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http://partitodelsud.blogspot.com/2008/10/sud-ribelle.html
venerdì 31 ottobre 2008
HALLOWEEN,qui è sempre Halloween!
Nei quartieri spagnoli a Napoli una bottega di frutta e verdura con zucche e decorazioni in vendita per Halloween.
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VILLAFRANCA PADOVANA,4 novembre e dintorni...
Ricevo da Roberta Zilio(di Villafranca Padovana ): Ho letto stamani la lettera che avete pubblicato sul blog sul perchè nella mia città non sarà esposta in occasione del 4 novenmbre la bandiera tricolore.
Non entro nel merito delle considerazioni del segretario del Pnv sul 4 novembre,ma non posso far passare la sua lettera per puro vangelo.
Le cose a Villafranca Padovana non stanno come è stato scritto.
Ma,quale patriottismo di San Marco!
C'è ben altro!
Grazie per l'attenzione.
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"A scuola vietato il 4 Novembre Motivo: "Umilia le minoranze"
di Paolo Beltramin
"Cari maestri, non raccontate ai bambini cosa fu la Prima guerra mondiale: le minoranze potrebbero sentirsi discriminate. L’ultimo reduce della Grande guerra, Delfino Borroni, se ne è andato la scorsa domenica a 110 anni, dopo una vita passata ad aggiustare biciclette. Adesso non è rimasto più nessuno, di quei tre milioni e 760mila soldati in trincea. Per ottenere un’onorificenza i superstiti dovettero attendere il 1968, esattamente 50 anni dopo l’armistizio firmato a Villa Giusti. Otto chilometri più a est, a Villafranca Padovana, gli insegnanti adesso hanno deciso di non mandare gli alunni alla commemorazione del 4 novembre, festa della vittoria e soprattutto ricordo delle vittime. Il motivo?
di Paolo Beltramin
"Cari maestri, non raccontate ai bambini cosa fu la Prima guerra mondiale: le minoranze potrebbero sentirsi discriminate. L’ultimo reduce della Grande guerra, Delfino Borroni, se ne è andato la scorsa domenica a 110 anni, dopo una vita passata ad aggiustare biciclette. Adesso non è rimasto più nessuno, di quei tre milioni e 760mila soldati in trincea. Per ottenere un’onorificenza i superstiti dovettero attendere il 1968, esattamente 50 anni dopo l’armistizio firmato a Villa Giusti. Otto chilometri più a est, a Villafranca Padovana, gli insegnanti adesso hanno deciso di non mandare gli alunni alla commemorazione del 4 novembre, festa della vittoria e soprattutto ricordo delle vittime. Il motivo?
«La scuola deve tutelare le minoranze».
L’istituto comprensivo di Villafranca Padovana, 800 studenti tra elementari e medie, non ha spiegato al Comune quali sono le minoranze che si sentirebbero offese, di fronte al rito civile dell’alzabandiera e alla deposizione di una corona di fiori davanti al monumento ai caduti.
Forse i bimbi con le lentiggini?
Forse i più grassottelli, o i più magri?
Oppure, visto che va tanto di moda, gli immigrati?
«L’ultima ipotesi è la più assurda di tutte – spiega il sindaco, Beatrice Piovan –. Qui a Villafranca, diecimila abitanti, gli extracomunitari sono meno del 4 per cento, e sono perfettamente integrati. Molti di loro il giorno della cerimonia saranno in piazza, come ogni anno».
Ma la ragione più profonda è un’altra, banale, verrebbe da dire «scontata». Però scontata, evidentemente, oggi non lo è più.
«La memoria collettiva è il fondamento di ogni Paese – continua il sindaco –. Chi vive nel nostro territorio, per un anno o per tutta la vita, bianco o nero, ateo cristiano o musulmano, deve conoscere la nostra storia, anche tragica, e rispettarla».
La direttrice, Maria Grazia Bollettin, non parla coi giornalisti.
Peccato, sarebbe interessante chiederle cosa c’è di razzista nell’inchinarsi alla memoria delle migliaia di morti senza nome seppelliti nel fango sull’altopiano di Asiago, o dei più fortunati arrivati fino al sacrario di Redipuglia.
Oppure sapere chi offenderà, il 4 novembre, il capo dello Stato, quando visiterà Vittorio Veneto, il paese dove è terminata la carneficina.
Il dirigente scolastico provinciale, cioè il responsabile amministrativo di tutte le scuole pubbliche della Provincia di Padova, intervistato dal Gazzettino se l’è cavata così: «Questa decisione è profondamente sbagliata, ma noi non possiamo far nulla. Ogni scuola ha il potere di decidere a quali cerimonie partecipare e a quali no».
Lo scorso 9 maggio 25 chilometri a sud, nel piccolo comune di Teolo, alla tradizionale «festa dello sport» la preside aveva portato via dalla piazza tutti i bambini perché il parroco aveva iniziato a recitare il Padre Nostro.
«Se volete fatelo voi, ma non mettetemi in difficoltà»,
aveva urlato al sindaco prima di andarsene, davanti a tutti i bimbi in fila. Nel Veneto bianco, arcaico e conservatore, è arrivata una strana versione di multiculturalismo.
Vietato pregare, vietato guardare i soldati che alzano la bandiera tricolore: i bambini potrebbero restare traumatizzati".
4 novembre, azione nonviolenta contro la retorica militarista
Ricevo e pubblico...
Non retorica festa militarista ma lutto per i morti di tutte le guerre. Proposta del Movimento Nonviolento, di Beati i Costruttori di Pace e di PeaceLink
Si leggano agli studenti le strazianti poesie di Giuseppe Ungaretti scritte in trincea;
Si facciano leggere il "Giornale di guerra e di prigionia" di Carlo Emilio Gadda in cui emerge l'ottusità di ufficiali arroganti e l'insipienza criminale degli alti comandi;
Si facciano leggere "Addio alle armi" di Ernest Hemingway e "Un anno sull'altopiano" di Emilio Lussu, grandi testimonianze del fanatismo di quella guerra;
Si diffondano le lettere dei soldati che mandavano al diavolo la guerra e il re.Furono censurate.
Perché censurarle oggi nelle cerimonie ufficiali e non farne mai la minima menzione?
Si facciano vedere ai ragazzi i capolavori cinematografici “La grande guerra” di Mario Monicelli del 1959, “Uomini contro” di Francesco Rosi del 1970, e il film “Tu ne tueras pas” di Autant Lara (“Non uccidere” nella versione italiana) che fu denunciato per vilipendio e proiettato pubblicamente nel 1961 dal sindaco di Firenze Giorgio La Pira, con un coraggioso gesto di disobbedienza civile.
Dissociamoci dalle celebrazioni ufficiali del 4 novembre.
Dissociamoci dalle celebrazioni ufficiali del 4 novembre.
Dissociamoci in nome della pace e della Costituzione. Dissociamoci in nome di tutti quegli italiani pacifici che furono condotti a combattere e a morire perché costretti.
Dissociamoci in nome di tutti i disertori che non vollero partecipare a quella che il papa definì "un'inutile strage".
Dissociamoci da ogni retorica celebrazione di eroismo.
Dissociamoci da ogni ipocrisia.
Vogliamo ricordare che chi non combatteva veniva fucilato dai carabinieri italiani.
Il sentimento di pace degli italiani venne violentato da un militarismo che avrebbe poi portato l'Italia al fascismo.
Occorre ricordare che la prima guerra mondiale fu uno spaventoso massacro.
Per questo PeaceLink, l'Associazione Beati Costruttori di Pace e il Movimento Nonviolento stanno facendo un volantinaggio telematico in tutt'Italia dai siti
Per questo PeaceLink, l'Associazione Beati Costruttori di Pace e il Movimento Nonviolento stanno facendo un volantinaggio telematico in tutt'Italia dai siti
Stiamo diffondendo la voce di chi ha maladetto la guerra perché voleva la pace.
Oramai in tutte le scuole i libri di storia hanno rivisto il tradizionale giudizio positivo sulla prima guerra mondiale e oggi prevale una netta disapprovazione di una guerra che - come sostenne Giolitti - poteva essere evitata portando all'Italia Trento e Trieste mediante una neutralità concordata con l'Austria.
Non comprendiamo come mai a scuola i libri disapprovino una guerra che oggi viene al contrario celebrata in piazza nella sua giornata vittoriosa.
Ci chiediamo per quale oscura ragione il livello di consapevolezza raggiunto dalla cultura venga demolito dalla retorica.
Ecco perché ci dissociamo dalle cerimonie ufficiali: quella guerra fu terrorismo e non va celebrata. Il popolo della pace - in nome della nonviolenza - dice ancora una volta no alla guerra.
4 Novembre 90° anniversario della Prima Guerra Mondiale
In alternativa all'aggregazione di massa e ai grandi cortei, che consentono la partecipazione solo a chi e' in grado di viaggiare ed ha molto tempo a disposizione, PeaceLink propone per il 4 novembre una iniziativa "lillipuziana" che anche singole persone possono realizzare nella propria citta', con un minimo dispendio di tempo e di denaro.
In alternativa all'aggregazione di massa e ai grandi cortei, che consentono la partecipazione solo a chi e' in grado di viaggiare ed ha molto tempo a disposizione, PeaceLink propone per il 4 novembre una iniziativa "lillipuziana" che anche singole persone possono realizzare nella propria citta', con un minimo dispendio di tempo e di denaro.
Per il 4 novembre proponiamo una attivita' di volantinaggio in tutte le piazze d'italia.
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Annotazione:la prima guerra mondiale costo' all'Italia 650 mila morti e un milione di mutilati e feriti, molti di piu' di quanti erano gli abitanti di Trento e Trieste. Chi volle la prima guerra mondiale fu un mascalzone Chi la festeggia oggi e' un ignorante.
Dal 4 novembre rinasca il monito solenne:
MAI PIU' LA GUERRA!
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Il 4 novembre non dice nulla ai Veneti: solidarietà alla scuola media di Villafranca Padovana
Ricevo e pubblico....
Il Partito Nazionale Veneto esprime la propria solidarietà al preside della scuola media “Dante Alighieri” di Villafranca Padovana e al dirigente scolastico Maria Grazia Bollettin, fatti oggetto di indebita e arrogante pressione di stampo colonialista da parte degli esponenti già fascisti pentiti (alla faccia delle coerenza) e assolutamente NON VENETI Ignazio La Russa e Gianfranco Fini.La decisione dell’istituto di non esporre il tricolore e di non far partecipare gli alunni alle celebrazioni civili e religiose del 4 Novembre, organizzate da Comune e associazione Combattenti e Reduci è enconomiabile e, al di là della motivazioni, nella sostanza completamente condivisibili, almeno in virtù del fatto che simili celebrazioni offendono la nostra identità veneta.L’unica bandiera che rappresenta il nostro sacro suol è il gonfalone di San Marco che proprio gli strapagati politici italiani ci impediscono di far salire al vento da solo a dimostrare la nostra identità nazionale.Crediamo proprio sia il caso di smetterla una volta per tutte di sprecare i nostri soldi per manifestazioni inutili e non sentite, dato che ormai anche l’ultima persona che aveva combattuto se n’è andata, pace all’anima sua.Basta Italia, basta fanfare, parate, passarelle e medagliette stucchevoli che ci offendono nel momento in cui una crisi strutturale sta invece ponendo fine a uno stato fallimentare nato con l’inganno e che a breve la smetterà di infastidirci con la propria ingordigia e con i soprusi di una casta politica incapace, nesciente, inadeguata e sprecona.Per rispondere poi anche alle provocazioni storiografiche del presidente della camera dei deputati più famelici del mondo e meno capaci di alcunché se non di opprimerci, condividiamo con lui l’importanza della conoscenza della storia per capire e affrontare il presente e per costruire il nostro futuro, ma non comprendiamo altrettanto bene perché allora a noi veneti non sia concesso di studiare e celebrare la nostra gloriosa e millenaria di storia, che anzi ci viene nascosta e il suo insegnamento bandito dalla scuole italiane, con i rigidi, anti-veneti e menzogneri programmi ministeriali: forse che i Fini e i La Russa e i Veltroni e i Berlusconi e tutti i teatranti politicanti italici temono il confronto inevitabile che i giovani veneti possono fare tra le glorie storiche venete e le umiliazioni storiche italiane?
Il Partito Nazionale Veneto esprime la propria solidarietà al preside della scuola media “Dante Alighieri” di Villafranca Padovana e al dirigente scolastico Maria Grazia Bollettin, fatti oggetto di indebita e arrogante pressione di stampo colonialista da parte degli esponenti già fascisti pentiti (alla faccia delle coerenza) e assolutamente NON VENETI Ignazio La Russa e Gianfranco Fini.La decisione dell’istituto di non esporre il tricolore e di non far partecipare gli alunni alle celebrazioni civili e religiose del 4 Novembre, organizzate da Comune e associazione Combattenti e Reduci è enconomiabile e, al di là della motivazioni, nella sostanza completamente condivisibili, almeno in virtù del fatto che simili celebrazioni offendono la nostra identità veneta.L’unica bandiera che rappresenta il nostro sacro suol è il gonfalone di San Marco che proprio gli strapagati politici italiani ci impediscono di far salire al vento da solo a dimostrare la nostra identità nazionale.Crediamo proprio sia il caso di smetterla una volta per tutte di sprecare i nostri soldi per manifestazioni inutili e non sentite, dato che ormai anche l’ultima persona che aveva combattuto se n’è andata, pace all’anima sua.Basta Italia, basta fanfare, parate, passarelle e medagliette stucchevoli che ci offendono nel momento in cui una crisi strutturale sta invece ponendo fine a uno stato fallimentare nato con l’inganno e che a breve la smetterà di infastidirci con la propria ingordigia e con i soprusi di una casta politica incapace, nesciente, inadeguata e sprecona.Per rispondere poi anche alle provocazioni storiografiche del presidente della camera dei deputati più famelici del mondo e meno capaci di alcunché se non di opprimerci, condividiamo con lui l’importanza della conoscenza della storia per capire e affrontare il presente e per costruire il nostro futuro, ma non comprendiamo altrettanto bene perché allora a noi veneti non sia concesso di studiare e celebrare la nostra gloriosa e millenaria di storia, che anzi ci viene nascosta e il suo insegnamento bandito dalla scuole italiane, con i rigidi, anti-veneti e menzogneri programmi ministeriali: forse che i Fini e i La Russa e i Veltroni e i Berlusconi e tutti i teatranti politicanti italici temono il confronto inevitabile che i giovani veneti possono fare tra le glorie storiche venete e le umiliazioni storiche italiane?
Facciamo infine presente che per noi veneti del trittico 4 novembre, 2 giugno e 25 aprile, l’unica data che riveste importanza sacrale è proprio il 25 aprile, ma perché si festeggia San Marco.Ecco quale sarà la festa nazionale dopo l’indipendenza veneta!
Gianluca Busato
Gianluca Busato
Segretario PNV
SULL'AZIENDALIZZAZIONE DELLA SCUOLA(intervento di Forza Nuova)
Ricevo da Forza Nuova e pubblico...
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RIFORMA GELMINI LE RAGIONI DEL NOSTRO NO!
Centinaia di migliaia di studenti, insegnanti e genitori stanno scendendo in piazza in ogni città d'Italia contro la Riforma scolastica del Ministro Gemini.
Lotta Studentesca, parte attiva in queste iniziative di protesta, vuole brevemente spiegare le ragioni del dissenso che la portano a manifestare in piazza con altre decine di sigle studentesche, anche di sinistra.La natura degli attacchi all'istruzione pubblica assume una portata ed un rilievo senza precedenti, nonostante non sia il primo degli attacchi alla scuola bensì il coronamento di un processo di disintegrazione iniziato quantomeno vent'anni orsono.Questi ultimi provvedimenti economici sono figli della sistematica deresponsabilizzazione dello stato nei confronti dell'istruzione, e si muovono nell'ottica si paragonare la scuola ad una qualsiasi azienda che debba seguire le leggi del mercato.
L'aziendalizzazione della scuola aprirà la porta ai privati, che prevedibilmente diventeranno i decisori della didattica e padroni della conoscenza.
Si tratta del compimento di un progetto che vede come obiettivo principale da una parte l'istituzione di poli d'eccellenza privati e alta formazione per pochissimi facoltosi, dall'altra percorsi formativi scadenti e senza servizi per tutti gli altri.
E questo è il punto principale del nostro dissenso.
Con la riforma Gelmini si trasformano le scuole in fondazioni private.
Nelle scuole-fondazioni i consigli d'istituto si trasformeranno in consigli di amministrazione, di cui faranno parte anche "rappresentanti dell'ente tenuto per legge alla fornitura dei locali della scuola ed esperti esterni scelti in ambito educativo, tecnico o gestionale", leggi "privati interessati".Contestiamo l'enorme taglio di finanziamenti statali alla scuola.
Attualmente, nel settore dell'istruzione, la spesa in rapporto al Pil nella media dell'Unione è pari al 5,1%.
L'Italia è già notevolmente al di sotto della media con una quota intorno al 3%.
I tagli promossi dalla Gelmini per manifesto volere del Ministro dell'Economia Giulio Tremonti, si aggirano intorno agli otto miliardi di euro.
L'effetto di queste misure colpisce innanzitutto gli organici: verranno tagliati i posti di 87mila insegnanti più alcune decine di migliaia di posti tra collaboratori scolastici, personale di segreteria etc.
Con i tagli dei finanziamenti per le assunzioni, al posto di molti docenti di ruolo avremo molti docenti precari: poiché le nomine sono solitamente annuali, ad ogni inizio scolastico cambieranno la maggior parte dei docenti, ossia vedremo distrutto completamente il principio della continuità della didattica.
A farne le spese saranno in primo luogo gli studenti, ma anche i giovani insegnanti a cui si vuole negare un futuro nel nome di una strana forma di "just in time".La volontà del governo di "fare cassa" sulla scuola avrà effetti non commensurabili e che danneggeranno il futuro di tutti gli italiani.
Stando a quanto detto dalla Gelmini, buona parte degli istituti "minori", ossia quelli con meno di 600 alunni verranno unificati.Complice la grave crisi economica in cui riversiamo, questo significherà un notevole aumento delle spese di trasporto degli studenti di provincia che incideranno negativamente sul bilancio famigliare.
Le ore settimanali di lezione verranno ridotte a 24 nella scuola primaria, con l'introduzione dell'ormai famoso "maestro unico".
La scuola primaria italiana, per quanto a nostro soggettivo avviso sia scaduta, è sempre stata una delle poche eccellenze nazionali.
Il maestro unico è un'idea che farebbe regredire l'Italia di almeno 50 anni.
Lotta Studentesca ha più riprese denunciato la nota ignoranza di molti dei nostri docenti, e per questo la specificità dell'insegnamento diviene ancora più rilevante. Sappiamo tutti che le nostri classi non sono più quelle di una volta.Infatti sono 700 mila, secondo le previsioni del ministero dell'Istruzione, gli studenti di origine straniera che si sono seduti sui banchi all'inizio del nuovo anno scolastico. La scuola italiana si trova di fronte a un boom che non ha precedenti neppure rispetto alle grandi cifre degli ultimi anni che hanno fatto registrare tra le 46mila e le 50mila nuove iscrizioni.
L'aumento rispetto alla stagione didattica 2007-2008, che aveva visto 574.133 studenti stranieri iscritti, sarebbe infatti di oltre 125mila nuove iscrizioni. Sempre secondo le stime del ministero, ai ritmi di crescita attuale del fenomeno, entro il 2011 si arriverà a quota un milione di studenti figli dell'immigrazione.
Gli studenti italiani già pagano il prezzo peggiore di questa immigrazione, ossia una progressiva scadenza della qualità della didattica, immaginiamo quindi cosa potranno imparare in una classe con una percentuale elevatissima di studenti stranieri gestita da un maestro unico!
Con più di 30 alunni il tempo che il docente potrà dedicare ai singoli studenti sarà sempre minore, buttando ai venti l'efficacia della sua azione educativa. Passiamo alla cancellazione nei fatti del "tempo pieno: una forma di attacco indiretto alla famiglia italiana.
I genitori entrambi lavoratori, ossia la maggior parte, non potranno che affidare i propri bambini ad istituti privati a pagamento. Anche qui, possiamo immaginare quali spese ulteriori dovranno affrontare le famiglie italiane.
e-mail: info@forzanuova.org
www.forzanuova.org
www.lottastudentesca.net/
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RIFORMA GELMINI LE RAGIONI DEL NOSTRO NO!
Centinaia di migliaia di studenti, insegnanti e genitori stanno scendendo in piazza in ogni città d'Italia contro la Riforma scolastica del Ministro Gemini.
Lotta Studentesca, parte attiva in queste iniziative di protesta, vuole brevemente spiegare le ragioni del dissenso che la portano a manifestare in piazza con altre decine di sigle studentesche, anche di sinistra.La natura degli attacchi all'istruzione pubblica assume una portata ed un rilievo senza precedenti, nonostante non sia il primo degli attacchi alla scuola bensì il coronamento di un processo di disintegrazione iniziato quantomeno vent'anni orsono.Questi ultimi provvedimenti economici sono figli della sistematica deresponsabilizzazione dello stato nei confronti dell'istruzione, e si muovono nell'ottica si paragonare la scuola ad una qualsiasi azienda che debba seguire le leggi del mercato.
L'aziendalizzazione della scuola aprirà la porta ai privati, che prevedibilmente diventeranno i decisori della didattica e padroni della conoscenza.
Si tratta del compimento di un progetto che vede come obiettivo principale da una parte l'istituzione di poli d'eccellenza privati e alta formazione per pochissimi facoltosi, dall'altra percorsi formativi scadenti e senza servizi per tutti gli altri.
E questo è il punto principale del nostro dissenso.
Con la riforma Gelmini si trasformano le scuole in fondazioni private.
Nelle scuole-fondazioni i consigli d'istituto si trasformeranno in consigli di amministrazione, di cui faranno parte anche "rappresentanti dell'ente tenuto per legge alla fornitura dei locali della scuola ed esperti esterni scelti in ambito educativo, tecnico o gestionale", leggi "privati interessati".Contestiamo l'enorme taglio di finanziamenti statali alla scuola.
Attualmente, nel settore dell'istruzione, la spesa in rapporto al Pil nella media dell'Unione è pari al 5,1%.
L'Italia è già notevolmente al di sotto della media con una quota intorno al 3%.
I tagli promossi dalla Gelmini per manifesto volere del Ministro dell'Economia Giulio Tremonti, si aggirano intorno agli otto miliardi di euro.
L'effetto di queste misure colpisce innanzitutto gli organici: verranno tagliati i posti di 87mila insegnanti più alcune decine di migliaia di posti tra collaboratori scolastici, personale di segreteria etc.
Con i tagli dei finanziamenti per le assunzioni, al posto di molti docenti di ruolo avremo molti docenti precari: poiché le nomine sono solitamente annuali, ad ogni inizio scolastico cambieranno la maggior parte dei docenti, ossia vedremo distrutto completamente il principio della continuità della didattica.
A farne le spese saranno in primo luogo gli studenti, ma anche i giovani insegnanti a cui si vuole negare un futuro nel nome di una strana forma di "just in time".La volontà del governo di "fare cassa" sulla scuola avrà effetti non commensurabili e che danneggeranno il futuro di tutti gli italiani.
Stando a quanto detto dalla Gelmini, buona parte degli istituti "minori", ossia quelli con meno di 600 alunni verranno unificati.Complice la grave crisi economica in cui riversiamo, questo significherà un notevole aumento delle spese di trasporto degli studenti di provincia che incideranno negativamente sul bilancio famigliare.
Le ore settimanali di lezione verranno ridotte a 24 nella scuola primaria, con l'introduzione dell'ormai famoso "maestro unico".
La scuola primaria italiana, per quanto a nostro soggettivo avviso sia scaduta, è sempre stata una delle poche eccellenze nazionali.
Il maestro unico è un'idea che farebbe regredire l'Italia di almeno 50 anni.
Lotta Studentesca ha più riprese denunciato la nota ignoranza di molti dei nostri docenti, e per questo la specificità dell'insegnamento diviene ancora più rilevante. Sappiamo tutti che le nostri classi non sono più quelle di una volta.Infatti sono 700 mila, secondo le previsioni del ministero dell'Istruzione, gli studenti di origine straniera che si sono seduti sui banchi all'inizio del nuovo anno scolastico. La scuola italiana si trova di fronte a un boom che non ha precedenti neppure rispetto alle grandi cifre degli ultimi anni che hanno fatto registrare tra le 46mila e le 50mila nuove iscrizioni.
L'aumento rispetto alla stagione didattica 2007-2008, che aveva visto 574.133 studenti stranieri iscritti, sarebbe infatti di oltre 125mila nuove iscrizioni. Sempre secondo le stime del ministero, ai ritmi di crescita attuale del fenomeno, entro il 2011 si arriverà a quota un milione di studenti figli dell'immigrazione.
Gli studenti italiani già pagano il prezzo peggiore di questa immigrazione, ossia una progressiva scadenza della qualità della didattica, immaginiamo quindi cosa potranno imparare in una classe con una percentuale elevatissima di studenti stranieri gestita da un maestro unico!
Con più di 30 alunni il tempo che il docente potrà dedicare ai singoli studenti sarà sempre minore, buttando ai venti l'efficacia della sua azione educativa. Passiamo alla cancellazione nei fatti del "tempo pieno: una forma di attacco indiretto alla famiglia italiana.
I genitori entrambi lavoratori, ossia la maggior parte, non potranno che affidare i propri bambini ad istituti privati a pagamento. Anche qui, possiamo immaginare quali spese ulteriori dovranno affrontare le famiglie italiane.
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giovedì 30 ottobre 2008
L'UOMO DELLA LEGGE NELLA TERRA DEI BOSS(di Roberto Saviano)
Roberto Saviano - 30 ottobre 2008
Qualche volta, quando non ne posso più della mia vita blindata, sento Raffaele Cantone perché vive costantemente sotto scorta non da due anni, ma da molti di più. Cantone ha scritto un libro che racconta il suo periodo alla Dda di Napoli, intitolato Solo per giustizia. Diviene magistrato quasi per caso, dopo aver cominciato a fare pratica come avvocato penalista.Diviene magistrato per amore del diritto. Ed è proprio quel percorso che lo porta a divenire un nemico giurato dei clan...
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Qualche volta, quando non ne posso più della mia vita blindata, sento Raffaele Cantone perché vive costantemente sotto scorta non da due anni, ma da molti di più. Cantone ha scritto un libro che racconta il suo periodo alla Dda di Napoli, intitolato Solo per giustizia. Diviene magistrato quasi per caso, dopo aver cominciato a fare pratica come avvocato penalista.Diviene magistrato per amore del diritto. Ed è proprio quel percorso che lo porta a divenire un nemico giurato dei clan...
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Roma:ieri, in Piazza Navona, c'era un camion lasciato passare dalla Polizia...
Ricevo da Beppe Grillo e pubblico....I provocatori e la Polizia di Stato
Ieri in Piazza Navona c'era un camion lasciato passare dalla Polizia.Nel camion c'erano caschi, mazze, forse tirapugni e una ventina di provocatori.Provocatori, non studenti.I provocatori hanno picchiato gli studenti sotto gli occhi della Polizia.Uno dei provocatori, come si può vedere dal video, è in rapporti affettuosi, di grande simpatia con la Polizia, come se fosse un collega.La piazza era gremita. Un camion con mazze e teppisti poteva essere lì solo in due casi:- perchè la Polizia lo ha consentito su ordine di qualcuno- perchè la Polizia non governava la piazza.Maroni, il ministro degli Interni, che prende istruzioni dettagliate, un portaordini dello psiconano, dovrebbe spiegarci cosa è successo e dopo dimettersi.La politica è fallita. Il cittadino può solo dialogare con il poliziotto in tenuta anti sommossa.Se non basta la Polizia, allora arrivano gli infiltrati, così i giornali e le televisioni di regime possono gridare agli "scontri tra studenti".Giornalisti, non vi vergognate? Le vostre parole sono peggio delle mazze tricolori degli squadristi di Piazza Navona.
Beppe Grillo
Ps: Qualcuno riesce a identificare la persona nel cerchio rosso del video?
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http://video.corriere.it/?vxSiteId=404a0ad6-6216-4e10-abfe-f4f6959487fd&vxChannel=Dall%20Italia&vxClipId=2524_8b6294ce-a66f-11dd-9cb7-00144f02aabc&vxBitrate=300
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da la repubblica di oggi,30 ottobre 2008
Caschi, passamontagna e bastoni. E quando passa Cossigaun anziano docente urla: "Contento ora?"
Un camion carico di spranghee in piazza Navona è stato il caos
La rabbia di una prof: quelli picchiavano e gli agenti zitti
di CURZIO MALTESE
Gli scontri di ieri a Roma
AVEVA l'aria di una mattina tranquilla nel centro di Roma. Nulla a che vedere con gli anni Settanta.
Negozi aperti, comitive di turisti, il mercatino di Campo dè Fiori colmo di gente. Certo, c'era la manifestazione degli studenti a bloccare il traffico.
"Ma ormai siamo abituati, va avanti da due settimane" sospira un vigile. Alle 11 si sentono le urla, in pochi minuti un'onda di ragazzini in fuga da Piazza Navona invade le bancarelle di Campo dè Fiori.
Sono piccoli, quattordici anni al massimo, spaventati, paonazzi. Davanti al Senato è partita la prima carica degli studenti di destra.
Sono arrivati con un camion carico di spranghe e bastoni, misteriosamente ignorato dai cordoni di polizia.
Si sono messi alla testa del corteo, menando cinghiate e bastonate intorno. Circondano un ragazzino di tredici o quattordici anni e lo riempiono di mazzate.
La polizia, a due passi, non si muove.
Sono una sessantina, hanno caschi e passamontagna, lunghi e grossi bastoni, spesso manici di picconi, ricoperti di adesivo nero e avvolti nei tricolori. Urlano "Duce, duce". "La scuola è bonificata".
Dicono di essere studenti del Blocco Studentesco, un piccolo movimento di destra.
Hanno fra i venti e i trent'anni, ma quello che ha l'aria di essere il capo è uno sulla quarantina, con un berretto da baseball.
Sono ben organizzati, da gruppo paramilitare, attaccano a ondate. Un'altra carica colpisce un gruppo di liceali del Virgilio, del liceo artistico De Chirico e dell'università di Roma Tre.
Un ragazzino di un istituto tecnico, Alessandro, viene colpito alla testa, cade e gli tirano calci. "Basta, basta, andiamo dalla polizia!" dicono le professoresse.
Seguo il drappello che si dirige davanti al Senato e incontra il funzionario capo. "Non potete stare fermi mentre picchiano i miei studenti!" protesta una signora coi capelli bianchi. Una studentessa alza la voce: "E ditelo che li proteggete, che volete gli scontri!". Il funzionario urla: "Impara l'educazione, bambina!". La professoressa incalza: "Fate il vostro mestiere, fermate i violenti". Risposta del funzionario: "Ma quelli che fanno violenza sono quelli di sinistra". C'è un'insurrezione del drappello: "Di sinistra? Con le svastiche?". La professoressa coi capelli bianchi esibisce un grande crocifisso che porta al collo: "Io sono cattolica. Insegno da 32 anni e non ho mai visto un'azione di violenza da parte dei miei studenti. C'è gente con le spranghe che picchia ragazzi indifesi. Che c'entra se sono di destra o di sinistra? È un reato e voi dovete intervenire". Il funzionario nel frattempo ha adocchiato una telecamera e il taccuino: "Io non ho mai detto: quelli sono di sinistra".
Monica,studentessa di Roma Tre: "Ma l'hanno appena sentito tutti! Chi crede d'essere, Berlusconi?".
"Lo vede come rispondono?" mi dice Laura, di Economia. "Vogliono fare passare l'equazione studenti uguali facinorosi di sinistra". L
a professoressa si chiama Rosa Raciti, insegna al liceo artistico De Chirico, è angosciata: "Mi sento responsabile. Non volevo venire, poi gli studenti mi hanno chiesto di accompagnarli. Massì, ho detto scherzando, che voi non sapete nemmeno dov'è il Senato. Mi sembravano una buona cosa, finalmente parlano di problemi seri. Molti non erano mai stati in una manifestazione, mi sembrava un battesimo civile. Altro che civile! Era stato un corteo allegro, pacifico, finché non sono arrivati quelli con i caschi e i bastoni. Sotto gli occhi della polizia. Una cosa da far vomitare. Dovete scriverlo. Anche se, dico la verità, se non l'avessi visto, ma soltanto letto sul giornale, non ci avrei mai creduto".
Alle undici e tre quarti partono altre urla davanti al Senato. Sta uscendo Francesco Cossiga."È contento, eh?" gli urla in faccia un anziano professore.
Lunedì scorso, il presidente emerito aveva dato la linea, in un intervista al Quotidiano Nazionale: "Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand'ero ministro dell'Interno (...) Infiltrare il movimento con agenti pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino le città. Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto della polizia. Le forze dell'ordine dovrebbero massacrare i manifestanti senza pietà e mandarli tutti all'ospedale. Picchiare a sangue, tutti, anche i docenti che li fomentano. Magari non gli anziani, ma le maestre ragazzine sì".
È quasi mezzogiorno, una ventina di caschi neri rimane isolata dagli altri, negli scontri. Per riunirsi ai camerati compie un'azione singolare, esce dal lato di piazza Navona, attraversa bastoni alla mano il cordone di polizia, indisturbato, e rientra in piazza da via Agonale. Decido di seguirli ma vengo fermato da un poliziotto. "Lei dove va?". Realizzo di essere sprovvisto di spranga, quindi sospetto. Mentre controlla il tesserino da giornalista, osservo che sono appena passati in venti.
La battuta del poliziotto è memorabile: "Non li abbiamo notati". Dal gruppo dei funzionari parte un segnale. Un poliziotto fa a un altro: "Arrivano quei pezzi di merda di comunisti!". L'altro risponde: "Allora si va in piazza a proteggere i nostri?". "Sì, ma non subito". Passa il vice questore: "Poche chiacchiere, giù le visiere!". Calano le visiere e aspettano. Cinque minuti. Cinque minuti in cui in piazza accade il finimondo. Un gruppo di quattrocento di sinistra, misto di studenti della Sapienza e gente dei centri sociali, irrompe in piazza Navona e si dirige contro il manipolo di Blocco Studentesco, concentrato in fondo alla piazza. Nel percorso prendono le sedie e i tavolini dei bar, che abbassano le saracinesche, e li scagliano contro quelli di destra. Soltanto a questo punto, dopo cinque minuti di botte, e cinque minuti di scontri non sono pochi, s'affaccia la polizia. Fa cordone intorno ai sessanta di Blocco Studentesco, respinge l'assalto degli studenti di sinistra. Alla fine ferma una quindicina di neofascisti, che stavano riprendendo a sprangare i ragazzi a tiro. Un gruppo di studenti s'avvicina ai poliziotti per chiedere ragione dello strano comportamento. Hanno le braccia alzate, non hanno né caschi né bottiglie. Il primo studente, Stefano, uno dell'Onda di scienze politiche, viene colpito con una manganellata alla nuca (finirà in ospedale) e la pacifica protesta si ritrae. A mezzogiorno e mezzo sul campo di battaglia sono rimasti due ragazzini con la testa fra le mani, sporche di sangue, sedie sfasciate, un tavolino zoppo e un grande Pinocchio di legno senza più una gamba, preso dalla vetrina di un negozio di giocattoli e usato come arma.
Duccio, uno studente di Fisica che ho conosciuto all'occupazione, s'aggira teso alla ricerca del fratello più piccolo."Mi sa che è finita, oggi è finita.
E se non oggi, domani.
Hai voglia a organizzare proteste pacifiche, a farti venire idee, le lezioni in piazza, le fiaccolate, i sit in da figli dei fiori.
Hai voglia a rifiutare le strumentalizzazioni politiche, a voler ragionare sulle cose concrete.
Da stasera ai telegiornali si parlerà soltanto degli incidenti, giorno dopo giorno passerà l'idea che comunque gli studenti vogliono il casino.
È il metodo Cossiga.
Ci stanno fottendo".
*******************
Ricevo e pubblico...
COMITATO STUDENTESCO
Liceo “G. Verga” - Classico-Scientifico
Adrano
MANIFESTAZIONE SCUOLA, GRANDE SUCCESSO PER LA DEMOCRAZIA
Centinaia di alunni del Liceo “Giovanni Verga” sezioni Classica e Scientifica di Adrano hanno partecipato, questa mattina, alla grande manifestazione di Catania contro l’attacco all’istruzione pubblica, segnato dal Decreto Gelmini, approvato ieri dal Senato.
Siamo scesi in piazza – dicono Angelo Liotta rappresentante del Classico e Vincenzo Ventura per lo Scientifico - perché riteniamo che la Scuola di qualità non è quella che taglia, ma quella che promuove la formazione dei giovani studenti, rendendoli persone e cittadini onesti e responsabili.
A Catania,oggi è stata data grande prova di democrazia con una grande partecipazione di docenti, alunni e genitori, insieme per difendere la Scuola.
“Qualcuno” – continuano i ragazzi Laura Bandieramonte, Flavio Randazzo e Andrea Scandura – ha parlato di pressione politica, di “truffa”, ma ha preso un grande abbaglio.
Quel “qualcuno” non ha capito che alla base della protesta pacifica di oggi c’erano coloro che vivono la Scuola,
che sono la Scuola e che armati solamente di idee hanno manifestato il proprio dissenso a un tentativo fallito di riformare il sistema scolastico italiano.
Da Adrano questa mattina sono partiti diversi autobus realizzati in soli due giorni direttamente dagli studenti per recarsi in piazza Roma e partecipare al grande corteo che ha raggiunto piazza Università e poi piazza Duomo a Catania.
Comitato Studentesco
Ieri in Piazza Navona c'era un camion lasciato passare dalla Polizia.Nel camion c'erano caschi, mazze, forse tirapugni e una ventina di provocatori.Provocatori, non studenti.I provocatori hanno picchiato gli studenti sotto gli occhi della Polizia.Uno dei provocatori, come si può vedere dal video, è in rapporti affettuosi, di grande simpatia con la Polizia, come se fosse un collega.La piazza era gremita. Un camion con mazze e teppisti poteva essere lì solo in due casi:- perchè la Polizia lo ha consentito su ordine di qualcuno- perchè la Polizia non governava la piazza.Maroni, il ministro degli Interni, che prende istruzioni dettagliate, un portaordini dello psiconano, dovrebbe spiegarci cosa è successo e dopo dimettersi.La politica è fallita. Il cittadino può solo dialogare con il poliziotto in tenuta anti sommossa.Se non basta la Polizia, allora arrivano gli infiltrati, così i giornali e le televisioni di regime possono gridare agli "scontri tra studenti".Giornalisti, non vi vergognate? Le vostre parole sono peggio delle mazze tricolori degli squadristi di Piazza Navona.
Beppe Grillo
Ps: Qualcuno riesce a identificare la persona nel cerchio rosso del video?
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http://video.corriere.it/?vxSiteId=404a0ad6-6216-4e10-abfe-f4f6959487fd&vxChannel=Dall%20Italia&vxClipId=2524_8b6294ce-a66f-11dd-9cb7-00144f02aabc&vxBitrate=300
*******************
da la repubblica di oggi,30 ottobre 2008
Caschi, passamontagna e bastoni. E quando passa Cossigaun anziano docente urla: "Contento ora?"
Un camion carico di spranghee in piazza Navona è stato il caos
La rabbia di una prof: quelli picchiavano e gli agenti zitti
di CURZIO MALTESE
Gli scontri di ieri a Roma
AVEVA l'aria di una mattina tranquilla nel centro di Roma. Nulla a che vedere con gli anni Settanta.
Negozi aperti, comitive di turisti, il mercatino di Campo dè Fiori colmo di gente. Certo, c'era la manifestazione degli studenti a bloccare il traffico.
"Ma ormai siamo abituati, va avanti da due settimane" sospira un vigile. Alle 11 si sentono le urla, in pochi minuti un'onda di ragazzini in fuga da Piazza Navona invade le bancarelle di Campo dè Fiori.
Sono piccoli, quattordici anni al massimo, spaventati, paonazzi. Davanti al Senato è partita la prima carica degli studenti di destra.
Sono arrivati con un camion carico di spranghe e bastoni, misteriosamente ignorato dai cordoni di polizia.
Si sono messi alla testa del corteo, menando cinghiate e bastonate intorno. Circondano un ragazzino di tredici o quattordici anni e lo riempiono di mazzate.
La polizia, a due passi, non si muove.
Sono una sessantina, hanno caschi e passamontagna, lunghi e grossi bastoni, spesso manici di picconi, ricoperti di adesivo nero e avvolti nei tricolori. Urlano "Duce, duce". "La scuola è bonificata".
Dicono di essere studenti del Blocco Studentesco, un piccolo movimento di destra.
Hanno fra i venti e i trent'anni, ma quello che ha l'aria di essere il capo è uno sulla quarantina, con un berretto da baseball.
Sono ben organizzati, da gruppo paramilitare, attaccano a ondate. Un'altra carica colpisce un gruppo di liceali del Virgilio, del liceo artistico De Chirico e dell'università di Roma Tre.
Un ragazzino di un istituto tecnico, Alessandro, viene colpito alla testa, cade e gli tirano calci. "Basta, basta, andiamo dalla polizia!" dicono le professoresse.
Seguo il drappello che si dirige davanti al Senato e incontra il funzionario capo. "Non potete stare fermi mentre picchiano i miei studenti!" protesta una signora coi capelli bianchi. Una studentessa alza la voce: "E ditelo che li proteggete, che volete gli scontri!". Il funzionario urla: "Impara l'educazione, bambina!". La professoressa incalza: "Fate il vostro mestiere, fermate i violenti". Risposta del funzionario: "Ma quelli che fanno violenza sono quelli di sinistra". C'è un'insurrezione del drappello: "Di sinistra? Con le svastiche?". La professoressa coi capelli bianchi esibisce un grande crocifisso che porta al collo: "Io sono cattolica. Insegno da 32 anni e non ho mai visto un'azione di violenza da parte dei miei studenti. C'è gente con le spranghe che picchia ragazzi indifesi. Che c'entra se sono di destra o di sinistra? È un reato e voi dovete intervenire". Il funzionario nel frattempo ha adocchiato una telecamera e il taccuino: "Io non ho mai detto: quelli sono di sinistra".
Monica,studentessa di Roma Tre: "Ma l'hanno appena sentito tutti! Chi crede d'essere, Berlusconi?".
"Lo vede come rispondono?" mi dice Laura, di Economia. "Vogliono fare passare l'equazione studenti uguali facinorosi di sinistra". L
a professoressa si chiama Rosa Raciti, insegna al liceo artistico De Chirico, è angosciata: "Mi sento responsabile. Non volevo venire, poi gli studenti mi hanno chiesto di accompagnarli. Massì, ho detto scherzando, che voi non sapete nemmeno dov'è il Senato. Mi sembravano una buona cosa, finalmente parlano di problemi seri. Molti non erano mai stati in una manifestazione, mi sembrava un battesimo civile. Altro che civile! Era stato un corteo allegro, pacifico, finché non sono arrivati quelli con i caschi e i bastoni. Sotto gli occhi della polizia. Una cosa da far vomitare. Dovete scriverlo. Anche se, dico la verità, se non l'avessi visto, ma soltanto letto sul giornale, non ci avrei mai creduto".
Alle undici e tre quarti partono altre urla davanti al Senato. Sta uscendo Francesco Cossiga."È contento, eh?" gli urla in faccia un anziano professore.
Lunedì scorso, il presidente emerito aveva dato la linea, in un intervista al Quotidiano Nazionale: "Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand'ero ministro dell'Interno (...) Infiltrare il movimento con agenti pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino le città. Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto della polizia. Le forze dell'ordine dovrebbero massacrare i manifestanti senza pietà e mandarli tutti all'ospedale. Picchiare a sangue, tutti, anche i docenti che li fomentano. Magari non gli anziani, ma le maestre ragazzine sì".
È quasi mezzogiorno, una ventina di caschi neri rimane isolata dagli altri, negli scontri. Per riunirsi ai camerati compie un'azione singolare, esce dal lato di piazza Navona, attraversa bastoni alla mano il cordone di polizia, indisturbato, e rientra in piazza da via Agonale. Decido di seguirli ma vengo fermato da un poliziotto. "Lei dove va?". Realizzo di essere sprovvisto di spranga, quindi sospetto. Mentre controlla il tesserino da giornalista, osservo che sono appena passati in venti.
La battuta del poliziotto è memorabile: "Non li abbiamo notati". Dal gruppo dei funzionari parte un segnale. Un poliziotto fa a un altro: "Arrivano quei pezzi di merda di comunisti!". L'altro risponde: "Allora si va in piazza a proteggere i nostri?". "Sì, ma non subito". Passa il vice questore: "Poche chiacchiere, giù le visiere!". Calano le visiere e aspettano. Cinque minuti. Cinque minuti in cui in piazza accade il finimondo. Un gruppo di quattrocento di sinistra, misto di studenti della Sapienza e gente dei centri sociali, irrompe in piazza Navona e si dirige contro il manipolo di Blocco Studentesco, concentrato in fondo alla piazza. Nel percorso prendono le sedie e i tavolini dei bar, che abbassano le saracinesche, e li scagliano contro quelli di destra. Soltanto a questo punto, dopo cinque minuti di botte, e cinque minuti di scontri non sono pochi, s'affaccia la polizia. Fa cordone intorno ai sessanta di Blocco Studentesco, respinge l'assalto degli studenti di sinistra. Alla fine ferma una quindicina di neofascisti, che stavano riprendendo a sprangare i ragazzi a tiro. Un gruppo di studenti s'avvicina ai poliziotti per chiedere ragione dello strano comportamento. Hanno le braccia alzate, non hanno né caschi né bottiglie. Il primo studente, Stefano, uno dell'Onda di scienze politiche, viene colpito con una manganellata alla nuca (finirà in ospedale) e la pacifica protesta si ritrae. A mezzogiorno e mezzo sul campo di battaglia sono rimasti due ragazzini con la testa fra le mani, sporche di sangue, sedie sfasciate, un tavolino zoppo e un grande Pinocchio di legno senza più una gamba, preso dalla vetrina di un negozio di giocattoli e usato come arma.
Duccio, uno studente di Fisica che ho conosciuto all'occupazione, s'aggira teso alla ricerca del fratello più piccolo."Mi sa che è finita, oggi è finita.
E se non oggi, domani.
Hai voglia a organizzare proteste pacifiche, a farti venire idee, le lezioni in piazza, le fiaccolate, i sit in da figli dei fiori.
Hai voglia a rifiutare le strumentalizzazioni politiche, a voler ragionare sulle cose concrete.
Da stasera ai telegiornali si parlerà soltanto degli incidenti, giorno dopo giorno passerà l'idea che comunque gli studenti vogliono il casino.
È il metodo Cossiga.
Ci stanno fottendo".
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MANIFESTAZIONE SCUOLA, GRANDE SUCCESSO PER LA DEMOCRAZIA
Centinaia di alunni del Liceo “Giovanni Verga” sezioni Classica e Scientifica di Adrano hanno partecipato, questa mattina, alla grande manifestazione di Catania contro l’attacco all’istruzione pubblica, segnato dal Decreto Gelmini, approvato ieri dal Senato.
Siamo scesi in piazza – dicono Angelo Liotta rappresentante del Classico e Vincenzo Ventura per lo Scientifico - perché riteniamo che la Scuola di qualità non è quella che taglia, ma quella che promuove la formazione dei giovani studenti, rendendoli persone e cittadini onesti e responsabili.
A Catania,oggi è stata data grande prova di democrazia con una grande partecipazione di docenti, alunni e genitori, insieme per difendere la Scuola.
“Qualcuno” – continuano i ragazzi Laura Bandieramonte, Flavio Randazzo e Andrea Scandura – ha parlato di pressione politica, di “truffa”, ma ha preso un grande abbaglio.
Quel “qualcuno” non ha capito che alla base della protesta pacifica di oggi c’erano coloro che vivono la Scuola,
che sono la Scuola e che armati solamente di idee hanno manifestato il proprio dissenso a un tentativo fallito di riformare il sistema scolastico italiano.
Da Adrano questa mattina sono partiti diversi autobus realizzati in soli due giorni direttamente dagli studenti per recarsi in piazza Roma e partecipare al grande corteo che ha raggiunto piazza Università e poi piazza Duomo a Catania.
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Piero Calamandrei:NO ALLA SCUOLA-PARTITO!
Roma,30 ottobre 2008. In difesa della scuola pubblica...
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Roma,11 febbraio 1950
Roma,11 febbraio 1950
Ci siano pure scuole di partito o scuole di chiesa.
Ma lo Stato le deve sorvegliare, le deve regolare; le deve tenere nei loro limiti e deve riuscire a far meglio di loro. La scuola di Stato, insomma, deve essere una garanzia, perché non si scivoli in quello che sarebbe la fine della scuola e forse la fine della democrazia e della libertà, cioè nella scuola di partito.
Come si fa a istituire in un paese la scuola di partito? Si può fare in due modi. Uno è quello del totalitarismo aperto, confessato. Lo abbiamo esperimentato, ahimè. Credo che tutti qui ve ne ricordiate, quantunque molta gente non se ne ricordi più.
Lo abbiamo sperimentato sotto il fascismo.
Tutte le scuole diventano scuole di Stato: la scuola privata non è più permessa, ma lo Stato diventa un partito e quindi tutte le scuole sono scuole di Stato, ma per questo sono anche scuole di partito.
Ma c'è un'altra forma per arrivare a trasformare la scuola di Stato in scuola di partito o di setta. Il totalitarismo subdolo, indiretto, torpido, come certe polmoniti torpide che vengono senza febbre, ma che sono pericolosissime... Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza.
Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura.
Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito?
Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali.
C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci).
Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private.
Le scuole del suo partito, di quel partito.
Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private.
Cure di denaro e di privilegi.
Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato.
E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private.
A "quelle" scuole private.
Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio.
Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata.
Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private.
Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere.
Attenzione, questa è la ricetta.
Bisogna tener d'occhio i cuochi di questa bassa cucina.
L'operazione si fa in tre modi: ve l'ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette.
Dare alle scuole private denaro pubblico.
Questo è il punto.
Dare alle scuole private denaro pubblico".
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mercoledì 29 ottobre 2008
RACCOLTA DI FIRME CONTRO LE CLASSI DIFFERENZIATE!
COMUNICATO STAMPA
SU MOZIONE CLASSI DIFFERENZIATE
RACCOLTA FIRME
L’Associazione culturale “Officinadidee” di Catania promuove una raccolta firme da effettuarsi presso la sede dell’Associazione, a partire dal 03.11.2008, in Catania Via E. D’Angio’ n.2 contro la mozione della Lega, che prevede che i bambini immigrati vadano in classi differenziate.
Le firme raccolte saranno presentate alla Camera dei Deputati ed al Senato della Repubblica al fine di spingere il Parlamento a ritirare tale mozione.
Si invitano tutti a prendere contatti con l’Associazione, rivolgendosi presso la sede dell’Associazione in Via E. D’Angiò n.2 (tel. 0957164041- tel. 3398976303), al fine di unire le forze contro tale ingiusta riforma e promuovere insieme anche iniziative pubbliche.
Il Presidente
Avv. Francesco Silluzio
SU MOZIONE CLASSI DIFFERENZIATE
RACCOLTA FIRME
L’Associazione culturale “Officinadidee” di Catania promuove una raccolta firme da effettuarsi presso la sede dell’Associazione, a partire dal 03.11.2008, in Catania Via E. D’Angio’ n.2 contro la mozione della Lega, che prevede che i bambini immigrati vadano in classi differenziate.
Le firme raccolte saranno presentate alla Camera dei Deputati ed al Senato della Repubblica al fine di spingere il Parlamento a ritirare tale mozione.
Si invitano tutti a prendere contatti con l’Associazione, rivolgendosi presso la sede dell’Associazione in Via E. D’Angiò n.2 (tel. 0957164041- tel. 3398976303), al fine di unire le forze contro tale ingiusta riforma e promuovere insieme anche iniziative pubbliche.
Il Presidente
Avv. Francesco Silluzio
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"LA DOMINAZIONE ARABA IN SICILIA"
Ricevo e pubblico....
Noto con piacere che lei ha postato anche interventi di Forza Nuova,movimento politico in cui milito da circa sei anni.
E noto anche che pubblica integralmente quello che posta.
Il suo blog tratta,in modo assai diffuso,le problematiche legate alla Sicilia.
Non condivido le sue posizioni in merito,ma,ammiro il suo spirito di fedeltà alle TRADIZIONI della nostra Terra.
Mi permetto in questo spirito tradizionalista di proporre la pubblicazione di questo DOCUMENTO DEL CUIB CODREANU di Palermo (www.forzanuovapalermo.org): LA DOMINAZIONE ARABA IN SICILIA .
Si tratta di uno studio sulla dominazione degli arabi in Sicilia,dominazione che da tante parti, dalla sinistra nazionale alla sua stessa area politica sicilianista,non viene considerata tale,ma come un BENE per la gente dell'Isola.
UNA GRANDE MENZOGNA STORICA,CULTURALE E RELIGIOSA !
F.L.
********
Cuib C. Z. Codreanu -
Via Enna, 4 90100 Palermo
tel. 340/2175008 340/7940989.
E-mail: forzanuova.palermo@tiscali.it
BATTAGLIA A SOSTEGNO DEI DIVERSAMENTE ABILI
Ricevo e pubblico....
SU WWW.LANOTIZIA.TV NUCCIO SACCA' CONTINUA LA SUA BATTAGLIA A SOSTEGNO DEI DIVERSAMENTE ABILI, MA I SUOI APPELLI VENGONO LETTERALMENTE IGNORATI E SNOBBATI DAL SINDACO ALFIO MANGIAMELI.
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TREMILA MESSINESI VIVONO ANCORA NELLE BARACCHE!
Riprendo e pubblico,con la massima condivisione...
COMMOSSA COMMEMORAZIONE DEL CENTENARIO DEL TERREMOTO DI MESSINA E REGGIO CALABRIA........A NEW YORK....
Può capitare di entrare nella stazione centrale di New York e rimanere colpiti dallo scoprire una intera sezione della hall della stazione (niente a che vedere con le nostre stazioni, un salotto di pulizia ed eleganza tanto per intenderci), dedicata alla commemorazione del terremoto di Messina e Reggio Calabria del 1908 con filmati che girano su televisori e plasma , grandi pannelli esplicativi, modellini della nave americana che per prima giunse sul posto con gli aiuti, bandiere, gallerie fotografiche e tanto altro.
Tornati a casa controllare su google e trovare questo riferimento esplicativo:
"Columbus Day, scelto filmato Gensitaliaca terremoto di Messina.
La Columbus Citizen Foundation ha scelto il filmato dell'Associazione culturale Gens Italica network per ricordare, nell'ambito degli incontri ufficiali del Columbus Day, il terremoto di Messina del 1908. Lo rende noto un comunicato della stessa Associazione. Gens Italica e' attualmente presente a New York nell'esposizione alla Vanderbilt Hall della Grand Central Station con uno stand multimediale che unisce al ricordo della catastrofe del secolo scorso il racconto di storie italiane di successo nei campi della cultura e della creativita'. Lo stand, fino al 19 ottobre alla Mostra del Columbus Day, ha registrato un elevato numero di visitatori e gli organizzatori, che hanno ottenuto il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri e della Regione Siciliana, porteranno la loro produzione multimediale nei principali Paesi che diedero il loro contributo alle popolazioni colpite dal sisma e all'interno delle manifestazioni per il centenario del terremoto che verranno organizzate a Messina e a Reggio Calabria."
( Fonte: ferruccioformentini.blogspot)
Alcune considerazioni vengono alla mente:
Non so se arrivò a soccorrere le popolazioni colpite dal terremoto per prima una nave americana o russa, e nemmeno mi interessa, verso questi marinai si può solo provare riconoscenza e ringraziamento, so però chi arrivò per ultimo a portare disorganizzati soccorsi : i savoiardi.
Ho letto recentemente che un politico siciliano si lamenta di non avere avuto fondi dal governo per commemorare con un evento adeguato i cento anni dal terremoto.
Vorrei solo ricordare che, a imperitura vergogna di questo paese, molte delle baracche costruite dai marinai americani cent'anni fa sono ancora in piedi, la ricostruzione ancora non è avvenuta del tutto, perciò i fondi , che comunque non saranno assegnati, sarebbe stato forse meglio dichiarare di volerli impiegare per ricostruire le case, visto che più di tremila messinesi nelle baracche ci hanno vissuto e ancora ci vivono, nell’anno domini 2008, a cent’anni dal sisma.
I quartieri dell’Annunziata, del Fondo De Paquale o di Giostra, sono come le stratificazioni geologiche della storia d’Italia, della sua classe politica siciliana e no, del suo raccapricciante squallore.
Una domanda sorge spontanea:ma le migliaia di cittadini newyorchesi che quotidianamente passano di fianco o visitano la mostra se sapessero che a cent'anni dal terremoto tremila messinesi vivono ancora nelle baracche cosa penserebbero dei nostri governanti?
E cosa penserebbero di noi che continuiamo a sopportarli e ad eleggerli?!
Pubblicato da NON MI ARRENDO-
www.partitodelsud.blogspot.com
COMMOSSA COMMEMORAZIONE DEL CENTENARIO DEL TERREMOTO DI MESSINA E REGGIO CALABRIA........A NEW YORK....
Può capitare di entrare nella stazione centrale di New York e rimanere colpiti dallo scoprire una intera sezione della hall della stazione (niente a che vedere con le nostre stazioni, un salotto di pulizia ed eleganza tanto per intenderci), dedicata alla commemorazione del terremoto di Messina e Reggio Calabria del 1908 con filmati che girano su televisori e plasma , grandi pannelli esplicativi, modellini della nave americana che per prima giunse sul posto con gli aiuti, bandiere, gallerie fotografiche e tanto altro.
Tornati a casa controllare su google e trovare questo riferimento esplicativo:
"Columbus Day, scelto filmato Gensitaliaca terremoto di Messina.
La Columbus Citizen Foundation ha scelto il filmato dell'Associazione culturale Gens Italica network per ricordare, nell'ambito degli incontri ufficiali del Columbus Day, il terremoto di Messina del 1908. Lo rende noto un comunicato della stessa Associazione. Gens Italica e' attualmente presente a New York nell'esposizione alla Vanderbilt Hall della Grand Central Station con uno stand multimediale che unisce al ricordo della catastrofe del secolo scorso il racconto di storie italiane di successo nei campi della cultura e della creativita'. Lo stand, fino al 19 ottobre alla Mostra del Columbus Day, ha registrato un elevato numero di visitatori e gli organizzatori, che hanno ottenuto il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri e della Regione Siciliana, porteranno la loro produzione multimediale nei principali Paesi che diedero il loro contributo alle popolazioni colpite dal sisma e all'interno delle manifestazioni per il centenario del terremoto che verranno organizzate a Messina e a Reggio Calabria."
( Fonte: ferruccioformentini.blogspot)
Alcune considerazioni vengono alla mente:
Non so se arrivò a soccorrere le popolazioni colpite dal terremoto per prima una nave americana o russa, e nemmeno mi interessa, verso questi marinai si può solo provare riconoscenza e ringraziamento, so però chi arrivò per ultimo a portare disorganizzati soccorsi : i savoiardi.
Ho letto recentemente che un politico siciliano si lamenta di non avere avuto fondi dal governo per commemorare con un evento adeguato i cento anni dal terremoto.
Vorrei solo ricordare che, a imperitura vergogna di questo paese, molte delle baracche costruite dai marinai americani cent'anni fa sono ancora in piedi, la ricostruzione ancora non è avvenuta del tutto, perciò i fondi , che comunque non saranno assegnati, sarebbe stato forse meglio dichiarare di volerli impiegare per ricostruire le case, visto che più di tremila messinesi nelle baracche ci hanno vissuto e ancora ci vivono, nell’anno domini 2008, a cent’anni dal sisma.
I quartieri dell’Annunziata, del Fondo De Paquale o di Giostra, sono come le stratificazioni geologiche della storia d’Italia, della sua classe politica siciliana e no, del suo raccapricciante squallore.
Una domanda sorge spontanea:ma le migliaia di cittadini newyorchesi che quotidianamente passano di fianco o visitano la mostra se sapessero che a cent'anni dal terremoto tremila messinesi vivono ancora nelle baracche cosa penserebbero dei nostri governanti?
E cosa penserebbero di noi che continuiamo a sopportarli e ad eleggerli?!
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SQUADRISMO FASCISTA? PRESENTE! (video)
Squadristi fascisti con mazze di legno avvolte nel tricolore
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SCUOLA & GIOVANI
IL PUNTO
Vecchio copione arriva lo squadrismo
di ANGELO MELONE
IL PUNTO
Vecchio copione arriva lo squadrismo
di ANGELO MELONE
Poteva essere il tallone d'Achille di questo movimento studentesco, che ha saputo conquistare un grande spazio con l'arma della creatività e della assoluta non violenza. In parte, questa mattina il timore si è trasformato in realtà: l'irruzione del meccanismo più classico della provocazione squadrista verso gli studenti nel corteo e l'altrettanto classica risposta da parte dei gruppi dell'estremismo.
Con carica finale della polizia.
E - questa è una variante berlusconiana - il premier che chiosa: "Finora siamo stati di manica fin troppo larga".
Tutto già visto, ma tanto basta perché la protesta contro la legge Gelmini nel giorno della sua approvazione si trasformi, nei media, in scontri tra opposti estremismi. Con strascico di condanne o polemiche sull'azione della polizia. Ora il movimento degli studenti è subito a un bivio. Continueranno le occupazioni dei licei, aumenteranno i rischi di tafferugli, le università saranno alle prese con la partenza del "loro" decreto, come annunciato oggi dal ministro. Ma soprattutto dovranno sperimentare se sono davvero capaci di far comprendere le preoccupazioni per la qualità della cultura (e della società) che gli derivano dalle decisioni e dagli annunci di chi governa questo paese. Dovranno imboccare una strada già nei prossimi giorni. E una spinta non piccola verso quella che verrà scelta dipenderà anche dalla politica, dalla capacità di parlare delle forze di opposizione e dai sindacati, che domani bloccheranno quei docenti ai quali questo movimento si è rivolto più di ogni altra volta.
(29 ottobre 2008)
(29 ottobre 2008)
Fonte:repubblica.it
CLICCA,il video sullo squadrismo fascista a Roma:
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1° CONVEGNO NAZIONALE COMMISSIONE GIUSTIZIA
Ricevo e pubblico...
N.B. A chiunque è consentito intervenire
1° CONVEGNO NAZIONALE COMMISSIONE GIUSTIZIA
15 novembre 2008 – BOLOGNA – Centro Congressi Royal Carlton Hotel
Presso la Sala Imperiale del Centro Congressi del Royal Carlton Hotel
di Bologna in via Montebello 8, dalle ore 9,30 alle ore 12,30 del 15/11/2008,
verrà effettuato il “1° Convegno Nazionale della Commissione Giustizia”
con la partecipazione di tutti gli appartenenti alla Commissione Giustizia:
Presidente Dott. Paolo Cantarelli
Segretario Dott. Pio De Marco
Consigliere Avv. Pietro Fioravanti
Consulente Avv. Antonello Secchi
Consulente Avv. Salvatore Asole
Consulente Dott. Enrico Antonio Piras
Consulente Dott. Carlo Marengo
Consulente Geom. Amedeo Planetta
con la partecipazione dei massimi dirigenti
dell'Osservatorio Parlamentare Europeo e del Consiglio d'Europa
Dott. Giuseppe Catapano (Presidente)
Dott. Gennaro Ruggiero (Coordinatore generale)
alla presenza di illustri rappresentanti del Governo
e delle Istituzioni italiane ed europee.
Ospiti invitati:
On. Angelino Alfano (Ministro della Giustizia)
On. Andrea Ronchi (Ministro per le Politiche Europee)
Sen. Nicola Mancino (Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura)
On. Giuseppe Gargani (Presidente Commissione Giuridica del Parlamento Europeo)
On. Hélène Fautre (Presidente Commissione Diritti dell'uomo del Parlamento Europeo)
Dott. Gian Carlo Caselli (Procuratore Capo)
Dott. Gherardo Colombo (Ex-magistrato)
Dott. Sergio Cofferati (Sindaco di Bologna)
Dott. Angelo Tranfaglia (Prefetto di Bologna)
Dott. Luigi Merolla (Questore di Bologna)
Dott. Libero Mancuso (Assessore agli Affari Generali ed Istituzionali del Comune di Bologna)
Col. Antonio Paparella (Comandante provinciale Carabinieri di Bologna)
Col. Piero Burla (Comandante provinciale Guardia di Finanza di Bologna)
Interventi dei relatori:
"Legge e Giustizia - Luci ed ombre del sistema Italia "
Dott. Paolo Cantarelli (Presidente Commissione Giustizia)
" Carceri italiane fuorilegge - Detenuti a quota 57.000
Le celle scoppiano - Che fare? "
Avv. Antonello Secchi (Responsabile Sottocommissione Penale)
"Vivere a dimensione d'uomo nella continuità territoriale "
Dott. Carlo Marengo (Responsabile Sottocommissione Amministrativa)
" Il futuro del diritto penale europeo alla luce del Trattato di Lisbona "
Avv. Salvatore Asole (Responsabile Sottocommissione Penale)
15 novembre 2008 – BOLOGNA – Centro Congressi Royal Carlton Hotel
Presso la Sala Imperiale del Centro Congressi del Royal Carlton Hotel
di Bologna in via Montebello 8, dalle ore 9,30 alle ore 12,30 del 15/11/2008,
verrà effettuato il “1° Convegno Nazionale della Commissione Giustizia”
con la partecipazione di tutti gli appartenenti alla Commissione Giustizia:
Presidente Dott. Paolo Cantarelli
Segretario Dott. Pio De Marco
Consigliere Avv. Pietro Fioravanti
Consulente Avv. Antonello Secchi
Consulente Avv. Salvatore Asole
Consulente Dott. Enrico Antonio Piras
Consulente Dott. Carlo Marengo
Consulente Geom. Amedeo Planetta
con la partecipazione dei massimi dirigenti
dell'Osservatorio Parlamentare Europeo e del Consiglio d'Europa
Dott. Giuseppe Catapano (Presidente)
Dott. Gennaro Ruggiero (Coordinatore generale)
alla presenza di illustri rappresentanti del Governo
e delle Istituzioni italiane ed europee.
Ospiti invitati:
On. Angelino Alfano (Ministro della Giustizia)
On. Andrea Ronchi (Ministro per le Politiche Europee)
Sen. Nicola Mancino (Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura)
On. Giuseppe Gargani (Presidente Commissione Giuridica del Parlamento Europeo)
On. Hélène Fautre (Presidente Commissione Diritti dell'uomo del Parlamento Europeo)
Dott. Gian Carlo Caselli (Procuratore Capo)
Dott. Gherardo Colombo (Ex-magistrato)
Dott. Sergio Cofferati (Sindaco di Bologna)
Dott. Angelo Tranfaglia (Prefetto di Bologna)
Dott. Luigi Merolla (Questore di Bologna)
Dott. Libero Mancuso (Assessore agli Affari Generali ed Istituzionali del Comune di Bologna)
Col. Antonio Paparella (Comandante provinciale Carabinieri di Bologna)
Col. Piero Burla (Comandante provinciale Guardia di Finanza di Bologna)
Interventi dei relatori:
"Legge e Giustizia - Luci ed ombre del sistema Italia "
Dott. Paolo Cantarelli (Presidente Commissione Giustizia)
" Carceri italiane fuorilegge - Detenuti a quota 57.000
Le celle scoppiano - Che fare? "
Avv. Antonello Secchi (Responsabile Sottocommissione Penale)
"Vivere a dimensione d'uomo nella continuità territoriale "
Dott. Carlo Marengo (Responsabile Sottocommissione Amministrativa)
" Il futuro del diritto penale europeo alla luce del Trattato di Lisbona "
Avv. Salvatore Asole (Responsabile Sottocommissione Penale)
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"su' tutti morti ccà, fantàsimi..." (di Turi Lima)
FORSI
di Turi Lima
Forsi tu campi, ancora. Forsi
dintra la grutta di l' ànima, pi tia
vòlanu ancora lòdani e carànnuli¹;
forsi supra li mura-sciara di la to' vita
affittata a jurnata, ancora, vidi
crìsciri macchi di girànii chi lustrìanu
nta lu scuru di notti ccu li jorna ritagghiati.
Eppuru, tra li ncagghi di sti prèuli
c' hanu grappa di vitri acculurati,
nchiostru di nùvuli annirìca
lu passu d' un dumani senz' occhi
e pinni di jacobbu² càscanu
supra nidi di rìnnini³:
ci sunu manu
ccu jita longhi comu ràdichi di cerza
chi tantìanu casi,
n-cerca di porti spalancati a lu suli
p' addinticari cori.
Comu pagghia a lu ventu, comu petra
ca la china arruzzola intra a un fossu di limarra,
Tu sfuji di lu to' stissu pettu
e resti - nudu - a cuntari
soni di campani muti
e ciàvuri di ciuri mai sbucciati.
Tuttu chiddu chi tocchi e jisi àvutu
supra altari di fumu, àutru non è
chi cìnniri di tombi ca ti sutterra
e ti riporta a un nenti.
Forsi TU cridi ancora d' èssiri vivu
ma la Sicilia
affunna intra a un mari di mafia
e non c' è un jitu di figghiu
chi m' aiuta a ncagghiarla a lu me' cori:
su' tutti morti ccà, fantàsimi
chi bàllanu ognunu la so' danza,
pistannu fumalori e campanari,
mentri la terra mia
figghia gramigna e làcrimi.
NOTE
¹) allodole e calandre
²) gufo
³) rondini
****************
La foto della bandiera siciliana capovolta non è un fotomontaggio(by A RARIKA)
di Turi Lima
Forsi tu campi, ancora. Forsi
dintra la grutta di l' ànima, pi tia
vòlanu ancora lòdani e carànnuli¹;
forsi supra li mura-sciara di la to' vita
affittata a jurnata, ancora, vidi
crìsciri macchi di girànii chi lustrìanu
nta lu scuru di notti ccu li jorna ritagghiati.
Eppuru, tra li ncagghi di sti prèuli
c' hanu grappa di vitri acculurati,
nchiostru di nùvuli annirìca
lu passu d' un dumani senz' occhi
e pinni di jacobbu² càscanu
supra nidi di rìnnini³:
ci sunu manu
ccu jita longhi comu ràdichi di cerza
chi tantìanu casi,
n-cerca di porti spalancati a lu suli
p' addinticari cori.
Comu pagghia a lu ventu, comu petra
ca la china arruzzola intra a un fossu di limarra,
Tu sfuji di lu to' stissu pettu
e resti - nudu - a cuntari
soni di campani muti
e ciàvuri di ciuri mai sbucciati.
Tuttu chiddu chi tocchi e jisi àvutu
supra altari di fumu, àutru non è
chi cìnniri di tombi ca ti sutterra
e ti riporta a un nenti.
Forsi TU cridi ancora d' èssiri vivu
ma la Sicilia
affunna intra a un mari di mafia
e non c' è un jitu di figghiu
chi m' aiuta a ncagghiarla a lu me' cori:
su' tutti morti ccà, fantàsimi
chi bàllanu ognunu la so' danza,
pistannu fumalori e campanari,
mentri la terra mia
figghia gramigna e làcrimi.
NOTE
¹) allodole e calandre
²) gufo
³) rondini
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La foto della bandiera siciliana capovolta non è un fotomontaggio(by A RARIKA)
"---l'emanazione del partito del carroccio nel centro-sud..."
ALLEANZA FEDERALISTA, ARRIVATA ANCHE LA LEGA -
PESCARA «L'Abruzzo ha bisogno di un vento nuovo». Se n'è accorto anche l'onorevole Giacomo Chiappori della Lega, sbarcato questa mattina a Pescara per presentare la nuova lista da presentare alle prossime regionali che altro non è che l'emanazione del partito del carroccio nel centro-sud Italia.
Obiettivi precisi e certi: «questa lista ha voglia di 'spazzare via' i politici corrotti e quelli che tenteranno di riciclarsi. Il nostro simbolo, il nostro movimento vuole restituire sicurezza agli abruzzesi.
Alleanza Federalista ha pronti i suoi 'pugili' da mandare sul ring, possiamo andare soli, ma siamo anche pronti a lavorare con il Popolo della Libertà in condizioni di parità».
A supportare Chiappori anche altri esponenti del partito, tra cui Enrico Pau, coordinatore delle segreterie regionali, l'ingegner Leopoldo Rossini, Salvatore Tarantini, Sabatino Casini, Enrico Verrini e il coordinatore degli enti locali Giuseppe Schirizi. «Alleanza Federalista e' un movimento politico nuovo - ha spiegato l'onorevole Giacomo Chiappori - che ha tutte le carte in regola per cambiare la situazione politica in Abruzzo, di recente balzata sulle prime pagine della stampa italiana ed estera a causa del cattivo governo dell'ex presidente della Regione».
Il fine da perseguire è ambizioso: «dobbiamo cambiare la sorte dell'Abruzzo dando valore a quelle che sono le sue caratteristiche principali, ossia il turismo e l'agricoltura e cercando di risanare il buco nero della sanità attraverso un programma mirato». «Con noi - ha concluso - non ci saranno più ruberie, la spesa sanitaria verrà razionalizzata: non e' possibile che, com'e' accaduto sino a oggi, l'85 per cento di un bilancio regionale vada a finire nella voragine della sanità, dobbiamo ridurre quella che oggi e' un'idrovora».
PESCARA «L'Abruzzo ha bisogno di un vento nuovo». Se n'è accorto anche l'onorevole Giacomo Chiappori della Lega, sbarcato questa mattina a Pescara per presentare la nuova lista da presentare alle prossime regionali che altro non è che l'emanazione del partito del carroccio nel centro-sud Italia.
Obiettivi precisi e certi: «questa lista ha voglia di 'spazzare via' i politici corrotti e quelli che tenteranno di riciclarsi. Il nostro simbolo, il nostro movimento vuole restituire sicurezza agli abruzzesi.
Alleanza Federalista ha pronti i suoi 'pugili' da mandare sul ring, possiamo andare soli, ma siamo anche pronti a lavorare con il Popolo della Libertà in condizioni di parità».
A supportare Chiappori anche altri esponenti del partito, tra cui Enrico Pau, coordinatore delle segreterie regionali, l'ingegner Leopoldo Rossini, Salvatore Tarantini, Sabatino Casini, Enrico Verrini e il coordinatore degli enti locali Giuseppe Schirizi. «Alleanza Federalista e' un movimento politico nuovo - ha spiegato l'onorevole Giacomo Chiappori - che ha tutte le carte in regola per cambiare la situazione politica in Abruzzo, di recente balzata sulle prime pagine della stampa italiana ed estera a causa del cattivo governo dell'ex presidente della Regione».
Il fine da perseguire è ambizioso: «dobbiamo cambiare la sorte dell'Abruzzo dando valore a quelle che sono le sue caratteristiche principali, ossia il turismo e l'agricoltura e cercando di risanare il buco nero della sanità attraverso un programma mirato». «Con noi - ha concluso - non ci saranno più ruberie, la spesa sanitaria verrà razionalizzata: non e' possibile che, com'e' accaduto sino a oggi, l'85 per cento di un bilancio regionale vada a finire nella voragine della sanità, dobbiamo ridurre quella che oggi e' un'idrovora».
27 ottobre 2008
Fonte: www.alleanzafederalista.org
Speranza e storia...
Ricevo e pubblico...
Alleanza Cattolica
Convegno promosso da Alleanza Cattolica e I.D.I.S.
Speranza e storia
Alleanza Cattolica
Convegno promosso da Alleanza Cattolica e I.D.I.S.
Speranza e storia
Prospettive a un anno dalla pubblicazione dell’enciclica Spe salvi di S. S. Benedetto XVI
Roma, sabato 8 novembre 2008-10.30-18.00
Auditorium Istituto Patristico Augustinianum - via Paolo VI, 25
intervengono:
Massimo Introvigne, Il dramma della Speranza
Roma, sabato 8 novembre 2008-10.30-18.00
Auditorium Istituto Patristico Augustinianum - via Paolo VI, 25
intervengono:
Massimo Introvigne, Il dramma della Speranza
Laura Boccenti, La Spe salvi e la filosofiadon Pietro Cantoni, La Spe salvi e la teologiaGiovanni Cantoni, La Spe salvi e la dottrina sociale della Chiesa
La partecipazione è gratuita
per informazioni e prenotazioni:
info@alleanzacattolica.org
La partecipazione è gratuita
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– tel. 333-7851059
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martedì 28 ottobre 2008
Vicini e lontani: l'autopercezione spazio-temporale dei sardi. Ben oltre la continuità territoriale.
Qualche giorno fa a Sassari ho incontrato un amico che non vedevo da qualche tempo.
Ero seduto ad un tavolino del Piccolo Bar bevendo un caffè e l’ho invitato a sedersi.
Chiaccheravamo delle ultime cose fatte e ci aggiornavamo sulle nostre rispettive vite.
Mi raccontava che lo scorso week-end è andato a Barcellona e che quello prima in Scozia. Tutto questo spendendo pochi euro grazie a Ryanair.Marco, questo il nome del mio amico, era giustamente esaltato dalla mobilità e tesseva le lodi alla compagnia aerea che in pochi anni è riuscita a dare a noi sardi libertà di movimento alla faccia della continuità territoriale, ormai riconosciuta all’unanimità come una palla al piede.
Mr. Ryan ha fatto quello che le istituzioni italo-sarde non sono riuscite a fare in anni di promesse e proclami.
I sardi sono finalmente collegati con il resto d’Europa attraverso mezzi che sono uguali per tutti e che funzionano proprio perchè sono il contrario dei servizi creati ad hoc per la Sardegna, rivelatisi puntualmente inadeguati per i sardi stessi.
Il mio amico parlava del castello di Edimburgo e del fermento culturale catalano, faceva progetti di prossimi viaggi e metteva sempre in relazione lo spostamento con il tempo. La distanza non è più percepita come spazialità ma come temporalità. Non più “quanti chilometri sono?” ma “quanto tempo ci metto?”.
Barcellona dista quanto Roma, Vienna quanto Parigi, Berlino quanto Londra. La Sardegna si ritrova ad un’ora dalle principali capitali europee.Eppure, incredibilmente, Sassari si ritrova a 4 ore da Cagliari.
I due capi di Sardegna sono lontani tra loro quanto la Groenlandia dall’Europa!
Follie della globalizzazione, ma non solo.
Follie di una classe dirigente, quella italo-sarda, che non sa cosa sia governare per il benessere collettivo.
Marco sa bene che la distanza equivale all’ignoranza.
I sassaresi non sanno niente di Cagliari e viceversa.
In tutto questo si sente sempre più spesso dire che “la Cina si sta avvicinando”!
Nel bar si fanno grasse risate.
I sardi non credono sia necessario che Mr. Ryan attivi la tratta Alghero-Elmas per avere una mobilità interna.
I sardi pensano però che siano fondamentali dei collegamenti ferroviari degni di questa post-modernità.
on dei treni di questo secolo si potrebbe andare a Cagliari in un’ora.
Si potrebbero organizzare week-end culturali, ammirare i monumenti, passeggiare per le vie del Castello; si potrebbe prendere il sole sul litorale più lungo d’Europa e tante altre cose che Cagliari offre.
Così come i cagliaritani potrebbero visitare il museo Sanna, andare all’Asinara o mangiare la favata in una trattoria del centro storico di Sassari.Non ho dubbi che, se al Piccolo Bar si incontrano giovani viaggiatori, in qualche altro bar del centro lo stesso discorso è fatto da avvocati e uomini d’affari.Un imprenditore sa che insieme alle persone si muovono risorse e capitali. Sa come questi collegamenti siano fondamentali per il nostro mercato interno sempre in crisi.
Così come un politico sa, o almeno dovrebbe sapere, che lo sviluppo va di pari passo con la comunicazione in senso lato.
Persone che comunicano sono persone che si evolvono.
Viaggiare è quello che c’è in mezzo tra il punto di partenza e il punto di arrivo; proprio come le stazioni intermedie dei treni che dovrebbero collegare Sassari con Cagliari.
Lì in mezzo ci siamo tutti noi, c’è la nostra intimità.È ora di conoscere un cagliaritano a Cagliari, farci amicizia e partire insieme per Berlino.
Non conoscerlo direttamente a Berlino per farsi raccontare com’è Cagliari.
Andrea Meloni
Responsabile iRS-Disterru e iTB Componente dell'Assemblea Nazionale di iRS
*************
FONTE:http://www.irs.sr/
Ero seduto ad un tavolino del Piccolo Bar bevendo un caffè e l’ho invitato a sedersi.
Chiaccheravamo delle ultime cose fatte e ci aggiornavamo sulle nostre rispettive vite.
Mi raccontava che lo scorso week-end è andato a Barcellona e che quello prima in Scozia. Tutto questo spendendo pochi euro grazie a Ryanair.Marco, questo il nome del mio amico, era giustamente esaltato dalla mobilità e tesseva le lodi alla compagnia aerea che in pochi anni è riuscita a dare a noi sardi libertà di movimento alla faccia della continuità territoriale, ormai riconosciuta all’unanimità come una palla al piede.
Mr. Ryan ha fatto quello che le istituzioni italo-sarde non sono riuscite a fare in anni di promesse e proclami.
I sardi sono finalmente collegati con il resto d’Europa attraverso mezzi che sono uguali per tutti e che funzionano proprio perchè sono il contrario dei servizi creati ad hoc per la Sardegna, rivelatisi puntualmente inadeguati per i sardi stessi.
Il mio amico parlava del castello di Edimburgo e del fermento culturale catalano, faceva progetti di prossimi viaggi e metteva sempre in relazione lo spostamento con il tempo. La distanza non è più percepita come spazialità ma come temporalità. Non più “quanti chilometri sono?” ma “quanto tempo ci metto?”.
Barcellona dista quanto Roma, Vienna quanto Parigi, Berlino quanto Londra. La Sardegna si ritrova ad un’ora dalle principali capitali europee.Eppure, incredibilmente, Sassari si ritrova a 4 ore da Cagliari.
I due capi di Sardegna sono lontani tra loro quanto la Groenlandia dall’Europa!
Follie della globalizzazione, ma non solo.
Follie di una classe dirigente, quella italo-sarda, che non sa cosa sia governare per il benessere collettivo.
Marco sa bene che la distanza equivale all’ignoranza.
I sassaresi non sanno niente di Cagliari e viceversa.
In tutto questo si sente sempre più spesso dire che “la Cina si sta avvicinando”!
Nel bar si fanno grasse risate.
I sardi non credono sia necessario che Mr. Ryan attivi la tratta Alghero-Elmas per avere una mobilità interna.
I sardi pensano però che siano fondamentali dei collegamenti ferroviari degni di questa post-modernità.
on dei treni di questo secolo si potrebbe andare a Cagliari in un’ora.
Si potrebbero organizzare week-end culturali, ammirare i monumenti, passeggiare per le vie del Castello; si potrebbe prendere il sole sul litorale più lungo d’Europa e tante altre cose che Cagliari offre.
Così come i cagliaritani potrebbero visitare il museo Sanna, andare all’Asinara o mangiare la favata in una trattoria del centro storico di Sassari.Non ho dubbi che, se al Piccolo Bar si incontrano giovani viaggiatori, in qualche altro bar del centro lo stesso discorso è fatto da avvocati e uomini d’affari.Un imprenditore sa che insieme alle persone si muovono risorse e capitali. Sa come questi collegamenti siano fondamentali per il nostro mercato interno sempre in crisi.
Così come un politico sa, o almeno dovrebbe sapere, che lo sviluppo va di pari passo con la comunicazione in senso lato.
Persone che comunicano sono persone che si evolvono.
Viaggiare è quello che c’è in mezzo tra il punto di partenza e il punto di arrivo; proprio come le stazioni intermedie dei treni che dovrebbero collegare Sassari con Cagliari.
Lì in mezzo ci siamo tutti noi, c’è la nostra intimità.È ora di conoscere un cagliaritano a Cagliari, farci amicizia e partire insieme per Berlino.
Non conoscerlo direttamente a Berlino per farsi raccontare com’è Cagliari.
Andrea Meloni
Responsabile iRS-Disterru e iTB Componente dell'Assemblea Nazionale di iRS
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FONTE:http://www.irs.sr/
Catania:PdSud,la Lega,il Pdl,il Mpa e dintorni...
Il Partito del Sud,alleato con Chiappori(Lega), "alternativo" al Mpa
Il convegno, sul tema del federalismo fiscale e l'autonomia siciliana, che si è svolto sabato scorso a San Giovanni La Punta,alle porte di Catania, ha sancito il solco definitivo fra il Partito del Sud e il Movimento per l'Autonomia del presidente della Regione siciliana Raffaele Lombardo.
Il convegno, sul tema del federalismo fiscale e l'autonomia siciliana, che si è svolto sabato scorso a San Giovanni La Punta,alle porte di Catania, ha sancito il solco definitivo fra il Partito del Sud e il Movimento per l'Autonomia del presidente della Regione siciliana Raffaele Lombardo.
Al convegno,che si è svolto in contemporanea con la "Festa" del Mpa di Messina,hanno partecipato,fra gli altri, Erasmo Vecchio(nella foto),coordinatore regionale del PdSud, Giacomo Chiappori,deputato nazionale della Lega Nord,rappresentante nazionale di "Alleanza federalista",Stefano Massimino(costituzionalista),Ruggero Razza(Alleanza Siciliana).
Assente eccellente il presidente della provincia Giuseppe Castiglione.
Sono intervenuti, invece,Raffele Nicotra,deputato regionale del Pdl e sindaco di Acicatena,assieme al vicesindaco Francesco Petralia e al consigliere comunale Pippo Sorbello.Presente anche l'ex deputato regionale Biagio Susinni.
Vecchio,Nicotra e Susinni facevano parte dell'Ufficio politico del Mpa,prima di scegliere strade diverse da quella intrapresa da Lombardo. La stessa presenza del leghista Chiappori è fortemente contraddittoria, considerando che a Messina,alla "festa" del Mpa ,Calderoli era a fianco del presidente Lombardo.
"Il progetto del PdSud-dichiara Vecchio-non è in contraddizione con nessuno,per il solo fatto che noi siamo alternativi anche all'attuale Mpa".
"Il progetto del PdSud-dichiara Vecchio-non è in contraddizione con nessuno,per il solo fatto che noi siamo alternativi anche all'attuale Mpa".
Dal Mpa un secco "No comment!".
Ma,la "vicinanza" fra il PdSud e la Lega di Chiappori ha aperto un profondo,e non sempre sereno,dibattito interno al Partito e all'area "del Sud".
Questo blog è a disposizione.
La Questione del Mezzogiorno (di Francesco Pappalardo)
=======================
I.D.I.S. - Istituto per la Dottrina e l'Informazione Sociale
Voci per un Dizionario del Pensiero Forte
La Questione del Mezzogiorno
di Francesco Pappalardo
1. Per una definizione
La Questione del Mezzogiorno o Questione Meridionale nasce dall’annessione forzata del Regno delle Due Sicilie al Regno d’Italia, nel 1861, e la sua storia è la storia dei tentativi compiuti dallo Stato italiano per sanare la lacerazione sociale e morale conseguente all’incontro-scontro fra realtà disomogenee. Questo contrasto fra il "Nord" e il "Sud" — indicazioni geografiche che nascondono realtà sociali complesse e differenziate — è ricondotto dal politologo Ernesto Galli della Loggia a "[...] una diversità etico-antropologica così radicale da farne il punto critico per antonomasia della problematica identità nazionale italiana" e dall’antropologo Carlo Tullio Altan a "uno scontro di civiltà", cioè a un urto fra differenti modelli culturali e forme diverse di organizzazione sociale, che dopo l’Unità sarà affrontato soprattutto come un problema di sviluppo ineguale.(continua)
Voci per un Dizionario del Pensiero Forte
La Questione del Mezzogiorno
di Francesco Pappalardo
1. Per una definizione
La Questione del Mezzogiorno o Questione Meridionale nasce dall’annessione forzata del Regno delle Due Sicilie al Regno d’Italia, nel 1861, e la sua storia è la storia dei tentativi compiuti dallo Stato italiano per sanare la lacerazione sociale e morale conseguente all’incontro-scontro fra realtà disomogenee. Questo contrasto fra il "Nord" e il "Sud" — indicazioni geografiche che nascondono realtà sociali complesse e differenziate — è ricondotto dal politologo Ernesto Galli della Loggia a "[...] una diversità etico-antropologica così radicale da farne il punto critico per antonomasia della problematica identità nazionale italiana" e dall’antropologo Carlo Tullio Altan a "uno scontro di civiltà", cioè a un urto fra differenti modelli culturali e forme diverse di organizzazione sociale, che dopo l’Unità sarà affrontato soprattutto come un problema di sviluppo ineguale.(continua)
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