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lunedì 25 maggio 2009

Lombardo ha azzerato il governo regionale!

Lombardo ha azzerato il governo regionale! La notizia, già nell'aria negli ambienti politici, è stata ufficializzata nel corso di una conferenza stampa. La decisione fa seguito ad aspre polemiche all'interno della maggioranza di Centrodestra. Spunta l'ipotesi di un "governo istituzionale" aperto anche al Pd...

CRACOLICI (Pd): "FALLIMENTO DEL CENTRODESTRA". La notizia dell'azzeramento della giunta non ha sorpreso il Pd siciliano che per bocca di Antonello Cracolici parla di "fallimento del Centrodestra in Sicilia con un epilogo inevitabile dopo un anno di conflitti". Quanto all'ipotesi di un dialogo con il governatore, Cracolici afferma che "al momento non ci sono nè chiusure nè aperture. Siamo un partito - aggiunge - le scelte devono essere collegiali".


PAGANO (Pdl): "LOMBARDO HA PERSO LA TESTA". "L'azzeramento della giunta regionale è la prova concreta che Lombardo ha perso la testa". Lo ha detto Alessandro Pagano, deputato del Pdl commentando la decisione del presidente della Regione."Questo ci dispiace - ha concluso - perchè una figura deve saper navigare anche in acque agitate, serviva un po' più di sangue freddo. Confidiamo ora saper nella necessità di ritrovare il dialogo nell'interesse della Sicilia, mettendo al bando ritorsioni e diffidenze".

GIAMBRONE (Idv): "TORNARE SUBITO ALLE URNE". "Adesso si dia voce ai siciliani che fino ad oggi sono stati mortificati da un governo inadeguato che si è preoccupato solo dei personalismi.Da troppo tempo assistiamo ad atteggiamenti indecorosi, beghe, dissidi interni che hanno mandato in sofferenza la legislatura e dimostrato come questa maggioranza non sia mai esistita e, con la decisone di oggi, non ha più i numeri per governare". Così il senatore Fabio Giambrone, commissario regionale siciliano di Italia dei valori."La naturale conseguenza - conclude - che come Italia dei valori chiediamo a gran voce, è di tornare immediatamente alle urne per far finire questo scempio".

LOMBARDO: "Ne ho visto e me ne aspetto di tutti i colori ma l'ho detto e lo ripeto a duemila chilometri di distanza: non recedo di un millimetro....La logica autonomista e' rivoluzionaria rispetto al fallimento dell'autonomia affidata nelle mani degli uomini del centralismo. Un partito nazionale che manda un suo uomo a governare una regione a statuto speciale non frena, mortifica l'autonomia perche' a un certo punto mette quest'uomo davanti a un bivio: obbedisci agli ordini del partito nazionale centralista o fai interessi dell'autonomia della tua regione".......

CASTIGLIONE(Pdl):"Ritengo l'iniziativa di Raffaele Lombardo una mossa elettorale in vista delle europee: forse, preso dalla preoccupazione di non raggiungere il 4% con la sua lista autonomista, il presidente della Regione ha pensato di scuotere così gli elettori". L'ha detto il coordinatore regionale siciliano del Pdl, Giuseppe Castiglione, commentando l'azzeramento della giunta. "Avevano già detto - ha aggiunto - che dopo le europee avremmo lavorato per il rilancio dell'azione digoverno alla Regione. Il Pdl ha sostenuto il governo ogni giorno, e lo dimostra il fatto che il 90% della legislazione approvata è di iniziativa parlamentare". "Noi - ha concluso - siamo per il rilancio della coalizione e del programma di governo". Castiglione afferma che gli assessori del suo partito nella giunta di Raffaele Lombardo "aspettano il decreto di revoca delle deleghe da parte del governatore", aggiungendo che "dopo prenderemo le nostre valutazioni".......

FINOCCHIARO(Pd): "Un anno fa Raffaele Lombardo - sottolinea la presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro, avversaria dello stesso Lombardo alle ultime elezioni regionali - vinceva le elezioni regionali con il 65% dei voti, ma la sua maggioranza è sempre stata priva di coesione politica. Oggi la giunta è azzerata - conclude Anna Finocchiaro - e il centrodestra siciliano è spaccato, diviso e sta combattendo una guerra intestina per il potere che, come sempre, si scarica sulle spalle dei siciliani".....

Bianco(Pd): "Lombardo ha anticipato la sfiducia che il PDL gli stava per dare.Il Centro-destra in Sicilia ha fallito in questo anno.Il PD non deve fare da stampella a nessuno,ne'al PDL ne'a Lombardo.In sistema bipolare quando si rompe un'alleanza che ha avuto il consenso degli elettori,si va a votare.Come abbiamo fatto con Prodi. E speriamo che la Sicilia volti finalmente pagina!!!".

sabato 13 dicembre 2008

CARO MICICCHE',FUORI LE PALLE,DIMETTITI DAL GOVERNO ANTISICILIANO!

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DIMISSIONI SUBITO! "Tremonti non pensa al Sud ed a Roma governa la Lega"
MESSINA - "Non credo che Giulio Tremonti sia un amico del Sud, anzi per lui esiste solo la Lombardia. Secondo me gli danno fastidio pure i toscani...". Così il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianfranco Miccichè, si lancia in un duro attacco nei confronti del ministro dell'Economia, cui contesta l'eccessiva attenzione nei confronti della Lega.

"Ho il dubbio - dice Miccichè, intervenendo al Corso di formazione politica organizzato dall'associazione Trenta e dal gruppo dell'Udc al Senato - che il meccanismo dell'alternanza politica in Italia funzioni così bene per merito dei vari ministri dell'Economia che si sono succeduti a Via XX Settembre negli ultimi governi, tanto dei Centrodestra quanto di Centrosinistra.Il primo premier che metterà all'Economia un politico probabilmente governerà quarant'anni".
Ed ancora: "A Roma - sostiene Miccichè - governa un monocolore della Lega cui interessa solo difendere il proprio territorio che purtroppo è troppo lontano dal Sud.
A qualche leghista di spicco ogni volta che parla di Sicilia viene il voltastomaco, così come lui stesso afferma.
I deputati siciliani del Centrodestra sono più di tutti quelli della Lega, eppure non contano nulla".
"Per il Sud ci saranno meno fondi, ma in questo momento di profonda crisi economica mondiale ci saranno meno fondi per tutti - ribadisce il sottosegretario alla presidenza del Consiglio - lo Stato è intervenuto con decisione per garantire i risparmiatori attingendo anche ai fondi per il Sud, con la consapevolezza che se non si garantissero i depositi si andrebbe dritti alla bancarotta. Per questo una valanga di risorse che c'erano ora sono bloccate. Speriamo che si possano liberare al più presto".
Miccichè vede una possibilità di aumento delle risorse da destinare al Sud "se l'Unione europea rivede, come pare orientata a fare, i parametri sull'indebitamento. Ma, tutto sommato, indebitarsi per avere più risorse è una magra soddisfazione".
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CHE DIRE?
Caro on. Gianfranco Miccichè come riesci a stare al tuo posto di "sottosegretario alla presidenza del Consiglio" dopo queste dichiarazioni?
CARO MICCICHE',FUORI LE PALLE,DIMETTITI DA QUESTO GOVERNO ANTISICILIANO!
a rarika

sabato 25 ottobre 2008

'ASCARU (poesia di Turi Lima)

ÀSCARU
La furia di li sèculi
ti detti sempri l' aggiu di tradiri
e a ogni lazzaruni
chi ccà ha vinutu ccu la spata a manu
tu ci ha' datu na manu
a tinìrini stritti a li catini.
Gridasti viva lu libiraturi,
ma lu libiraturi era un tirannu
ca ni scurciava l' ossa,
lu pani ni luvava,
li figghi n' ammazzava,
e ni nzultava
e schiavi munnu munnu ni purtava.
Ma di la vucca to nisceva viva
e viva ci dicisti a li finici,
e viva ci dicisti a li rumani,
viva a li grechi e viva a li nurmanni,
viva a spagnoli e viva a li burbuni
e viva gridi ancora a li taliani.
Pi tia è sempri viva lu duluri,
pirchì tu, ccu lu sangu di sta genti,
guadagni li to' glori
e non t' importa di cu' mori mori.
Tu si' la mala razza di sta terra,
nata ccu lu fumeri di cavaddi
di tutti l' assassini
c' hannu sbarcatu cca pi turmintari,
di tutti l' assassini
c' hannu vinutu cca pi ni sfruttari.
Àscaru, tu si' peggiu di li cani,
c' allicchi pedi a tutti li straneri
e pi un pezzu di pani
ti vinni la Sicilia e to muggheri.
Tu si' un vermi di fogna senza cori
pirchì non senti n-pettu nuddu amuri
pi sta genti ca soffri ha di tant' anni
senza nudda spiranza,
mentri tu pensi sulu a la to panza.
Eppuru tu cumanni,
giri a cavaddu e fai la vuci grossa
e si sta genti parra o s' arribbella,
si' bonu di spaccàrici lu cori
ccu l' arma ca ti duna lu patruni.
Àscaru,
tu si' peggiu di Cainu
e ju ti malidicu sanu sanu,
pirchì non hai cuscenza e sintimenti.
Ma veni un jornu ca st' afflitta genti
ti scafazza la testa,
nfinalmenti.

Turi Lima

mercoledì 18 giugno 2008

A DUE ANNI DEI 150 ANNI della "unità italiana" e dintorni...

Ricevo e pubblico...
SEMPRE MENO “ITALIANI”, RESISTONO LE IDENTITA’ PRE-UNITARIE (Lettera Napoletana) Sono sempre di meno i residenti nella penisola che si sentono “italiani” e si identificano culturalmente e politicamente con l’Italia.
Il dato emerge da un sondaggio condotto da Renato Mannheimer per il Corriere della Sera (1.6.2008). Si sente “prevalentemente italiano” solo il 45% degli intervistati, mentre in percentuali diverse gli intervistati si identificano con il comune di nascita (22%), la provincia (7%), la regione (12%), l’Europa (12%), oppure non rispondono (2%).
“L’elemento più indicativo dello stato attuale del sentimento nazionale – osserva Mannheimer – è la drastica diminuzione nel tempo della sua diffusione. Quattro anni fa, nel 2004, era ancora la maggioranza, seppur di poco, a privilegiare, tra le diverse possibili identità territoriali, soprattutto quella italiana. L’anno scorso questo stesso atteggiamento coinvolgeva esattamente il 50%. Oggi siamo scesi al 45%”.
Significativi sono anche i dati dello stesso sondaggio relativi alla celebrazione della “festa della Repubblica”. Il 29% degli intervistati dichiara di non sapere a che cosa si riferisca la data del 2 giugno ed a quale anno. La percentuale sale tra i giovani al di sotto dei 24 anni “specie residenti al Sud”, afferma Mannheimer, secondo il quale “l’identità e l’orgoglio nazionale mobilitano (ed emozionano) sempre meno gli italiani”.
Nonostante gli sforzi degli ultimi presidenti della repubblica, l’impiego di risorse massicce, la celebrazione di anniversari come il bicentenario garibaldino, l’obbligo per calciatori ed altri atleti, di trasformarsi in testimonial e di cantare l’Inno di Mameli, l’artificiosa identità nazionale italiana continua a sgretolarsi. Non basta certamente l’imposizione di una “storia condivisa” a creare un senso autentico di appartenenza, come non basta l’acculturazione scolastica a cancellare identità forti legate alla nascita ed alla cultura come il Municipio.
A due anni dalla celebrazione dei 150 anni della “unità italiana” previsto nel 2010 i risultati del sondaggio sono un motivo di profonda riflessione.
(LN9/08)

martedì 20 maggio 2008

CAMILLERI,CANEPA E DINTORNI...

Ricevo e pubblico...
A MARGINE DELLO SCRITTO DI ANDREA CAMILLERI SU ANTONIO CANEPA PUBBLICATO NELL’INSERTO CULTURALE R2 DE “LA REPUBBLICA”
Nell’occasione del Festival di Massenzio, Andrea Camilleri ha offerto, in linea con il tema della manifestazione, legato ad una confronto con la Storia, uno scorcio letterario, ma per questo non meno interessante, sulla vita e sulla storia di Antonio Canepa e con esso di uno scorcio di storia contemporanea della Sicilia.Camilleri lo ha fatto nell’inserto R2 CULTURA de “La Repubblica” del 20 maggio c.a.
Non ci sforziamo di individuare, né vogliamo trovare, da sicilianisti e indipendentisti, nello scritto di Camilleri, forme di outing sicilianista.
Del resto è noto, e lo stesso Autore ce lo ricorda, che Camilleri non è e non è mai stato “separatista”.E pur tuttavia Camilleri è siciliano.
E da siciliano sente che la Sicilia ed i Siciliani forse troppo poco e comunque male hanno riflettuto, comunque la si pensi, sulla figura, l’esperienza e l’idealità di Antonio Canepa e con Lui di quella generazione di allora giovani ( che oggi sono e/o sarebbero ottantenni ) che lo seguirono e s’infiammarono all’idea di una Sicilia Indipendente, Autodeterminata e senza sfruttati né sfruttatori.
Certo nessuno nasconde,né mai ha nascosto, e men che mai Noi, che l’uomo Canepa visse, in sé e su di sé, evidenti quanto palesi contraddizioni.Antinomie che politicamente e biograficamente permettono di separare la sua vita in 3 distinti periodi.
Premesso ciò vogliamo scrivere che la pubblicazione dell’intervento di Camilleri segna una interessante, da non sottovalutare “svolta” culturale nel ricordo e nella percezione che settori italianisti della cultura ufficiale fanno su Canepa e quindi gioco forza sull’Indipendentismo siciliano di quegli anni .Inoltre vorremmo invitare i nostri lettori e chi è rimasto colpito o anche solo incuriosito da Canepa con l’occasione a rileggere un interessante e non lungo articolo su di Lui, che qualche anno fa, scrisse Fabio Cannizzaro ( nome ben noto ai frequentatori del nostro blog ).
Questo articolo, allora pubblicato dal periodico “ Nazione Siciliana “ e richiedibile presso ‘u F.N.S., forse permetterà a qualcuno di farsi una prima idea su quanto e cosa Canepa ha rappresentato e continua a rappresentare, ancora oggi, idealmente e valorialmente, per l’Indipendentismo democratico Siciliano.
Detto ciò resta inteso che Canepa e i suoi giovani compagni Carmelo Rosano e Giuseppe Lo Giudice caduti, a Murazzu Ruttu, a Randazzo, verranno, come ogni anno, lì ricordati il prossimo giugno grazie alla manifestazione organizzata da ‘u Frunti Nazziunali Sicilianu – Sicilia Indipinnenti .
Manifestazione a cui noi di “laquestionesiciliana” non faremo mancare pubblicità, appoggio , presenza e/o collaborazione.

martedì 13 maggio 2008

Cosa vogliono i Siciliani /2 parte

Pubblichiamo la seconda e ultima parte dell'intervento dell'avvocato Natale Turco,pubblicato a Catania,nei primi anni ottanta dal FNS-Sicilia Indipendente...
Motivi socio-economici.
Dicono che allo stato attuale il volume globale della produzione agricola e alimentare della Sicilia non raggiunge quei livelli che possano consentirle una sua presenza quantitativa nel circuito mondiale di questi beni di prima necessità. Ma è sempre vero che questo volume è in grado di soddisfare ampiamente i bisogni interni, e che molti tra i più significativi prodotti di alcuni settori agricoli e alimentari, come gli agrumi, l'olio, il vino, la frutta secca, le primizie orticole, le farine di cereali e le semole, le paste alimentari, i prodotti della pesca ecc., contribuiscono efficacemente ogni anno a rendere " attiva " la nostra bilancia commerciale. Le risorse minerarie della Sicilia sono considerevoli, e risultano ancora più imponenti le possibilità di sviluppo e di organizzazione della produzione del settore industriale, oltre che dell'artigianato e del commercio.
Asservimento economico e politico.
Ma la nostra economia riflette dal 1860 la disperata condizione di servitù politica dell'Isola, così che, pur possedendo i requisiti necessari a un suo decollo autonomo, presenta invece tutti i connotati tradizionali di un'economia coloniale, subalterna e integrativa, posta cioè completamente al servizio delle esigenze economiche e rapinatrici dello Stato colonizzatore. E per averne la dimostrazione, basta riflettere sui dati ufficiali fornitici dal Bollettino del Banco di Sicilia sulla congiuntura economica siciliana.
L'energia elettrica.
1) Secondo le stime ENEL, la Sicilia produce 16/18 miliardi circa di Kwh di energia elettrica: dei quali soltanto circa 12 miliardi sono consumati nell'Isola, mentre tutto il resto è trasferito in Italia. Di questi 12 miliardi però, il 40% è consumato dai Siciliani per illuminazione pubblica, consumi domestici, commercio e pubblica amministrazione, agricoltura e trasporti, ma il restante 60% è trasferito anch'esso a quelle industrie italiane di Stato, chimiche ed estrattive , che operano impunemente tra Priolo (SR) e Gela (CL). Così che, mentre i Siciliani pagano per i 4 miliardi e mezzo circa di Kwh consumati, vengono derubati letteralmente dei restanti miliardi di Kwh di energia, tutta prodotta nelle loro centrali. La perdita secca per la nostra economia, al prezzo netto di oggi per L/Kwh, è di 500 miliardi annui di lire!
Il petrolio ed il metano.
2) Secondo le stime ENI, dal 1971 i pozzi della Sicilia continuano a produrre una media non inferiore a 7 milioni annui di barili di petrolio greggio "pesante". Ma questo tipo di greggio, che sul mercato mondiale attuale ha un valore superiore ai 22 $ USA per barile, ci viene anch'esso rubato dall'ENI senz'alcuna contropartita. La perdita secca per la nostra economia è di almeno 250 miliardi di lire annui, ai quali inoltre si deve aggiungere la perdita secca per il mancato pagamento dei 600 milioni di metri cubi di gas metano, estratto mediamente ogni anno, e anch'esso portato via senz'alcuna contropartita, dai giacimenti di Gagliano Castelferrato (EN), dal solito Ente di Stato.
Le entrate tributarie.
3) Secondo i dati dell'UPI, dell'ANIC e della MONTEDISON, il petrolio greggio importato e lavorato in Sicilia dalle varie raffinerie italiane è di oltre 31 milioni di tonnellate, segnando così un ulteriore incremento produttivo dell'ordine di 4 milioni di tonnellate rispetto all'anno precedente. E mentre quelle raffinerie italiane continuano ad aumentare il danno al patrimonio ecologico e alla salute stessa dei Siciliani, questi, di contro, non percepiscono che una misera parte delle entrate tributarie devolute allo Stato Italiano, il quale così, oltre a sottrarre ogni anno alla nostra economia una parte del gèttito derivante da quei redditi soggetti a ricchezza mobile, in base a quelle attività industriali " siciliane " ci ruba ancora quanto segue: l'intero ammontare del gèttito di quelle " nuove entrate tributarie " che egli via via impone e destina " alla copertura di oneri diretti a soddisfare le (sue) particolari finalità contingenti o continuative "; l'intero ammontare delle corrispondenti imposte sugli oli minerali e loro derivati, sui gas incondensabili degli stessi prodotti petroliferi e sui gas stessi liquidi con la produzione; e l'intero ammontare dell'imposta erariale sul gas metano. Oltre a sottrarci tutto ciò, lo Stato italiano fa pagare ai Siciliani le imposte periodiche che continua a sovrapporre al prezzo originario della benzina, prodotta in Sicilia. La perdita secca per la nostra economia si aggira intorno ai 600 miliardi annui di lire!
La Petrolchimica e i fertilizzanti.
4) Le materie plastiche, le resine sintetiche, i prodotti chimici per l'agricoltura che MONTEDISON, ANIC, ISPEA ecc., con la rapina del nostro petrolio e dei 2 milioni di tonnellate all'anno di minerali potassici, producono negli stabilimenti di Priolo Gargallo, Porto Empedocle, Gela, Campofranco, Pasquasia e San Cataldo, rendono alla nostra economia un danno calcolabile in 150 miliardi annui di lire!
Le valute pregiate.
5) Secondo l'ISTAT e l'Assessorato siciliano al Turismo, ogni anno si registra nell'Isola la presenza di 3 milioni di turisti stranieri. E poichè lo Stato Italiano si oppone ancora all'attuazione di quel diritto che ha ipocritamente riconosciuto ai Siciliani con
L'art.40 del mortificato Statuto speciale dell'Autonomia, è chiaro che ogni anno ha continuato a sottrarci una disponibilità valutaria che, per la sola voce turismo , si può calcolare prudenzialmente in 800 milioni di $ USA. E se a questo colossale furto valutario dello Stato colonizzatore aggiungiamo infine il controvalore in $ USA degli oltre 100 miliardi di lire di rimesse dall'estero degli Emigrati Siciliani, e il controvalore degli oltre 400 miliardi di lire accreditatici per l'interscambio commerciale diretto della Sicilia con l' estero, pur non tenendo conto del ricavo dei noli esteri di navi iscritte nei comparti siciliani si dimostra che la perdita secca della nostra economia ogni anno, per la indisponibilità di manovra di questa massa di valuta che supera abbondantemente 1.000.000.000 di $ USA, è incalcolabile, solo se si considera che la disponibilità di essa potrebbe concorrere ad avviare in concreto il processo d'industrializzazione autonoma nel quadro di una programmazione economica esclusivamente siciliana.
I depositi bancari dei Siciliani.
6) A questo quadro non sfugge tuttavia la sorprendente e spudorata registrazione del dato statistico della Banca d'Italia sul mercato del credito siciliano, secondo il quale, i depositi bancari delle famiglie siciliane ascendono a 6.000 miliardi circa. E ciò significa che, mentre le banche commerciali e gli istituti di credito italiani continuano ancora a rastrellare nell' Isola tanto denaro contro il pagamento di un basso interesse ai depositari, quelle stesse holdings finanziarie e industriali italiane che garantiscono al sistema dello Stato dominatore la nostra abietta condizione coloniale, possono ancora più facilmente accedere all'acquisto di quei 6.000 miliardi per finanziarsi, per finanziare il sistema politico della partitocrazia italiana, e ribadire così le catene della totale schiavitù dei Siciliani.

Il danno della Regione.
7) Se a tutto ciò si aggiunge che la Regione Siciliana, squallido ricettacolo di collaborazionisti del sistema coloniale italiano, brucia almeno il 50% dei 4500 miliardi di lire del suo bilancio annuale per i suoi interventi dispersivi settoriali e clientelari che nessun beneficio apportano a una razionale crescita programmata della nostra economia e della nostra società, ogni Siciliano può darsi conto che la caduta verticale della nostra dignità sociale ed economica, del nostro avvenire di Nazione, è irreversibile.
Colonia!
Dal 1860 la Sicilia non dispone più di un'economia propria, di una finanza, di un'amministrazione e di una moneta propria, di spazi occupazionali propri, e viene dissanguata economicamente alla velocità finanziaria di almeno 4.000 miliardi l'anno.Alla colonia Sicilia non resta che l'emigrazione forzata di tutti i suoi figli, perchè di fatto le è vietato una " propria " industria di base, una propria riserva valutaria, una programmazione economica propria, una strutturazione industriale e socio-economica propria, qualsiasi tentativo di finalizzare la crescita economica di questo popolo in termini globali di civiltà e di libertà. Fino a quando noi non avremo la nostra libertà politica, vivremo come gli Arabi della Palestina invasa.L'avvenire dei Siciliani è precluso da un sistema politico e industriale straniero e di rapina, che, come tutti i sistemi colonialisti della storia, non può proporsi per la colonia Sicilia i vari problemi della maggiore occupazione operaia, del reinvestimento sul posto dei profitti estorti ai colonizzati delle incentivazioni tecniche e creditizie alle industriette sussidiarie " locali ", e tutti quegli altri problemi socio-economici la cui soluzione, mirando ovviamente alla crescita della qualità della vita delle nostre più giovani generazioni, è in assoluto contrasto con la mentalità, con gl'interessi e con la morale politica dell'attuale sistema della dominazione coloniale dell'Isola.
Ecco i motivi di una riflessione storica, etica, socio-economica e politica che, al di là di tutte le ideologie con le quali si tenta di distrarre un popolo sottomesso, radica invece ogni giorno di più nella coscienza di ogni onesto Siciliano la necessità della lotta di liberazione.
I Siciliani vogliono la Libertà e l'Indipendenza.

giovedì 1 maggio 2008

'U 1° MAJU N'SICILIA!

PRIMO MAGGIO 2008,a rarika ricorda tutti i martiri del lavoro
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RICEVO E PUBBLICO...
FRUNTI NAZZIUNALI SICILIANU – SICILIA INDIPINNENTI
FRONTE NAZIONALE SICILIANO – SICILIA INDIPENDENTE
Comunicato Stampa- Komunikatu Stampa
‘PPI ‘U 1° MAJU
L’INDIPINNINTISTI DI LU
FRUNTI NAZZIUNALI SICILIANU
SUNNU ‘A FIANCU DI LI TRAVAGGHITURA
E DI LI PRICARI SICILIANI
Anche quest’anno gli Indipendentisti du Frunti Nazziunali Sicilianu – Sicilia Indipinnenti festeggieranno sentitamente la ricorrenza del Primo Maggio, festa dei Lavoratori.
A tal proposito Fabio Cannizzaro, Vice Segretario F.N.S. ha dichiarato:
<< L’idea di Sicilia del Futuro e per il futuro che Noi sosteniamo e per cui ci battiamo democraticamente è quella di una NAZIONE SICILIANA, equa, libera e prospera dove i lavoratori, precari e no, come anche i disoccupati, possano realizzare il loro sogno di essere cittadini liberi dal bisogno in una Sicilia Autodeterminata che anch’essi hanno contribuito ad edificare>>.

Si ringrazia per la cortese attenzione.
L’Addetto alla Comunicazione e alle P.R.
( Giovanni Basile )
FRUNTI NAZZIUNALI SICILIANU – SICILIA INDIPINNENTI
fnsme@yahoo.it


venerdì 25 aprile 2008

Ma,QUALE 25 APRILE SI FESTEGGIA IN SICILIA?

Quale 25 Aprile... in Sicilia?
Ci siamo, anche in Sicilia, il rito
della ricorrenza del 25 Aprile, dei festeggiamenti per la liberazione dal fascismo e dal nazismo, del ricordo della Resistenza partigiana.
Anche in Sicilia, manifestazioni,convegni e volantini all'insegna della ritrovata libertà dopo il ventennio nero, la fame e la guerra.
Ma, quale 25 Aprile si ricorda e si festeggia in Sicilia?
Quando nel Nord Italia era attiva la "Resistenza", in Sicilia, il Popolo di Sicilia,almeno da un anno, era impegnato in ben altra tipologia di Resistenza:la Resistenza Siciliana-cancellata dalla memoria storica dei Siciliani e dai libri di storia dell'italica scuola imposti ai nostri figli- fu combattuta contro l'Italia badogliana e togliattiana, che chiedeva ai giovani dell'Isola di versare altro sangue per "la Patria", ma questa volta contro i "nuovi nemici",i nazifascisti.
I giovani Siciliani contro questa prospettiva insorsero, insorsero con le armi, occupando i municipi, proclamando intere zone della Sicilia- vedi Comiso- territori liberi, autogestiti,"Repubbliche".
Non solo, tutta l'Isola fu scossa dalla rivolta popolare contro la fame e, in alcuni episodi, come a Palermo(nella foto sopra) il regio esercito della ritrovata Italia"democratica" ha represso con vere e proprie stragi queste rivolte siciliane, altro che "
Bella ciao"!
In questo contesto si sviluppò- anche se fra mille contraddizioni- un forte movimento di massa indipententista, il MIS (Movimento per l'Indipendenza della Sicilia) e un piccolo esercito gerrigliero, l'"Esercito Volontario indipendentista Siciliano"-EVIS- artefici di una decisa lotta contro lo Stato colonialista italiano, lotta culminata con la concessione dello Statuto speciale di Autonomia.
Quale 25 Aprile... in Sicilia?

Quale "Resistenza"?
Quella dei giovani Siciliani contro la guerra e la fame o quella delle "Brigate Garibaldi" del Nord Italia?
Quale "Liberazione" devono ricordare e festeggiare i Siciliani, che, dal 1943 al 25 Aprile '45 e oltre, sono stati riempiti di piombo dalla "nuova"
Italia antifascista?
Insomma:come, quando e perchè, in Sicilia, è avvenuta la "Liberazione" tanto celebrata in questi giorni?
In verità, anche se è una verità che non fa tanto piacere, e a tanti, è che il 25 Aprile, anche il 25Aprile, è stato imposto alla Sicilia e ai Siciliani.
Ed è una verità oggettiva... mentre le brigate partigiane sfilavano festose e vittoriose a Milano e a Torino, in Sicilia la mafia, sulla pelle dei siciliani, collaborava con il "nuovo" apparato politico, lo stesso apparato politico che gestirà l'affaire bandito Giuliano,la strage di Portella delle Ginestre,l'uccisione di tanti sindacalisti, l'assassinio
della stessa Autonomia Siciliana...
Quale 25 Aprile...in Sicilia?
Orazio Vasta