozièl difaränti, par mé äli én di quî dSuman
Brazilian Portuguese
considero que toda a ofensa a um ser humano pelo fato de pertencer a outro povo, idioma, religião ou classe social é uma barbárie
Bresciano
per me l'è 'na barbarie 'n ofesa che la sabès fad a 'n om sul perch* l'è de 'n otra banda, el gà 'na lèngua diversa o l'èmja de la me religù o scarsèla
Bretone
kavout a ran ez eo barbar n'eus forzh pe dorfed graet a-enep un den o vezañ ma'z eo eus ur bobl pe eus ur relijion all, pe dre ma n'eo ket eus an hevelep live er gevredigezh, pe dre ma komz ur yezh all
Bulgaro
аз смятам всяка обида на човешко същество заради принадлежността му към определен народ, език, религия, или социална класа за варварство
Calabrese
ogni offesa fatta a 'n omu sulu picchì apparteni a 'n atru populu,religgiuni o classi sociali la cunsideru 'na barbaria
Catalano
considero que tota ofensa que es fa a un ésser humà pel fet de pertànyer a un altre poble, idioma, religió o classe social és una barbàrie
Croato
svaku uvredu ljudskoga bića zbog pripadnosti drugačijemu narodu, jeziku, religiji ili društvenoj kategoriji držim barbarstvom
Czech
každou křivdu způsobenou člověku z důvodu odlišné národnosti, jazyka, náboženství nebo společenské třídy považuji za barbarství
Danish
jeg anser enhver krænkelse af mennesket på grund af etnisk tilhørsforhold, sprog, religion eller klasse for det rene barbari
Dutch
ik beschouw elke belediging van een menselijk wezen omwille van volk, taal, godsdienst of sociale klasse als barbaars
Dzoratâi
considèro qu'onn'offeinsa féte à quauquon damachein sa race, sa leinga, sa religïon âobin son ètà dein la sociètâ, l'è onna barbarî
Finnish
minusta on raakalaismaista loukata ihmistä siksi että hän kuuluu eri kansaan, kieleen, uskontoon tai yhteiskuntaluokkaan
Flemish
ik beschouw elke belediging van een menselijk wezen omwille van volk, taal, godsdienst of sociale klasse als barbaars
Furlan
ogni ofese a un omp par il fat cal fâs part a un altri popul, di divierse lenghe, religjon o classe sociâl la consideri une barbaritât
Galego Eonaviego
considero que toda ofensa que se lle faga a daquén por mor de pertencer a outra pobo, idioma ou relixión é uha barbaridade
Galician
considero que toda ofensa que se lle faga a alguén por mor de pertencer a outra pobo, idioma ou relixión é unha barbaridade
Greco
θεωρώ το ίδιο βάρβαρη οποιαδήποτε προσβολή σε ένα ανθρώπινο ον γιατί ανήκει σε διαφορετικό λαό, γλώσσα, θρησκεία ή κοινωνική τάξη
Hebrew
אני רואה כברבריות כול עלבון המופנה לאדם על היותו שייך לעם אחר, שפה, דת, או מעמד חברתי שונים
Hindi
मैं मनुष्य की भिन्नता, अलग ज़बान, धर्म या सामाजिक स्थिति को ले कर किए गए अपमान को जघन्य मानता हूं
Hungarian
minden olyan bántalmazást barbárnak tartok, amelyik azért irányul egy ember ellen, mert annak más a népcsoportja, nyelve, vallása vagy társadalmi osztálya
Japanese
私はいかなる人間への侮蔑も野蛮行為として抑制する。なぜなら彼らは異なる人種・階級に属し、異なった言語、宗教をもつものだからである
Judeo-Spanish
konsidero ke toda ofensa ke se le aze a un benadam por su puevlo, su lingua, su relijion o su klasa sosial es una barbariya
Korean
그 사람이 다른 종족, 다른 언어, 다른 종교 또는 다른 사회적 계층에 속하기 때문에 가하는 어떠한 공격도 나는 야만적이라고 생각한다
Kurdish Kurmanji
ez hemû coreyek heqaret kirin bi însênek, ji bo ku wî/wê ser bi gel,zimên,ol an çînek civakî ya cudaye bi hovane dizanim
Kurdish Sorani
emin hemû cure sûkayetî pê kirdin be însanêk le ber ewey ser be gel, ziman, dîn yan çînêkî komelayetî ciyawaze be karêkî dirindane dadenêm
Latino
omnem iniuriam homini quod natus est alio populo, sermone dissimili, religione vel ordine, barbariem puto
Latvian
es jebkuru uzbrukumu cilvēkam tādēļ, ka viņš ir citāds, ar atšķirīgu valodu, reliģiju vai ir no citas sociālās šķiras, uzskatu par barbarisku
Leonese
creigu que cualquier ofensa que se-y fai a outru home por pertenecer a outru pueblu, por tener outra llingua, relixón ou clas social ye una barbaridá
Limburgian
minse wao aander minse vér de kop staute zjus mêr omdat ze van 'n aander land, taol, reliezje of klas zin, dat zin geen minse
Lithuanian
aš manau, kad užgauti žmogų dėl jo skirtingos tautybės, kalbos, tikėjimo arba socialinės padėties yra barbarizmas
Lombardo Occidentale
a credi che ciaschedoeunna offesa che femm a on òmm perchè l'è divers de nun per pòpol, lengua, religion o class social la sia ona ròbba barbara
Maltese
jien inqis li kull offiza lil xi hadd ghax gej minn gens, lingwa, klsssi, religjon jew razza ohra bhala barbarizmu
Mapunzugun
femgentukefiel ñi üyqtugen mew ta kiñe ñi ka kewün, ka feyentun ka mapu mew wej ka chegen mew fey ta barbarie pikefiñ
Mudnés
tòti agli ofèsi fàti a 'na persòuna sòl per vìa ch'al vìn da 'n'èter paèe, ch'al pèrla 'n'ètra lèngua, al gà 'n'ètra religiòun opùr perché l'è piò puvratt o danaròs che nuetèr per mè l'è un quèl disumàn
Napulitano
ogne nzurdo fatt'a n'essere umano pe bbìa ch'isso appartene a n'atu popolo o n'ata classe, ca parla n'ata lengua o crere a n'ata religgione, me pare na barbària
Paduan
mi penso che ea sia 'na barbàrie ogni ofesa a un omo parchè 'l xe de n'altro pòpoeo, de n'altra lengua, reigion o classe sociàe
Papiamentu
mi ta konsiderá kada ofensa ku ta wòrdu hasí na un persona pasombra e ta pertenesé na un otro pueblo, idioma, religion, òf klase soshal, un barbarie
Persian
من هر گونه بی احترامی به شخص برای اینکه او به گروه ديگری از افراد , به زبان ديگر , مذهب و طبقه اجتماعی دیگر تعلق دارد را وحشیانه می دانم
Piemontese
i consider vira ofèisa à un òm, mach për che a l'é 'd un pòpol, lenga, religion o class social diferenta, tan-me na barbarìa
Polish
każdą obrazę uczynioną człowiekowi za przynależność do innego narodu, za odmienny język, religię lub klasę społeczną uważam za barbarzyństwo
Portuguese
considero que toda a ofensa a um ser humano pelo facto de pertencer a outro povo, idioma, religião ou classe social é uma barbárie
Romagnolo
tòta l'inzòria ad un èltri omèn par e fàt ch'l'è d'un èltra zènta, sa diferènta lèngua, riligiòun e clèsa suzièl, a'm pèr òna barbèri
Roman
ogni offesa a ´n´antr´omo per fatto che appartiene a ´n´antro popolo, de diversa lingua, religgione o classe sociale, la considero ´na barbarie
Romanian
orice ofensă la adresa cuiva pentru că aparţine unui alt popor, unei alte limbi, religii sau clase sociale - eu o consider o barbarie
Serbian
сматрам варварском сваку увреду људском бићу засновану на томе што припада другом народу, језику, религији или друштвеној класи
Sicilianu
ogni offesa a n'autru omu pu fattu ca appatteni a nautru populu, di nautra lingua, religioni o classi sociali a cunsiduru na barbaria
Slovak
každú urážku iného človeka za to že patrí k inému národu, hovorí iným jazykom alebo patrí k inému náboženstvu, považujem za barbarstvo
Swedish
jag anser varje angrepp mot en människa som tillhör ett annat folkslag, ett annat språk, en annan religion eller socialgrupp barbariskt
Traditional Chinese
我認爲對一個不同種族、不同語言、不同宗教信仰或不同階層的人進行攻擊是一種野蠻的行徑
Trevisan
mi me par che sia 'na barbàrie ogni ofesa fata a un omo parchè 'l xe de n'altro pòpoeo, de n'altra lengua, reigion o classe sociàe
Triestino
considero una barbarie qualunque ofesa che se ghe fazi a un essere umano per via che’l ghe pertien a un’altro popolo o a un’altra classe, che’l parla un’altra lingua o che’l prega un altro Dio
Turkish
bir insana farkli bir millet, dil, din veya sosyal sınıftan olduğu için yapılan herhangi bir suçu barbarca buluyorum
Ukrainian
я вважаю нецивілізованим, коли хтось ображає людину через її національність, релігію чи мову
Valencian
considere que tota ofensa que es fa a un ser huma pel fet de perteneixer a atre poble, idioma, religio o classe social es una barbarie
Venetian
par mi, ofèndar uno parché el fa parte de n'altro pòpoło, el ga n'altra łéngua, rełigion o clase sociałe ła xe na roba da bàrbari
Welsh
ystyriaf mai barbaraidd yw unrhyw drosedd yn erbyn dyn am ei fod perthyn i bobl, i iaith, i grefydd neu i ddosbarth cymdeithasol gwahanol
Zeneize
un offeisa ch'a ven fæta à 'n ätro òmmo in caxon do seu appartegnî à un ätro pòpolo, de despægia lengua, religion ò classe soçiale, segondo mi a l'é 'na cösa da bàrbai.
Ludoviko Zamenhof (nella foto sotto)

Ludwik Lejzer Zamenhof (Bialystok, 15 dicembre 1859Varsavia, 1 aprile 1917) è stato un medico, linguista e glottoteta polacco. È universalmente noto per aver fondato le basi dell'esperanto, la lingua ausiliaria internazionale più parlata al mondo.
Il
26 luglio 1887 pubblicò infatti l'
Unua Libro, il primo libro dell'esperanto. Da questo momento la sua attività si divise tra il lavoro di oculista, per mantenere la famiglia, la diffusione dell'esperanto e la costituzione di una "religione pienamente umana", denominata prima hilelismo, poi homaranismo.
Ludwik e Klara ebbero tre figli: Adam, Lidia e Sofia. Adam e Lidia, che si convertì al bahaismo, furono uccisi dai
nazisti.
Il nipote Louis-Christophe Zaleski-Zamenhof ora vive in Francia.
Il nome
esperanto deriva da uno dei suoi pseudonimi, Doktoro Esperanto.

RAZZISMO DIMENTICATO!

CLICCA:

Quando negli anni '70 eravamo noi a nasconderci... G. A. Stella
____________

mercoledì 26 novembre 2008

Suprimohen disa shkolla në gjuhën arbëreshe në krahinat e Kozencës

**********************************
Suprimohen disa shkolla në gjuhën arbëreshe në krahinat e Kozencës
Në bazë të “Dekretit të Gjelminit” do të suprimohen shkollat fillore në gjuhën shqipe të arbëreshëve, një e folur autentike e kësaj gjuhe qysh në kohën e Gjergj Kastriotit-Skënderbeut. Sipas këtij dekreti parashihet të suprimohen shkollat fillore në Ungra, Firmoza, në Çivti, Frashintë e Shën Vasil. Këto nuk janë rajone të Shqipërisë, por vende të provincës së Kozencës në të cilat jeton një popullatë shumicë me prejardhje shqiptare.
( Orazio Vasta)
************
_______________
In base al "Decreto Gelmini" verranno soprresse le scuole primarie in cui si parla l´Arbëreshë, l´antico idioma albanese di Scanderbeg.Ungra, in italiano Lungo, Firmoza (Acquaformosa), Cifti (Civita), Frasnita (Frascineto) e Shen Vasili (San Basilio) non sono villaggi di qualche remota regione montagnosa dell´Albania ma paesi della provincia di Cosenza...la cui popolazione è, per la stragrande maggioranza, di origine albanese.

martedì 25 novembre 2008

APARTHEID ITALIANO!

Ricevo,condivido e pubblico...il commento di Roman (Mis) sul post "Il Decreto Gelmini minaccia le scuole primarie dei... comuni Arbëreshë
*****************
Vergogna! Vergogna! Vergogna!
Dopo le "classi per stranieri", ecco una nuova minaccia dal nuovo apartheid italiano!
Stanno tornando i tempi del fascismo che vietava
ai sudtirolesi di usare il tedesco,
ai sardi di usare il sardo,
ai siciliani di usare il siciliano,
addirittura deportando i funzionari nativi dell'Isola nel continente perché forieri di «tendenze separatistiche»?
Roman H. Clarke
Vice Segretario del Movimento per l'Indipendenza della Sicilia.

giovedì 20 novembre 2008

La Lega vuole abolire le cure primarie ed essenziali agli immigrati irregolari,anche ai bambini!



Appello promosso dalla Segreteria Provinciale FIMP ( Federazione Italiana Medici Pediatri ) di Modena
Curare gli indigenti, soprattutto i bambini, è un dovere deontologico per tutti i medici, ma è un imperativo etico per un paese civile.Non cancelliamo con un decreto un diritto costituzionale …." chi di questi ti sembra stato il prossimo di colui che fu ferito dai briganti ?"Quello rispose "chi ha avuto compassione e si è preso cura di lui"ed Egli disse "va e fa anche tu lo stesso" (Vangelo secondo Luca).
L'art. 32 della Costituzione Italiana sancisce come diritto fondamentale dell'individuo il diritto alla tutela della salute e garantisce agli indigenti il diritto alle cure gratuite, anche nell'interesse della collettività.Il DL 286/ 98 all'art. 35 prevede la gratuità delle cure urgenti ed essenziali anche agli stranieri non iscritti al SSN, privi di permesso di soggiorno, e privi di risorse economiche e non prevede nessuna segnalazione, salvo i casi di obbligatorietà di referto, come per i cittadini italiani.
La Lega Nord - Padania ha presentato attraverso 5 Senatori un emendamento che prevede l'abrogazione del comma 5 dell'art. 35 e abolisce la gratuità della prestazione urgente ed essenziale agli stranieri non iscritti al SSN e privi di risorse economiche, e propone inoltre l'obbligo per le autorità sanitarie di segnalarli all'autorità competente.
I Pediatri di libera scelta aderenti alla FIMP ( Federazione Italiana Medici Pediatri ) operanti nel SSN, sottoscrittori di questo appello, ritengono gravissimo tale emendamento che finirebbe per respingere in sacche di esclusione la popolazione più indigente e ne richiedono il ritiro : esso non è soltanto la negazione di un diritto costituzionalmente sancito, ma costituisce anche un pericolo per la tutela della salute della collettività, per la mancata cura di patologie anche gravi, con conseguente rischio di diffusione e rappresenta inoltre un pericoloso passo legislativo verso l'abolizione del diritto alla cura.
Ritengono inoltre che la segnalazione all'autorità competente di un paziente indigente sia in aperto contrasto con il codice etico ordinistico al quale i medici debbono attenersi e di cui affermano il primato.
Denunciano con preoccupazione che tale emendamento priverà della assistenza sanitaria essenziale migliaia di bambini divenuti "per Decreto invisibili e senza diritti" in totale contrasto con la Convezione ONU sui diritti del fanciullo e richiedono che lo Stato Italiano firmatario con L. 176/91 della Convenzione ONU di New York del 20.11. 1989 sui diritti del fanciullo garantisca ad ogni minore straniero il pieno diritto di usufruire delle prestazioni mediche pediatriche a prescindere dalla regolarità del soggiorno.
Richiedono quindi a tutti i colleghi Pediatri, a tutti i Medici, agli Operatori Sanitari e a tutti i Cittadini Italiani ai quali stanno a cuore i fondamenti dello stato sociale e la solidarietà di sottoscrivere questo appello,clicca sotto:

lunedì 17 novembre 2008

LA DIFESA DELLA RAZZA ITALIANA...


"LA COSCIENZA DI RAZZA" (di Giorgio Almirante)

==========================
Da: La Difesa della razza, 5 maggio 1942 - di Giorgio Almirante.
"Il razzismo ha da essere cibo di tutti e per tutti, se veramente vogliamo che in Italia ci sia, e sia viva in tutti, la coscienza della razza. Il razzismo nostro deve essere quello del sangue, che scorre nelle mie vene, che io sento rifluire in me, e posso vedere, analizzare e confrontare col sangue degli altri. Il razzismo nostro deve essere quello della carne e dei muscoli; e dello spirito, sì, ma in quanto lo spirito alberga in questi determinati corpi, i quali vivono in questo determinato paese; non di uno spirito vagolante tra le ombre incerte d’una tradizione molteplice o di un universalismo fittizio e ingannatore. Altrimenti, finiremo per fare il gioco dei meticci e degli ebrei; degli ebrei che, come hanno potuto in troppi casi cambiar nome e confondersi con noi, così potranno, ancor più facilmente e senza neppure il bisogno di pratiche dispendiose e laboriose - fingere un mutamento di spirito e dirsi più italiani di noi, e simulare di esserlo, e riuscire a passare per tali.
Non c’è che un attestato col quale si possa imporre l’altolà al meticciato e all’ebraismo: l’attestato del sangue".

70 anni fa...Un'altra VERGOGNA firmata SAVOIA!


PROVVEDIMENTI PER LA DIFESA DELLA RAZZA ITALIANA
17 Novembre 1938
Vittorio Emanuele III per Grazia di Dio e per la Volontà della Nazione Re d'Italia Imperatore d'Etiopia
Ritenuta la necessità urgente ed assoluta di provvedere;
Visto l'art. 3, n. 2, della legge 31 gennaio 1926-IV, n. 100, sulla facoltà del potere esecutivo di emanare norme giuridiche;
Sentito il Consiglio dei Ministri;
Sulla proposta del DUCE, Primo Ministro Segretario di Stato, Ministro per l'interno, di concerto coi Ministri per gli affari esteri, per la grazia e giustizia, per le finanze e per le corporazioni;
Abbiamo decretato e decretiamo:
CAPO I Provvedimenti relativi ai matrimoni
Art. 1. Il matrimonio del cittadino italiano di razza ariana con persona appartenente ad altra razza è proibito. Il matrimonio celebrato in contrasto con tale divieto è nullo.
Art. 2. Fermo il divieto di cui all'art. 1, il matrimonio del cittadino italiano con persona di nazionalità straniera è subordinato al preventivo consenso del Ministero per l'interno. I trasgressori sono puniti con l'arresto fino a tre mesi e con l'ammenda fino a lire diecimila.
Art. 3. Fermo il divieto di cui all'art. 1, i dipendenti delle Amministrazioni civili e militari dello Stato, delle Organizzazioni del Partito Nazionale Fascista o da esso controllate, delle Amministrazioni delle Provincie, dei Comuni, degli Enti parastatali e delle Associazioni sindacali ed Enti collaterali non possono contrarre matrimonio con persone di nazionalità straniera. Salva l'applicazione, ove ne ricorrano gli estremi, delle sanzioni previste dall'art. 2, la trasgressione del predetto divieto importa la perdita dell'impiego e del grado.
Art. 4. Ai fini dell'applicazione degli articoli 2 e 3, gli italiani non regnicoli non sono considerati stranieri.
Art. 5. L'ufficiale dello stato civile, richiesto di pubblicazioni di matrimonio, è obbligato ad accertare, indipendentemente dalle dichiarazioni delle parti, la razza e lo stato di cittadinanza di entrambi i richiedenti. Nel caso previsto dall'art. 1, non procederà nè alle pubblicazioni nè alla celebrazione del matrimonio. L'ufficiale dello stato civile che trasgredisce al disposto del presente articolo è punito con l'ammenda da lire cinquecento a lire cinquemila.
Art. 6. Non può produrre effetti civili e non deve, quindi, essere trascritto nei registri dello stato civile, a norma dell'art.5 della legge 27 maggio 1929-VII, n. 847, il matrimonio celebrato in violazione dell'art.1. Al ministro del culto, davanti al quale sia celebrato tale matrimonio, è vietato l'adempimento di quanto disposto dal primo comma dell'art.8 della predetta legge. I trasgressori sono puniti con l'ammenda da lire cinquecento a lire cinquemila.
Art. 7. L'ufficiale dello stato civile che ha proceduto alla trascrizione degli atti relativi a matrimoni celebrati senza l'osservanza del disposto dell'art. 2 è tenuto a farne immediata denunzia all'autorità competente.
CAPO II Degli appartenenti alla razza ebraica
Art. 8. Agli effetti di legge:
a) è di razza ebraica colui che è nato da genitori entrambi di razza ebraica, anche se appartenga a religione diversa da quella ebraica;
b) è considerato di razza ebraica colui che è nato da genitori di cui uno di razza ebraica e l'altro di nazionalità straniera;
c) è considerato di razza ebraica colui che è nato da madre di razza ebraica qualora sia ignoto il padre;
d) è considerato di razza ebraica colui che, pur essendo nato da genitori di nazionalità italiana, di cui uno solo di razza ebraica, appartenga alla religione ebraica, o sia, comunque, iscritto ad una comunità israelitica, ovvero abbia fatto, in qualsiasi altro modo, manifestazioni di ebraismo. Non è considerato di razza ebraica colui che è nato da genitori di nazionalità italiana, di cui uno solo di razza ebraica, che, alla data del 1í ottobre 1938-XVI, apparteneva a religioni diversa da quella ebraica.
Art. 9. L'appartenenza alla razza ebraica deve essere denunziata ed annotata nei registri dello stato civile e della popolazione.
Tutti gli estratti dei predetti registri ed i certificati relativi, che riguardano appartenenti alla razza ebraica, devono fare espressa menzione di tale annotazione.Uguale menzione deve farsi negli atti relativi a concessione o autorizzazioni della pubblica autorità. I contravventori alle disposizioni del presente articolo sono puniti con l'ammenda fino a lire duemila.
Art. 10. I cittadini italiani di razza ebraica non possono:
a) prestare servizio militare in pace e in guerra;
b) esercitare l'ufficio di tutore o curatore di minori o di incapaci non appartenenti alla razza ebraica
c) essere proprietari o gestori, a qualsiasi titolo, di aziende dichiarate interessanti la difesa della Nazione, ai sensi e con le norme dell'art. 1 R. decreto-legge 18 novembre 1929-VIII, n. 2488, e di aziende di qualunque natura che impieghino cento o più persone, nè avere di dette aziende la direzione nè assumervi comunque, l'ufficio di amministrazione o di sindaco;
d) essere proprietari di terreni che, in complesso, abbiano un estimo superiore a lire cinquemila;
e) essere proprietari di fabbricati urbani che, in complesso, abbiano un imponibile superiore a lire ventimila. Per i fabbricati per i quali non esista l'imponibile, esso sarà stabilito sulla base degli accertamenti eseguiti ai fini dell'applicazione dell'imposta straordinaria sulla proprietà immobiliare di cui al R. decreto-legge 5 ottobre 1936-XIV, n. 1743.
Con decreto Reale, su proposta del Ministro per le finanze, di concerto coi Ministri per l'interno, per la grazia e giustizia, per le corporazioni e per gli scambi e valute, saranno emanate le norme per l'attuazione delle disposizioni di cui alle lettere c), d), e).
Art. 11. Il genitore di razza ebraica può essere privato della patria potestà sui figli che appartengono a religione diversa da quella ebraica, qualora risulti che egli impartisca ad essi una educazione non corrispondente ai loro principi religiosi o ai fini nazionali.
Art. 12. Gli appartenenti alla razza ebraica non possono avere alle proprie dipendenze, in qualità di domestici, cittadini italiani di razza ariana. I trasgressori sono puniti con l'ammenda da lire mille a lire cinquemila.
Art. 13. Non possono avere alle proprie dipendenze persone appartenenti alla razza ebraica:
a) le Amministrazioni civili e militari dello Stato;
b) il Partito Nazionale Fascista e le organizzazioni che ne dipendono o che ne sono controllate;
c) le Amministrazioni delle Provincie, dei Comuni, delle Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza e degli Enti, Istituti ed Aziende, comprese quelle dei trasporti in gestione diretta, amministrate o mantenute col concorso delle Provincie, dei Comuni, delle Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza o dei loro Consorzi;
d) le Amministrazioni delle aziende municipalizzate;
e) le Amministrazioni degli Enti parastatali, comunque costituiti e denominati, delle Opere nazionali, delle Associazioni sindacali ed Enti collaterali e, in genere, di tutti gli Enti ed Istituti di diritto pubblico, anche con ordinamento autonomo, sottoposti a vigilanza o a tutela dello Stato, o al cui mantenimento lo Stato concorra con contributi di carattere continuativo;
f) le Amministrazioni delle aziende annesse o direttamente dipendenti dagli Enti di cui alla precedente lettera e) o che attingono ad essi, in modo prevalente, i mezzi necessari per il raggiungimento dei propri fini, nonché delle società, il cui capitale sia costituito, almeno per metà del suo importo, con la partecipazione dello Stato;
g) le Amministrazioni delle banche di interesse nazionale;
h) le Amministrazioni delle imprese private di assicurazione.
Art. 14. Il Ministro per l'interno, sulla documentata istanza degli interessati, può, caso per caso, dichiarare non applicabili le disposizioni dell'art 10, nonché dell'art. 13, lett. h):
a) ai componenti le famiglie dei caduti nelle guerre libica, mondiale, etiopica e spagnola e dei caduti per la causa fascista;
b) a coloro che si trovino in una delle seguenti condizioni:
1. mutilati, invalidi, feriti, volontari di guerra o decorati al valore nelle guerre libica, mondiale, etiopica e spagnola;
2. combattenti nelle guerre libica, mondiale, etiopica, spagnola che abbiano conseguito almeno la croce al merito di guerra;
3. mutilati, invalidi, feriti della causa fascista;
4. iscritti al Partito Nazionale Fascista negli anni 1919-20-21-22 e nel secondo semestre del 1924;
5. legionari fiumani;
6. abbiano acquisito eccezionali benemerenze, da valutarsi a termini dell'art.16.
Nei casi preveduti alla lett. b), il beneficio può essere esteso ai componenti la famiglia delle persone ivi elencate, anche se queste siano premorte. Gli interessati possono richiedere l'annotazione del provvedimento del Ministro per l'interno nei registri di stato civile e di popolazione. Il provvedimento del Ministro per l'interno non è soggetto ad alcun gravame, sia in via amministrativa, sia in via giurisdizionale.
Art. 15. Ai fini dell'applicazione dell'art. 14, sono considerati componenti della famiglia, oltre il coniuge, gli ascendenti e i discendenti fino al secondo grado.
Art. 16. Per la valutazione delle speciali benemerenze di cui all'art. 14 lett. b), n. 6, è istituita, presso il Ministero dell'interno, una Commissione composta del Sottosegretario di Stato all'interno, che la presiede, di un Vice Segretario del Partito Nazionale Fascista e del Capo di Stato Maggiore della Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale.
Art. 17. è vietato agli ebrei stranieri di fissare stabile dimora nel Regno, in Libia e nei Possedimenti dell'Egeo.
CAPO III Disposizioni transitorie e finali
Art. 18. Per il periodo di tre mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto, è data facoltà al Ministro per l'interno, sentita l'Amministrazione interessata, di dispensare, in casi speciali, dal divieto di cui all'art. 3, gli impiegati che intendono contrarre matrimonio con persona straniera di razza ariana.
Art. 19. Ai fini dell'applicazione dell'art. 9, tutti coloro che si trovano nelle condizioni di cui all'art.8, devono farne denunzia all'ufficio di stato civile del Comune di residenza, entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto. Coloro che non adempiono a tale obbligo entro il termine prescritto o forniscono dati inesatti o incompleti sono puniti con l'arresto fino ad un mese e con l'ammenda fino a lire tremila.
Art. 20. I dipendenti degli Enti indicati nell'art.13, che appartengono alla razza ebraica, saranno dispensati dal servizio nel termine di tre mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto.
Art. 21. I dipendenti dello Stato in pianta stabile, dispensati dal servizio a norma dell'art.20, sono ammessi a far valere il diritto al trattamento di quiescenza loro spettante a termini di legge. In deroga alle vigenti disposizioni, a coloro che non hanno maturato il periodo di tempo prescritto è concesso il trattamento minimo di pensione se hanno compiuto almeno dieci anni di servizio; negli altri casi è concessa una indennità pari a tanti dodicesimi dell'ultimo stipendio quanti sono gli anni di servizio compiuti.
Art. 22. Le disposizioni di cui all'art.21 sono estese, in quanto applicabili, agli Enti indicati alle lettere b),c),d),e),f),g),h), dell'art.13. Gli Enti, nei cui confronti non sono applicabili le disposizioni dell'art.21, liquideranno, ai dipendenti dispensati dal servizio, gli assegni o le indennità previste dai propri ordinamenti o dalle norme che regolano il rapporto di impiego per i casi di dispensa o licenziamento per motivi estranei alla volontà dei dipendenti.
Art. 23. Le concessioni di cittadinanza italiana comunque fatte ad ebrei stranieri posteriormente al 1° gennaio 1919 si intendono ad ogni effetto revocate.
Art. 24. Gli ebrei stranieri e quelli nei cui confronti si applichi l'art.23, i quali abbiano iniziato il loro soggiorno nel Regno, in Libia e nei Possedimenti dell'Egeo posteriormente al 1° gennaio 1919, debbono lasciare il territorio del Regno, della Libia e dei possedimenti dell'Egeo entro il 12 marzo 1939-XVII. Coloro che non avranno ottemperato a tale obbligo entro il termine suddetto saranno puniti con l'arresto fino a tre mesi o con l'ammenda fino a lire 5.000 e saranno espulsi a norma dell'art.150 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, approvato con R. decreto 18 giugno 1931-IX, n. 773.
Art. 25. La disposizione dell'art.24 non si applica agli ebrei di nazionalità straniera i quali, anteriormente al 1° ottobrel938-XVI:
a) abbiano compiuto il 65° anno di età;
b) abbiano contratto matrimonio con persone di cittadinanza italiana.Ai fini dell'applicazione del presente articolo, gli interessati dovranno far pervenire documentata istanza al Ministero dell'interno entra trenta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto.
Art. 26. Le questioni relative all'applicazione del presente decreto saranno risolte, caso per caso, dal Ministro per l'interno, sentiti i Ministri eventualmente interessati, e previo parere di una Commissione da lui nominata. Il provvedimento non è soggetto ad alcun gravame, sia in via amministrativa, sia in via giurisdizionale.
Art. 27. Nulla è innovato per quanto riguarda il pubblico esercizio del culto e la attivita delle comunità israelitiche, secondo le leggi vigenti, salvo le modificazioni eventualmente necessarie per coordinare tali leggi con le disposizioni del presente decreto.
Art. 28. E' abrogata ogni disposizione contraria o, comunque, incompatibile con quella del presente decreto.
Art. 29. Il Governo del Re è autorizzato ad emanare le norme necessarie per l'attuazione del presente decreto. Il presente decreto sarà presentato al Parlamento per la sua conversione in legge.
Il DUCE, Ministro per l'interno, proponente, è autorizzato a presentare relativo disegno di legge.Ordiniamoche il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sia inserto nella raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno d'Italia, mandando a chiunque spetti di osservarlo e farlo osservare.
Dato a Roma, addì 17 novembre 1938 - XVII
Vittorio Emanuele, Mussolini, Ciano, Solmi, Di Revel, Lantini

sabato 15 novembre 2008

In ricordo di MAMA AFRICA.......

Se n'e' andata uscendo di scena a 76 anni per una crisi cardiaca Mama Africa, Miriam Makeba, l'artista di colore divenuta famosa nel mondo per essersi battuta contro il regime dell'apartheid che aveva dilaniato il suo Paese, il Sudafrica. Aveva speso tutta la sua vita per l'impegno civile ed e' morta in Campania, a Castel Volturno, un luogo-simbolo della lotta alla camorra ed alla sopraffazione, dove aveva voluto partecipare, nonostante le non brillanti condizioni di salute, al concerto anticamorra a sostegno dello scrittore Roberto Saviano.
*******
La ricordiamo oggi Mama Africa,lontano dai clamori...per onorare il suo messaggio di lotta che resta eterno,oltre il suo infarto maledetto...